giovedì 12 settembre 2024

ALDA MERINI: L'EROINA DEL CAOS

 Recensioni classiche 2024




Cari lettori,

bentornati all’appuntamento bimestrale con le nostre “recensioni classiche”!


Come forse qualcuno di voi saprà già, il percorso di quest’anno – o almeno, il buon proposito che finora sto mantenendo – prevede la lettura di un classico ogni due mesi circa, concentrandomi soprattutto sulle opere dei letterati italiani che ho scaricato anni fa dal Kindle e che poi non sono più riuscita a leggere.


Due dei bimestri sono stati dedicati ad una delle scoperte più importanti di quest’anno, Federigo Tozzi, prima leggendo "Con gli occhi chiusi" e poi con "Tre croci ed una sua antologia". C’è stato un post incentrato sulla raccolta di racconti "Fior di passione" di Matilde Serao. L’appuntamento estivo ha avuto per protagonista il teatro di Carlo Goldoni con "Il servitore di due padroni".


Per questo bimestre settembre/ottobre ho pensato a qualcosa di un po’ diverso: la biografia di una grande figura del Novecento italiano.


Poco prima dell’estate avevo letto Alda Merini: l’eroina del caos, di Annarita Briganti. È una lettura che non avrei saputo inserire nelle rubriche di altre mie recensioni “a tema” o “per autore”, e non mi sembrava neanche giusto abbinarla a dei romanzi, proprio perché è qualcosa di diverso. 


Mi sarebbe piaciuto dedicarle un post a sé, e così, anche se forse un po’ impropriamente, ho pensato di inserirla qui, tra le recensioni classiche. In fondo, a parte Carlo Goldoni che penso tutti abbiamo studiato a scuola, gli altri post classici di quest’anno vanno alla riscoperta di due autori che, sebbene si siano conquistati un posto nel firmamento della letteratura italiana, non sono poi così studiati come meriterebbero. Mi sembrava giusto inserire in quest’ottica una poetessa, anzi, una poeta – come lei stessa si definiva – che a Milano è una vera e propria istituzione, ha segnato la nostra poesia contemporanea, ma forse in altre zone d’Italia non è stata così conosciuta ed apprezzata.


Ripercorriamo insieme la sua storia insieme ad Annarita Briganti, l’autrice della biografia!



Un’infanzia difficile e la guerra


La vita di Alda Merini è stata difficile fin dall’inizio. Il suo carattere ribelle emerge fin dalla più tenera età ed i suoi genitori, che sono comprensibilmente animati da una mentalità di quei tempi, non riescono a fare fronte alle idee fin troppo moderne di quella che per loro è ancora una bambina. Non la incoraggiano più di tanto nemmeno negli studi, perché desiderano un figlio maschio e, se egli arriverà, non riterranno più necessario provvedere all’istruzione di Alda e della sorella.


Ella non demorde e, grazie al sostegno di un’insegnante, si prepara alla prova di ammissione alla scuola media, ma non riesce a superare il test di italiano. Si rassegna così a frequentare l’avviamento professionale, anche se già allora coltiva il sogno di essere una poeta.


È solo un’adolescente quando scoppia la guerra ed iniziano anni difficili per tutta la famiglia. Da un trasferimento all’altro, sotto le bombe ed in mezzo agli sfollati, i Merini perdono tutto, ma sopravvivono, e riescono a mettere al mondo il figlio maschio che tanto desideravano.


Di questa prima parte della biografia di Alda Merini mi ha colpito molto il fatto che lei stessa descrivesse la sua famiglia durante la guerra come “povera in canna”, e che questa condizione non l’abbia mai spaventata veramente. Nonostante il successo che la poeta ha riscosso già in vita, ella non è mai stata benestante: la sua arte, per quanto molto apprezzata, non le ha mai consentito di arricchirsi, e la sua dimensione ideale è sempre stata quella di un’umile quotidianità. Nella biografia, l’autrice racconta persino di come ella sia stata tra i beneficiari della legge Bacchelli del 1995, che consentì a tanti artisti e letterati di occuparsi della loro arte venendo aiutati da un sussidio. Forse qualcosa che non ti aspetteresti da un personaggio che oggi non ha certo bisogno di presentazioni.


Eppure lei è rimasta per tutta la vita così, una persona di famiglia piccolo borghese che aveva perso tutto con la guerra ma non se ne curava, pensava solo alla sua arte.



Gli amori, la famiglia, i ricoveri


La gioventù di Alda Merini è stata caratterizzata da un primo ingresso nel mondo della letteratura e della poesia milanese, grazie ad amici e conoscenti di quegli insegnanti che avevano sempre creduto in lei. Ella intreccia una relazione anche con un uomo di quel mondo, ma la moglie di lui non concederà mai il divorzio e presto quella passione si spegnerà (anche se rimane per tutta la vita un’affinità stupefacente con la figlia del suo amante).


