giovedì 28 novembre 2019

I PREFERITI DI NOVEMBRE 2019

Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,
siamo alla fine di novembre! Come al solito, riepiloghiamo insieme i “Preferiti del mese”, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese


Sono davvero felice di potervi parlare di uno degli ultimi romanzi di un’autrice che ho iniziato a leggere quando ero appena maggiorenne e che è sempre rimasta tra le mie preferite: Il nostro momento imperfetto di Federica Bosco.


La protagonista di questa storia, Alessandra, ha quasi quarantasei anni, e, come tante sue coetanee, crede ormai di aver trovato, se non la perfezione, almeno una tranquillità confortante: da anni insegna Fisica all’Università di Torino e convive con un collega, Nicola, con il quale sta progettando un matrimonio semplice e senza pretese.

Una mattina come tante, però, ella scopre un cellulare nascosto nella borsa da palestra di Nicola e scopre una terribile verità: non solo il suo compagno non le è fedele, ma è anche un traditore seriale, che non ha nemmeno esitato ad intrattenere relazioni con le sue studentesse.

Cacciare di casa il traditore si rivela piuttosto facile; meno semplice è continuare a vivere senza di lui, o meglio, senza la routine che una relazione stabile con Nicola le aveva donato. 

Alessandra, inoltre, non ha solo problemi di cuore, ma anche con la sua famiglia d’origine: la sorella Gaia, infatti, è madre single di due bambini, Apollo e Tobia, ma, invece che occuparsene, gira il mondo inseguendo di volta in volta un fuoco di paglia, amoroso o lavorativo che sia. Il quieto padre e la dittatoriale madre di Alessandra sono piuttosto anziani e non sempre disposti a fare i nonni “full time”, così la donna si ritrova spesso a fare da seconda madre ai due ragazzini, che sembrano aver ereditato da lei una certa tranquillità ed introversione.


Un giorno, portando in piscina Apollo e Tobia, Alessandra conosce Lorenzo, papà separato di Greta, un’adolescente viziata e capricciosa.
Tra i due nasce ben presto un sentimento tanto intenso quanto sincero, ma tanti sono gli ostacoli che si pongono di fronte alla loro felicità: l’ex moglie di Lorenzo, una vera approfittatrice che lo ha ridotto sul lastrico ed accampa pretese assurde; i continui piccoli ricatti morali di Greta; la condotta irresponsabile di Gaia, che mette in crisi Apollo e Tobia; i problemi coniugali dei genitori di Alessandra; il tardivo pentimento di Nicola… ed altro ancora.


Questo romanzo è dedicato al “secondo tempo” di tutti noi: quel momento della vita in cui si inizia ad essere considerati persone di mezza età e si suppone che ognuno di noi abbia solide certezze professionali e personali… anche se spesso non è così. Il nostro momento imperfetto mostra che spesso i 45-50 anni sono un momento di crisi, tra divorzi, licenziamenti (spesso recessioni dall’impiego di una vita), figli abbandonati a se stessi ed in età difficili (molto più complessi da gestire dei neonati). 

La morale di questo romanzo è semplice e chiara: se si aspetta che tutto sia perfetto, la felicità non arriverà mai. E, proprio nel momento più difficile, la vita può dare una seconda occasione.



Il film del mese


Attendevo da tempo questo ritorno… e Maleficent – Signora del Male, nonostante le mie perplessità iniziali (è difficile che un sequel sia all’altezza di uno stupefacente primo capitolo), non mi ha per niente deluso, anzi!


Del primo Maleficent ho parlato in questo post. All’inizio di questo spettacolare secondo capitolo, sembra che la conclusione pacifica della guerra tra il mondo degli umani e quello della Brughiera non abbia ancora portato risultati a lungo termine. 
Il primo è governato dai genitori del principe Filippo, il secondo da Aurora, che ormai si considera a tutti gli effetti figlia di Malefica. Quest’ultima, a causa delle tante dicerie sul suo conto, non è ancora riuscita ad ottenere la stima degli uomini, e continua a vivere isolata nella Brughiera, insieme al suo migliore amico, il fidato corvo/umano Fosco.

Filippo ed Aurora sono fidanzati ormai da cinque anni ed un giorno il ragazzo, con l’aiuto delle tre invadenti “zie fatine”, chiede alla Bella Addormentata di sposarlo.

