Le mie opere teatrali preferite del poeta e drammaturgo
Cari lettori,
è di nuovo il “momento
dei classici”.
Oggi vorrei parlarvi di quello che è comunemente ritenuto uno
dei più importanti poeti e drammaturghi che siano mai esistiti al mondo:
William Shakespeare.
È davvero difficile parlare di questo autore in maniera
oggettiva, senza far trasparire una preferenza per un’opera piuttosto che per
un’altra. La sua produzione, infatti, è talmente sterminata e varia che è
difficile non trovare qualcosa che non sia di proprio gradimento.
Per questo motivo ho
scelto di parlare semplicemente di quello che più mi piace e del perché mi
affascina tanto. Ovviamente, come ogni volta che pubblico qualche post con
un’impostazione più soggettiva, ci tengo a ribadire che quella che segue non è
assolutamente una classifica in base alla qualità oggettiva, anche perché
l’autore preso in considerazione oggi è talmente importante per la nostra
storia e la nostra cultura che sarebbe impossibile.
Per questo post ho scelto
di concentrarmi sulle opere teatrali, mentre alle poesie dedicherò sicuramente
un altro spazio più avanti.
Molto rumore per nulla
Non potevo non iniziare
da quella che è sicuramente la mia opera teatrale shakespeariana prediletta e, con
ogni probabilità, anche una delle mie preferite in assoluto.
La storia è
ambientata in Italia, in una Messina piena di luce e dei colori della campagna.
In questa cornice apparentemente serena vive Leonato, insieme alla figlia Ero
ed alla nipote Beatrice, che sono cugine ma si vogliono bene come se fossero
sorelle.
La quiete sta per essere turbata dal ritorno dalla guerra del Principe
di Aragona, che è deciso ad alloggiare presso la residenza di Leonato insieme
ai suoi fedelissimi luogotenenti: Claudio, innamorato da sempre di Ero, e
Benedetto, suo malgrado costretto a rivedere Beatrice. Sembrerebbe una cornice
perfetta per feste, divertimenti ed una meritata pace in seguito alla guerra; i
nostri protagonisti non hanno fatto però i conti con il fratello geloso del
Principe e con i loro imprevedibili sentimenti…
La storia d’amore
centrale dell’opera sarebbe quella tra Claudio e Ero, ma lo è solo in linea
teorica.
I veri protagonisti della narrazione sono infatti i divertentissimi
Beatrice e Benedetto, che hanno un modo molto originale di esprimere il
reciproco affetto: non fanno altro che litigare e beccarsi l’un l’altra con
delle intelligentissime gare verbali. A parole si definiscono duri, burberi,
sarcastici, ma quando Ero si trova al centro di un grande scandalo sono gli
unici a credere nella purezza dei suoi sentimenti.
Sono due personaggi
straordinari, molto attuali, e probabilmente senza di loro la commedia sarebbe
molto più melensa e dimenticabile.
Sogno
di una notte di mezza estate
Restiamo sui toni della
commedia ed andiamo ad Atene, nel momento in cui si stanno per celebrare le
nozze tra Teseo ed Ippolita, regina delle Amazzoni.
I protagonisti della storia
non sono però dei ed eroi, ma due coppie di amici, Ermia e Lisandro, Elena e
Demetrio, costretti dall’autorità dei genitori a rinunciare ai loro sogni
d’amore. Arrabbiati e frustrati, essi finiscono per compiere una fuga notturna
nel bosco vicino, ed è lì che ha inizio la loro avventura.
Entrano infatti in
gioco anche le creature del bosco: Oberon, il re degli elfi, e la moglie
Titania, costantemente in disaccordo tra di loro per motivazioni più o meno
futili; Puck, il servo di Oberon, molto più intraprendente e per questo molto
più importante all’interno del dramma di tutti i suoi padroni; le fate, i
folletti e molte altre creature.
Come se tutto ciò non fosse già
sufficientemente complicato, nel bosco si sono accampati anche alcuni
artigiani, che si sono improvvisati attori e stanno provando una
rappresentazione teatrale per le nozze di Teseo ed Ippolita. Equivoci, inganni
e tradimenti porteranno tutti i personaggi della narrazione a perdersi e ad
incrociarsi di nuovo, fino alla risoluzione finale.