Il primo dei suoi due matrimoni è un panettiere, un uomo concreto che vorrebbe la classica moglie e madre e – un po’ inspiegabilmente, diciamocelo – sposa invece una “ape furibonda” animata dalla creatività, come spesso Alda Merini è stata definita.


La coppia non funziona: lui reagisce bevendo e diventando violento, lei manifestando i primi segni delle sue difficoltà psicologiche, acuiti dalla frustrazione di una vita non sua.


Sono anni difficilissimi per la poeta: passa più tempo in manicomio che a casa, e tra un ricovero ed un altro concepisce quattro figlie. Sia dal punto di vista della salute mentale che della maternità incontra moltissime difficoltà, anche perché i tempi erano davvero inclementi con una donna che si mostrava instabile nel primo campo e fallibile nel secondo (e sinceramente dovremmo chiederci se adesso invece sono tempi clementi da questi punti di vista… io direi di no).


Tutto ciò che la poeta scrive sul manicomio – quando può, perché spesso le levano anche di mano carta e penna – è una pagina vergognosa per la storia italiana: i maltrattamenti erano all’ordine del giorno e gli elettroshock… meglio non commentare. 

Finirà in manicomio anche a Taranto, dopo aver perso il secondo marito, medico e letterato ultra ottantenne, con cui ha trascorso solo quattro anni, che però lei definisce molto felici.


Eppure, nonostante tutti i dolori e le sconfitte, questa biografia è piena di osservazioni sullo spirito gioioso della poeta, su come, nonostante tutto, ella sia stata felice, perché “la vita è meravigliosa proprio perché non è facile”, come dice uno dei suoi amici.


Una persona esclusa dalla società solo perché “diversa” e apprezzata in vita solo da chi aveva grande sensibilità, giudicata male dai benpensanti, additata come moglie e madre problematica, che però si ostinava a coltivare la sua arte in barba a tutto e tutti. Per me, al netto di tutte le fragilità, un esempio.



Il mondo della poesia e dell’editoria


Abbastanza scontato immaginare che una personalità così forte non abbia sempre avuto un buon rapporto con gli esponenti del mondo culturale in cui si muoveva.


Molti letterati italiani del tempo, sia tra gli artisti che tra gli studiosi e gli addetti ai lavori, non le hanno perdonato semplicemente il suo essere così com’è. Donna, meno istruita di altri, “la pazza della porta accanto” (come lei stessa si definiva).


Anche con i suoi editori i rapporti non sono stati sempre rosei: spesso Alda Merini ne parlava male, anche se, a giudicare dalle testimonianze di chi lavorava con lei, si trattava più di una presa di posizione nei confronti del mondo dell’editoria che di un effettiva situazione di scontro con le singole persone, con alcune delle quali c’erano addirittura affetto e stima.


In generale, Alda Merini era lontana da tutta quella parte del mondo letterario ed editoriale che strizzava l’occhio al lato aziendale. La “sua” Milano non è quella degli eventi, del marketing, della promozione del suo lavoro anche in termini di immagine. Certo, si potrebbe obiettare che era pur sempre una donna di altri tempi, che aveva fatto la guerra e che in gioventù si era confrontata con i grandi nomi del Novecento. Però io sono convinta che ci sia stato dietro anche un ragionamento tutto suo: in fondo ella si è distinta fin da piccola per il suo essere “avanti per i tempi” e credo che se avesse voluto abbracciare uno stile editoriale più moderno lo avrebbe fatto. Semplicemente io penso che anche da questo punto di vista abbia voluto essere se stessa, senza scusarsi o giustificarsi.



Le parole dei componenti del suo “cerchio magico”


La seconda parte della biografia raccoglie le testimonianze di quello che Alda Merini considerava il suo “cerchio magico”: il musicista e cantautore Giovanni Nuti, le figlie e la nipote, la studiosa Ave Comin, il fotografo ed artista Giuliano Grittini, persino le lettere scambiate con il cardinal Ravasi.


Questa parte del libro è quella che secondo me mostra in modo più chiaro perché l’autrice abbia scelto di definire Alda Merini “un’eroina del caos”: perché tutto nella sua vita, dagli anni pieni di eventi turbolenti alla quotidianità fatta di casa ed amicizie, era caotico, e solo lei sapeva muoversi con grazia in mezzo a tutto questo disordine.


Il suo appartamento, tutt’altro che ordinato ed a volte troppo piccolo per tutti gli ospiti, era costantemente visitato da personaggi completamente diversi tra loro, legati soltanto dall’amicizia con la poeta. E questo si nota, perché ognuno di essi racconta un “pezzetto” diverso di questa incredibile donna. Nessuno la loda: le figlie ammettono che è stata una madre complicata ed ingombrante da gestire, l’amico bravo a guidare ricorda che con lei certi viaggi sono stati infernali, chi è andato da lei con ammirazione non sempre è stato trattato con i guanti.


