Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari
lettori,
anche
il mese di luglio sta per terminare!
Non
vi nego che per me è un mese passato in frettissima. Dopo i mesi
primaverili forzatamente statici per tutti, a giugno ho ricominciato
gradualmente a tornare alla normalità (come, credo, tanti di noi) e
in queste settimane mi è parso di riassaporare davvero un po’ di
libertà. Tra posti che ho finalmente rivisto dopo un po’ troppo
tempo, compleanni importanti, piccoli e grandi cambiamenti in
famiglia, i giorni sono volati. Come direbbero i Peanuts, le estati
“corrono” rispetto agli inverni (o almeno, io a volte ho questa
sensazione), ma giugno e luglio mi hanno regalato relax ed emozioni
al tempo stesso, e abbiamo ancora davanti tutto agosto!
Nel
frattempo, ricapitoliamo insieme tutto quello che mi è piaciuto, dai
libri ai film, dalla musica alla poesia!
Il
libro del mese
Una
delle mie letture in riva al mare è stata una raccolta di racconti
che mi ha portato in un mondo che non conoscevo. Si tratta di Gente
in Aspromonte, un libro del 1930 di Corrado Alvaro, scrittore
vissuto tra il 1895 e il 1956.
Questa
raccolta di racconti, considerata la datazione e l’importanza
dell’autore, che è stato anche giornalista e poeta ed ha vinto il
premio Strega nel 1951, è considerabile un classico, ma ammetto che,
nonostante i miei studi umanistici, ho colmato solo ora questa mia
lacuna.
Corrado
Alvaro, con questo romanzo, omaggia la sua terra e le sue origini:
egli, infatti, è di San Luca, un piccolo paese nell’entroterra
ionico calabrese, ai piedi dell’Aspromonte, in provincia di Reggio
Calabria.
La
raccolta è composta da tredici racconti: il primo, nonché il più
lungo, è quello che dà il titolo. In queste storie, ambientate
all’inizio del XX secolo, si delinea l’affresco di un’umanità
varia, spinta però dal desiderio di sopravvivere nonostante le
difficoltà della vita e da un senso di disperazione, di tragedia
imminente che deve essere evitata, ma dalla quale non sempre si
riesce a sfuggire.
Una
famiglia di pastori sottomessa ai signorotti locali decide di far
studiare uno dei suoi figli come prete, pensando che solo
l’istruzione possa contrastare la loro prepotenza; alcune donne
lottano per la loro indipendenza, anche se sono compagne non
legittime, figlie non ascoltate, mogli timorose; dei poveracci in cerca
di fortuna sperano di trovare un tesoro e quando l'hanno sotto gli
occhi non se ne rendono nemmeno conto; alcuni amici e concittadini si
sfidano in esibizioni di virilità che diventano gare mortali.
Sullo
sfondo di queste vicende c’è il panorama dell’Aspromonte, tanto
impervio quanto affascinante. Le descrizioni sono meravigliose:
dettagliate, poetiche, quasi liriche.
Forse
non è una delle letture più semplici per qualche pomeriggio estivo,
ma ne vale assolutamente la pena, perché, come già detto, è un
classico meno studiato di altri.
Per chi ama l’estate in montagna,
poi, è una lettura irrinunciabile!
Il
film del mese
Avevo
letto la trilogia di Divergent di Veronica Roth (composta dal
romanzo omonimo e dai seguiti Insurgent e Allegiant)
qualche anno fa e, pur non essendo una lettrice assidua di young
adult, ricordo di averlo davvero apprezzato.
Tuttavia,
in questi anni non ho mai visto il film tratto dal romanzo,
soprattutto perché più di una persona mi aveva detto che sarei
rimasta delusa. In queste settimane sono riuscita a recuperarlo e, a sorpresa, sono contenta di averlo fatto.
La
storia è fedele a quella del romanzo: ci troviamo negli Stati Uniti,
in un futuro post-apocalittico, dopo una guerra che ha sconvolto il
mondo occidentale ed ha isolato le città americane più importanti
all’interno di altissime recinzioni.
Beatrice
Prior, la protagonista della storia, vive in una di queste metropoli,
i cui abitanti sono stati divisi in cinque fazioni, a seconda della
principale caratteristica della persona. I Candidi, schietti e
sinceri, amministrano la giustizia; i Pacifici, tranquilli come il
loro nome, si occupano di agricoltura e allevamento; gli Eruditi, i
più portati per lo studio, lavorano come insegnanti e ricercatori;
gli Abneganti, fazione di Beatrice e della sua famiglia, sono
generosi, quindi compiono opere di carità, ma a loro è stato
affidato anche il governo (secondo me, sono una sorta di metafora
della Chiesa); gli Intrepidi, infine, sono i soldati ed i poliziotti
della città, spinti dal coraggio.
