giovedì 1 febbraio 2024

CON GLI OCCHI CHIUSI

 Recensioni classiche 2024




Cari lettori,

oggi, dopo un po’ di tempo, ritorna il “Momento dei classici”!

Questo post e – spero proprio – gli altri che seguiranno sono dettati da un buon proposito, o meglio, da alcune riflessioni scaturite nel corso delle vacanze di Natale.


Come penso molti di voi sappiano, ci sono state diverse recensioni classiche su questo blog durante i mesi più difficili del Covid, quando la reclusione forzata, volenti o nolenti, ci ha regalato più tempo. Negli ultimi due anni ho meditato più volte di intervallare le mie solite letture con un classico, ma è andata quasi sempre a finire allo stesso modo: la TBR era infinita, le novità in biblioteca arrivavano tutte insieme e così i classici restavano sempre in un angolino.


Durante le vacanze di Natale ci ho pensato su e mi è venuta un’idea che spero vi piacerà. Ho ripensato alla challenge La donna verde che ho seguito nel 2022 (la trovate a questo link), a come avere un tema fisso per ogni bimestre mi avesse aiutato a leggere romanzi che altrimenti non so se avrei scelto, ed anche a come la lettura di un libro ogni due mesi fosse una tempistica tranquilla.


Così ho deciso che ogni due mesi estrarrò dal mio Kindle (ancora pieno dopo tutte le promozioni che ci sono state tra 2020 e 2021) un classico della letteratura, e ve ne parlerò. Penso che verteremo soprattutto sugli autori italiani, e per gennaio/febbraio ho scelto un romanzo del 1919 di Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi.


Vediamolo meglio insieme!



Un mondo perduto


La storia è ambientata tra le campagne senesi, all’inizio del Novecento. Il borghese Domenico Rosi non è né istruito né dai nobili natali, ma la vita gli ha fornito la possibilità di guadagnare e l’abilità nell’amministrare, così è diventato padrone: sia della trattoria Il pesce azzurro che di un podere di campagna a Poggio a’ Meli. Con lui c’è la moglie Anna, una donna molto più giovane di lui ma precocemente consumata, prima dal dolore causato dai tradimenti del marito e poi dagli attacchi convulsivi. Nonostante i problemi di salute, Anna ama fare la sua parte in trattoria, dove è molto benvoluta dalla clientela, composta perlopiù di operai, contadini, persone semplici. Nei fine settimana, oppure quando le sue condizioni peggiorano, ella preferisce soggiornare in campagna insieme al figlio Pietro, un bambino e poi ragazzo dal carattere introverso ed un po’ difficile, che sembra aver ereditato sia la poca affabilità del padre che la fragilità della madre.


A Poggio a’ Meli c’è una delle lavoranti di fiducia della famiglia, Rebecca, ex balia di Pietro, che risiede lì insieme ai suoi genitori, Giacco e Masa, due vecchi che fanno una vita misera e senza ambizioni, tra abiti vecchi decenni e “zuppe” di pane e acqua.


Un giorno al podere arriva Ghìsola, una delle nipoti di Rebecca, figlia di una delle sorelle sposate, in affido ai nonni. La ragazza viene subito notata da alcuni amici di Pietro, alcuni anche più abbienti di lui, ma è al “padroncino” che ella riserva tutte le sue attenzioni. Tra i due nasce il sentimento che può esserci tra due ragazzini, per il tempo già considerati adolescenti, ai quali nessuno ha insegnato come esprimere le proprie emozioni.


Nonostante l’impaccio e la confusione di entrambi, tuttavia, Domenico subodora la nascita di qualcosa di sconveniente tra il figlio e la nipote dei suoi servi e manda via Ghìsola. Il sentimento tra i giovani, però, cresce di pari passo con la difficoltosa formazione e maturazione di Pietro.



Un amore contrastato


Anche se siamo ben lontani dal poterlo definire un romance, Con gli occhi chiusi è la storia di un sentimento autentico ed osteggiato dalle circostanze, anche se tra gesti e pensieri di Pietro e quelli di Ghìsola ci sono delle inevitabili differenze.


I primi capitoli, lo ammetto, mi hanno lasciata un pochino perplessa, proprio dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi. Forse sono io che mi sono lasciata prendere dalla deformazione professionale, ma l’impressione era quella di vedere interagire due ragazzi con fragilità, quando non patologie, che ai nostri tempi sarebbero state certificate ed adeguatamente seguite, ed invece, siccome questa storia è ambientata più di cent’anni fa, non è successo niente di tutto questo.


Pietro, imitando probabilmente i modi violenti del padre, considera le micro aggressioni che fa a Ghìsola una sorta di corteggiamento. In alcuni momenti, però, è il lato materno a prendere il sopravvento, ed il sentimento che egli prova per la ragazza si carica di un romanticismo esasperato e quasi melodrammatico. Un pensiero che lo destabilizza così tanto da fargli perdere la bussola di altri aspetti importanti della sua vita, come lo studio e il lavoro.