Proprio per questo, il ritratto che emerge dell’artista è davvero a 360°, e Alda Merini, come dice la figlia Barbara, è la poeta “di tutti”.


Ho bisogno di sentimenti,

di parole, di parole scelte sapientemente,

di fiori detti pensieri,

di rose dette presenze,

di sogni che abitino gli alberi,

di canzoni che facciano danzare le statue,

di stelle che mormorino agli orecchi degli amanti.

Ho bisogno di poesia,

questa magia che brucia la pesantezza delle parole,

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

(Da “Io non ho bisogno di denaro”, Alda Merini)





Ecco lo “spazio classico” di oggi!

Spero di essere riuscita a rendere abbastanza bene l’unicità di Alda Merini, ma vi assicuro che la biografia racconta molto di più. E se preferite l’approccio diretto, ci sono sempre le sue opere. Oppure potete fare un giretto in zona Navigli, vicino al ponte che è stato dedicato a lei, e farvi un’idea di quale sia stata la “sua” Milano.

Come sempre, aspetto i vostri pareri e commenti.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 9 settembre 2024

UN GIRETTO A...SAVONA

 Visitiamo insieme la città




Cari lettori,

per oggi ho in programma una delle nostre piccole “gite fuori porta”!


Settembre per me – almeno la sua prima metà - è l’ultima parte di un’estate spesso lunga, piacevole e faticosa da lasciar andare, specie se non si è proprio amanti dell’autunno… e men che meno dell’inverno.


Così ho pensato, prima di arrenderci definitivamente ai post a tema libro/copertina/the caldo (anche perché, non so da voi, ma da me settimana scorsa eravamo praticamente in un forno, ed anche in questi giorni il clima è ancora parecchio estivo), di proporvi un lunedì a spasso con me! Un po’ come avevamo fatto l’anno scorso a Cremona e a Bellano, o quest’anno a Genova


La scelta è stata un po’ obbligata, perché quest’anno prima c’è stata una primavera bruttissima – ed un inizio estate pieno di nubifragi -, poi, quando finalmente mi sono spostata in quel di Varazze, il caldo è diventato così forte da consentirci a stento di stare sulla spiaggia invece che perennemente in acqua, tipo cioccolatini mezzi squagliati a bagnomaria.


Però un giorno che ha rinfrescato dopo un’intera domenica di temporali abbiamo potuto fare un giro a Savona, che è così vicina alla nostra Varazze. L’ho vista anche l’anno scorso, ma non avevo ancora fatto un post dedicato… così eccolo qua!



L’ingresso in città e la zona mercato


Premesso che ci sono anche dei treni regionali a tutte le ore, solitamente noi da Varazze arriviamo con una linea di autobus che passa circa ogni mezz’ora. Scendiamo alla fermata poco dopo la famosa Torretta: da lì inizia il centro della città.



In quella zona ci sono anche la famosa fortezza del Priamar, che purtroppo è visitabile solo alla sera – e noi, per un motivo o per l’altro, siamo sempre lì di giorno – ed altre torri storiche. In generale sono tante le città e cittadine della Liguria che conservano mura medioevali… anche a Varazze ci sono!



Quasi di fronte alla Torretta, invece, ha inizio Via Paleocapa, uno dei vialoni principali del centro, nonché cuore del gigantesco mercato del lunedì, che dura tutto il giorno ed è davvero ricco di occasioni. Il resto della settimana non potete camminare in mezzo alla strada e non ve ne accorgerete, ma il lunedì vedrete che tanti dei palazzi hanno delle splendide decorazioni a mosaico.



Lungo i lati della via e di quelle adiacenti ci sono invece dei bei portici con negozi, quindi è comunque una zona carina da visitare anche quando non c’è il mercato.



La zona centrale


Come vedremo meglio, il centro è diviso in due parti, una più vecchia e caratteristica ed una più nuova, fatta di palazzi imponenti. In particolare, a metà di uno dei vialoni, c’è una piazza particolarmente grande, con un palcoscenico che immagino ospiti gli eventi estivi.



La zona nuova è fatta di vialoni ricchi di negozi e bar, che portano dritto verso il mare. Un'area per lo shopping a metà strada tra la tradizione ligure e le grandi città.



Non mancano i monumenti storici, come quello ai caduti.



Poco alle spalle di questi viali c’è il Duomo di Savona. Il bellissimo interno è visitabile sia il mattino che il pomeriggio gratuitamente. Purtroppo non si può fare lo stesso con la Cappella Sistina (non è uno scherzo, Papa Sisto IV commissionò un’altra cappella oltre a quella romana, è stata una sorpresa anche per me!), che è visitabile solo nel weekend e solo su prenotazione.



La città vecchia


La parte di Savona che mi piace di più è però l’altra metà del centro, quella più antica: lì ci si sente davvero nel cuore della Liguria, tra palazzi dipinti, vicoli minuscoli, angoli caratteristici.



