lunedì 29 giugno 2020

I PREFERITI DI GIUGNO 2020

Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,
siamo al termine di giugno ed al consueto appuntamento con i “Preferiti del mese”! 

Per me sono state settimane un po’ anomale, perché la prima parte di giugno è solitamente dedicata al mio annuale spettacolo di danza, e quest’anno l’emergenza sanitaria ha annullato tutti i nostri programmi. Come vedrete nella parte finale del post, però, si è rivelato comunque un mese piuttosto importante per me e per la mia famiglia… una sorta di nuovo inizio! 

Nel frattempo, ricapitoliamo insieme tutto quello che mi è piaciuto, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese


È il ‘67 e le radio di tutta Italia propongono Un cuore matto come tormentone dell’estate in arrivo. Maggio, per la Liguria, è un mese di preparazione per la stagione turistica ormai alle porte. La piccola stazione della località di Cala Marina si gode la sua routine abituale prima che, in giugno, i turisti la invadano.

Il primo ad arrivare ogni mattina è Silvano, l’edicolante, che ama più leggere i fumetti che vendere i giornali; poi arriva Ludovica, la barista corteggiata da tutti, sul suo Ciao blu; in tempo per la colazione si presenta il professor Martinelli, un solitario professionista della matematica; con il primo treno del mattino si affaccia il capostazione Dalmasso, che poi passa quasi tutta la giornata nella sua stanzuccia dalla quale controlla la situazione; appena fuori, Bartolomeo, il tassista, fa le parole crociate e spera in una bella estate dopo un inverno di scarse corse e difficoltà economiche; ogni giovedì, infine, il maresciallo Norberto della Polfer fa un giro in stazione, in teoria per controllare che non ci siano problemi, in pratica per fare lo spaccone con gli uomini ed il brillante con Ludovica.

Tutti questi personaggi sono osservati con attenzione da una figura chiave della storia, la nostra voce narrante: Adelmo, l’addetto alle pulizie. Tra tutti, egli è quello che conosce meglio la stazione: per lui è la sua casa, un pezzo importante di vita, e ci passa molte più ore di quelle che dovrebbe trascorrere, al di là dei suoi turni abituali. Egli può osservare senza essere visto perché è una persona “ai margini”: dal momento che non può parlare, tutti lo chiamano Il Muto e lo ignorano, ad eccezione di Ludovica che gli sorride al mattino e del professor Martinelli che gli rivolge qualche parola.


Il giovedì 18 maggio in cui inizia la storia, però, non è una giornata come le altre: con il primo treno del mattino, insieme ai soliti pendolari le cui facce tutti conoscono a memoria, scende una bellissima donna dal vestito bianco e dal largo cappello, con scarpe e borsa rossa. Ella non ha né l’aspetto sportivo ed ordinario delle signore che vanno in vacanza in bassa stagione, né l’aria disinibita delle prostitute delle case chiuse che ogni quindici giorni si alternano. Inoltre, a differenza delle due categorie sopra citate, è del tutto sola. La donna del mistero va dal tassista Bartolomeo, gli chiede di essere portata all’hotel Miramare e scompare come in un sogno.

Pochi giorni dopo, il maresciallo Norberto riceve una segnalazione dalla Procura: una donna, Liliana Borromini, a quanto dice il marito, è scomparsa. Egli osserva la foto segnaletica della donna e si rende conto che si tratta della splendida signora che è arrivata a Cala Marina il giovedì precedente.

Il maresciallo Norberto non ha mai avuto per le mani un’indagine così importante, e di sicuro la sua inesperienza ed il suo atteggiamento un po’ da sbruffone non lo aiutano, ma potrà approfittare sia della collaborazione di un appuntato sveglio e molto paziente sia dell’aiuto di tutti i personaggi della stazione, che contribuiranno alla ricerca ed alla risoluzione del caso, ognuno a modo suo.


Tutti i giorni è così è il primo capitolo di una nuova serie di Roberto Centazzo, già autore dei quattro volumi di Squadra speciale minestrina in brodo, romanzi gialli che hanno per protagonisti tre poliziotti neo-pensionati, dei quali vi ho parlato qui e qui.

La serie di Cala Marina resta fedele alla formula, tanto cara all’autore, della “commedia gialla”, calcando un po’ più la mano sul primo dei due aspetti. Gli anni ‘60, l’ambientazione vacanziera, l’apparente quiete di un piccolo paese in cui tutti si conoscono e le dinamiche che si instaurano tra i vari personaggi ricordano molto da vicino le commedie televisive d’epoca, quelle che ancora adesso trasmettono in replica nei pomeriggi di agosto e che sono diventate dei classici, grazie anche ai bravissimi interpreti. 

