lunedì 12 febbraio 2024

TRE VOLTE "TI AMO"

 Spazio Scrittura Creativa: febbraio 2024




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di febbraio con la rubrica Spazio Scrittura Creativa!

Iniziato l’anno con uno spazio poetico, ho pensato di proseguire con una “romantica” storia di San Valentino. Le virgolette sono necessarie, perché questo racconto è una piccola fanfiction ispirata ad uno dei miei telefilm preferiti, Sherlock.


So che è un pochino datato ma per me è davvero un classico della tv contemporanea, un’opera cinematografica che mescola letteratura ed attualità con intrecci gialli e inaspettate aperture ai sentimenti. Non me ne vogliano, poi, i tanti shippers della coppia – che per me coppia non è, non in senso romantico, permettetemi questo sassolino nella scarpa – composta da Sherlock e dal dottor Watson, ma io ho sempre avuto un debole per la dottoressa Molly Hooper. Personaggio interpretato da Louise Brealey, si tratta di un giovane medico legale, non presente nei romanzi di Arthur Conan Doyle. A detta del regista, però, la Brealey è stata così brava da fargli dimenticare questo piccolo particolare.


In effetti la donna, da sempre innamorata di Sherlock, il quale però la fa penare non poco, è un personaggio che credo sia entrato nel cuore di molti telespettatori.


Oggi ho pensato ad un omaggio alla loro storia, che è tutto tranne che convenzionale. Ecco a voi Tre volte “Ti amo”!



Tre volte “Ti amo”


Se ce la faremo quest’anno

allora niente potrà dividerci

i guai ci lasciano, poi ricompaiono

ma noi abbiamo dato prova di sopportarlo

anche se ci strappiamo i capelli e ci pensiamo troppo,

lavoriamo e ci esauriamo


Molly Hooper non era persona da usare certi mezzucci per fare ingelosire un uomo.


Non lo era, si ripeteva slacciandosi il camice bianco, nascosta tra un’anta rossa e l’altra dello spogliatoio del Barts. Lei aveva semplicemente voltato pagina.


Non si può vivere di amore non ricambiato per sempre. All’inizio sono brividi e farfalle, stelle e sorrisi: ben presto, però, si finisce per schiantarsi come un tir contro il muro delle illusioni.


Per questo Molly aveva semplicemente deciso di guardare avanti. Aveva incontrato Jim ad una festa: era così gentile e disponibile che ella si era sentita subito a suo agio. Certo, sembrava il tipo più interessato ad un’amicizia femminile che non ad una relazione amorosa: i suoi gesti erano misurati, le parole non alludevano mai a nulla di più di una semplice frequentazione, c’era persino una distanza di sicurezza tra loro. Ma Molly era convinta che Jim fosse solo timido, e lei di uomini introversi che non si avventuravano volentieri tra i sentimenti se ne intendeva fin troppo. Così, pian piano, il ragazzo aveva preso a chiamarla di più, vederla di più, tentare un timido contatto fisico.


La loro era una relazione piacevole, tranquilla, senza sorprese. Niente a che fare con quella scossa lungo la schiena che a volte – tutti i giorni – le mancava tanto, ma c’erano comunque allegria, intesa e soprattutto tanta ironia. Jim le aveva persino detto di voler conoscere quel misterioso Sherlock che tanto la faceva dannare in obitorio con le sue assurde richieste.


Era una cosa così, ordinaria. Presentare il fidanzato agli amici: non lo fanno tutti? E invece solo il dottor Watson aveva reagito in modo cordiale. Molly non sapeva che cosa aspettarsi da Sherlock, ma di certo da un fine osservatore non si sarebbe aspettata uno sguardo obliquo alzato a stento dal microscopio, dall’attore più consumato d'Inghilterra non si sarebbe aspettata un atteggiamento forzatamente scontroso… e dalla persona meno esperta in sentimenti che conosceva non si sarebbe aspettata osservazioni in proposito.