Uno dei vicoli più belli è sicuramente Vico Spinola, disseminato di esercizi commerciali davvero originali.



Tra Varazze, Albisola, Celle e Savona è fortissima la tradizione della ceramica. Io ho già a casa mia fin troppi souvenir di questo tipo, ma se cercate qualcosa del genere credo che la zona più vecchia sia quella giusta.



Il mare e la Darsena


Come dicevamo prima, i vialoni della zona centrale conducono al lungomare. Rispetto alle cittadine della provincia, esso è piuttosto ampio: il vialone trafficato è separato dalla spiaggia da aree verdi e/o bar, parchi giochi per bambini, attrazioni varie. L’anno scorso ho fatto solo scatti con un mare costantemente arrabbiato; quest’anno invece il maltempo si è concentrato tutto a giugno e poi, insieme al caldo fuori norma, è arrivata anche la bonaccia.



A pochissima distanza dalla fermata dell’autobus c’è invece il porticciolo, che, per quanto più piccolo di quello che si possa immaginare – ovviamente non c’è paragone con Genova – è molto carino e suggestivo.



La Darsena è fatta di moltissimi localini e ristoranti, in parte chiusi di giorno, ma di sicuro vivissimi la sera. È un po’ la tendenza dell’ultimo decennio: anche a Varazze i ristoranti del porto sono quelli più chic, e qualche volta c’è anche musica dal vivo. Durante il pomeriggio, però, i porti sono decisamente caldi, con tutti i pontili in asfalto… meglio arrivare dall’ora dell’aperitivo in avanti!





Questo è tutto quello che ho scoperto di Savona, almeno per ora! Diciamo che, rispetto a Genova, è una meta che potreste scegliere se avete meno tempo e/o se pensate che durante il pomeriggio salirà il caldo e dunque è meglio andarsene poco dopo pranzo.


Genova, specie se avete in mente di passare metà giornata all’Acquario o ad una mostra di Palazzo Ducale, richiede sicuramente un giorno (secondo me, se non ci siete mai stati, anche due). Savona, invece, se siete vicini, può prestarsi ad una gita che sia un po’ leggera, tra passeggiata e shopping, anche se arte e cultura non mancano: le chiese nascondono una serie di tesori e c’è una parte storica da visitare. Magari qualcuno di voi sarà stato meno pigro di me ed avrà visto anche la Darsena e il Priamar in orario serale… in caso fatemi sapere!


Ditemi anche se siete mai passati per la città, se come me avete fatto qualche gita e se vi è piaciuta. Altrimenti, spero di avervi incuriosito!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 5 settembre 2024

ROMANCE DI FINE ESTATE

 Due romanzi di Felicia Kingsley e Ali McNamara




Cari lettori,

bentornati al primo appuntamento post ferie con le nostre “Letture… a tema”!


Penso che ormai mi conosciate piuttosto bene e che quindi sappiate che per me la stagione più calda “chiama” i romance, genere che leggo comunque tutto l’anno ma che trovo più piacevole proprio durante i mesi caldi. Forse le storie d’amore mi consentono di evadere più di altre, e il periodo estivo è perfetto, visto che il mese di giugno solitamente sono proprio stanca ed i mesi di luglio e agosto passo la maggior parte del tempo in un “altrove” marittimo che riesce sempre nella mirabile impresa di essere sia un angolo di conforto che un luogo che fa allargare i miei orizzonti.


Fatto sta che oggi, tra le varie letture di cui dovrei ancora parlarvi, ho scelto di raccontarvi due romance letti proprio sotto l’ombrellone, anche perché li ho trovati alla biblioteca di Varazze. Specifico che di solito è un luogo che frequento molto di più e che invece quest’anno, tra romanzi regalati e prestati, letture sul Kindle e buoni sconto Mondadori di cui usufruire, mi sono limitata praticamente a questi due titoli. È un peccato perché è un posto che solitamente mi piace parecchio, perché è piccola ma fornita… quest’anno però avevamo la casetta davvero piena di libri, e va bene così.


I due protagonisti di oggi sono un fake marriage/enemies to lovers nato dalla penna di un’amatissima autrice italiana e la conclusione di una trilogia inglese che io ho comunque letto a mo’ di stand alone. Quando leggerete i titoli vi accorgerete di un altro motivo per cui amo tanto le biblioteche: permettono l’esperienza di lettura di quei romanzi che qualche anno fa erano al centro dell’attenzione editoriale – e dei conseguenti processi di marketing – e che ora sono immediatamente disponibili, soppiantati da altro (spesso anche dei medesimi autori). Credo di avervi già parlato di quanto per me a volte sia utile ed importante leggere romanzi che avevano fatto grande hype… nel momento in cui esso si è affievolito. Vediamoli meglio insieme!