I personaggi della stazione di Cala Marina sono degli “archetipi”, un po’ sul modello della commedia teatrale: la bella ragazza di cui tutti notano l’avvenenza ma pochi conoscono i pensieri e le preoccupazioni; l’uomo che lavora tutto il giorno per fuggire da una moglie prepotente e dalle figlie invadenti e si rifugia in una stanza dove si occupa di un modellino in miniatura della stazione; il maresciallo che si mette in mostra con le donne anche se è sposato e con il lavoro anche se non ha grandi capacità, ed il secondo in comando che deve rimediare alle sue smargiassate…

Anche la parte “gialla”, tuttavia, riserva degli interessanti colpi di scena e fornisce all’autore l’occasione per fare delle belle riflessioni su come si costruisce un poliziesco e, in generale, una storia che valga la pena di raccontare.


La piccola Cala Marina ed il suo microcosmo, descritto nel dettaglio, conquisterà chi, come me, è amante della Liguria, ed in questo momento ne sente un po’ di nostalgia.

In luglio uscirà il secondo volume delle Storie di Cala Marina, e di certo non me lo perderò!



Il film del mese


I cinema hanno riaperto da pochissimo e con mille precauzioni, e la stagione estiva è sempre piuttosto priva di novità, quindi purtroppo non ho una nuova uscita particolare da segnalarvi nemmeno questo mese. Giugno, però, è tradizionalmente il mese delle elezioni (anche se so che molte regionali ed amministrative sono state rimandate a settembre per via della questione Covid) e per questo motivo ho pensato di parlarvi di un film uscito qualche anno fa, una simpatica commedia romantica a sfondo politico, Passione sinistra.

La storia è liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Chiara Gamberale, di cui vi avevo parlato in questo booktag. Il libro, però, è più che altro una sorta di racconto lungo: ho trovato la storia un po’ troppo scorrevole e tante tematiche appena accennate. Il film, invece, presenta personaggi molto meglio caratterizzati ed un intreccio più originale.


La protagonista, Giovanna detta Nina, interpretata da Valentina Lodovini, è una trentenne che lavora precariamente come giornalista insieme all’amica Martina (Geppi Cucciari), con la quale condivide anche gli ideali di sinistra. Il suo tempo libero è speso tra marce pacifiste e/o ecologiste ed attivismo politico spesso a titolo gratuito. Il suo storico fidanzato è Bernardo, uno scrittore che si dà tante arie da intellettuale impegnato ma in realtà punta soprattutto alla fama. Nina crede molto nella loro storia e tenta regolarmente di avere un figlio da lui, ricorrendo anche alla fecondazione assistita, ma egli, appena ha una trasferta di lavoro, la tradisce con chiunque.

Nina ha appena perso il padre e ne soffre molto, ma, anche se a malincuore, è decisa a vendere la sua villa al mare. Con l’aiuto di Serge, custode della villa piuttosto eccentrico ma molto sensibile, mette un annuncio immobiliare… annuncio che viene subito trovato da Giulio (Alessandro Preziosi), un uomo che è l’esatto opposto della nostra protagonista. Egli vende barche all’alta società, è il classico imprenditore che fa la “bella vita”, è fidanzato con la bionda e frivola Simonetta e ovviamente vota a destra. Il suo nemico politico del momento è il candidato sindaco Andrea Splendore, giovanotto che incarna appieno una nuova sinistra che si definisce “rottamatrice” e che i conservatori vedono come fumo negli occhi. Proprio per questa giovane promessa della politica Nina deve scrivere il discorso in caso di vittoria delle elezioni, e per la prima volta nella sua vita è in crisi.


Anche se l’idea chiave che ruota intorno alla storia di Passione sinistra è il classico delle commedie romantiche “gli opposti si attraggono”, perché l’incontro/scontro tra Nina e Giulio si trasformerà ben presto in passione, quello che mi è piaciuto maggiormente di questo film è il fatto che ognuno dei personaggi, alla fine della storia, si riveli molto diverso da quello che potrebbe sembrare sulla carta. Nina avverte da tempo una certa ipocrisia nelle persone che intorno a lei si professano idealiste e tutte d’un pezzo, ma lo nega persino a se stessa per senso del dovere; Giulio è stufo da tempo della vacuità del suo ambiente, fatto di gente che ha tutto e vuole arraffare ancora di più, e la profondità di contenuti di Nina, se all’inizio gli sembra pesantezza, poi lo attrae; Bernardo sembrerebbe l’uomo ideale per una donna come la nostra protagonista, ma è del tutto ipocrita; persino Simonetta si rivela autoironica e sensibile suo malgrado, ed alcuni personaggi in apparenza secondari sono più importanti di quello che potrebbe sembrare.

Si tratta comunque di un film leggero e piacevole, una storia romantica e divertente al tempo stesso, che ironizza su tanti luoghi comuni politici e sociali. Potreste prenderlo come un cineforum in preparazione ad eventuali elezioni settembrine…!



La musica del mese


Scommetto che tanti voi non saranno sorprese nello scoprire il protagonista musicale del mio giugno: Nek!

A fine maggio è uscita la seconda metà del suo nuovo disco Il mio gioco preferito (della prima parte vi avevo parlato l’anno scorso in questo post). Nek ha presentato le sue nuove canzoni in un’esibizione “a porte chiuse”, in una piazza deserta, con i suoi musicisti a debita distanza (Rtl 102.5 ha registrato dei video che potete trovare a questo link).