Il
motto della città è “la fazione prima del sangue” ed i figli,
una volta compiuto il sedicesimo anno di età, si ritrovano a
scegliere la loro destinazione definitiva in una pubblica cerimonia,
allontanandosi anche dai genitori, se necessario.
Il
giorno del test attitudinale, però, Beatrice ha una brutta sorpresa:
il suo risultato...non c’è. Ella è una dei cosiddetti Divergenti,
ovvero le persone che non hanno una caratteristica dominante, ma
hanno tante qualità differenti: nello specifico, Beatrice risulta in
parte Abnegante, in parte Erudita, in parte Intrepida.
La
sua prima decisione è quella di continuare a nascondersi nella
fazione degli Abneganti, la più semplice in cui restare, la più
accogliente. Quando il fratello, durante la cerimonia, sceglie gli
Eruditi, rivali storici della sua fazione d’origine, si convince
sempre più di dover essere la “figlia che deve restare”… ma
all’ultimo secondo non può fare a meno di pensare che, se rimane
dov’è, non capirà mai chi è veramente, ed alla fine opta per la
sua terza scelta: gli Intrepidi, che ha sempre segretamente ammirato.
C’è
un solo problema: non si tratta di una fazione come le altre, in cui
si viene semplicemente accolti. Le selezioni per diventare un vero
Intrepido sono durissime: c’è un lungo allenamento fisico e
mentale da superare, tra ore massacranti di palestra, combattimenti,
prove di coraggio, simulazioni delle proprie paure da sconfiggere.
Beatrice,
ribattezzata Tris, si fa dei nuovi amici ed inizia a provare una
forte attrazione per il suo istruttore Quattro, ma deve anche
affrontare la cattiveria dei capi, le gelosie di alcuni
compagni di fazione e soprattutto la paura di non passare la
selezione e di diventare una degli Esclusi, i vagabondi senza
fazione.
Inoltre,
gli Eruditi tramano nell’ombra per rovesciare il governo degli
Abneganti e il loro capo, Jeanine, inizia a studiare un piano per
eliminare i Divergenti come Tris, che sono ritenuti poco
controllabili e quindi pericolosi.
Volendo
trovare un difetto a questo film, potremmo dire che, in effetti,
alcune scene d’azione non possono essere definite in altro modo se
non americanate. La stessa Tris, che nei primi dieci minuti
del film, tra vestitone grigio, cappotto, scarponi e chignon sembra
una delle nostre prozie negli anni ‘30 e poi all’improvviso
diventa una super bella tatuata e muscolosa, forse non risulta sempre
credibile.
Tuttavia,
al di là degli elementi di puro intrattenimento, i messaggi
importanti del romanzo vengono resi bene nel film.
Resta l’idea di
base: chi non appartiene ad una sola categoria, chi è una persona
formata da tante diverse caratteristiche, sfugge al controllo del
sistema che lo/a vuole intrappolare e si rende conto che le manipolazioni a cui è sottoposto non sono reali. Interessante anche la
scelta degli Eruditi come nemici (anche se in Insurgent e in
Allegiant le cose si complicheranno): chi studia in modo
nozionistico, senza meditare ciò che apprende nella mente e nel
cuore, presto o tardi metterà la propria erudizione al servizio di
poteri più grandi. Gli Intrepidi, dal canto loro, risultano ciechi
nella loro ricerca di un coraggio assoluto, che non tenga conto della
normalità dell’avere paura, della legittima fragilità dell’essere
umani. Gli Abneganti, infine, proprio come l’istituzione che
sembrano richiamare, pur di preservare la loro immagine innocente e
generosa, nascondono al loro interno persone che si sono macchiate di
abusi vergognosi.
Vorrei
recuperare anche gli altri film ispirati dai romanzi (anche se mi
hanno detto che la seconda parte di Allegiant è stata
purtroppo cancellata): vi farò sapere se la mia impressione resterà positiva!
La
musica del mese
Nei
preferiti di giugno ho inserito una parte dedicata al nuovo disco di
Nek, cantante che, come ormai saprete, adoro (trovate il link qui).
Di certo, però, non mi aspettavo che il 24 luglio sarebbe arrivata
una sorpresa dall’altra mia preferita di sempre: Taylor Swift.