Matrimonio di convenienza, di Felicia Kingsley


In una Londra periferica e popolare, ben lontana dai fasti della city, vive Jemma, una ventiseienne che vede il mondo a colori esattamente come sua madre e suo padre, hippies nostalgici degli anni ‘70 che vivono di lezioni di yoga e di programmi radiofonici dal sapore vintage. Jemma vive nella cantina del palazzo dei genitori, si arrangia con abiti da pochi euro e uscite con gli amici tra pub e fast food, e guadagna modestamente facendo da truccatrice per un teatro un po’ scalcinato.


Un giorno, però, ella viene convocata da un amico avvocato e scopre di aver ereditato un’enorme fortuna dalla nonna materna, la donna che aveva cacciato di casa sua madre dopo il fidanzamento con suo padre. L’eredità è favolosa e le consentirebbe di vivere da regina, ma è vincolata da una clausola davvero crudele: Jemma dovrà sposare un nobile. Dove trovarlo?


L’amico avvocato avrebbe pensato anche a questo. Tra i suoi clienti c’è Ashford, giovane Duca di Burlingham, di recente rimasto orfano di padre. Purtroppo l’anziano genitore, prima di morire, ha pensato bene di affidare il suo patrimonio a consulenti che hanno fatto investimenti troppo fantasiosi… e si sono rivelati più che rischiosi. Ashford rischia di perdere tutto per ripagare i debiti fatti dall’incauto padre e da chi lo ha malamente assistito, ed in particolare è a rischio la residenza di famiglia: un castello da favola con tanto di parco.


Un matrimonio di convenienza tra Jemma e Ashford potrebbe risolvere tutto: lei potrebbe entrare in possesso dell’eredità e lui potrebbe usarne una parte limitata per non perdere nessun bene di famiglia. I due già al primo incontro non si piacciono – lui scambia lei per la cameriera e lei trova lui un vero snob – e rispondono con un no secco. Poi, però, Jemma perde il suo lavoro e Ashford trova la madre vedova in pieno delirio, ignara del grosso problema familiare ed addirittura convinta che la regina Elisabetta le farà visita di lì a poco.


Ricontattato in fretta e furia l’amico comune, Jemma e Ashford si sposano di nascosto in municipio. L’intenzione sarebbe quella di far finta di niente e vivere vite separate, ma il pettegolezzo di un’impiegata fa finire tutto sui giornali e così… a Jemma tocca un bel trasferimento nelle campagne inglesi, e ad Ashford un’ospite non proprio gradita.


All’inizio sembra tutto un incubo: il galateo, le occasioni formali, la terribile suocera. Poi, però, Jemma, tristemente abituata a frequentazioni con uomini incontrati ai suoi corsi di ballo, inaffidabili e spesso già sposati, inizia ad apprezzare la solidità e la serietà di Ashford. E Ashford, che prima di conoscere Jemma doveva sempre inventarsene una per sfuggire alla corte invadente dei “trapani vestiti Chanel”, come li definiva lui, della nobiltà inglese… scopre i pregi inaspettati di una donna davvero diversa dai suoi soliti giri.



Il mio rapporto con i romanzi di Felicia Kingsley è sempre stato un po’ travagliato, fatto di alti e bassi. So che è un’autrice molto amata, che il BookTok ha contribuito parecchio ad aumentare la sua già crescente fama e che ha una fedelissima fan base. Io però devo dirvi la verità, e cioè che ho letto quattro romanzi suoi e che la mia opinione è stata diversa ogni volta.


Due cuori in affitto mi è piaciuto, soprattutto dal punto di vista dei personaggi e della loro caratterizzazione, ma ho trovato alcune scene un po’ irrealistiche (Link recensione). Non è un paese per single mi aveva lasciato un po’ perplessa per via dell’idea di base, un retelling di Orgoglio e pregiudizio, ed invece mi ha sorpreso in positivo (Link recensione). Il mio regalo inaspettato, infine, è stata una gigantesca delusione che mi ha spinto a mettere in pausa per un po’ le letture dell’autrice (Link recensione).


Matrimonio di convenienza…  per me è il migliore, finora. Forse perché è una delle sue primissime storie, e le successive sono risultate un po’ più “costruite” per via del successo. Forse perché, insieme a due protagonisti agli antipodi ma non cliché, ce ne sono tanti secondari super divertenti. Forse per le scene esilaranti e il linguaggio ironico. Forse perché è una storia divertente e sexy che però non spinge per forza nella direzione dello spicy (e qui si potrebbe aprire una parentesi infinita sul perché e per come questo elemento sia diventato un passaggio quasi obbligato per il mondo romance negli ultimi anni).


Fatto sta che mi è molto piaciuto, che l’ho trovata una storia in cui l’autrice ha espresso al meglio il suo talento. È un romance “da ombrellone” a tutti gli effetti ma è scritto più che bene, anche rispetto ad altri della Kingsley. Lo consiglio anche se ormai tanti di voi non potranno più portarselo in ferie…



Colazione a Notting Hill, di Ali McNamara


Scarlett O’ Brian, ex ragazza di Notting Hill da sempre appassionata di musica e cinema, ha fatto tanta strada da quando ha incontrato il fidanzato Sean in una libreria, proprio come accade nel suo film del cuore.


