lunedì 20 dicembre 2021

LA LIBRERIA DI MATTEO - CHRISTMAS COUNTDOWN 2021 #4

 Storytelling Chronicles: dicembre 2021




...mancano cinque giorni a Natale!


Cari lettori,

bentornati all’appuntamento di dicembre con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!


Dopo un booktag, qualche consiglio di lettura per un Natale “alternativo” ed una mostra da visitare durante le feste, nel nostro “Christmas Countdown” non poteva mancare un racconto con ambientazione tipica dicembrina!


La nostra amministratrice Lara ci ha lasciato piuttosto liberi questo mese, chiedendoci semplicemente di scrivere una storia autoconclusiva. So che per altre componenti del gruppo affezionate ai loro personaggi seriali questa è una sfida piuttosto complessa… per me invece, devo ammettere, non lo è, perché se avete seguito questa rubrica in questi ormai quasi due anni avrete notato che ho praticamente sempre scritto storie “one-shot”, con l’eccezione del romance di Betty ed Enrico che per ora è in due puntate (qui trovate quella di luglio e qui quella di ottobre) e forse di “Una lettrice ante litteram”, un racconto che trovate a questo link ed al quale mi piacerebbe dare un seguito.



È il 20 dicembre, così… racconto autoconclusivo di Natale!

Come forse ricordate, l’anno scorso mi sono fatta ispirare dalla storia del XX secolo e da quella di parte della mia famiglia, con “Il cappotto rosso” (che trovate in questo post). Quest’anno, come già fatto in altre occasioni, torno ad omaggiare il mondo de libri… vi lascio scoprire come!



LA LIBRERIA DI MATTEO


La vecchia pendola sul muro stava battendo le nove. Fuori era calato il buio da molte ore, e la luce aveva scarseggiato in tutta la giornata. Il tempo non era dei migliori: una sorta di “vorrei ma non posso”. Avevano promesso una straordinaria nevicata per la domenica prima di Natale, come aveva recitato con tono entusiastico l’annunciatrice del meteo la sera prima, ma tutto quello che Matteo vedeva era una pioggia fitta, sottile e fastidiosa, alla quale ogni tanto si mescolava un timido fiocco di neve che sicuramente si sarebbe sciolto a terra.


Ecco, lui in quel periodo si sentiva proprio come il tempo: “vorrei ma non posso”.

Gli sarebbe piaciuto non dover trascorrere la domenica sera nello studiolo in fondo alla sua libreria, cercando di far quadrare i conti, sorridendo e dicendo tra sé nel tentativo di confortarsi “dai, dai” ogni volta che le entrate sembravano raggiungere una cifra decente, e sentendo il cuore saltare nel petto ogni volta che doveva aprire il registro delle sue spese.


Avrebbe tanto voluto, dopo una giornata trascorsa a vendere e ad impacchettare, tornare da sua moglie Evelina, che di sicuro le aveva tenuto da parte una porzione di arrosto domenicale e glielo avrebbe scaldato in un attimo nel microonde, e dalla sua piccola Alice, che, mentre lui cenava, le avrebbe raccontato la cronaca di una domenica tra mamma e figlia, tra un giro sulla pista di pattinaggio ed un pomeriggio trascorso ad impastare biscotti che “non venivano bene, papà, gli Zenzy si decapitavano sempre, però sono buoni, vero mamma?”



Invece aveva appena dovuto avvisare Evelina che si sarebbe fermato ancora un po’ a sistemare la libreria. Non c’erano solo i conti da controllare: c’erano anche le mensole da risistemare, perché domani, così come tutti i giorni di quella settimana fino alla sera del 24, avrebbe aperto nuovamente il negozio. Non c’era altra scelta sotto Natale, anzi, gli toccava pure dire grazie.


La scorsa stagione natalizia era stata un disastro sia per lui che per tanti suoi colleghi commercianti. L’emergenza sanitaria che aveva colpito tutto il mondo negli ultimi due anni aveva comportato delle chiusure invernali ed un Natale in tono minore che avevano messo a dura prova alcuni librai come lui e purtroppo avevano decretato il fallimento di altri.


Lui aveva resistito a stento, galleggiando un po’ con gli ordini online, un po’ perché in “zona rossa” tante persone avevano riscoperto il piacere della lettura, un po’ ancora perché il lavoro da impiegata di Evelina era stato per tanti mesi in modalità smart working ma aveva continuato ad essere un’entrata sicura.