L’annuncio di questo matrimonio suscita reazioni differenti nei rispettivi genitori: tanti dubbi da parte di Malefica, che non si sente pronta a perdere “la sua bambina”; la sincera gioia del padre di Filippo, un re giusto che spera nella pace; la perfida rabbia della madre del principe, una cattivissima Michelle Pfeiffer.

Malefica, Aurora e Fosco vengono invitati al Palazzo di Filippo per quella che dovrebbe essere una tranquilla cena di fidanzamento, ma la serata si trasforma rapidamente in una tragedia: il padre di Filippo crolla a terra privo di sensi e la moglie accusa Malefica di averlo maledetto. La donna, che non ha fatto nulla, ma che legge la sfiducia persino negli occhi di Aurora, fugge dal castello.

Ella rischia di morire, colpita dai proiettili di ferro delle guardie della regina, ma viene salvata da creature che le sono stranamente familiari. Così, mentre Malefica conosce per la prima volta le sue origini, la perfida Regina tenta di plagiare Aurora e mette in atto un piano per eliminare una volta per tutte la popolazione della Brughiera…


Fare una recensione di Maleficent (sia il primo che questo secondo) e restare oggettiva è per me piuttosto difficile. Certo, si potrebbe dire che i personaggi che abbiamo conosciuto ed amato nel primo capitolo della storia sono, ancora una volta, presentati in modo efficace; che ci sono più effetti speciali e che si punta maggiormente sull’intrattenimento, rendendo il film più leggero ma non meno interessante; che figure non particolarmente apprezzabili nel primo film, come Filippo e le tre fatine, hanno un loro inaspettato riscatto; che il duello “tra suocere” di Angelina Jolie e Michelle Pfeiffer è splendidamente recitato.


Al di là di queste osservazioni, tuttavia, la tematica chiave di Maleficent e Maleficent – La signora del Male era e resta un viaggio, originale e privo di clichés, nel cuore di una donna. 

Donna che, in gioventù, ha confuso una debole e volubile affezione con l’amore; che si è punita troppo a lungo, ritenendosi crudele e limitata, anche se era lei quella a cui era stato fatto un torto; che si considerava tutto meno che una madre, e non si era resa conto di esserlo diventata di fatto. La ritroviamo qui, ancora una volta divisa tra l’amore per una figlia che vede crescere e la rabbia nei confronti di chi vorrebbe farle del male, nuovamente ritenuta da tutti malvagia e perciò piena di dubbi sulla sua vera natura. Se avete amato il suo personaggio cinque anni fa, non resterete delusi dal suo ritorno.



La musica del mese


Il mese di novembre è spesso di transizione. Da una parte ci sono le atmosfere autunnali, con le lunghe notti ed Halloween passato da poco; dall’altra, la seconda metà del mese è spesso un’anticipazione della stagione natalizia. Per questo motivo ho pensato di scegliere, come musica preferita del mese, due brani di due tra i miei cantanti del cuore, che incarnano questi due aspetti.


Per quanto riguarda l’autunno, ho scelto Beautiful ghosts di Taylor Swift, colonna sonora del musical Cats, che uscirà nelle sale italiane tra un mesetto. Il testo racconta la storia di una giovane ragazza (in questo caso, gatta) che si sente sola e non ha ancora trovato la sua strada, ma, in una notte londinese, insieme a curiose creature ed in modo del tutto insperato, scopre un mondo del tutto nuovo ed impara a considerare la sua vita “randagia” sotto un’altra luce.


E così forse la mia casa non è quella che conoscevo
quella che pensavo sarebbe stata
ma mi sento così viva con questi fantasmi di notte
e so che questa vita non è sicura
ma è selvaggia e libera

Tutto quello che volevo era essere voluta
non vagherò mai per le strade di Londra sola e tormentata
nata nel niente, con loro ho qualcosa, qualcosa a cui aggrapparmi,
non sapevo che avrei amato questo mondo
a cui loro mi hanno introdotto
ed i ricordi sono stati perduti tempo fa
quindi danzerò con questi bei fantasmi



Quando si parla di Natale, invece, come non nominare Michael Bublé, il re musicale delle festività? Proprio il primo novembre è uscito il suo singolo natalizio! Si tratta di una nuova versione di White Christmas, un classico natalizio che scalda sempre il cuore, accompagnato da un video animato proprio simpatico!