Come osava quella sottospecie di detective insinuare che Jim fosse gay? E che lei fosse felice al punto da essere ingrassata? Nemmeno un minimo di buona educazione! Molly scosse la testa a quell’ultimo pensiero. Come se non lo conoscesse.


Chiuse tutti gli sportelli, prese la borsa e si decise ad avviarsi verso casa. Prima di uscire dall’ospedale, però, diede un’ultima occhiata attraverso gli oblò delle porte dove si erano rifugiati John e Sherlock. Il primo stava ancora sgridando il secondo per la sua maleducazione. La smorfia infastidita del secondo si era trasformata in un sorrisetto colpevole. Prima che il suo eccezionale intuito lo spingesse a guardare in direzione della porta, Molly si voltò più silenziosa di un gatto e si allontanò lungo il corridoio.


Ma chi voglio prendere in giro, si disse. Te stessa, le fece eco un piccolo grillo parlante dentro la testa. E con la tua insistenza hai trascinato in questa storia anche Jim, che si prende in giro sul suo orientamento.


Inoltre, c’era un altro fattore da considerare. Perché Sherlock non era riuscito a fingere nemmeno un sorriso con Jim? Per quale motivo aveva sabotato la loro frequentazione con poche parole? Qual era la ragione per cui aveva voluto prendere in giro la sua felicità con un altro uomo?


Non poteva che essere gelosia. Sherlock era geloso di lei.

Ti amo, pensò Molly chiudendosi dietro il portone d’ingresso del Barts.


* * *


Se ce la faremo quest’anno

dovremo festeggiare

un’atmosfera rarefatta

fino ad adesso, siamo fuggiti

abbiamo tirato giù i muri per ricostruirli

non era mai stato messo in dubbio


Molly Hooper non era persona da notti in bianco.


Il lavoro la ingoiava, la masticava e la risputava schiantata dalla stanchezza. La schiena le doleva per la posizione curva – errata, le diceva sempre il suo fisioterapista! - che finiva per tenere sempre quando praticava le autopsie; le gambe risentivano del suo stare in piedi tutto il giorno, e solo qualche rada corsetta che riusciva a concedersi scioglieva i suoi muscoli contratti; il freddo intenso spesso le faceva venire il mal di testa.


Molly tornava a casa, cenava davanti alla tv, faceva fatica a concludere il film che stava guardando e gattonava verso il letto. E nei mesi invernali la stanchezza era ancora maggiore.


Da qualche giorno, però, le sue abitudini erano cambiate, e Molly si era ritrovata per la seconda notte di fila con gli occhi sbarrati dallo shock.


Non lo sopportava. Guardare il corpo nel sacco nero. Quegli occhi azzurri che la scrutavano, ormai incapaci di vederla. Il Barts improvvisamente silenzioso senza di lui. Persino un medico legale è in difficoltà se la morte tocca da vicino l’uomo amato.



Pochi gesti, calmi e tentennanti. Vestirsi, farsi un caffè, prendere la borsa. Cercare di non sentirsi immensamente sola ogni minuto. Arrivare al lavoro.


Quando aprì le porte dell’obitorio, Molly vide che il corpo era stato sigillato definitivamente ed era pronto per essere portato via. Sapeva che lì dentro non c’era Sherlock, ma non le importava. Strano, no? Quasi buffo, se non fosse stato semplicemente tragico.


Per la prima volta Molly aveva infranto il giuramento di Ippocrate e dichiarato il falso. Aveva dichiarato di avere di fronte il corpo di Sherlock, ma si trattava solo di un cadavere con la stessa altezza e corporatura ed una maschera molto elaborata.


Il vero Sherlock era chissà dove, nascosto per sfuggire al tentativo di omicidio da parte di… Jim. Il tenero, ironico Jim, che mentiva a se stesso dicendo di amare Molly e non ammettendo di essere gay. Jim che non era nessuna delle due cose e non si chiamava neanche Jim, bensì Moriarty. Ed aveva voluto conoscere Sherlock perché era il suo obiettivo primario, la sua nemesi da estinguere ad ogni costo.