A partire dall’estate la situazione era progressivamente migliorata e si era stabilizzata in autunno, facendo intravedere un briciolo di speranza ed ottimismo anche ai più arrabbiati e delusi.


Quest’anno le vendite natalizie stavano andando bene, ma a Matteo sembrava che il debito che si era creato l’anno scorso fosse destinato a non esaurirsi mai. Si sentiva stanco, demotivato e costantemente in allerta, come se il senso di sollievo che tanti suoi colleghi stavano provando fosse solo un’illusione. Come se i momenti di gioia che stava ricominciando ad assaporare fossero solo una concessione a tempo determinato che presto gli sarebbe stata sottratta nuovamente e senza preavviso.


* * *


Come se tutto questo non fosse stato sufficiente, la sua libreria era al piano terra di una palazzina del centro storico e gli inquilini al piano di sopra, che evidentemente, a differenza sua, si stavano godendo la domenica sera in famiglia, avevano acceso la radio a tutto volume, interrompendo costantemente i suoi calcoli con cori piuttosto sguaiati in un inglese improvvisato, e forse aiutato da qualche bicchierino di Vov natalizio.



tis the Season to be jolly, shalalalala…

Sì, come no!” proruppe Matteo a mezza voce, continuando a digitare rabbiosamente sui tasti del suo PC. “Con la pandemia ancora in corso, gli affari che si sono appena appena risollevati, la mia famiglia che neanche mi vede… una stagione per essere felici, sì! Che cavolata!”

Interessante scelta di vocaboli. Io una volta dicevo scempiaggini.


A Matteo si gelò il sangue nelle vene. Rimase per venti secondi buoni con le dita sospese sopra la tastiera del PC, ad osservare lo schermo, senza vederlo. Oltre ad Evelina, l’unica persona che aveva le chiavi della sua libreria era Marta, la sua ex dipendente che da ormai sei mesi lavorava per una ben più sicura catena di grande distribuzione libraria. E quella era un’inconfondibile voce da uomo.

Una voce roca, graffiata, quasi brutta, ma con un tono gioviale che illuminava la breve frase che aveva detto.

Matteo, da buon libraio, sapeva chi avrebbe trovato di fronte a sé se avesse avuto il coraggio di alzare gli occhi, anche se non ci poteva credere. Un millimetro dopo l’altro, mise infine faticosamente a fuoco la figura.


Un signore anziano, segaligno, con il naso adunco, il mento sfuggente, le braccia magre e nervose. Era avvolto in un cappotto nero dalla foggia che sarebbe piaciuta al suo bisnonno, portava in testa un cilindro che non si vedeva da almeno un secolo se non alle feste in maschera, ed un nodoso bastone in legno completava il look.

Gli occhi erano infossati e le palpebre rugose, ma le pupille restituivano a Matteo uno sguardo vivace. L’anziano signore sorrideva, con la bocca e con il cuore. Ma non doveva essere lì. Non poteva. Semplicemente non era possibile.


Matteo, ancora sconvolto dall’inspiegabile irruzione del (non tanto) misterioso visitatore, non trovò di meglio da fare che ripetere lentamente: “Scempiaggini...”

Già, scempiaggini” ripeté con enfasi l’anziano signore. “Chiamavo tutto così. E me ne stavo come te, in mezzo ai libri mastri. A proposito, che diavoleria è questo libro argentato che resta aperto da solo? È utile? Devo farne comprare uno a Bob Cratchit.”

Al sentire le ultime due parole, Matteo sentì tutti i capelli in testa che si rizzavano. Ma allora era vero. L’anziano signore fece il sorrisino di chi ha capito tutto, ma non si scompose.

Beh, che c’è? Vuoi forse dirmi Pietà, orrenda apparizione! Perché mi tormenti? Non mi offendo mica. Al tempo, l’avevo detto anch’io.”

Matteo richiuse la bocca, sdegnato. Tutto, ma quello no. “Non mi permetterei mai” rispose con un sussulto di orgoglio.


L’anziano signore lo osservò, quasi annuendo. Poi, con un movimento fluido, appoggiò l’antiquata mantella ed il cilindro sull’appendiabiti poco distante e si sedette su una delle due poltroncine di fronte alla scrivania di Matteo. Il suo abito di foggia ottocentesca era di un rosso bordeaux che faceva quasi male agli occhi.