Innanzitutto, ora ella vive tra Londra e New York, dividendosi tra due lavori che le piacciono molto. In Inghilterra gestisce con il padre la vendita e la distribuzione di quei macchinari che forniscono popcorn nei cinema; in America collabora con la fondazione che aiuta a ritrovare persone di famiglia che si sono perse a causa del tempo o del destino avverso. Le persone con cui gestisce la fondazione l’hanno già aiutata, in passato, a ritrovare sia la madre che il fratello.


Una vita sospesa tra due universi, insomma. Luoghi del cuore e persone molto amate, ma non c’è un attimo di pace, non ora, poi, che Scarlett sta finalmente per sposare Sean. L’organizzazione del matrimonio si rivela davvero complessa ed il tempo per occuparsene si riduce drasticamente quando la fondazione a New York acquista una nuova collaboratrice, la diva Gabriella Romero, detta Gabi, che vorrebbe partecipare ai finanziamenti, ma anche ritrovare una prozia perduta.


In più, l’amico Oscar si sposa a sua volta, l’amica del cuore Maddie mostra di avere delle grosse difficoltà personali e il testimone di Sean, Alex, si rivela piuttosto ambiguo. Riuscirà Scarlett ad avere il suo lieto fine?



Prima precisazione: ero convinta che Colazione a Notting Hill fosse il primo romanzo della trilogia di Ali McNamara che aveva riscosso un discreto successo ormai circa dieci anni fa (più o meno quando ho aperto il blog… non ce la faccio, troppi ricordi!). A mia discolpa devo dire che i dati mobili non prendevano in biblioteca. Comunque, poco importa: il punto è che invece si tratta del terzo volume, e quindi di una storia in cui, bene o male, tutti i nodi vengono al pettine. Certo c’è un antagonista di turno ed alcuni ultimi impedimenti, ma è chiaro che si viaggi spediti verso un lieto fine tanto atteso.


È una storia leggera e piacevole e non ho avuto problemi a leggerla a mo’ di stand alone, però adesso mi piacerebbe sapere come Scarlett ha conosciuto Sean, come si sono innamorati, come ha incontrato o ritrovato gli altri protagonisti. Penso che probabilmente riuscirò a reperire i primi due volumi da qualche parte, ma vi farò sapere!


Seconda precisazione: ripercorrere insieme la trama è per me un momento sempre importante, prima di esprimere pensieri personali e altre valutazioni. In questo caso, però, io lo trovo doveroso, perché ciò che è riportato sulla quarta di copertina è proprio fuorviante. Notando questa discrepanza ho ricordato un problema che in quegli anni (circa tra il 2010 e il 2016/17 massimo) affliggeva i romance – e ne parlavamo anche tra amiche e/o appassionate - : qualunque fosse l’effettivo contenuto del romanzo, sulla trama in quarta di copertina veniva riportato uno dei due modelli “di punta” di quegli anni. Il che, in parole povere, significava: o Cinquanta sfumature di grigio, o un mix tra Il diavolo veste Prada e I love shopping.


Nel caso di Colazione a Notting Hill è stata scelta la seconda opzione. Scarlett viene presentata come una globetrotter che si divide tra due aziende di prestigio: si tratta invece di un’ex ragazza di provincia che ha avuto una vita famigliare travagliata e cerca praticamente con una mano di aiutare il padre e con l’altra di collaborare con chi le ha fatto ritrovare la madre. Un monumento di generosità, altro che lanciatissima donna in carriera. Gabriella Romero è venduta come la Miranda Priestley della situazione: in realtà, non solo il cattivo della storia è un altro, ma Gabi stessa è tutt’altro che diva e si rivela una vera amica. Non parliamo poi fatto che si alluda a un “pentimento” di Scarlett nello stare sotto i riflettori, visto che c’è più di un esilarante siparietto che la vede protagonista di incontri con alcune celebrità… ed a me è sembrata tutt’altro che pentita.


Insomma, recensendo l’altro romanzo vi ho parlato di un effetto negativo del grande successo del romance sul BookTok (la pervasività dello spicy), qui vi parlo di un indubbio pregio: visto che il rosa vende, finalmente tanti tropes e sottogeneri sono stati sdoganati e ogni storia romance, in questi ultimi anni, è stata presentata per quella che è.



