Il classico di Shakespeare in scena al Teatro Elfo Puccini
Cari
lettori,
per
la nostra rubrica “Consigli teatrali”, oggi vi parlo del terzo ed
ultimo spettacolo incluso nell’abbonamento al Teatro Elfo Puccini
che mi è stato regalato da due mie amiche.
Dopo la tragedia greca
con Antigone e la commedia di Molière con La scuola delle mogli,
sono rimasta nell’ambito dei classici ed ho visto Sogno di una
notte di mezza estate di Shakespeare.
Come
sempre, oggi vi racconto le mie impressioni!
Trama
e sotto-trame della storia
La
storia, ambientata nell’antica Grecia, si svolge ad Atene, nel
momento in cui si stanno per celebrare le nozze tra il re Teseo e la
nobile Ippolita.
Tutta
la città vive un momento di gioia e di festa, ma ci sono quattro
giovani appartenenti alla classe sociale più nobile che, invece di
pensare ai divertimenti, soffrono terribilmente.
Ermia, figlia di
Egeo, è innamorata (ricambiata) di Lisandro, ma il padre le ha
imposto di sposare Demetrio, che a sua volta è amato senza speranza
dalla triste Elena.
I quattro ragazzi, in seguito ad una serie di
equivoci, fuggono nei boschi vicini ad Atene proprio la notte prima
della nozze, e finiscono per perdersi.
Il bosco, infatti, è
tormentato da nebbie e tempeste, e non per una banale perturbazione:
il Re e la Regina delle Fate, Oberon e Titania, hanno litigato per un
servo che entrambi desiderano, e sono in una fase di separazione.
Entrambi si servono dei loro servitori, il folletto Puck ed una Fata,
per farsi reciprocamente dei dispetti ed agitare la foresta.
A
rendere ancora più complesso l’intreccio della storia ci pensa una
sgangherata compagnia di attori, che è stata ingaggiata per le nozze
e che decide di mettere in scena la prova generale proprio di notte
nel bosco.
Tutti
i personaggi della storia dovranno affrontare una lunga notte fatta
di equivoci, magie, imprevisti, sortilegi ed eventi inspiegabili…
qualcosa di molto lontano dalla realtà e molto simile ad un sogno.
La
regia e l’interpretazione
Si
tratta di una celeberrima commedia del Bardo, che, per via del grande
spazio lasciato alla fantasia, ha il grande pregio di poter essere
raccontata con toni ed atmosfere di volta in volta diverse.
In questo
caso, il regista è Elio De Capitani, lo stesso di Libri da ardere, uno spettacolo a cui avevo assistito in novembre.
Le due
rappresentazioni, inoltre, hanno in comune anche una delle giovani
attrici, Carolina Cametti, che interpreta il ruolo di Elena con la
sua grande intensità e con la sua voce inconfondibile.
Dal
momento che ho conosciuto Elio De Capitani con una rappresentazione
fortemente drammatica, mi aspettavo uno spettacolo piuttosto serio ed
intenso.
Sono invece rimasta positivamente sorpresa, perché
l’inaspettata leggerezza di tante parti della rappresentazione l’ha
resa incredibilmente godibile, anche per i molti ragazzi delle scuole
superiori che erano presenti con i loro insegnanti e che ho sentito
ridere dentro la sala.
Come credo immaginiate, i ragazzi in età
scolare vanno senz’altro considerati i giudici più severi, e farli
divertire per quasi tre ore è una bella sfida.
Gli
attori, però, riescono in quest’impresa, tra equivoci verbali ed
una gestualità che ricorda piacevolmente il cinema muto.
La
scenografia ed i costumi
Il
contesto classico è stato rispettato dalla scenografia, che presenta
un grande arco con un colonnato tipico dell’arte greca per tutte
quelle scene che sono ambientate ad Atene.
Il bosco, invece, è reso
in modo da lasciare un po’ più di spazio all’immaginazione: un
grande telo verde è sospeso sulle teste dei protagonisti, e lo
sfondo, intervallato da fessure rettangolari che sembrano finestre e
punteggiato di verde, potrebbe richiamare una selva di alberi così
come il retro di un teatro d’epoca dipinto per l’occasione.
L’intento dello scenografo sembra essere quasi filologico, come se
egli ci volesse far vedere lo spettacolo proprio come lo metteva in
scena Shakespeare.
Questo
intento, a mio parere, diventa particolarmente evidente osservando i
costumi degli attori: Teseo, Ippolita ed i giovani innamorati non
sono vestiti come degli antichi Greci, ma gli uomini indossano dei
completi eleganti e le donne, specie alla fine, degli abiti di foggia
elisabettiana, con tanto di colletto rigido.
Anche
i costumi del popolo della foresta, seppur con qualche elemento di
stravaganza (cappelli o veli) rimandano o all’eleganza
contemporanea o agli abiti lunghi, ampi e rigidi dell’Inghilterra
in età moderna.
Fanno
eccezione gli attori, che indossano abiti di lavoro, in quanto essi
non nascondono allo spettatore la loro appartenenza ad un altro
mestiere (dal cuoco all’inserviente) e la loro amatoriale passione
per il teatro.
Le
due fughe: il sogno ed il teatro nel teatro
L’elemento
di originalità del Sogno di una notte di mezza estate, che lo
rende una delle opere più note ed amate di Shakespeare, è il fatto
che i problemi che affliggono i protagonisti vengano risolti tramite
una serie di magie e stratagemmi che sembrano quasi onirici.
Escludendo
per ovvi motivi le tragedie shakespeariane, infatti, esistono sì
delle opere dell’autore che prevedono un lieto fine, come, ad
esempio, Molto rumore per nulla o (sebbene con un po’ di
amarezza) Il mercante di Venezia. In entrambi i casi, sono la
legge o il saggio consiglio di qualche personaggio a guidare i
protagonisti verso una felice risoluzione.
Sogno di una notte di
mezza estate, invece, è totalmente irrazionale: ogni personaggio
della storia, infatti, torna a casa felice dopo aver compiuto la sua
fuga.
Per
i quattro amanti si tratta della fuga nel bosco, che diventa presto
confusa come una sorta di sogno.
Per
i sovrani della foresta si tratta di un breve allontanamento dalle
proprie responsabilità, sia come coppia che come responsabili di ciò
che accade nel bosco.
I
teatranti, infine, abbandonano per un giorno il loro grembiule di
cuoco e riescono a mettere in scena la loro improbabile “farsa
tragica”, proponendo agli spettatori una scena di teatro nel
teatro tanto cara a Shakespeare e molto divertente.
Lo
spettacolo è rimasto in scena al Teatro Elfo Puccini fino al 31
marzo!
Immagino
che, però, alcuni di voi avranno assistito al Sogno di una notte
di mezza estate in qualche altra versione, vista la fama
dell’opera.
Voi
che cosa ne pensate? Conoscete questa storia? Vi piace?
L’avete
vista rappresentata?
Aspetto
un vostro parere!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, sai posso dire di avere visto nessuna opera, peccato!!!
RispondiEliminaCiao e buon inizio della settimana, con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! Magari prima o poi ti capiterà di vedere qualcosa di Shakespeare. Potresti provare anche in tv, sul canale 23! Buona settimana anche a te!
EliminaMai vista nemmeno ma la storia è bellissima ed è bello che ne parli
RispondiEliminaCiao Susy! A me fa sempre piacere parlare di teatro, soprattutto di questi grandi classici!
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