Contrariamente al suo solito, senza alcuna promozione, con un solo
giorno di preavviso, è uscito il suo ottavo album, Folklore,
concepito e creato durante la quarantena primaverile. Come forse
ricorderete, io avevo apprezzato moltissimo il suo settimo album,
Lover (del quale ho parlato qui), perché lo avevo sentito
come un ritorno alle sue canzoni “vecchia maniera” e perché mi erano piaciuti tanto i testi. Posso però tranquillamente dire che
con Folklore Taylor ha, per l’ennesima volta, superato se
stessa.
Innanzitutto,
con questo disco si è accostata al terzo genere della sua carriera:
dopo due dischi country, due country-pop e tre puramente pop, è
iniziata una sua transizione verso il folk e l’alternative, ma
sempre con la dolcezza nelle melodie che la contraddistingue.
Inoltre, io, viste le premesse (assenza di pubblicità e di singoli
radio-friendly) mi aspettavo qualcosa di più acustico ed intimo di
altri suoi lavori, ma davvero non avrei sperato in un simile estro
creativo nei testi.
Taylor
ha raccontato, nella lettera introduttiva che accompagna ogni suo
album, che tutto è nato da una serie di immagini e di sogni, e che
dopo tanti dischi in cui ha parlato prevalentemente di sé è nato in
lei il desiderio di inventare delle storie, con protagonisti reali o
di fantasia.
Come
già fatto con Lover, ho pensato di dividere le sedici tracce
del disco in più categorie, in modo da dare un’idea dei temi che
vengono trattati. Spero di incuriosirvi!
Storie più intime:
anche se tante storie che Taylor racconta in questo disco non la
riguardano direttamente, un suo album non può considerarsi tale se
non ci sono tracce in cui ella può raccontarsi direttamente.
Stavolta la modalità “diario segreto” che tanto piace a noi fan
della prima ora ha lasciato il posto a una narrazione più sfumata,
ma l’intensità delle riflessioni e dei messaggi resta invariata.
Mirrorball, per
esempio, è un brano in cui ella analizza il suo comportamento nelle
relazioni ed ammette di non essere una persona a cui viene naturale
viverle con serenità, ma che almeno prova a farlo. Riflessioni di
questo tipo ci sono anche in This
is me trying,
una canzone in cui la protagonista afferma di essersi creata da sola
delle gabbie mentali e di aver imprigionato il suo potenziale.
Invisible string
è
invece una canzone più allegra, che gioca con il significato dei
colori e pone l’accento sui piccoli miracoli che può fare il
tempo. Peace,
infine, presenta il contrasto tra pensieri ed aspettative in una
relazione (di amicizia o d’amore) e la realtà, che non permette
mai di essere davvero “in pace” al 100%.
Storie
di bambini ed adolescenti:
Tre
canzoni del disco sono legate tra loro e raccontano la storia di due
diciassettenni, Betty e James, del loro amore, dei loro errori
dettati dalla giovane età e del loro desiderio di restare insieme.
Cardigan,
il brano che è stato scelto come singolo, narra la loro storia dal punto di vista di lei, per
simboli ed immagini. August,
un intenso brano estivo, racconta la vicenda dal punto di vista della ragazza che si è intromessa tra loro, mentre Betty,
una canzone che strizza l’occhio al vecchio stile country di
Taylor, è la versione di lui. In questa categoria inserirei anche
Seven,
la storia di una bambina che vive una difficile situazione familiare,
raccontata però dal punto di vista di una sua amichetta.
Storie
d’amore “stracciacuore”:
Che cosa faremmo noi fan se Taylor un giorno saltasse a pié pari
questa categoria? Non saprei davvero. Ciò che è certo è che in
questo disco ha deciso di darci delle belle soddisfazioni. Exile,
che è una collaborazione con
un gruppo che non conosco ma che già mi piace, è uno struggente
confronto tra un uomo e una donna che non si trovano più l’uno con
l’altra. Hoax
è
il giuramento di una donna che piange il suo uomo su una scogliera.
Illicit affairs
racconta
il più classico degli amori clandestini e le sofferenze che ne
derivano. Mad
woman narra
di un tradimento e dei sentimenti contrastanti che prova una donna
che è stata ferita. Tuttavia l’esperimento più interessante,
secondo me, è My
tears ricochet,
una storia raccontata da un punto di vista del tutto originale: il
fantasma di una donna che vede arrivare alla sua commemorazione
funebre un uomo che in vita le ha fatto del male. Non a caso è la “traccia
5” del disco (quella più drammatica, per implicito accordo tra
Taylor e noi).