I’m dreaming of a white Christmas
just like the ones I used to know
where the treetops glisten and children listen
to hear sleigh bells in the snow...



La poesia del mese


Per il mese di novembre ho scelto il componimento di un autore che prima o poi vorrei leggere e conoscere più approfonditamente: Giorgio Caproni. La poesia si intitola Foglie e paragona la caduta del fogliame dagli alberi alle persone ormai perdute per sempre. Mi è sembrata una scelta adeguata per novembre, che è considerato il mese dei morti.


Quanti se ne sono andati…
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.
Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.
Come
non lascia orma l’ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confuso d’occhi.
Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.



Le foto del mese


Durante il ponte di “Halloween” ho fatto una gita a Milano con la mia famiglia ed ho visto la mostra di Palazzo Reale dedicata ad una collezione privata del Guggenheim (ve ne ho parlato qui). In foto, un piccolo Picasso che testimonia l’amore del pittore per la Provenza e per la Costa Azzurra.
Abbiamo concluso la mattinata artistica in una trattoria emiliana!



Ultimi scatti autunnali… prima che inizi l’inverno!



Nuovo scatto del saggio di giugno! Il mese scorso vi ho mostrato la mia variazione, tratta da West Side Story. Oggi invece vi faccio vedere uno dei miei due costumi di Alice nel Paese delle Meraviglie. Eccomi in versione “fiore con dondolibellula”! Poi mi sono trasformata in guardia della regina…




Ecco i miei preferiti del mese di novembre!
Mi sembra di aver preparato i primi post autunnali non più di due settimane fa, ed invece… questa stagione è volata!
Come sempre, dicembre sarà un mese particolare per il blog. La prima settimana sarà dedicata a qualche evento e/o collaborazione, mentre, a partire dal 9 dicembre, tornerà il tradizionale “Christmas countdown”, con una serie di post a tema natalizio.
Grazie per la lettura, ci risentiamo in Dicembre :-)

lunedì 25 novembre 2019

DA VAN GOGH A PICASSO

La collezione Thannhauser del Guggenheim a Palazzo Reale




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Consigli artistici”, dopo avervi presentato la mostra di De Chirico, torno insieme a voi a Palazzo Reale per raccontarvi un’altra esposizione: quella dedicata ai tesori del Guggenheim di New York e, in particolare, ad un’importante collezione privata: quella della ricca famiglia dei Thannauser, ebrei tedeschi vissuti tra la fine del XIX e la prima parte del XX secolo.

Ecco perché questi quadri sono stati un dono importante per il museo e come sono arrivati fino a noi!



La famiglia Thannhauser



La collezione artistica inizia all’inizio del ‘900 sotto la supervisione di Heinrich Thannhauser e diventa notevole, sia dal punto di vista culturale che da quello economico, grazie all’impegno ed alla disponibilità del figlio Justin.

Egli proviene da una ricca famiglia di ebrei tedeschi, ma, allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale, insieme alla sua prima moglie ed i suoi due figli, fugge in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni razziali. Durante la guerra, il primo dei due giovani fratelli Thannhauser, erede del patrimonio, trova la morte in uno scontro aereo. 

La fine della guerra, invece di portare un po’ di serenità alla famiglia, è l’origine di altre tragedie per Justin: il suo secondo figlio si suicida, forse perché vittima del “senso di colpa dei sopravvissuti” nei confronti del fratello, ed anche sua moglie, disperata per essere rimasta senza figli, ben presto si lascia morire.

Nel ‘62, Justin Thannhauser si risposa, ma, consapevole della sua età ormai avanzata e del fatto che non ha altri eredi, si rende conto che la sua nobile ed antica famiglia, che ha vissuto in Germania per oltre cinquecento anni, è ormai estinta. 

Per questo motivo egli sceglie, nel ‘63, di donare la sua preziosa collezione alla Solomon R. Guggenheim Foundation, che da allora la espone in una sezione permanente del museo di New York.