Mi piacerebbe tanto sapere perché hai deciso di imitarmi” esordì con uno sguardo obliquo. “Credimi, non è che sia proprio una buona idea.”

Però, se Charles Dickens si fosse preso la briga di dire ai suoi lettori “Guardate, Ebenezer Scrooge dopo la trasformazione diventa un ironico rompiscatole”, forse avrebbe fatto un favore a tutti.

Oh, signor Scrooge, mi faccia il piacere” rispose Matteo, punto sul vivo.

Puoi chiamarmi Ebenezer, se vuoi. Fanno tutti così ormai” replicò lui.

Oh beh, Ebenezer, quello che è. La sostanza è la stessa. Non vorrai venire proprio tu a farmi prediche sulla meraviglia dello spirito natalizio.”

E invece sì, caro Matteo. Proprio io. D’altra parte, chi altri potrebbe farlo meglio di me?”

Ebenezer, scusami tanto, ma non ti credo. Tu hai recuperato il tuo spirito natalizio in un anno normale. Non c’erano le mascherine, le restrizioni, le zone rosse… e gli affari andavano bene! Tu hai scelto di rallentare, ma avevi già tutto, anzi di più! Io invece...”

Aah, questa è quella che chiamo una ricostruzione parziale degli eventi. Conosci il mio romanzo a memoria e non ti rendi conto del mondo in cui vivo? Non abbiamo no le mascherine, ma ci farebbero comodo. Non abbiamo nemmeno quelli che chiamate antibiliotici. Di che cosa credi che stesse per morire Tiny Tim, di zoppia? Quello che state vivendo voi, per noi sarebbe un Natale sano.

Ma… tu hai imparato dallo Spirito del Natale presente ad apprezzare la gioia delle feste perché vedevi tante persone riunirsi insieme ed essere felici. E noi che siamo stati obbligati ad isolarci, a videochiamarci, ad incontrarci per poche ore con i nostri cari con la paura di contagiarci?”

Non proprio, caro Matteo. Io ho seguito lo spirito del Natale presente nelle peggiori situazioni possibili. Bob Cratchit e la sua famiglia avevano paura in ogni momento di contagiare in qualche modo il piccolo Tiny Tim che era, come direste voi oggi, immunodepresso, ma cosa potevano fare per stargli vicino se non cercare di essere allegri e di fargli godere il suo...forse ultimo Natale?

E poi tutti gli altri. I minatori che cantavano la vecchia canzone festiva avevano lavorato tutto l’anno per pochi spiccioli, proprio come pensi di aver fatto tu.

I due guardiani del faro con il bicchierotto di grog erano molto più isolati di tutti voi che vi videochiamate. I marinai sulla nave erano in piena tempesta, eppure ognuno di loro aveva nel cuore il vecchio Babbo Natale.

L’unico luogo davvero splendido e pieno di atmosfera che ho visitato era la casa di mio nipote Fred e pensa un po’… io non ci volevo entrare.”

Ci sapeva fare con le parole, l’ex vecchio tirchio. Matteo non riusciva a trovare una contro argomentazione valida.

Ma gli affari...” rispose debolmente, convinto che questo sarebbe stato il punto debole del suo interlocutore.

Eeh, qui mi volevi, vero? Non starò a ripeterti che l’umanità avrebbe dovuto essere il mio affare, come mi aveva detto il buon Jacob Marley. Vorrei solo dirti: non hai passato la serata a consolarti perché questa stagione sta andando bene nonostante tutto?”

Sì, ma...”

No, caro Matteo, nessun ma. Se passi il tempo a ripeterti oggi è andata bene, ma domani andrà male, non vedrai mai che giorno dopo giorno le cose stanno procedendo davvero come vorresti… continuerai ad inseguire quello che non hai.”


Matteo si arrese. Non era possibile far cadere in contraddizione il vecchio Ebenezer. Aveva sempre considerato Dickens un maestro con i giochi di parole, ma solo in quel momento se ne rendeva davvero conto.

Sai che cosa c’è, Ebenezer? Anche se le cose si risistemassero dal punto di vista economico, io continuerei a sentirmi un po’ spento dal punto di vista creativo. I libri e la scrittura sono la mia vita, ma dopo quasi due anni ad occuparmene senza svaghi sono del tutto privo di energie.”


Oh Cristoforo Colombo! E io a che cosa servo, allora?”