Apriamo subito una parentesi al femminile: …ma perché, perché, perché farsi crescere i capelli (ormai piuttosto grigi) e radersi completamente? Non sembra anche a voi che la scelta lo invecchi un po’? Meno male che almeno come look è rimasto fedele alle sue magliette a tinta unita ed ai suoi jeans neri, altrimenti forse non sarebbe sembrato nemmeno lui…


Al di là delle scelte d’immagine, la prima canzone che vi consiglio è Imperfetta così, una sorta di inno all’autenticità ed agli errori che diventano lezioni:

E lo so come stai quando torni la sera, dei biscotti per cena,
e lo so come mai parli sempre da sola, ma non sai dirti scusa,
piangi, ti asciughi, ti osservi, ti sgridi, vorresti ma non sai perché,
sembrano tutti più magri o più felici, almeno un bel po’ più di te (…)

...e non impari mai che la sfortuna è una lezione,
che ti ha salvato essere l’errore,
perfetta, perfetta, perfetta, perfetta, imperfetta così!


La seconda è invece Le montagne, un brano forse autobiografico sulle difficoltà dell’età matura, che, ammetto, mi ha fatto un po’ commuovere:

è già il primo dicembre, senti che freddo fuori,
e tu mi copri le spalle, dici “Ti ammali così”.
Oggi è un giorno normale, mio padre nella foto
sembra mi voglia dire: ti vedo anche da qui!

...Resteremo io e te a sollevarci ancora
mentre tutti di fretta se ne vanno sulla strada nuova
resteremo io e te a vivere battaglie
a coprirci di notte, sempre qui, come le montagne...



La poesia del mese


Per il mese di giugno ho scelto un componimento di Leonardo Sinisgalli, un po’ malinconico ma molto evocativo, dal titolo I vecchi hanno il pianto facile. In questa poesia i pomeriggi d’estate vengono raccontati in modo molto delicato.


I vecchi hanno il pianto facile
in pieno meriggio
in un nascondiglio
della casa vuota
scoppiano in lacrime seduti.
Li coglie di sorpresa
una disperazione infinita.
Portano alle labbra uno spicchio
secco di pera, la polpa
di un fico cotto sulle tegole.
Anche un sorso d’acqua
può spegnere una crisi
e la visita di una lumachina.



Le foto del mese


Il 12 giugno è stato… l’ultimo giorno di lavoro di papà! Dopo 42 anni e 10 mesi di fabbrica, anche per lui è arrivato il momento del meritato riposo e della libertà! Auguri papi :-)



Il 15, invece, a più di cinque anni da quando sono diventata proprietaria “in percentuale” della mia casetta, ed a quattro esatti dal mio trasferimento… la casa è ufficialmente diventata mia al 100%. 

Come già scritto sui social, sono stati cinque anni intensi. 

Ci sono stati piccoli e grandi lavori di sistemazione, tv che saltano nel bel mezzo di un programma, box doccia che franano mentre stai rifacendo il letto, aspirapolvere che crollano e ti svegliano alle 5.47, piastrelle che si sollevano con rumori inquietanti alle 3 di notte quando hai appena finito di leggere “Il suggeritore” di Donato Carrisi (paura, eh???), formiche che decidono di invadere il bagno proprio quando sei appena tornata dalle prove generali del saggio, cimici che colonizzano le tue persiane, elementi laterali del garage che crollano di schianto evitando per pochi cm la tua Fiestina (che già di suo campa per miracolo) e questa recentissima quarantena. 

Ma sono stati anche cinque anni di vicini fantastici, amici “pelosetti” del tuo palazzo che ormai sono diventati un po’ anche tuoi, serate di relax con telecomando e divano tutti per te, costumi in scena sparsi tra studio e salotto, recensioni per il blog scritte alla scrivania con la nuova sedia ergonomica, sere d’estate sul balcone con il kindle ed i gatti dei dirimpettai, lotte contro “marchingegni infernali” ingaggiate e vinte, esperimenti culinari e nuovi piatti forti, cene di compleanno e pigiama party, colazioni al bar sotto casa, pizze e grigliate dagli zii e da Otto che sono ad un passo, pomeriggi passati tra le bancarelle alla ricerca di “oggettini” per decorare la casa, riscoperta di soprammobili dei nonni e di famiglia che hanno avuto una “seconda vita”, mattine prenatalizie alla ricerca dell’albero natalizio perfetto… e tanto altro ancora! 

Quindi, tanti auguri anche a noi, casetta!



Giugno qui in Lombardia è stato un mese piuttosto insolito dal punto di vista climatico: ancora freddino, piovoso e non troppo estivo, il che, dopo una lunga quarantena, non ci voleva proprio… però sono riuscita ad approfittare delle giornate buone per fare qualche passeggiata al parco qui vicino, e per scoprire che sono state piantate tante aiuole fiorite che l’hanno reso ancora più bello!




Ecco il mio giugno… come vedete, nonostante tutto, è stato piuttosto intenso!
Voi che mi raccontate, invece? Qualche novità da condividere?
Qualche film, libro, disco da raccomandarmi? Qualche progetto per l’estate ormai iniziata? Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, ci rileggiamo in luglio :-)

giovedì 25 giugno 2020

ANNA KARENINA

Recensioni classici  #1




Cari lettori,
è di nuovo “Il momento dei classici”!

