lunedì 1 aprile 2019

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Il classico di Shakespeare in scena al Teatro Elfo Puccini




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Consigli teatrali”, oggi vi parlo del terzo ed ultimo spettacolo incluso nell’abbonamento al Teatro Elfo Puccini che mi è stato regalato da due mie amiche. 

Dopo la tragedia greca con Antigone e la commedia di Molière con La scuola delle mogli, sono rimasta nell’ambito dei classici ed ho visto Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.

Come sempre, oggi vi racconto le mie impressioni!



Trama e sotto-trame della storia



La storia, ambientata nell’antica Grecia, si svolge ad Atene, nel momento in cui si stanno per celebrare le nozze tra il re Teseo e la nobile Ippolita.

Tutta la città vive un momento di gioia e di festa, ma ci sono quattro giovani appartenenti alla classe sociale più nobile che, invece di pensare ai divertimenti, soffrono terribilmente. 
Ermia, figlia di Egeo, è innamorata (ricambiata) di Lisandro, ma il padre le ha imposto di sposare Demetrio, che a sua volta è amato senza speranza dalla triste Elena. 

I quattro ragazzi, in seguito ad una serie di equivoci, fuggono nei boschi vicini ad Atene proprio la notte prima della nozze, e finiscono per perdersi. 


Il bosco, infatti, è tormentato da nebbie e tempeste, e non per una banale perturbazione: il Re e la Regina delle Fate, Oberon e Titania, hanno litigato per un servo che entrambi desiderano, e sono in una fase di separazione. Entrambi si servono dei loro servitori, il folletto Puck ed una Fata, per farsi reciprocamente dei dispetti ed agitare la foresta. 


A rendere ancora più complesso l’intreccio della storia ci pensa una sgangherata compagnia di attori, che è stata ingaggiata per le nozze e che decide di mettere in scena la prova generale proprio di notte nel bosco.


Tutti i personaggi della storia dovranno affrontare una lunga notte fatta di equivoci, magie, imprevisti, sortilegi ed eventi inspiegabili… qualcosa di molto lontano dalla realtà e molto simile ad un sogno.



La regia e l’interpretazione



Si tratta di una celeberrima commedia del Bardo, che, per via del grande spazio lasciato alla fantasia, ha il grande pregio di poter essere raccontata con toni ed atmosfere di volta in volta diverse. 

In questo caso, il regista è Elio De Capitani, lo stesso di Libri da ardere, uno spettacolo a cui avevo assistito in novembre. 

Le due rappresentazioni, inoltre, hanno in comune anche una delle giovani attrici, Carolina Cametti, che interpreta il ruolo di Elena con la sua grande intensità e con la sua voce inconfondibile.


Dal momento che ho conosciuto Elio De Capitani con una rappresentazione fortemente drammatica, mi aspettavo uno spettacolo piuttosto serio ed intenso. 
Sono invece rimasta positivamente sorpresa, perché l’inaspettata leggerezza di tante parti della rappresentazione l’ha resa incredibilmente godibile, anche per i molti ragazzi delle scuole superiori che erano presenti con i loro insegnanti e che ho sentito ridere dentro la sala. 

Come credo immaginiate, i ragazzi in età scolare vanno senz’altro considerati i giudici più severi, e farli divertire per quasi tre ore è una bella sfida.

Gli attori, però, riescono in quest’impresa, tra equivoci verbali ed una gestualità che ricorda piacevolmente il cinema muto.



La scenografia ed i costumi



Il contesto classico è stato rispettato dalla scenografia, che presenta un grande arco con un colonnato tipico dell’arte greca per tutte quelle scene che sono ambientate ad Atene.

Il bosco, invece, è reso in modo da lasciare un po’ più di spazio all’immaginazione: un grande telo verde è sospeso sulle teste dei protagonisti, e lo sfondo, intervallato da fessure rettangolari che sembrano finestre e punteggiato di verde, potrebbe richiamare una selva di alberi così come il retro di un teatro d’epoca dipinto per l’occasione.

L’intento dello scenografo sembra essere quasi filologico, come se egli ci volesse far vedere lo spettacolo proprio come lo metteva in scena Shakespeare.


Questo intento, a mio parere, diventa particolarmente evidente osservando i costumi degli attori: Teseo, Ippolita ed i giovani innamorati non sono vestiti come degli antichi Greci, ma gli uomini indossano dei completi eleganti e le donne, specie alla fine, degli abiti di foggia elisabettiana, con tanto di colletto rigido.

Anche i costumi del popolo della foresta, seppur con qualche elemento di stravaganza (cappelli o veli) rimandano o all’eleganza contemporanea o agli abiti lunghi, ampi e rigidi dell’Inghilterra in età moderna.

Fanno eccezione gli attori, che indossano abiti di lavoro, in quanto essi non nascondono allo spettatore la loro appartenenza ad un altro mestiere (dal cuoco all’inserviente) e la loro amatoriale passione per il teatro.



Le due fughe: il sogno ed il teatro nel teatro



L’elemento di originalità del Sogno di una notte di mezza estate, che lo rende una delle opere più note ed amate di Shakespeare, è il fatto che i problemi che affliggono i protagonisti vengano risolti tramite una serie di magie e stratagemmi che sembrano quasi onirici. 

Escludendo per ovvi motivi le tragedie shakespeariane, infatti, esistono sì delle opere dell’autore che prevedono un lieto fine, come, ad esempio, Molto rumore per nulla o (sebbene con un po’ di amarezza) Il mercante di Venezia. In entrambi i casi, sono la legge o il saggio consiglio di qualche personaggio a guidare i protagonisti verso una felice risoluzione. 


Sogno di una notte di mezza estate, invece, è totalmente irrazionale: ogni personaggio della storia, infatti, torna a casa felice dopo aver compiuto la sua fuga.

Per i quattro amanti si tratta della fuga nel bosco, che diventa presto confusa come una sorta di sogno.

Per i sovrani della foresta si tratta di un breve allontanamento dalle proprie responsabilità, sia come coppia che come responsabili di ciò che accade nel bosco.

I teatranti, infine, abbandonano per un giorno il loro grembiule di cuoco e riescono a mettere in scena la loro improbabile “farsa tragica”, proponendo agli spettatori una scena di teatro nel teatro tanto cara a Shakespeare e molto divertente.




Lo spettacolo è rimasto in scena al Teatro Elfo Puccini fino al 31 marzo!
Immagino che, però, alcuni di voi avranno assistito al Sogno di una notte di mezza estate in qualche altra versione, vista la fama dell’opera.
Voi che cosa ne pensate? Conoscete questa storia? Vi piace?
L’avete vista rappresentata?
Aspetto un vostro parere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


4 commenti :

  1. Cara Silvia, sai posso dire di avere visto nessuna opera, peccato!!!
    Ciao e buon inizio della settimana, con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso! Magari prima o poi ti capiterà di vedere qualcosa di Shakespeare. Potresti provare anche in tv, sul canale 23! Buona settimana anche a te!

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  2. Mai vista nemmeno ma la storia è bellissima ed è bello che ne parli

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    1. Ciao Susy! A me fa sempre piacere parlare di teatro, soprattutto di questi grandi classici!

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