* * *


La frase non era stata pronunciata dal vecchio Ebenezer. Nello studio, con un certo fracasso e sbattendo la porta, era appena entrata una giovane donna con lunghi e lisci capelli neri, con un lungo vestito color mattone bruciato ed una stola in lana rossa.

A differenza di Scrooge, che aveva caracollato fino alla poltroncina, la nuova arrivata si era stretta nella grossa sciarpa, come a riprendersi dal freddo pungente dell’esterno, e si era diretta a passi decisi verso la poltroncina libera.

Prima di sedersi, però, quasi avesse cambiato idea, si era raddrizzata come un fuso ed aveva teso la mano verso Matteo, dicendo in tono gioviale “Jo March, tanto piacere!”

Matteo era rimasto di sale. Forse la bottiglia di Vov l’aveva bevuta lui, dopotutto.

La ragazza alzò le sopracciglia, colta da un’improvvisa rivelazione, e ritirò la mano. “Ah già, mi dimentico sempre che adesso voi non potete darvi la mano tra sconosciuti. Incivile ma necessario. Pazienza. Avete mica del the caldo? Oh no, scusate, forse non dovrei chiederlo. Mami dice sempre che devo aspettare che gli ospiti me lo offrano.”

Matteo non aveva più dubbi: quella di fronte a lui era la vera Jo March. Cominciava a dubitare che le apparizioni fossero frutto della sua immaginazione. Erano troppo reali, proprio come i suoi autori preferiti le avevano descritte. Tanto per fare qualcosa, si alzò ed accese il bollitore.

Mentre armeggiava tra i cassetti, cercando un the classico che sicuramente alla sua ospite sarebbe piaciuta, quest’ultima riprese a chiacchierare, come se i suoi interlocutori non fossero un libraio stupefatto ed un anziano signore che la osservava un po’ insofferente.


Dunque, Matteo, dicevi che ti senti privo di ispirazione? Beh, ma certo che lo sei. Se non lo so io. Quando papà era in guerra e noi eravamo a casa ad aspettarlo, io pensavo che Natale non fosse Natale senza regali. E così ho scritto per tutti. Oh, non che avessi una grande creatività a sostenermi. Ho puntato a quel repertorio che piace tanto a tutti: colpi di scena, fantasmi e vampiri, brutali omicidi… le storie che sulle riviste a puntate sono una garanzia di successo. Come ho detto al mio amico professore l’altro giorno, non pensavo che quei racconti fossero davvero buoni. Ma con uno di loro Beth ha avuto nuova musica per il suo pianoforte, con un altro Meg e Mami delle comode pantofole per l’inverno e un altro Amy… beh, qualunque cosa abbia voluto scegliere Amy va bene, tanto ha comprato di sicuro una sciocchezza, ma almeno ho visto spuntare un sorriso sotto quel nasino snob.”


Durante il suo monologo, Jo aveva a stento preso fiato, ed il bollitore si era spento. Matteo prese tre tazze, appoggiò i filtri, versò l’acqua calda e la porse ai suoi ospiti. Jo era loquace come sempre, ma c’era un dubbio che tormentava i suoi pensieri da ormai troppo tempo.


Davvero pensi che fare di necessità virtù sia la scelta giusta? Inserire tormentoni editoriali nella mia piccola libreria di nicchia, fare sconti e promozioni come al supermercato, pensare più a come vendere libri che all’effettiva qualità delle letture. A volte mi sento come se tutto quello in cui ho creduto per anni non valesse più niente.”


Anche io, Matteo, non sai quante volte! Ho sempre difeso il mio amore per la scrittura da tutti: dalla famiglia che mi sosteneva, ma non sempre comprendeva fino a che punto fosse importante per me; dagli editori e dagli scrittori uomini che ridevano di sottecchi; dagli amici come Laurie, che mi voleva bene ma non riusciva ad accettare quella parte di me. E poi, un bel giorno – insomma, si capisce, non troppo bello – mi sono resa conto di stare facendo un lavoro più che decente, spendibile come direbbero quei vostri antipatici guru dell’economia… ma che non corrispondeva alla vera me.

Voglio ascoltare i consigli del professore. È un tipo strano e fin troppo schietto, ma si vede che mette il cuore in quello che fa. Non c’è niente di male nello sfruttare le proprie doti per obiettivi più prosaici, ogni tanto. Quel che conta è trovare sempre nuovi modi per essere davvero se stessi e per scrivere ciò che viene dal cuore.”