Terza e ultima precisazione, proprio per fare la rompiscatole fino alla fine. Avrete intuito che mi è piaciuto tutto, dalle coppie presentate all’ambientazione, dai momenti mistery a quelli comici. Se proprio devo annotare qualcosa che non mi è piaciuto è l’atteggiamento consumista nell’organizzare i matrimoni di Scarlett e di Oscar. Ho trovato davvero eccessivo che persone adulte facessero “i capricci” per cerimonie che forse dovrebbero essere prese più sul serio e invece ad un certo punto rischiavano di trasformarsi in costosissime carnevalate. Però vi chiedo di prendere questa mia osservazione con le pinze, perché mi sono resa conto che le mie esperienze lavorative negli ultimi anni hanno cambiato tanto il mio modo di ragionare, sia dal punto di vista familiare che quello economico… rendendomi molto più grata di quello che ho, ma anche più insofferente ai capricci danarosi. Valutate voi…


Vi farò sapere se riesco a ritrovare i due volumi precedenti!





Questi sono i miei due romance di fine estate!

Che ne pensate? Conoscete le autrici? Vi piacciono? Avete letto questi due libri?

Fatemi sapere un po’!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 2 settembre 2024

QUESTIONS ABOUT SUMMER 2024

 Un riepilogo delle mie letture estive




Cari lettori,

bentrovati! Dopo aver riaperto il blog dopo la pausa estiva, aver ricapitolato insieme i preferiti di agosto ed esserci raccontati le nostre vacanze, è giunto il momento di iniziare insieme settembre… un mese non proprio facile, lo so, ma godiamoci insieme quel che c’è di bello.


Come da tradizione, non può mancare un recap delle letture estive, ed ho pensato di farlo con il tradizionale “Questions about summer” booktag.


Come vedrete, gli unici romanzi che ho già recensito – e per i quali quindi troverete il link – sono i tre preferiti del mese, più un paio di letture di inizio estate. Per il resto, ho buttato lì qualche prima impressione su alcuni dei romanzi che mi hanno accompagnato a luglio ed agosto!



Miglior romanzo letto nell’estate


L’ora di greco è una lettura primaverile che, tra una cosa e l’altra, è finita tra le mie recensioni estive, ma è sicuramente uno dei titoli più belli di quest’anno.


È estate a Seoul e presso il centro di studi linguistici ci sono le ultime lezioni di greco antico prima della pausa per ferie. Il professore, molto appassionato della materia, ha trovato la sua pace in Corea dopo molti anni che si è dovuto dividere tra Oriente e Germania, ma ora deve affrontare una nuova difficoltà: una malattia lo sta portando a perdere la vista.


Tra i pochi alunni del suo corso c’è una signora misteriosa, che però mostra una grande tenacia nell’apprendimento. Si tratta di una donna che a sua volta si è dedicata a lungo all’insegnamento, ma dopo aver divorziato ed aver perduto la custodia del figlio si è ritrovata di fronte ad un vecchio fantasma: il mutismo selettivo.


Il greco antico, tra la sua complessa grammatica e le idee di Platone, costituirà un ponte ideale tra i due protagonisti.



Link recensione



Peggior romanzo letto nell’estate



Sarò sincera: non ci sono state delusioni cocenti o letture no quest’estate. Se proprio dovessi fare una classifica, agli ultimi posti metterei due o tre ebook self di genere romance che ho letto in giugno, quando la mia testa esausta non riusciva davvero a sopportare altro. Ve ne devo ancora parlare, ma vedrete che comunque si tratta di letture forse non eccelse ma piacevoli, che sono servite al loro scopo, quindi parlare di “peggior romanzo” mi sembra proprio eccessivo.


Quanto a ciò che ho letto in luglio e agosto, sono proprio soddisfatta, quindi va bene così.



Un bel romanzo letto a giugno


Una festa in nero di Alice Basso è la conclusione della storia della dattilografa Anita Bo e del suo capo – ed amore segreto – Sebastiano Satta Ascona. I due protagonisti vivono nella Torino degli anni ‘30 e finora sono riusciti ripetutamente a sfidare il regime e la censura con i loro racconti ispirati a fatti realmente accaduti.


Ora, però, per la rivista Saturnalia è giunto il momento dello speciale di Natale, e le menti dei protagonisti non potrebbero essere più lontane: entrambi, di lì a poco, saranno costretti dalle circostanze a sposarsi con persone che non amano. In più, Anita ha la sgradevole sensazione di essere spiata.


Riusciranno i protagonisti – e tutti i loro amici – ad avere il loro lieto fine? Leggere per scoprire…



Link recensione



Un bel romanzo letto a luglio


Soledad di Maurizio De Giovanni è l’ultima – almeno per ora – indagine del tormentato commissario Ricciardi, che ci aveva “momentaneamente” salutato nel 2019 ed è tornato con le sue storie l’anno scorso.


È il Natale del ‘39, il primo di guerra, e per tutti l’atmosfera di festa è soppiantata dal senso di solitudine. C’è chi ha paura per i propri figli, chi per la moglie di origini ebraiche; chi osteggia da sempre il regime e chi lo aveva sostenuto ed ora è deluso; chi vuole fuggire da Napoli e chi, persino dall’Argentina, vorrebbe tornarvi perché ha troppa nostalgia.