Una sala della mostra conserva, in una bacheca, molte foto d’epoca, che ritraggono la dimora dei Thannhauser negli anni ‘50, con tanto di Renoir sopra il comodino o Picasso in mezzo tra due poltrone. Ci sono anche foto autografate degli artisti con dedica a Justin ed inviti esclusivi della famiglia per quei pochi e selezionati ospiti che avevano il privilegio di frequentare la casa.

Forse, osservando quelle fotografie, si può comprendere il reale motivo per cui Justin Thannhauser ha scelto di donare la sua collezione: l’arte è sempre stata intimamente collegata ad ogni aspetto della sua vita familiare, una parte d’esistenza che lui ha ormai tragicamente perduto, e che, con ogni probabilità, è stato ben felice di affidare a Guggenheim, che per lui era un grande amico.



Impressionisti e dintorni: un vero tesoro per il museo


Negli anni ‘60, il Guggenheim possiede moltissime opere del XX secolo, appartenenti alle più disparate correnti artistiche contemporanee, ma non ha alcun dipinto della seconda metà del XIX secolo.

In questo senso, la collezione Thannhauser è un dono preziosissimo per il museo. Nelle prime sale della mostra, infatti, il visitatore può ammirare alcune opere dei più famosi impressionisti e di artisti immediatamente successivi.

Uno dei protagonisti è Manet, già al centro di una vecchia mostra di Palazzo Reale (della quale vi ho parlato qui). Due suoi splendidi ritratti al femminile, uno più composto, un altro più licenzioso, sono accostati ad una Donna con pappagallino di Renoir e ad alcuni ritratti di contadini di Seurat.



Altri tesori della prima sezione della mostra sono una bellissima veduta di Venezia in colori pastello di Claude Monet, un paesaggio caraibico di Gauguin, alcune tele di Cézanne, delle nature morte di Braque.

Non può mancare Van Gogh, che resta uno dei miei pittori preferiti in assoluto: il piccolo ma curato Strada con sottopasso, l’incantevole Paesaggio con la neve e Montagne a Saint – Rémy, dipinto in un momento di crisi.

La serie di dipinti è completata da alcune piccole statue di Degas, le quali ritraggono le sue amate ballerine (un soggetto nelle mie corde, come potrete immaginare).



Il XX secolo ed il surrealismo: alla ricerca di una varietà di soggetti


La seconda sezione della mostra, rispetto a quella impressionista, che è molto più figurativa, tende maggiormente all’astrazione.

Una piccola stanza della mostra conserva due tele di Henri Rousseau, una che ritrae dei giocatori di football e l’altra dei soldati schierati per la guerra, che hanno un aspetto piuttosto fumettistico.

In una sala successiva, invece, ci sono alcune opere prettamente surrealiste: un Kandinskij, una piccola tela di Paul Klee, il coloratissimo La mucca gialla di Franz Marc, l’originale natura morta Ciliegie di Juan Gris ed altro ancora.



Anche nelle ultime sale dell’esposizione, non si può fare a meno di notare l’attenzione e la cura che ha messo Justin K. Thannhauser nel creare la sua collezione. Egli, infatti, non puntava soltanto alla varietà dal punto di vista degli artisti coinvolti, ma anche e soprattutto da quello dei temi.

Sia nella sezione ottocentesca che in quella novecentesca della mostra, infatti, sono presenti ritratti, paesaggi sia di mare che di montagna, animali e tavole imbandite, vedute cittadine ed opere astratte. Questa sua ricerca di soggetti e temi differenti dona un valore aggiunto alla collezione.



Pablo Picasso: il protagonista della collezione


Nonostante il desiderio di rendere la collezione il più possibile diversificata, al visitatore appare chiaro che il protagonista della mostra è Pablo Picasso.

L’artista spagnolo era un amico personale di Justin K. Thannhauser (come testimoniano alcune fotografie e dediche) ed una delle sue opere, Il gatto e l’aragosta, una sorta di omaggio posteriore al suo “periodo blu”, è stata un suo regalo di nozze per il secondo matrimonio del collezionista.

Attraversando le sale dell’esposizione, il visitatore ripercorre diverse tappe della carriera artistica di Picasso. Il suo periodo figurativo, a Parigi, nel 1901, con Il quattordici luglio, fotografia della festa nazionale, e Al caffè, istantanea notturna di un locale che ricorda lontanamente Renoir; le sue nature morte, alcune più realistiche, altre più fantasiose; ritratti da toni scuri ispirati alla corrente artistica dei “fauves”; la splendida Donna dai capelli gialli, sullo stile delle celeberrime Demoiselles d’Avignon.