L’ultima frase cadde in un silenzio denso, interrotto solo dal sorseggiare pigro del the dei tre amici improvvisati. Il fumo saliva a lente volute dalle tazze. Matteo aveva smesso di pensare di essere impazzito e stava iniziando a godersi la surreale serata.


All’improvviso si sentì un secco rumore di libri caduti a terra, seguito da un urlo femminile e da un fracasso di buste di cartone.


Matteo sospirò sconsolato. Ok, Ebenezer Scrooge e Jo March potevano stare bene nel quadro, ma doveva aggiungersi proprio lei?


* * *



Il rapido ticchettare delle scarpe era inconfondibile. L’ingresso della nuova visitatrice confermò a Matteo i suoi sospetti: di fronte a lei, in miniabito rosso di paillettes, pellicciotto candido, decolleté con il tacco alto e cascata di capelli fiammanti, c’era Becky Bloomwood. Gli ultimi dubbi erano spazzati via dalla incredibile quantità di borse da shopping che teneva tra le mani, tutte decorate con simboli come Babbo Natale, renne e candy canes. Dopo aver esordito con un “Buonasera!” a voce alta, Becky lasciò con noncuranza le borse accanto all’appendiabiti e, con somma costernazione di Matteo, si appollaiò su un tavolino usandolo a mo’ di sedia.


Buonasera! Ooh, un the caldo! Ci sono anche dei biscotti? Caspita, sono affamata. Mi sto portando tramezzini e thermos di caffè in pausa pranzo per non passare tutto il tempo in centro, ma finisco il pasto in cinque minuti. Dio, forse non dovrei farlo. Finisco per passare il resto della pausa su Internet a fare shopping online. Così oggi ho pensato di muovermi un po’ di più e ho trovato degli sconti straordinari. Non è meravigliosa questa ripresa? Cioè, no. Lo so che negli ultimi due anni abbiamo vissuto una cosa brutta. Non dovrei gioire. Però è il primo anno che trovo dei saldi a dicembre! Non so se mi spiego. Non è più il Black Friday, non sono ancora le svendite di fine stagione di gennaio, è solo...”


Matteo, Ebenezer e Jo fissavano perplessi Becky, fissando il suo comizio al di sopra delle tazze di the. La ragazza sembrò accorgersene; tacque, scese dal tavolino e si diresse ticchettando verso la giara con i biscotti che Matteo teneva accanto al bollitore.

Wow, deliziosi, Matt! Sono i Christmas Shortbread di Max and Spencer?”

Matteo avrebbe voluto risponderle che poteva anche scordarsi di chiamarlo Matt, ma iniziava ad essere troppo divertito per essere arrabbiato o anche solo stupefatto. Era l’effetto Becky Bloomwood.

No, sono dei comunissimi Pan di Stelle italiani” rispose. “Quelli natalizi a forma di stella, di renna e di omino Zenzy. I preferiti di mia figlia Alice.”

Ah sì, tua figlia, che bimba meravigliosa! La vedo ogni tanto, quando entra qui. Penso che abbia tutti i numeri per diventare una vera esperta di shopping e di eleganza, un domani. Proprio come me.”

Anche meno. Se diventa come te, usciamo di casa noi, pensò Matteo. Il nominare la figlia, però, aveva portato con sé un altro pensiero triste, quindi si limitò a stringersi nelle spalle. “Se solo la potessi vedere di più...” commentò malinconicamente.


Ma Matt, stai lavorando!” replicò Becky facendo ampi gesti delle mani e rischiando quasi di schiaffeggiare il povero Scrooge, che era in traiettoria. “Una libreria deve pur restare aperta a Natale! È un momento di grandi affari per te! Se posso dirla tutta, il tuo negozio è magnifico, ma manca un piccolo tocco femminile, o meglio, infantile. Splendide le ghirlande di abete e ghiande; fantastici i nastri rossi; per non parlare dell’abete in festa in fondo al corridoio! La sezione bambini e ragazzi, però… manca qualcosa di creativo. Perché non chiedi a tua figlia di venire qui ad abbellire un po’? Che ne so, potrebbe disegnare un Babbo Natale, dipingere una renna o...”