Come molti di voi avranno letto nel post speciale per i cinque anni del blog, tra i miei buoni propositi a breve termine c’era quello di recuperare alcuni classici che “mancavano” al mio curriculum di lettrice accanita da troppo tempo.
Non pensavo che sarei riuscita subito a mantenere questo mio proposito, ma la situazione delicata che abbiamo vissuto a partire da fine febbraio mi ha costretto, volente o nolente, ad avere molto più tempo libero, ed il fatto che sul Kindle tanti classici siano ad un ottimo prezzo o addirittura gratuiti mi ha aiutato molto.

Nel corso di alcune settimane un po’ particolari sono dunque riuscita a portare a termine la lettura di Anna Karenina di Lev Tolstoj, il primo “mattone russo” della mia vita. Avevo iniziato a leggerlo ai primi di dicembre, durante alcuni giorni che si erano rivelati inaspettatamente liberi, ma poi, soprattutto per esigenze lavorative, ma anche di blog e letture, avevo finito con l’accantonarlo. In primavera sono invece riuscita a riprenderlo e ad ultimarlo. Finalmente, dunque, posso parlarvene!



La storia raccontata


Il romanzo è ambientato nella Russia del XIX secolo ed è considerato uno dei capolavori della letteratura di quell’epoca. Esso è diviso in otto parti.


La storia ha inizio a Mosca, quando un ufficiale piuttosto viveur, Stepàn Oblonskij, detto Stiva, viene scoperto dalla moglie Dolly, che è venuta a sapere dei suoi numerosi tradimenti e minaccia di lasciarlo. Stiva, che non vuole in alcun modo perdere la sua famiglia e mettere a repentaglio la sua posizione in società, chiede a sua sorella Anna di parlare con Dolly e di ottenere il suo perdono. Anna lascia San Pietroburgo, dove vive con il marito ed il figlio, e giunge a Mosca, ottenendo in pochi giorni, seppur dopo tanti tentennamenti, la pace coniugale tra il fratello e la cognata. Nel frattempo, Levin, un amico d’infanzia di Stiva, giunge dalla vicina campagna, dove gestisce una tenuta come proprietario terriero, e, mentre si occupa dei suoi affari in città, incontra Kitty, sorella di Dolly, che egli ha sempre amato.
Kitty vuole bene a Levin, ma in questo momento un giovane e famoso ufficiale, Vronskij, le sta facendo la corte, e per questo motivo rifiuta le attenzioni del vecchio amico.

A dispetto dell’atteggiamento galante, con il quale ha sedotto più di una donna dell’alta società, Vronskij non ha la minima intenzione di sposarsi… almeno finché Anna non arriva a Mosca sullo stesso treno dell’anziana madre dell’ufficiale. Vronskij, completamente infatuato, segue Anna ovunque, ma ella, spaventata dall’attrazione che prova nei confronti del giovane, decide precipitosamente di tornare a San Pietroburgo.

Nonostante i due cerchino di negare la passione che sta nascendo tra di loro, non possono fare a meno di reincontrarsi e frequentarsi, fino ad intraprendere una vera e propria relazione clandestina. Dopo qualche mese, Anna si rende conto di essere incinta di Vronskij e la sua posizione, da questo momento in avanti, diventerà molto difficile.

Nel frattempo Levin, dopo tanti mesi nella sua tenuta di campagna che gli hanno aperto gli occhi sui problemi politici ed economici del suo paese, incontra nuovamente Kitty. La fanciulla capisce di amare Levin, egli di non aver mai smesso d’amare lei, ed i due si sposano.

Anna, con un grande atto di coraggio, decide di lasciare il marito, che sa di essere tradito ma vorrebbe almeno salvare le apparenze, e decide di vivere more uxorio con Vronskij e la loro bambina neonata, almeno finché non le sarà concesso il divorzio. Il destino, tuttavia, sarà molto crudele con lei.



Due protagonisti tra ricerca della felicità e rovina personale


Una delle prime caratteristiche di cui mi sono resa conto leggendo questo romanzo è il fatto che il titolo sia, almeno in parte, ingannevole. Anna, infatti, non è la protagonista assoluta della storia, ma condivide il ruolo di co-protagonista insieme a Levin. I due personaggi, a dispetto di quello che potrebbe sembrare, hanno molti punti in comune, ma avranno due destini esattamente opposti, e per una serie di motivi.


Sia Anna che Levin, innanzitutto, sono due persone con una mentalità al di fuori del loro tempo: essi sono in grado di andare al di là di quello che la società russa richiede, di quello che è considerato tradizione, dei confini di ciò che è ritenuto sicuro e rispettabile.