Quasi nessuno conosceva la verità. Non il buon ispettore Lestrade, che aveva versato lacrime silenziose davanti al corpo. Non la cara Mrs Hudson, una seconda madre per Sherlock. Nemmeno – e questa per Molly era la cosa più difficile da gestire – il dottor John Watson, fratello di sangue, spalla, amico carissimo, che si macerava in una disperazione senza fine.


Erano in pochi a sapere. La famiglia di Sherlock e lei. Lei che “non contava” per sua stessa ammissione, ed invece lui le aveva dimostrato, a modo suo, che contava eccome.

Ti amo, pensò Molly sospirando in direzione della finestra. Torna presto.


* * *



Non abbiamo combattuto per amore

solo per essere sconfitti

quello che stiamo attraversando è comune

ma non significa che noi non lo proviamo

sarebbe facile rinunciare, semplicemente,

perché abbiamo motivi a sufficienza,

ma ogni volta che siamo sull’orlo della rovina

io dirò…


Molly Hooper non era persona che si prendeva pause. Questa volta, però, forse sarebbe stato necessario.


Quel pomeriggio non riusciva a pensare ad altro. Era tornata dal Barts dopo un turno mattutino che avrebbe dovuto essere leggero ed invece si era rivelata una mattonata tra capo e collo. Aveva provato a cucinarsi il suo piatto preferito, a riposare un po’, a guardare qualche episodio della sua serie tv del cuore, ma niente sembrava alleviare quel macigno alla bocca dello stomaco.


Non riusciva a trovare più passione e concentrazione per quel lavoro che aveva sempre amato tanto. Ed il fatto che la sua vita privata fosse un totale disastro non aiutava. Il suo fidanzamento con Tom era naufragato quando Molly, al matrimonio di John Watson e Mary, si era resa conto di essersi raccontata bugie per l’ennesima volta. Sherlock aveva avuto troppi problemi personali per mesi e mesi per potersi occupare anche di lei.


La tristezza, la rabbia, la delusione, l’impotenza erano diventate pian piano le sue prigioni, e spesso ella si ritrovava ad interrogarsi sul senso di quello che faceva ogni giorno.


Molly si alzò dal divano, stanca anche di perdere tempo e di rimuginare. Decise di farsi un the e di prepararsi per una delle sue corse rigeneranti.


Proprio mentre stava accendendo il bollitore, il cordless sull’isola della cucina squillò. Molly trasalì nel vedere il numero di Sherlock. Da giorni non si faceva vedere nemmeno al Barts.


Che cosa c’è, Sherlock?” rispose stancamente. “Cerca di dirmi in fretta quello che ti serve. Non è un buon momento.”


L’esitazione dall’altra parte della cornetta era strana. “Molly, per favore, senza fare domande, ripeti queste parole: ti amo.


Forse aveva capito male. Forse era uno scherzo. Si metteva anche a prenderla in giro, adesso?


Sherlock, sai che non posso.”

Perché?”

Perché è vero. È sempre stato vero. Lo sai.”

Per favore, Molly. Ti prego. Siamo amici.”


E all’improvviso Molly capì. Si trattava di una minaccia. Qualcuno dietro il telefono stava obbligando Sherlock a compiere questo gioco perverso. Se non l’avesse fatto, la conseguenza sarebbe stata mortale. Non aveva scelta.


Ti amo.” sussurrò dentro la cornetta. Prima di riattaccare, ebbe l’impressione di sentire Sherlock dire ti amo a sua volta.




L’amore e la morte. Eros e thanatos, come dicevano gli antichi. Due eterni rivali, due concetti destinati a farsi la guerra ma sempre procedendo di pari passo. I due fili dorati che avevano intrecciato la loro storia.