Becky era di nuovo un fiume in piena, ma non aveva di certo tutti i torti. Alice avrebbe adorato dipingere qualcosa di natalizio per il negozio, e sicuramente sarebbe stato un modo molto piacevole di passare del tempo insieme.


Ti ringrazio” le disse infine, conciliante “ma i miei dubbi vanno oltre il periodo natalizio. Vorrei fare di più per lei. Non vorrei solo una bambina pulita, sazia e serena; la vorrei felice, curiosa verso il mondo, piena di sogni da realizzare...”


Aah Matt, ti capisco, io con Minnie mi diverto un sacco! Certo, trovare il suo regalo di Natale mi è costato una notte di reclusione in un negozio di animali. E per inseguire quel dannato criceto sono dovuta passare dal camino come Babbo Natale. Forse non è stata una delle mie migliori idee. Stavo pensando: potrebbe piacerle, per il buffet, una torta di formaggio dolce con salmone? Non ho molta scelta come ingredienti. Vorrei solo non averne ordinato un quintale… anche se gli Omega Tre fanno bene, lo sanno tutti.”


Okay, si era dimenticato con chi stava parlando. Forse seguire la folle scia delle idee e delle imprese di Becky Bloomwood non era la scelta più saggia. Ma, ancora una volta, aveva ragione, a modo suo. Persino la più stravagante delle trovate poteva tramutarsi in un atto d’amore e di generosità verso una persona amata.


* * *


Nella stanza era calato un silenzio quieto. Becky, concluso il suo ennesimo monologo, si era appollaiata nuovamente sul tavolino, aveva frugato dentro una delle sue numerose buste, ne aveva estratto un tubetto ed aveva cominciato a rovesciarsi il contenuto sulle mani. Il vecchio Scrooge la fissava con scetticismo.


Bah, scempiaggini!”

Eccolo di nuovo! Non conosci altre parole? Questa non è affatto una scempiaggine. È una crema mani natalizia ai canditi, cardamomo e zenzero a sole due sterline!”

Due sterline che potevano essere spese diversamente. O non spese proprio!”

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, eh?”

Oh, per Cristoforo Colombo!” esclamò Jo March interrompendo la lite degli altri due. “Vedi, Matteo? Ci hai messo tutti e tre vicini, sullo scaffale dei consigli natalizi in primo piano, ed il risultato è questo! Io mi trovo costantemente in mezzo tra l’ex taccagno più famoso della Gran Bretagna e la spendacciona più nota di tutta Londra. Passo il tempo a dividerli!”

Ah, tu passi il tempo a dividerci?” fu la replica piccata del vecchio Ebenezer. “Sono io, semmai, in una brutta posizione! Voi due chiacchierate per ore, mi date il mal di testa. Un povero vecchio che vuole restarsene in pace che cosa dovrebbe fare?”

Ma io non direi proprio!” saltò su Becky, punta sul vivo. “Semmai siete voi due che in questo periodo mi fate diventare matta con quei canti natalizi così antiquati! Ho messo una volta, una sola dannata volta Sleigh Ride e non avete fatto altro che lamentarvi...”


Adesso basta, tutti e tre” li interruppe Matteo a voce un po’ alta. Iniziava a sentirsi nuovamente confuso ed appesantito. “Ho ascoltato tutto e vi ringrazio moltissimo per i consigli, il the e la compagnia. Vorrei sapere, però, perché stasera siete qui, fuori dai vostri libri e dentro al mio studio.”

Per un attimo i tre si guardarono. Era giunto il momento delle confessioni serie.

Caro Matteo” esordì Ebenezer Scrooge “noi siamo esattamente dove ci hai lasciati. Sullo scaffale delle tue letture natalizie preferite, che ogni anno consigli ai tuoi clienti.”

Quello che in questo periodo vieni a sbirciare ogni notte, come se ci volessi parlare” aggiunse Jo March.

Così stasera abbiamo pensato di venirti a trovare!” concluse Becky Bloomwood.

Per consigliarti di non ripensare troppo alle amarezze ed alle perdite del passato, e di gioire invece per quello che è rimasto” aggiunse Scrooge.

Per sostenerti in questo tuo presente, pieno di dubbi ma anche di speranza” disse Jo.

Perché nel tuo futuro ci sono delle vacanze di Natale meravigliose e molto altro ancora!” trillò Becky.


Quindi… ora tornerete dentro ai vostri romanzi?” chiese Matteo, incredulo e con un filo di voce.