Entrambi si sentono poco compresi dalle persone che hanno intorno. Anna lo è per via della sua passione extraconiugale, vissuta in maniera del tutto anticonvenzionale. Certamente le altre nobildonne russe non sono tutte fedeli ai rispettivi mariti: molte di loro hanno degli amanti e, con ogni probabilità, si divertono molto più di lei, ma considerano i tradimenti delle trasgressioni occasionali che vanno accantonate a favore della famiglia ufficiale. Anna, invece, si è innamorata del suo amante e non riesce a sopportare di vivere una bugia.
Levin, invece, che nei primi tempi coltiva il sogno di scrivere un saggio sull’agricoltura e l’economia russa, cerca con grande dedizione qualcuno che condivida le sue stesse idee progressiste, ma si rende conto che anche il più fervente idealista di città conosce solo la teoria e non la pratica, ed utilizza le sue belle idee al fine di farsi propaganda e non per far fruttare un’azienda e far vivere bene le persone che vi lavorano.

Entrambi sono osservati con un misto di sdegno e di ammirazione dalla società che li circonda: Anna, secondo una delle nobildonne russe, è “la migliore di loro”, perché ha il coraggio dei sentimenti, ma viene anche ritenuta una donna perduta a causa della sua scelta, per i tempi considerata folle; Levin è molto apprezzato per la tenacia che mette nel suo lavoro, ma anche visto come un “tipo strambo” perché lavora insieme ai suoi contadini, mangia e si riposa con loro e sta ben lontano da tanti divertimenti dell’alta società, alla quale, considerato quel che guadagna, potrebbe benissimo appartenere.

Entrambi, in definitiva, hanno una sensibilità ed un’intelligenza di sicuro non comuni (e non solo in relazione all’umanità del XIX secolo).



Perché, allora, i loro destini sono opposti? Perché Anna, in preda al delirio, al pentimento ed alla gelosia, si getta sotto un treno, mentre Levin trova la quiete e la felicità familiare?
I motivi potrebbero essere moltissimi, di carattere sociale, economico, perfino religioso.

Levin, un uomo da sempre molto razionale, a poco a poco trova la Fede, mentre Anna, che non ha mai sentito più di tanto la religione, finisce per entrare in contrasto con la Chiesa per via dell’abbandono del tetto coniugale e perde il suo rapporto con Dio.
Levin, con la sua azienda, a poco a poco costruisce la sua fortuna, mentre Anna, che già prima doveva rendere conto al marito come tutte le nobildonne, finisce con il dipendere da un uomo che non le ha mai garantito niente.
Infine, ultimo ma non meno importante, Anna è una donna e Levin un uomo, e la disparità di genere gioca, in questo romanzo, un ruolo davvero cruciale.


Tuttavia, io credo che il motivo principale del successo di Levin e della felicità di Anna sia un altro: il primo cerca la sua felicità in qualcosa di solido, la seconda, purtroppo, in qualcosa di momentaneo ed aleatorio.

Levin, infatti, si dimostra una persona concreta ogni giorno, occupandosi della terra e dei suoi lavoratori, mantenendo subito le promesse fatte a Kitty, e riuscendo ad ignorare ed a chiudere in un angolo le sirene della società. Sirene da cui Anna, invece, è prima attratta, poi schiacciata. L’autore non manca di sottolineare, anche se con garbo, l’inaffidabilità di fondo di Vronskij; Anna, però, che è un’anima decisamente troppo pura per la società in cui vive, crede nel suo amore, e per esso sceglie di sacrificare tutto ciò che ha di più sicuro: l’unione legittima con il consorte, la posizione in società, persino l’amatissimo figlio, che non può più vedere.
Levin costruisce; Anna crede di farlo, ma ha riposto la sua fiducia nella persona sbagliata, ed il risveglio dopo una lunga illusione si rivela terribile.



La società russa del XIX secolo


Intorno ai due protagonisti si muove una vera e propria folla di personaggi, che, non nego, all’inizio è difficile distinguere, anche per via della complessità dei nomi russi: ognuno di essi ha nome completo, titolo nobiliare e soprannome, ed i tre modi di nominarli vengono utilizzati alternativamente ed indifferentemente.

All’inizio ho faticato un po’ nel comprendere il modo in cui la società russa viene presentata nel romanzo e mi è stato molto d’aiuto ripensare alla pellicola del 2012 di Joe Wright con Keira Knightley nei panni della protagonista.

Si tratta di un bellissimo film, che mi aveva stupito fin da subito per la scelta dell’ambientazione. Tutti gli episodi ambientati tra Mosca e San Pietroburgo, infatti, hanno una scenografia teatrale: la corsa dei cavalli si svolge in un anfiteatro chiuso dove gli animali corrono in cerchio, il parco cittadino è un teatro rettangolare dove è stato disposto un fittizio manto d’erba, i balli dell’alta società si tengono tra palcoscenico e platea e così via. Tutto ciò che invece accade a Levin in aperta campagna ha invece un’ambientazione in esterni tradizionale.