Quello che ho
apprezzato di più di questa storia di Shakespeare è l’uso assolutamente azzeccato
del termine sogno: l’intera
rappresentazione è onirica e fiabesca. A volte sembra mancare un senso logico,
e non sempre lo spettatore comprende fino in fondo il senso delle azioni di
ogni singolo personaggio, ma l’insieme è orchestrato in modo straordinariamente
armonioso. Si tratta, in definitiva, di un’opera ideale a cui assistere quando,
come i nostri protagonisti, il desiderio di fuga dalla realtà si fa troppo
pressante.
Il
Mercante di Venezia
Quest’opera
shakespeariana non è né una commedia né un dramma: è una delle cosiddette black comedies dal finale apparentemente
lieto ma con importanti elementi di denuncia, in questo caso sociale.
Al centro di questa
storia ci sono Bassanio, giovane gentiluomo veneziano, ed il suo caro amico
Antonio, maturo mercante. Il primo vorrebbe sposare Porzia, nobildonna di Belmonte,
ma ha bisogno di soldi per andare da lei e corteggiarla. Antonio, che solitamente
presta denaro agli amici senza interesse, non può però aiutarlo, perché ha
tutti i contanti impegnati in traffici marittimi.
Egli è dunque costretto, per
il bene di Bassanio, a rivolgersi a Shylock, usuraio ebreo malvisto dalla
comunità veneziana. Egli ha sempre portato rancore ad Antonio ed approfitta di
questa contingenza per vendicarsi, imponendogli un “interesse” che equivale, di
fatto, ad una sentenza di morte. Shylock non ha però fatto i conti con i tanti
amici vicini e lontani di Antonio, pronti a salvarlo ed a lasciare l’usuraio
ancora una volta insoddisfatto.
Credo che questa storia
shakespeariana mostri con chiarezza luci ed ombre della Venezia del XVI secolo.
I punti di forza erano sicuramente la cultura, la potenza nei commerci ed una
straordinaria emancipazione delle donne: saranno infatti Porzia e la serva
Nerissa le vere risolutrici della situazione.
La grande debolezza che
viene mostrata nel corso del dramma è invece l’antisemitismo. Certo, Shylock
conduce un’attività davvero spregevole, è incattivito e vendicativo, ma forse
non sarebbe stato così propenso a ricattare i protagonisti se non fosse stato
insultato per anni dai nobiluomini veneziani e soprattutto dal mirabile
Antonio.
Shakespeare non relega semplicemente l’usuraio nel ruolo di villain della storia, ma gli fa
pronunciare anche dei discorsi molto severi e di denuncia del razzismo che ha
subito. La totalità della sua sconfitta, in un certo senso, rende questa black comedy ancora più amara.
Amleto
Dovendo scegliere la mia preferita tra le opere tragiche di Shakespeare, ho deciso di parlare di questa, la più nota, secondo
me destinata a restare immortale.
Si potrebbero fare tante sottolineature, ma
io, in particolare, ne ho scelte due.
Amleto è, innanzitutto,
il dramma che più di tutti quelli shakespeariani (in competizione forse solo
con La tempesta) celebra il teatro. È
infatti noto che Claudio, lo zio assassino di Amleto, si senta smascherato solo
nel momento in cui assiste ad una rappresentazione che mette in scena un
delitto fin troppo simile al suo. L’autore, in questo dramma, non celebra solo
il potere della parola, ma anche e soprattutto quello della rappresentazione.
Se però nelle tragedie greche la messa in scena di violenti delitti era catartica in senso positivo, nel caso
shakespeariano essa sconvolge gli antagonisti di Amleto, che, da quel momento
in avanti, giocheranno a carte scoperte.
Inoltre, questa
tragedia è, in definitiva, il dramma della fragilità della monarchia, in ogni
suo aspetto. Amleto è l’erede al trono di Danimarca, e da lui il popolo si
aspetta una certa forza e volitività; egli, invece, si rivela debole e fragile,
corroso dal dubbio e riflessivo fino all’esasperazione. Suo malgrado, egli
finisce per diventare a sua volta crudele con Ofelia, che è l’ultimo
personaggio che se lo meriterebbe. Tuttavia, egli riesce a risultare comunque
l’eroe della storia non esattamente per merito suo, ma per demerito di chi lo
circonda, soprattutto di Claudio e Gertrude, avidi, malvagi e circondati da
consiglieri certo non migliori di loro.