Caro Matteo” rispose il vecchio Scrooge “non sono i nostri. Sono i tuoi. E noi siamo già dentro di te.”


Matteo avrebbe voluto rispondere, ringraziare i suoi tre personaggi del cuore, ma uno squillo, prima lontano, poi sempre più forte, lo interruppe.


* * *



Si era addormentato sopra ai conti, di fianco al PC. Gli occhiali gli erano scivolati per terra. E c'era Evelina al telefno.

Pronto?”

Pronto, Matteo? Sei ancora al negozio?”

Diede un’occhiata all’orologio. Erano le dieci passate.

Sì, scusami. Mi ero addormentato. Forse ero stanco. Ho anche sognato. Ma mi ha fatto bene, bene davvero.”

Evelina doveva aver sentito qualcosa di deciso nel suo tono, perché non lo rimproverò per il ritardo, né gli chiese altro. Si limitò a rispondergli, con quel tono che siglava un’intesa tutta loro: “Allora va tutto bene? Sei sicuro?”

Sì, davvero. Va tutto bene.”


La notte era gelida, ma piuttosto umida, ed il cofano della macchina non era gelato, quasi a fargli un ulteriore regalo. Matteo si guardò intorno: attraverso la nebbiolina tipica della zona, le luci di Natale risultavano quasi più vivide. Tra cinque giorni sarebbe stata la notte di Natale, il più bel giorno di tutti i bei giorni dell’anno, come avrebbe detto il suo amico Scrooge. E lui era pronto.


Per le voci che nessuno sente:

siamo venuti e trovarti,

col riso e col pianto,

Bontà, Speranza ed ogni Bene.


Padre, madre, figlia, figlio,

ognuno è un tesoro,

la luce di una candela illumina la notte

ora i nostri occhi possono vedere

bruciando più forte del sole…

...il miracolo è appena iniziato.



FINE




Eccoci giunti alla conclusione! L'idea di un mio personale "Canto di Natale" mi girava in testa da un po' e finalmente ho trovato la giusta ispirazione! Gli altri due romanzi che omaggio sono "Piccole donne" e "I love shopping a Natale". 


Ringrazio fin da adesso tutti voi lettori e vi invito a farmi sapere che ne pensate di questa operazione narrativa forse un po' ardita. Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

13 commenti :

  1. Ciao Silvia, ho letto con molto piacere questo tuo nuovo racconto... complimenti! Adoro i tre personaggi incontrati dal tuo protagonista, i loro discorsi e l'atmosfera natalizia che pervade l'intero racconto, davvero molto brava! :-)

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    1. Ciao Fra! Grazie mille, sono davvero contenta che ti sia piaciuto :-)

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  2. Racconto davvero bello e suggestivo! Complimenti :D

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  3. ooh ma che bello Silvia!
    Adoro il Natale e amo questo genere di racconti se poi abbinate a una delle mie storie preferite in assoluto che riguarda il Natale beh hai fatto centro tremila volta. Bravissima!
    Ne approfitto anche per farti tanti auguri

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    1. Ciao Susy, grazie mille! Sono super contenta che il mio racconto ti sia piaciuto! Buon Natale a te e famiglia :-)

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  4. Che meraviglia,una splendida storia natalizia in cui hai anche inserito tre dei miei personaggi letterari preferiti. Ho adorato l'atmosfera, i dialoghi brillanti e il taglio che hai dato al racconto, bravissima

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    1. Ciao Giusy! Sono contenta che questi personaggi piacciano anche a te :-) Grazie mille per tutte le belle parole!

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  5. Ciao Silvia!
    Sai che libri di Dickens sono anche i miei preferiti, e Canto di Natale è stato il primo che ho letto in assoluto tra i suoi!
    Mi è piaciuta davvero tanto la tua interpretazione della sua storia e di come hai saputo adattarla al nostro periodo storico tanto particolare, per ritrovare i giusti valori anche dopo un periodo così diverso e problematico! Davvero molto bello!
    Alla prossima, Federica

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    1. Ciao Federica! Sono contenta che condividiamo la passione per Dickens :-) Grazie mille per i complimenti al mio racconto.

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  6. Il tuo stile è come sempre bellissimo e le descrizioni ben dettagliate senza cadere nel banale. Bravissima.

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  7. Leggo dall'hotel val pusteria con spa www.windschar.com/it

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