Leggendo il libro mi sono resa conto che la scelta del regista è stata, in un certo senso, filologica. Ciò che Tolstoj, tra una riga e l’altra, vuol far capire è il fatto che la vita in società nelle grandi città russe non è altro che teatro: falsi legami matrimoniali che vengono irrisi ad ogni occasione con “innocenti” tradimenti (salvo poi fingere profondo pentimento se la moglie umiliata troppe volte minaccia di andarsene); serate mondane nel corso delle quali si finge di fare amicizia ma in realtà ci si studia, come gli spettatori osservano gli attori sul palco; discorsi intrisi di idealismo che sembrano gettare le basi per un nuovo modo di vedere la politica ma si rivelano soltanto un ennesimo mezzo per fare sfoggio di se stessi; situazioni che i protagonisti osservano da lontano pensando che a loro non succederà mai ma che poi si ritrovano a vivere (come il suicidio di un operaio sotto il treno a cui assiste Anna); persino sentimenti manifestati con grande ardore in pubblico che poi vengono malamente troncati in privato (un esempio per tutti: la cavalla di Vronskij, vezzeggiata prima e durante la gara e poi finita senza riguardi con un colpo di pistola alla prima caduta).

Soltanto lontani da questo claustrofobico teatro, da questa farsa dell’incostanza e dell’ipocrisia, si può vedere il cielo, fisicamente e metaforicamente, e cercare la propria felicità.

Per tornare al paragrafo precedente, Levin si ritrova soddisfatto perché ha cercato la felicità nel posto più consono, mentre Anna trova solo disperazione perché si è illusa di poter essere sinceramente felice in un luogo di finzione.



Difficoltà in corso di lettura


Siamo arrivati alla domanda clou, quella che già mi è stata chiesta più volte ed alla quale, ne sono certa, molti di voi staranno pensando: in definitiva, Anna Karenina è una lettura difficile o fattibile? La sua fama di “mattone russo” è meritata oppure no?


La mia risposta è: sì, Anna Karenina è una lettura impegnativa. Non infattibile, ma di certo piuttosto difficile, sicuramente una delle più complesse che io abbia mai fatto.

Già nel paragrafo precedente ho parlato delle difficoltà relative alla nomenclatura: se si ha già esperienza con gli autori russi, forse questo potrebbe non costituire un problema, ma per me era la prima volta ed ammetto di essermi un po’ persa nelle prime pagine.

Inoltre, se i capitoli relativi alle vicende personali ed amorose dei protagonisti sono relativamente scorrevoli (e quasi tutti conosciamo l’ossatura di questa storia), ci sono intere pagine in cui Levin si confronta con altri nobili ed imprenditori che sembrano dei lunghi dialoghi socratici, in cui filosofia, economia e politica del tempo vengono analizzate nel dettaglio. Non sempre è facile comprendere tutte le teorie a cui i personaggi si stanno riferendo: qualche volta internet viene in aiuto, ma per alcuni riferimenti ci vorrebbe proprio una bibliografia specifica, difficile da reperire e quasi impossibile da cercare in tempi di quarantena.

Infine, per una lettura di questo tipo ci vogliono tempo e pazienza. Vi sembrerà che il vostro Kindle sia difettoso, che la lettura non proceda, che le pagine non si riducano mai. Procedete anche lentamente, e vedrete che a poco a poco arriverete all’obiettivo.


Queste sono state le mie difficoltà: quelle di una lettrice forte piuttosto amante dei classici e studiosa di letteratura che però non aveva ancora avuto esperienza con i russi. Poi, ovviamente, ognuno di noi è diverso!

Al di là di queste difficoltà, comunque, spero di avervi convinto che, se avete intenzione di approcciarvi a questo classico, ne vale veramente la pena.




È il momento del vostro parere! Siete riusciti a leggere Anna Karenina?
Tutto o solo in parte? Che cosa ne pensate?
Avete visto qualche versione cinematografica che mi consigliate?
Fatemi sapere!
Vorrei che Anna Karenina fosse solo il primo di una serie di “recuperi dei classici”, ma tutto dipende dal tempo che avrò per leggerli e da altre attività del blog. Comunque cercherò di tenere fede al buon proposito della lettura/rilettura dei classici, e spero che queste recensioni possano interessarvi!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

lunedì 22 giugno 2020

TAG D'ESTATE





Cari lettori,
speciale appuntamento stagionale con la rubrica “Tag...a tema vario”! Come già fatto con l'autunnol'inverno e la primavera, infatti, oggi vi propongo un questionario a tema estate. 

La stagione più calda è arrivata, ma, a differenza degli anni scorsi, il 2020 ci ha portato tante inedite incertezze, e credo che la maggior parte di noi non abbia ancora le idee molto chiare su cosa farà nei prossimi mesi.

Io stessa mi sono trovata un po’ in difficoltà nel rispondere alle domande di questo TAG, ma ho deciso comunque di raccontarvi che cosa di solito mi piace fare in estate e quali sono le caratteristiche di questa stagione che amo di più. Che cosa, poi, riusciremo concretamente a realizzare nei prossimi mesi… è una bella incognita, ma si vedrà!



1) Hai già acquistato dei decori estivi?


Se con “decori estivi” si intende qualche bel dipinto a tema mare o campagna, sono appesi alle pareti di casa mia tutto l’anno!

Per il resto, si tratta di una stagione in cui si cerca di stare il più possibile fuori casa (almeno gli anni scorsi…), quindi non ho mai usato nessuna decorazione.