Quando però Molly vide Sherlock uscire dal bunker, esausto e con una nuova speranza negli occhi, e dietro di lui il fratello e John Watson, scossi ma salvi, e la sorella che si era consegnata alle autorità, si ritrovò a sorridere dopo tanti, troppi giorni difficili. Il momento della lotta tra amore e morte era finito. Davanti a loro due, per la prima volta, c’era soltanto tanta vita.


Non ci sono condizioni,

tu sei la persona che amo,

e questo non cambierà

quando stiamo andando in rovina

e non ci sono condizioni,

tu sei la persona che amo,

sono solo dolori di crescita.”




FINE




Nel ringraziarvi per avere letto questa mia ennesima sperimentazione creativa, ci tengo a spiegare un paio di cose a chi magari non ha mai visto la serie e giustamente si sta facendo qualche domanda. Le tre parti in cui è suddiviso questo racconto sono ispirate ad altrettante puntate della serie.

1) La prima parte si riferisce all’ultima puntata della prima stagione. Sherlock è in caccia di un misterioso Moriarty, un consulente criminale che si rivela la mente dietro a tutti i colpevoli che fa arrestare. Dell’uomo, però, conosce solo il nome e non la faccia. Il vero Moriarty indossa la maschera di Jim e si infiltra nell’ambiente dei nostri protagonisti. Purtroppo sia Molly che Sherlock cadono nella trappola, la prima credendolo un bravo ragazzo da frequentare, il secondo bollandolo come un omosessuale che si vuole nascondere. Visto che Sherlock ama ripetere che non sbaglia mai, credo che questa sua defaillance possa essere spiegata solo con la gelosia…

2) La seconda parte è il periodo tra la seconda e la terza stagione, quando Sherlock ha dovuto fingersi morto. Quando egli torna a Londra, le teorie a proposito della sua finta morte e di che cosa abbia combinato nei due anni in cui è sparito si sprecano. Quello che però sembra essere certo è che Molly, nel suo ruolo di medico legale, sia stata complice.

3) L’ultima parte si riferisce all’ultimissima puntata, quando la sorella perduta di Sherlock, che è stata rinchiusa in un ospedale pediatrico da bambina per un motivo che si scoprirà, chiede aiuto e salvezza al fratello. Ovviamente a modo suo… ovvero chiudendolo in un bunker insieme al loro fratello maggiore ed a John Watson e sottoponendo i tre ad ogni genere di prove.


La storia di Sherlock e Molly resta un po’ in sospeso, anche se alla fine l’uomo risponde al “Ti amo” della dottoressa e sembra che ci creda davvero. A me personalmente piaceva l’idea di ri-raccontarvi, a modo mio, una storia d’amore in cui non c’è niente di romantico ma alla fine il senso di romanticismo resta lo stesso. Sembra una contraddizione in termini, eppure…

Mi sembrava anche il momento buono per omaggiare Molly, un personaggio femminile che non è caratterizzato, come in tanti altri telefilm di successo, da grandi passioni o scossoni (le stesse Mary o Irene, altri personaggi del telefilm, sorprendono molto di più), eppure resta nel cuore lo stesso. È una donna intelligente, tenace, che cerca di volersi bene e di andare avanti quando le cose non vanno, e al momento giusto sa anche guardarsi allo specchio e fare una distinzione tra ciò che era solo una scialuppa di salvataggio per la sua serenità e quello che invece conta davvero per lei. È un personaggio che ho sentito vicino più volte negli ultimi anni.


La colonna sonora – compresi i pezzi di testo all’inizio di ogni paragrafo – è No strings di Ed Sheeran, che trovate qua.


Spero che vi sia piaciuto questo mio insolito San Valentino! Fatemi sapere che ne pensate… e se anche voi siete ancora in attesa della quinta stagione, e magari pure di un unicorno rosa, che nella vita non si sa mai.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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