Personalmente, il quadro che ho preferito tra quelli dell’artista è una piccola tela che ritrae dei casolari immersi nella natura a Vallauris, località della Costa Azzurra che ho visitato nel 2013. Come vi ho raccontato presentandovi la mostra di Picasso dell’anno scorso (a questo link la recensione), il pittore spagnolo era molto legato a quelle zone, dove si è fermato a lungo per approfondire l’arte della lavorazione della ceramica.




La mostra resterà a Palazzo Reale fino al 1 marzo!
Qualcuno di voi l’ha già visitata? Avete in programma di andarci?
Vi piacciono gli artisti che ho nominato? Quali preferite?
Aspetto un vostro commento!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

venerdì 22 novembre 2019

TRA DETECTIVE, FUGGIASCHI, LADRI E VENDICATRICI

Quattro romanzi di Massimo Carlotto




Cari lettori,
nuovo appuntamento con le nostre “Letture...per autori”!

Il protagonista di oggi è Massimo Carlotto, uno scrittore di cui vi ho già parlato due volte, la prima in occasione della Festa del Papà (essendo uno dei preferiti di mio padre), sia in uno degli appuntamenti mensili dedicati all’Angolo Vintage.


I libri di questo autore, tuttavia, non mancano mai, soprattutto nel corso dell’estate, quando sono al mare con la mia famiglia, ed è per questo motivo che oggi vi presento ben quattro romanzi di questo autore (anche se, come vedrete, uno di essi è più che altro un lungo racconto).

Oggi li vedremo insieme nel dettaglio!



IL CORRIERE COLOMBIANO



Questo romanzo è uno dei capitoli della serie dell’Alligatore, alias Marco Buratti, il cosiddetto “detective senza licenza” che, insieme agli amici Max la Memoria e Beniamino Rossini, aiuta le persone in difficoltà muovendosi ben oltre i confini della Legge.

In questo momento della sua vita, però, l’Alligatore sta vivendo una profonda crisi. Egli ripensa con un certo rimpianto alla sua ex carriera da cantante di blues, interrotta sia perché alcool e sigarette non hanno certo aiutato la sua voce, sia perché, soprattutto, è finito in prigione durante gli anni degli scontri politici.

Come l’amico Rossini gli ha fatto notare più volte, egli è rimasto scottato dall’esperienza e non riesce più a riprendersi, soprattutto perché pensava che questa pessima vicenda gli avesse almeno insegnato qualcosa sul mondo del crimine, ed invece è costretto a rendersi conto che anche in quel campo le regole sono cambiate.

Ne ha la conferma quando a lui ed ai suoi amici viene chiesto di difendere un ex rapinatore che è stato incastrato in una storia di droga, nella quale egli giura e spergiura di non essere coinvolto.

Il testimone chiave potrebbe essere un corriere colombiano che è stato fermato in aeroporto dalla polizia con la pancia piena di refurtiva e che ha indicato come suo contatto italiano proprio l’uomo accusato.

In effetti il ragazzo è stato persuaso dai corpi speciali di polizia a denunciare l’uomo sbagliato, ma è anche un “pesce piccolo”, il in fuga nipote della Tìa, una pericolosissima narcotrafficante colombiana di mezza età. Inutile dire che la donna è già in viaggio per recuperare il “nipote traditore”… e non è per niente ben intenzionata.


Il corriere colombiano è un romanzo che cerca di ridare giustizia ad un amico di Massimo Carlotto, vittima di un errore giudiziario. L’autore, infatti, ha passato molti anni in prigione per un delitto per il quale alla fine è stato assolto, ed è stato in quel contesto che ha conosciuto molti dei personaggi che hanno ispirato i suoi romanzi.
In questo, in particolare, viene sottolineata l’evidente differenza tra il “sottobosco criminale” (fatto di locali notturni, narcotrafficanti, delinquenti comuni) nel quale si muovono i tre protagonisti ed i poteri forti che sono indubbiamente i veri burattinai di tutta la vicenda.