2) Cosa preferisci dell’estate?


Sono sempre stata un’amante del caldo, anche se negli ultimi anni, in quanto a clima, ho iniziato a preferire la primavera, perché le temperature sono piacevoli senza che si sudi troppo e senza che la pressione crolli. 

Amo l’estate per via delle lunghissime giornate e delle tante ore di luce, per le serate piacevoli, per il gelato a tutte le ore, per la possibilità di potersi godere il sole ed il mare, ma anche per la frescura del giardino di casa ed i pomeriggi di relax sulla sdraio con un buon libro. 

L’estate, infine, è il momento della scoperta di nuovi luoghi, delle gite fuori porta all’ultimo minuto, del tempo in più da dedicare alla famiglia (e delle cene improvvisate con tra fratello e sorella, come quella in foto), dei divertimenti e delle risate con gli amici nelle tiepide serate. ...Per me è impossibile non amare l’estate!



3) La foto preferita della scorsa estate?


Questo scatto è del 10 agosto 2019, in occasione di una bella iniziativa del Comune di Varazze: il concerto all’alba, con un ensemble di violoncelli e le colonne sonore di tanti famosi film. Poco prima delle 7, ecco il sole che faceva capolino dalle montagne!



4) Il colore che preferisci indossare in estate?


Dopo un autunno ed una stagione natalizia in rosso, un inverno di grigi e marroni ed una primavera pastello, in estate mi piace alternare il bianco ed il multicolor. In realtà ho una vera e propria collezione di abitini su base bianca decorati con foglie, fiori, geometrie di ogni colore. Mi piacciono moltissimo anche le fantasie a righe candide e blu, che fanno subito “mare”.



5) Il miglior modo per trascorrere una giornata estiva?


...sulla mia spiaggia preferita di Varazze, of course!

Ho anche dei bellissimi ricordi di vacanze estive di altro genere, sia in Italia che all’estero, un po’ più “esplorative”, tra città in cui passeggiare e luoghi artistici da visitare.

Infine, mi piacciono molto anche i weekend rilassanti in famiglia, tra buone pietanze estive fatte in casa, gelati, relax all’ombra in giardino, passeggiate con Otto e qualche immancabile lettura.



6) Profumo preferito d’estate?


Il profumo della salsedine e dell’aria di mare resta sempre il mio preferito, ma anche quello dei fiori estivi come gladioli e ortensie.



7) Citazione estiva preferita?


Tra le tante poesie dedicate alla bella stagione, mi piace particolarmente Estate di Pablo Neruda:


Ardono i seminati,
scricchiola il grano,
insetti azzurri cercano ombra,
toccano il fresco.
E a sera
salgono mille stelle fresche
verso il cielo cupo.
Son lucciole vagabonde.
Crepita senza bruciare
la notte dell’estate.

Trovate tante splendide poesie a tema estate in questo post.



8) Un’attività che vorresti provare quest’estate?


In condizioni “normali”, avrei espresso il desiderio di vedere un po’ anche il lago e la montagna, oltre al mio amato mare.

Visto come sono andate le cose negli ultimi mesi, però, tornare il più possibile alle mie solite abitudini estive sarebbe già un bel traguardo… e credo di non essere l’unica a pensarlo.



9) Frutto/verdura preferito nella stagione estiva?



I miei frutti estivi preferiti in assoluto sono le ciliegie, le albicocche ed il melone.

Mi piacciono molto anche le fragole (specie quelle dell’orto di mio padre), le pesche e le prugne, e non mi dispiace l’anguria, anche se di solito me ne basta un pezzettino (non sono tra quelle persone che ne mangia una fettona).

Quanto alle verdure, grazie all’orto di papà, pomodori, melanzane e soprattutto zucchine (e fiori di zucca) la fanno da padroni!



10) Film estivo preferito?


In estate i cinema sono generalmente chiusi e la stagione è ferma, ma gli anni scorsi ho comunque consigliato nei “Preferiti del mese” qualche visione leggera e simpatica, ideale per l’estate.

La bella stagione è spesso sinonimo di cerimonie a cui partecipare, non sempre così volentieri… e se avete voglia di riderci un po’ sopra, vi consiglio la commedia francese Non sposate le mie figlie, di cui vi ho parlato qui.

Se come me siete abituati ad una routine estiva più marinara e vorreste vedere un po’ di montagna almeno sul grande schermo, una pellicola molto simpatica è Un paese quasi perfetto (a questo link la recensione).

Infine, anche in estate, non dimenticate i nostri amici animali… e magari guardate Pets con tutta la famiglia (qui ne parlo meglio)!



11) Quali romanzi consiglieresti per il periodo?


L’estate, per me, dopo mesi invernali che invitano ai gialli ed ai noir ed una primavera che spesso dedico alla commedia, è sinonimo di romance e di evasione.

In un post della scorsa estate (che trovate qui) ho consigliato romanzi rosa per tutti i gusti, dai chick-lit di Anna Premoli agli storici di Philippa Gregory, dalle storie quotidiane raccontate da Chiara Gamberale alle narrazioni al femminile di Sveva Casati Modignani.