Ghìsola, invece, è una strana ragazza. Da un lato, nessuno meglio di una lettrice può capirla: erano tempi in cui, per una donna, bastava una parola di troppo ad un uomo per essere considerata “rovinata” a vita. Trovarsi davanti il figlio del padrone in  atteggiamenti maneschi, poi, doveva essere uno dei peggiori incubi in tal senso. Perciò non c’è da stupirsi se Ghìsola prima ha un atteggiamento evitante, al limite dello spaventato, e poi, avendo compreso che Pietro non è ciò che sembra, mantiene comunque un comportamento prudente. D’altra parte, però, ci sono alcune scene che mi hanno davvero stupito, nelle quali emerge una sorta di rabbia sotterranea, l’eccitazione all’idea di fare del male (come dice l’autore stesso), lo sfogo contro creature innocenti, come per esempio dei piccoli animali. Credo che sia un modo di sfogare la sua insofferenza nei confronti del ruolo che la società le ha riservato, ma resto convinta che entrambi i personaggi, visti con una lente contemporanea, avrebbero avuto entrambi bisogno di più aiuto ed attenzioni.



Un pessimismo “storico”


Per quanto quest’opera sia stata scritta quasi un secolo dopo quelle di Leopardi, in un certo senso c’è molto di leopardiano in questo romanzo. Più che pessimismo “cosmico”, che è la cifra stilistica del poeta marchigiano, io lo chiamerei un pessimismo “storico”, non in senso propriamente leopardiano, ma nel senso che la rassegnazione che pervade i personaggi è figlia di quel tempo.


In questa storia, gli unici a non ritrovarsi travolti dagli eventi sono i prevaricatori. Ne è un esempio Domenico Rosi, il padre e padrone non nuovo ad episodi violenti, che solo per un breve tratto di vita avverte la solitudine. Poi, trovata una sostituta della moglie che provveda sia alla compagnia che ai ruoli che la defunta ricopriva, continua fieramente a pensare solo all’accumulo di soldi e ad osteggiare il tortuoso percorso di studi di Pietro.


Quest’ultimo si rivela molto incostante e discontinuo: prima il seminario, poi la carriera artistica, infine la scuola tecnica. Nulla sembra soddisfarlo veramente, nemmeno il lavoro – a cui il padre vorrebbe tanto che si applicasse - , ed ogni volta che accade qualcosa di spiacevole con Ghìsola un esame va a farsi benedire.

Non possiamo definire Con gli occhi chiusi un vero e proprio romanzo di formazione, perché in tanti momenti Pietro fallisce ed in tanti altri si fa trascinare dagli eventi, però è un personaggio che compie comunque il suo percorso, per quanto accidentato.


Va decisamente peggio alle figure femminili. La povera Anna, consumata e triste, visto frustrato il suo desiderio di trasformare Pietro in un artista, muore a causa di un attacco convulsivo peggiore dei suoi soliti.


Ghìsola, tornata al paese, viene presto sedotta da un vedovo amico di famiglia. In verità, la scena non fa pensare che ci sia stato proprio un consenso: io ho avuto l’impressione che la ragazza non capisse quello che stava per succedere perché non era stata istruita sul tema. Un classico dell’educazione femminile del passato, purtroppo: non spiegare alle ragazze in che cosa consistono gli atti sessuali, e poi gridare allo scandalo se il solito approfittatore fa il comodo suo e quelle stesse ragazze lo assecondano senza capire.


Fatto sta che purtroppo questo episodio tramuta Ghìsola in una sorta di “ragazza perduta” ed ella, che già prima non pensava di avere un futuro con Pietro, si adatta con mestizia a questo ruolo, finendo per diventare l’amante di un uomo maturo e per stabilirsi in un appartamento in città.



Un affresco della realtà del tempo


Oltre a Leopardi, l’altro autore di riferimento che mi viene in mente è Verga.


Il romanzo è fortemente autobiografico: ci sono tanti riferimenti alla vita personale di Tozzi, all’incontro con una ragazza che sarà il suo amore giovanile e che – proprio come Pietro – ad un certo punto egli capirà di non amare più, al padre attaccato al denaro e manesco, alla madre sofferente e morta troppo giovane.


Anche i luoghi sono descritti con attenzione e cura dei particolari, con un lirismo che mi ricorda gli “idilli momentanei” de I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo. I personaggi di questa storia sono dei vinti, che possono godere di pochi momenti di felicità, approfittando di un attimo di quiete della natura, di una sera in cui hanno l’impressione di poter fuggire dal loro mondo.


La società di allora era molto diversa dalla nostra, eppure questo romanzo contiene dei temi che ci parlano ancora. L’insoddisfazione e la ricerca continua di chi forse ha anche troppo, la presunzione di provvedere ai figli solo con i mezzi materiali e non con quelli morali, i pettegolezzi di paese che a volte rendono l’aria irrespirabile, la rassegnazione di chi ha poco e niente e viene considerato un invisibile, l’idea dell’amore che poi diventa amore vero nella mente dei protagonisti, i piani disperati per migliorare la propria condizione socio economica.


Pur essendo un romanzo abbastanza maneggevole – non certo un “mattone” classico – Con gli occhi chiusi ha moltissimo da dire.




Personalmente sono molto contenta di aver iniziato questo percorso classico del 2024 con questo libro!

Quanto alla tappa di marzo/aprile, per ora posso solo dirvi che farò il possibile per farcela stare. Intanto aspetto i vostri pareri su questo classico!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


2 commenti :

  1. Post interessante e che, per quanto mi riguarda, mi ha "sbloccato un ricordo".
    Lessi questo e un altro libro di tozzi negli anni universitari,ma lo feci molto (troppo) velocemente unicamente in vista di un esame.
    Dovrei rileggerli, mi hai fatto venir voglia (⁠ʘ⁠ᴗ⁠ʘ⁠✿⁠)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Angela! Allora spero proprio che riuscirai a rileggerli :-)

      Elimina