ARRIVEDERCI AMORE, CIAO



Chi come me ha letto, oltre a Il corriere colombiano, qualche altro capitolo della serie dell’Alligatore, conoscerà di sicuro quello che è il più temibile nemico del trio di protagonisti: Giorgio Pellegrini.

Arrivederci amore, ciao è la sua storia, il racconto di un ragazzo, poi diventato uomo, che non ha concepito altro che la violenza nella propria vita.


Ancora molto giovane, egli inizia a militare in alcuni gruppi di estremisti politici e, quando l’aria si fa troppo calda, fugge in Cile, dove commette i suoi primi delitti.

Tornato in Italia a trent’anni, egli decide di rifarsi progressivamente una vita e di aprire un’onesta attività che gli consenta, sottobanco, di diventare uno dei criminali più potenti del Nord Est italiano.

Egli parte dalla delinquenza comune, con rapine in banca e sfruttamento della prostituzione, ma ben presto, grazie a queste “attività”, riesce a conoscere dei personaggi in vista che, al di là dell’apparenza benestante, celano dei segreti...come minimo imbarazzanti.

In particolare, gli sarà utile la conoscenza di un avvocato desideroso di entrare in politica, che lo aiuterà a ricostruirsi un’immagine immacolata tramite il sempre florido settore della ristorazione.


Ogni capitolo di Arrivederci amore, ciao porta il nome di una donna, perché la caratteristica veramente letale di Giorgio Pellegrini è la capacità di manipolare l’altro sesso. Per ogni fase della sua vita c’è una sventurata di sesso femminile che egli sfrutta finché gli è utile, e poi, nel migliore dei casi, porta alla pazzia.
Non si tratta sicuramente di una lettura facile, anzi, il libro è spesso crudo, violento, difficile da proseguire.


Per intenderci, Giorgio Pellegrini mi ha ricordato molto il “cattivo” di Harry Potter, Voldemort, con il quale ha molti tratti in comune: la brama sfrenata di potere, le “molte vite” (reali o metaforiche), la capacità di manipolare gli altri, il fascino che trae in inganno (ovviamente, per Voldemort questo valeva quando era ancora il bel Tom Riddle e non aveva ancora perso capelli e naso).

Senza dubbio un libro da leggere per chi vuole saperne di più sull’avversario dell’Alligatore!



IL MONDO NON MI DEVE NULLA


Questo originale racconto è ambientato a Rimini, in un periodo di bassa stagione.

Una sera come tante, Adelmo sta percorrendo uno dei viali principali della città. È un uomo che ha passato i quarant’anni, ha perso il lavoro come operaio e non sa più come reinventarsi. Su “consiglio” della compagna Carlina, che di mestiere fa le pulizie e non manca di ricordargli i loro problemi economici, si è reinventato come “topo d’appartamento”, ma è una persona sostanzialmente buona e detesta il male che fa alla gente.

Quella notte, però, egli vede una finestra aperta su una camera buia, ed immagina che qualcuno l’abbia dimenticata prima di uscire. Non appena, però, egli entra in salotto ed inizia a trafficare con gli argenti, ode una voce sarcastica che lo critica e lo fa sobbalzare. Si rende conto con sgomento che in camera con lui c’è una donna ancora bella, anche se non più giovanissima, abbigliata elegantemente e per nulla spaventata dalla sua presenza.


Ella è Lise, una donna tedesca che ha lavorato per anni come croupier sulle barche da crociera, svuotando le tasche di qualche “pollo” che credeva di poter approfittare della sua vacanza per tentare la fortuna.

Lise non ha fatto entrare Adelmo per caso, anzi, non aspettava altro. Da tempo ha concepito un piano che sembra folle: reclutare un disperato per farsi uccidere in cambio di soldi. Ella dichiara al sempre più sbalordito ladro che non ha la disperazione sufficiente per togliersi la vita da sé, ma non ha nemmeno il coraggio di continuare a vivere. 

Ciò che la spaventa di più è il fatto che il mondo non le deva nulla: siccome ha passato la vita a truffare il prossimo con il benestare dei suoi superiori, e non si è mai tirata indietro, anzi, ha tenuto da parte anche qualcosa per se stessa, è sicura che, ora che si è ritirata, gli ultimi anni della sua vita non le doneranno nulla di positivo, e forse il male che ha fatto le verrà restituito.