Tra tutte le autrici di romance, però, quella che forse amo più leggere in estate è Lucinda Riley, sia perché il numero di pagine dei suoi romanzi richiede un po’ più di tempo e l’estate è l’ideale, sia perché quest’autrice ha il dono di farci conoscere luoghi bellissimi e farci viaggiare con la fantasia. In questo post consiglio i suoi autoconclusivi, mentre qui racconto il primo capitolo della serie delle “Sette sorelle”, che spero di riuscire a proseguire al più presto.



12) Quali artisti, a tuo parere, hanno espresso meglio l’idea di estate?


I Divisionisti, a mio parere, ci hanno regalato due meravigliose tele estive: Le port de Saint Tropez di Paul Signac e Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte di Georges Seurat.

Anche gli Impressionisti, però, durante i loro soggiorni estivi hanno dipinto tele piene di sole, fiori e colori.

Trovate un maggiore approfondimento su estate ed arte in questo post.



13) C’è uno spettacolo teatrale che ricordi come particolarmente 
legato a questa stagione?


In estate i teatri sono perlopiù chiusi, ma se dovessi scegliere uno spettacolo che mi ricorda i mesi più caldi sceglierei Carmen, il balletto di Bizet che è diventato un simbolo di passione e che è ambientato a Siviglia, una delle più belle città che io abbia mai visto, visitata durante un giro della Spagna nell’estate del 2011.

Trovate la recensione della versione di Carmen del Teatro dell’Opera di Roma a questo link.



14) Luglio o agosto?


Agosto è il “cuore” delle ferie, e forse il momento più divertente, ma anche luglio è uno splendido mese!



15) Quali abiti estivi sei impaziente di indossare?



Lo shopping estivo è il mio preferito in assoluto, e vi ho già parlato della mia passione per gli abitini multicolor. Mi piace molto anche scegliere i bikini: ultimamente ho notato che ne ho tanti sul verde, che con la pelle abbronzata non sono niente male, ma credo che se potessi ne avrei di tutti i colori. Non vedo l’ora anche di rimettere le mie canottiere di pizzo preferite, le magliette floreali, gli shorts e le scarpe estive… praticamente tutto, insomma!



16) Qual è la tua canzone estiva preferita?



Le canzoni estive che preferisco sono tutte in questo post e ce ne sono per tutti i gusti: il viaggio in Salento di Biagio Antonacci con Non vivo più senza te, le serate sotto le stelle raccontate da Francesco Gabbani in Eternamente ora, Zucchero con il suo amore per la campagna emiliana e le sue Sere d’estate e Max Pezzali con tutta la sua allegria ne La lunga estate caldissima.

Un brano che mi piace particolarmente, però, è L’estate di John Wayne di Raphael Gualazzi, per la sua atmosfera retro e la sua spensieratezza.



Torneranno i cinema all’aperto e i dischi dell’estate
le celebri banane di Andy Warhol
tornerà Lupin e farà un colpo eccezionale per noi

Torneranno i figli delle stelle sui tuoi sedili in pelle
le pelle stilo in mano e le vacanze in treno
e forse anche Pertini per un poker con John Wayne

Quello che resta del sole te lo porto a casa
stasera ho voglia di cantare, di gridare, e poi ricominciare

Quello che resta da dire lo diremo domattina
stasera ho voglia di cantare, di gridare, di ballare in riva al mare...



17) Cibo estivo preferito?



Credo che ormai sia nota a quasi tutti la mia passione per il gelato (non solo in estate, per essere proprio onesta).

Quando sono a casa mia, i miei piatti preferiti sono pasta ed riso freddi, melone con gli affettati, vitello tonnato, zucchine (dell’orto di papà) ripiene, parmigiana di melanzane (sempre dell’orto) e torta budino (una specie di zuppa inglese).

Al mare, invece, ne approfitto per “fare il pieno” di pesto, focaccia e pietanze a base di pesce: tra le mie preferite ci sono il risotto ai frutti di mare, il pesce fresco in padella con i pomodorini, la pasta con le acciughe o con le vongole, la zuppetta di cozze e il pesce spada alla ligure. Di solito mi astengo da quelle un po’ più invernali (come lo stock in umido con la polenta o i polipetti con sugo e puré), ma se capita una giornata di pioggia non si sa mai!




18) Sole o acquazzone estivo?


Ogni tanto un acquazzone ci vuole… basta che il resto dell’estate sia soleggiato!



19) Chi tagghi?


Come nel caso delle scorse stagioni, non taggo nessuno, ma, se il TAG vi è piaciuto, siete liberissimi di replicarlo sui vostri blog!



Come forse avrete capito, primavera ed estate sono le mie stagioni preferite e mi sono divertita parecchio a fare questo TAG! Voi che ne pensate?
Preferivate i mesi freddi o come me siete felici dell’arrivo della bella stagione?
Siete d’accordo con le mie risposte o avreste scelto altro?
Quali sono i vostri programmi per questa primavera?
Aspetto le vostre opinioni!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)