"Il casellante" va in scena al Carcano
Cari
lettori,
primo
appuntamento del 2017 con la rubrica “Consigli teatrali”! Oggi vi
parlo di uno spettacolo ancora in scena al Teatro Carcano di Milano,
tratto da un romanzo di Andrea Camilleri, Il casellante.
La
rappresentazione ha visto la collaborazione del Maestro con Giuseppe
di Pasquale e vede comparire sulla scena un trio composto da Moni
Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine, attorniato da altri
attori e musicisti.
I
punti di forza di questo spettacolo irriverente e struggente
potrebbero essere molti. Vediamo insieme quali…
La
storia raccontata
Siamo
nella Sicilia degli anni ’40. Nino, casellante di Vigata, vive
un’esistenza serena con la moglie Minica, anche se entrambi sono
preoccupati perché i figli sembrano non arrivare.
Su
insistenza del marito, Minica accetta di incontrare donna Ciccina,
una sorta di “santona” del paese, e, come per miracolo, poco
tempo dopo resta incinta.
Molti
ostacoli, tuttavia, sembrano sbarrare la strada alla coppia: la mafia
locale, capeggiata da Don Simone; i gerarchi fascisti in forza a
Vigata, che guardano con diffidenza alla passione di Nino e
dell’amico Totò per la musica; la guerra che, pur se sullo sfondo,
non manca di farsi sentire.
Nino
e Minica sembrano aver trovato un nuovo amico in Michele, casellante
provvisorio proveniente da un paese lontano, ma non tutto è come
sembra…
Ammetto
di essere rimasta stupita dalla storia raccontata da Camilleri. Il
casellante è
uno dei pochi suoi libri che non ho letto e, conoscendo l’autore,
mi sarei aspettata che fattori come la mafia ed il contesto
storico/politico si rivelassero determinanti per la risoluzione della
vicenda.
Questa volta, invece, il Maestro sceglie di dare una
posizione subalterna a queste tematiche e di presentarci un dramma
privato, profondo ed intenso. Allo spettatore non resta da fare altro
che mettersi comodo ed assistere a questo incredibile racconto.
Gli
attori
Mario
Incudine dà vita a Nino, il casellante, persona semplice che spesso,
nel corso della rappresentazione, viene travolta da eventi più
grandi di lui. La sua spontaneità non manca di fare sorridere ed
anche ridere lo spettatore, specie nelle scene in coppia con l’amico
Totò.
L’applauditissima
Valeria Contadino è invece Minica, moglie di Nino divorata dal
desiderio, spesso frustrato, di essere madre. Ella rappresenta tutte
le donne che si ritrovano ad essere vittime delle disgrazie e della
violenza dell’uomo, con la loro rabbia e la loro disperazione. Minica, infatti, nonostante il suo innegabile buon cuore, continua a
chiedersi che cos’abbia mai fatto di male per essere così
disperata.
Insieme
alla giovane coppia ci sono altri tre giovani attori e musicisti che
interpretano ruoli secondari ed accompagnano la narrazione con i loro
strumenti ed un attore più maturo che interpreta il doppio ruolo di
Don Simone e del Maresciallo dei Carabinieri.
“Direttore
d’orchestra” di tutto il racconto è Moni Ovadia, che di volta in
volta si trasforma in Don Amedeo (il barbiere), in un Cavaliere
fascista, nella divertentissima Donna Ciccina, ma è, in sostanza, la
voce narrante (e cantante) della vicenda.
Andrea
Camilleri è noto per scegliere sempre ottimi attori quando un suo
romanzo arriva in teatro o in tv, ed anche stavolta non delude.
Ciascuno degli interpreti di questo spettacolo, a mio parere, offre
una sua personale e straordinaria prova d’attore.
La
musica ed il linguaggio
Il
casellante è
un racconto in musica. Molte sono le canzoni suonate sul
palcoscenico, mai a caso, in modo tale che diventino parte integrante
della rappresentazione.
Una
menzione speciale va fatta alla scena in cui Nino e Totò, su
richiesta di Don Simone, cantano un’originalissima “serenata”
ad un rivale del mafioso, appena tornato dal viaggio di nozze,
accusandolo di avere le corna. Impossibile non ridere!
Per
quanto riguarda, invece, la parte non musicale della
rappresentazione, il linguaggio scelto è quello tipico di Camilleri,
un misto di italiano e di dialetto siciliano che i suoi lettori
conoscono già bene.
Non
si scoraggino, però, quanti si accostano alla rappresentazione senza
conoscere questo o altri romanzi dell’autore: il fatto che alla
parola si accompagni la recitazione aiuterà molto la comprensione,
senza contare che l’anima siciliana della rappresentazione è
affidata principalmente a Minica.
Il
messaggio
Il
casellante è
una favola metaforica che gioca molto sull’idea di vita e di morte.
Nino
rischia più volte di morire (anche solo prendendosi una
schioppettata dopo la “serenata al cornuto”), ma incontra davvero
la morte solo quando la disgrazia colpisce ciò che ha di più caro.
Minica
lotta, per tutta la durata dello spettacolo, per il suo diritto alla
vita, per quello del marito e del suo bambino.
I
due, inoltre, vivono in un’epoca in cui bombe e rastrellamenti
rendono sempre più difficile anche solo tenersi in vita.
Ciò
nonostante, secondo Camilleri e la sua voce narrante, l’esistenza
umana può sempre sorprendere e la vita può rifiorire in modi che
nessuno potrebbe mai prevedere.
Lo
spettacolo resterà in scena al Teatro Carcano di Milano fino a
domenica 5 febbraio! È prevista una tournée in altri teatri
d’Italia, anche se è ancora in fase di definizione. Se sono
riuscita ad interessarvi ed incuriosirvi, vi consiglio di tenervi
informati!
Avete
già visto lo spettacolo a Milano? Avete letto il libro?
Fatemi
sapere!
Al
prossimo post :-)