Ad un’esistenza di solitudine insieme alla madre malata era forse condannata anche Erminia Cascetta, una donna di trent’anni che invece ha urlato al suo assassino Egoista, lasciami vivere. Solo il commissario Ricciardi può sentire queste parole, a causa della sua maledizione… e solo lui può dare giustizia alla vittima.



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Un bel libro letto ad agosto


Se solo il mio cuore fosse pietra è un romanzo docu-fiction che racconta una storia vera: quella delle “case d’accoglienza senza punizione” fondate da Anna Freud, figlia del celebre inventore della psicoanalisi, per ospitare i bambini sopravvissuti agli orrori dei lager.


La storia è ambientata a Lingfield, una casa inglese diretta da Alice Goldberger, straordinaria psicologa ed educatrice.


Una storia di ritorno alla vita, di amore e di dedizione, che indaga le ingiustizie subite dai bambini nei campi di concentramento e racconta il loro graduale ritorno ad una vita piena e, quando è stato possibile, alle loro famiglie.



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Un libro letto o terminato sotto l’ombrellone


Gioco pericoloso di Gabriella Genisi è il quarto romanzo della serie che ha per protagonista la poliziotta Lolita Lobosco. È il primo che leggo, ma visto che ho seguito la serie in tv e che l’ho trovato in super offerta ho pensato di provare.


Il personaggio, in effetti, è reso bene nella serie, ed anche le atmosfere pugliesi (ricette comprese). Devo dire che invece le indagini nella fiction saltano qualche passaggio, mentre qui sono fortunatamente spiegate per bene. In questo caso, per esempio, si parla del mondo pericoloso delle scommesse sportive.


Tra non molto arriverà una vera e propria recensione!



Un libro che fa parte di una saga o di una serie



Sua Eccellenza perde un pezzo è un episodio particolarmente “vacanziero” della serie di Andrea Vitali che ha per protagonista il maresciallo Maccadò.


Siamo sempre a Bellano negli anni ‘30 e nel negozio più tranquillo e anonimo del paese, il panificio dei fratelli Scaccola, arriva una strana missiva: il rappresentante del sindacato dei panettieri vorrebbe organizzare una gita proprio nella ridente cittadina. I due interpellati non sanno che fare, così si rivolgono al Comune, suscitando subito l’interesse delle autorità. Ben presto la gita dei panettieri diventa un affare istituzionale che coinvolge tutti, dai commercianti agli insegnanti, fino ad arrivare al maresciallo ed ai suoi uomini della caserma.


Si attende addirittura l’arrivo del Federale di Como. Che sia la volta buona per riabilitare Bellano? O anche stavolta i cittadini, un po’ involontariamente, faranno fare al partito l’ennesima figuraccia?



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Un colpo di fulmine estivo


Chi dice e chi tace di Chiara Valerio è stata una delle mie letture d’agosto ed è candidata ad essere recensita tra i preferiti di settembre.


Ho comprato il romanzo perché attirata dall’atmosfera e dalla trama che richiamava in parte quella dei gialli, ma si è rivelata una storia molto più complessa e profonda, davvero ricca di sfaccettature e di riflessioni che hanno un valore a sé stante, al di là del loro inserimento nella storia.


Presto ve ne parlerò meglio…



Una lettura leggera


Matrimonio di convenienza di Felicia Kingsley è stata la perfetta lettura d’ombrellone: spassoso, molto scorrevole, pieno di fantasia!


I due trope del “fake marriage” e degli “enemies to lovers”, abilmente mescolati, danno il via ad una storia romance esilarante e piena di battibecchi, ambientata tra una Londra popolare – e nostalgica degli anni ‘70 - e la ricca campagna inglese dei nobili che non si sono ancora rassegnati alla decadenza.


Lo scorso autunno ero rimasta delusa da un altro romanzo di questa autrice, ma sono contenta di averle dato un’altra chance.





Ecco una prima occhiata alla mia “estate in libri”!

Prima di salutarvi sento di dover fare un disclaimer necessario. Durante i mesi di maggio e giugno ho perso quasi totalmente la concentrazione per film e serie tv, e la tanta stanchezza mi portava a leggere un’oretta dopo cena e poi addormentarmi. Leggi oggi, leggi domani… il reading journal di questo 2024 si è arricchito parecchio. Il pro è che ho sicuramente tanti romanzi di cui parlarvi. Il contro è che, ahinoi, tra la pausa estiva ed il mix di rubriche ho un bel po’ di arretrati. Vi chiedo di aver pazienza se le recensioni di questi ed altri romanzi richiederanno del tempo… io cerco sempre di aggiornare, ma anche di non essere monotona, perché sapete che, oltre ai libri, mi piace che qui ci sia anche dell’altro.


Nel frattempo, se vi va, fatemi sapere quali sono state le vostre letture estive, e se vi sono piaciute! Aspetto i vostri pareri…


Grazie per la lettura, al prossimo post :-)