Storie
vere:
Credo
che tre tracce del disco possano rientrare in questa categoria. Una è
The 1, la narrazione di una storia d’amore vissuta con leggerezza ma finita in modo
imprevisto, che però fa parecchi riferimenti ai “ruggenti anni
‘20” e al lanciare monetine in una fontana, forse a Roma. Non
sono sicura che parli di persone realmente esistite ma mi piace
pensarla così. Nessun dubbio, invece, su Epiphany,
che racconta, in modo romanzato, la storia del nonno di Taylor,
che si è trovato in una zona di guerra nel ‘42. I questo brano ci sono anche dei riferimenti all'emergenza Covid, che viene considerata come un altro genere di guerra. Infine
c’è The last
great American dynasty,
canzone che per ora è la mia preferita del disco: è la storia degli
ex proprietari della casa al mare di Taylor in Rhode Island, e devo
ammettere che, nonostante tutte le canzoni stracciacuore del disco,
da proprietaria di casetta che prima era dei miei zii e da cultrice
della casa di famiglia al mare ho finito per commuovermi con questa.
Vi lascio un pezzetto di testo:
Vi lascio un pezzetto di testo:
Loro
avevano comprato una casa
l’avevano
chiamata “Casa vacanze”
le
loro feste erano piacevoli, forse un po’ chiassose
…
Cinquant’anni
sono un tempo lungo,
la
Casa Vacanze restava seduta quietamente su quella spiaggia
libera
da donne folli, dai loro mariti, dalle cattive abitudini
e
poi è stata comprata da me!
Chissà,
se non mi fossi mai presentata, che cosa sarebbe successo
così
ecco arrivata la più donna più rumorosa
che
questa città abbia mai visto
mi
sono divertita tanto a rovinare tutto
La
poesia del mese
Per
il mese di luglio ho scelto un componimento del poeta Sandor Petofi
dal titolo Io sarò albero. In questa poesia l’amore è
narrato tramite delle immagini legate alla natura, con un tono
lirico, che vira verso il drammatico solo alla fine.
Sarò
albero se ti farai
fiore
d’un albero:
se
rugiada sarai mi farò fiore.
Rugiada
diverrò se tu sarai
raggio
di sole:
così,
mio amore, noi ci uniremo.
Se,
mia fanciulla, tu sarai cielo,
io
diverrò, allora, una stella:
se,
mia fanciulla, tu sarai inferno,
io
per amarti mi dannerò.
Le
foto del mese
A
partire dagli ultimi giorni di giugno, e poi per un po’ di giorni
in luglio, sono riuscita a tornare in un posto che non vedevo dal 7
gennaio e che mi mancava decisamente troppo. Sto parlando della “mia”
Varazze, un luogo del cuore che ormai vi ho ampiamente descritto nei
miei post e che ho perfino omaggiato, insieme al resto della Riviera
ligure, nel mio racconto di giugno. Stessa spiaggia stesso mare, lo
so. Però quest’anno la guardavo e non ci credevo…
Rivedere
Varazze ha significato anche tornare alla mia amata Passeggiata
Europa, che ho percorso in una mattinata che mi sembrava grigia e
poco promettente. Poi il sole ha fatto capolino tra le nubi…
Così
come giugno, anche luglio è stato un mese ricco per me e per le
persone che mi sono più care. Il mio papà neo-pensionato è
arrivato al traguardo dei 60 anni; le mie tre amiche più strette
hanno compiuto tutte gli anni tra gli ultimi giorni di giugno e la
scorsa settimana; la nuova casa di mio fratello ha preso forma quasi
del tutto… Qualche pasticcino ci sta, no? (Vi pregherei di notare i
pregevoli cannoli al pistacchio… ho scoperto che esistono!)
Vi
ricordate Dora e Panna, le conigliette di mio fratello e della sua
fidanzata? Ve le avevo presentate in questo post! Sono tornate a
farci visita… cresciute e affamate!
Ecco
il mio luglio in un post!
Voi
che mi raccontate? Siete in vacanza o ci andrete?
Quali
libri, film, canzoni, serie tv vi hanno tenuto compagnia in queste
settimane?
Spero
che tutti voi stiate bene e che vi stiate pian piano riappropriando
della vecchia quotidianità, o che, perché no, stiate scoprendo
nuove libertà.
Grazie
per la lettura, ci risentiamo brevemente in agosto per augurarci
buone vacanze e poi il blog andrà in pausa estiva come ogni anno!
Nel frattempo vi auguro buon weekend :-)