In circa cento pagine di racconto, Massimo Carlotto presenta un dialogo, in apparenza surreale ma in realtà molto più verosimile di tanti altri, tra due persone ugualmente disperate, anche se per motivi diversi.

Come ormai avrete capito, stiamo parlando di un autore che difficilmente scrive d’amore. Le brevi e piuttosto aride frequentazioni dell’Alligatore, lo sfortunato amore di Beniamino Rossini e le tremende macchinazioni di Giorgio Pellegrini sono degli esempi di quanto la tematica amorosa sia per lui subalterna, e spesso connotata da violenza ed infelicità. Questa storia, per quanto sia tutt’altro che allegra, svia leggermente dal suo consueto modo di raccontare le relazioni. 
Breve ma intenso!



LE VENDICATRICI – EVA
scritto a quattro mani con Marco Videtta



Premessa: questo romanzo è il secondo di una serie di quattro, Le vendicatrici, che ha per protagoniste altrettante donne, costrette, loro malgrado, ad avere a che fare con situazioni più grandi di loro.


Questo capitolo è dedicato ad Eva D’Angelo, una romana DOC che vive nella capitale e gestisce ormai da anni la profumeria Vanità. Le altre tre “vendicatrici” sono le due dipendenti di Eva, la siberiana Ksenia e la colombiana Luz, e Sara, una donna misteriosa che ha contatti con la polizia ed i Servizi.

Alla fine del primo romanzo (quello di Ksenia, che io devo ancora leggere) Eva ha lasciato il marito Renzo, ma quando egli, inspiegabilmente, torna, ella non gli sa dire di no, perché lo ha sempre amato.


Una mattina, però, andando in profumeria, ella viene aggredita da un gruppo di donne vestite con foggia rom, appartenenti al clan dei Mascherano, una delle più pericolose associazioni mafiose della capitale. Le donne la buttano a terra e una di loro, Melody, la pupilla di zio Serse, il capo, la sfregia sulla guancia con un coltello.

Mentre Eva è in ospedale, Ksenia e Luz vengono a sapere che la ragazza che l’ha aggredita è stata l’amante di Renzo ed ha convinto zio Serse a farlo entrare nella “famiglia”. Le due cercano di convincere Eva a lasciar perdere definitivamente l’uomo, ma ella non può fare a meno di essere reticente con il gentile e determinato commissario che si occupa della sua aggressione.


Nel frattempo, Renzo, che ha fatto un grave sgarro alla famiglia Mascherano, per consiglio di terzi trova un momentaneo rifugio presso Sara, ma cerca piuttosto stupidamente di circuire la donna, e quest’ultima, già in crisi per via della sua dipendenza dall’alcool, lo caccia via in malo modo.

Pochi giorni dopo, il cadavere di Renzo viene trovato dalla polizia, in periferia e con il volto irriconoscibile. Ed è quando Eva vede le condizioni in cui è stato ridotto il suo ex marito - un uomo che, nonostante tutti i torti che le ha fatto, ella ha molto amato – che decide di indossare la sua maschera di “vendicatrice” insieme alle sue tre alleate.


Questo è il primo romanzo del ciclo de Le vendicatrici che mi capita di leggere, ed è stata una bella sorpresa. Le tematiche di Massimo Carlotto – criminalità organizzata, scene da thriller, situazioni di frontiera – ci sono tutte, ma sono declinate in una veste insolitamente al femminile. Eva, tra le quattro, è la più estroversa e verace, e la sua storia mescola in modo davvero originale amore, desiderio di fuggire da realtà difficili e determinazione nel fare giustizia.
Sono curiosa di scoprire che cosa mi riserveranno le altre tre protagoniste della storia!




Ormai avrete capito che questo autore mi piace molto, perciò non aggiungo altro ed attendo con grande curiosità i vostri commenti.
Avete letto questi romanzi? Vi incuriosiscono?
Quale vi è piaciuto di più?
...sto riuscendo a farvi conoscere questo autore? Negli scorsi due post un po’ di persone mi hanno detto di essere rimaste incuriosite dai romanzi che avevo presentato! Fatemi sapere…
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)