La storia di Amleto è solo
apparentemente la tragedia privata di un figlio cui viene ordinato di vendicare
la morte del padre: le azioni di ogni singolo personaggio, infatti, ricadono su
un’intera nazione e forse anche su altre.
Naturalmente
è difficile scegliere solo quattro drammi shakespeariani all’interno di una
sterminata produzione, considerando anche che ognuno di voi avrà i suoi
preferiti, che potrebbero non coincidere affatto con i miei.
Proprio
per questo resto in attesa, come sempre, dei vostri pareri!
Che
cosa pensate di queste opere di Shakespeare? Ne preferite altre?
Qualcuna
di esse è sulla lista delle vostre prossime letture?
Grazie
per la lettura! Al prossimo post J
Ciao SIlvia.
RispondiEliminaconfesso di non conoscere tutti i romanzi di questo grande grandissimo autore anche se mi dico sempre che dovrei recuperarli tutti. Secondo me ha uno stile particolare, e mi piace molto. Molto rumore per nulla per esempio mi manca
Io ovviamente avrei aggiunto Romeo e Giulietta perchèl'ho letto due volte.
Bello il tuo post, è sempre interessante venire nel tuo angolino e scovare qualcosa di particolare come questo
Ciao Susy! Ti consiglio assolutamente di leggere/vedere rappresentato "Molto rumore per nulla"! Avrei inserito anche Romeo e Giulietta, ma ne ho già parlato ben due volte nei "Consigli teatrali"!
EliminaDi questo grandissimo drammaturgo ho letto (ma diversi anni fa) AMLETO, LA BISBETICA DOMATA, ROMEO E GIULIETTA e SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE: ne ho un ricordo molto molto piacevole e anzi credo che o rileggerò qualcuno di questi o magari scelgo qualcosa di nuovo... , tipo IL MERCANTE DI VENEZIA ;-)
RispondiEliminaCiao Angela! "La bisbetica domata" mi manca...l'ho vista rappresentata anni fa, ma era una versione un po' romanzata, e non ho mai letto il testo! Rimedierò presto :-)
EliminaCiao Silvia! Io ho letto Amleto, Il mercante di Venezia, Romeo e Giulietta e La tempesta, ma vorrei recuperare tutte le opere di questo grande autore che mi ha sempre incuriosito e affascinato :)
RispondiEliminaCiao Maria! "La tempesta" mi manca! Anche io spero, prima o poi, di completare la lettura di tutte le sue opere :-)
EliminaCiao Silvia! Di Shakespeare ho letto Il mercante di Venezia e Amleto.
RispondiEliminaPenso che ancora più bello sarebbe vedere le sue opere rappresentate al teatro, ma ancora non ne ho avuto l'occasione. Speriamo presto :-)
Ciao! Io ho visto rappresentate le prime due di cui ho parlato, più Romeo e Giulietta e la Bisbetica domata. De "Il mercante di Venezia" esiste una splendida versione cinematografica con Jeremy Irons ed Al Pacino :-)
EliminaMi sono avvicinata a quest'autore solo da qualche anno; purtroppo ho letto ancora troppo poco di lui e non posso fare a meno di affermare che avrei dovuto dedicargli tempo e attenzione molto tempo fa, perché credo che la complessità e il ricco contenuto delle sue opere avrebbe potuto giovare alla mia anima di lettrice. In ogni caso, meglio tardi che mai. Delle opere di cui hai parlato ho letto solo Amleto e Sogno di una notte di mezza estate, meravigliosi entrambi. Inoltre, ho assistito alla rappresentazione di Re Lear e Otello a teatro: due esperienze indimenticabili.
RispondiEliminaCiao!! Credo che non sia mai troppo tardi per scoprire un classico... il beneficio che se ne trae c'è sempre!
EliminaIo, per esempio, non conosco molto bene Re Lear :-)