lunedì 6 dicembre 2021

COSTANZA D'ALTAVILLA E PIA DEI TOLOMEI

 Le donne raccontate da Dante #4




Cari lettori,

ultimo appuntamento con le rubriche ordinarie prima di mettere il vestitino natalizio del “Christmas Countdown”! Anche questo mese non potevo lasciarvi senza le “Donne straordinarie” raccontate da Dante nella Commedia.


In autunno ci siamo addentrati nell’Inferno, tra le donne del V canto, le figure mitologiche e le ingannatrici. I mesi invernali, invece, saranno dedicati al Purgatorio, una cantica a cui sono particolarmente legata. Non è popolare come l’Inferno, ma, a mio parere, è caratterizzata da una splendida atmosfera: quella della speranza, della capacità di guardare oltre, di quella sensazione profondamente umana che fa pensare “non sono ancora come o dove vorrei essere, ma il peggio è passato, riesco a guardare tutto con più lucidità”. Poi certo, è un’opera del Medioevo, quindi noteremo anche una grande insistenza sulle tematiche del pentimento e dell’attesa della grazia divina, ma i personaggi del Purgatorio restano, a mio parere, quelli in cui è più facile identificarsi. Non sono tormentati da dannazioni eterne come nell’Inferno, né eterei e lontani come quelli che incontreremo leggendo insieme il Paradiso: sono anime ancora legate alla Terra, consapevoli di aver fatto i loro sbagli, ma anche in grado di guardare alla prossimità di una fase più felice della loro vita ultraterrena, e per questo motivo Dante le considera “benedette” fin dal primo canto.


Quanto a ciò che più ci interessa, ovvero le figure femminili, se all’Inferno abbondavano la mitologia e la leggenda, noterete che nel Purgatorio compaiono più personaggi storicamente esistiti, e verso la fine iniziano a comparire anche delle immagini appartenenti alla teologia, che sarà il cuore del Paradiso.


Oggi, dopo una breve introduzione che ho pensato di raccontarvi per spiegarvi un po’ qual è secondo me lo spirito di questa cantica, conosciamo, con pochi ma incisivi versi, due donne, una ricordata da suo padre, una invece presente al Purgatorio, entrambe storicamente esistite.



Benvenuti al Purgatorio


Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,

Rotto m’era dinanzi alla figura,

Ch’aveva in me de’ suoi raggi fatto appoggio.

Io mi volsi dallato con paura

D’esser abbandonato, quand’io vidi

Solo dinanzi a me la terra oscura:

E il mio Conforto: Perché pur diffidi,

A dir mi cominciò tutto rivolto;

Non credi tu me teco, e ch’io ti guidi?”

(Canto III, vv.16-24)


Quando Dante e Virgilio superano definitivamente il passaggio tra Inferno e Purgatorio e iniziano a salire il monte, il nostro poeta ha un momento di dubbio. Egli, infatti, vede solo la sua ombra e viene colto da un’improvvisa paura di essere abbandonato. Virgilio, che è rimasto indietro perché è stato rimproverato ed ha avuto bisogno di un momento per sé, lo raggiunge rapidamente e lo rassicura, chiedendogli di non dubitare più della sua presenza.


Credo che queste righe rappresentino molto bene lo spirito della cantica del Purgatorio. Innanzitutto esse esprimono un sentimento tipico della vita terrena: il desiderio di non compiere un percorso difficile da soli, ma di essere accompagnati da qualcuno, meglio se un amico, meglio ancora se un maestro. Dante è un poeta, ma nella Commedia si cala nella parte dell’uomo comune, che, come diceva Aristotele (filosofo molto popolare ai suoi tempi), è un “animale sociale”.


Inoltre, se Virgilio rappresenta la razionalità, possiamo concludere, fuor di metafora, che Dante sa che una mente lucida e analitica è indispensabile per capire le ragioni ed i torti dei dannati infernali, ma non sa bene cosa aspettarsi dal Purgatorio. Virgilio gli conferma quel che in fondo egli già immaginava: anche per prendere atto dei propri errori e diventare una versione nuova e migliore di se stessi serve la razionalità, anche se non è più l’unico elemento in gioco. Quando poi si salirà al Paradiso, allora sì che ci vorrà soltanto la Fede.


Interessante, secondo me, è anche il breve pentimento di Virgilio in seguito al rimprovero ricevuto nel secondo canto: credo che Dante l’abbia inserito per ricordare a tutti noi che un vero maestro è colui che continua, anche se affermato e di lunga esperienza, a dubitare di se stesso ed a correggersi per proporsi al meglio ai suoi allievi.


So che questo paragrafo è un off topic rispetto all’argomento da noi trattato, ma, un po’ a scuola e un po’ fuori, ho notato che, anche in questo anno dantesco che sta per terminare, l’Inferno continua ad essere molto popolare, mentre, una volta chiuse le porte della scuola, si parla un po’ meno di Purgatorio, ed ancor meno di Paradiso. Questo episodio, oltre ad essere uno dei miei preferiti della Commedia, è secondo me molto incisivo, quindi l’ho inserito nel post.


Vi lascio anche il link al mio racconto di aprile, se vi va di dare un’occhiata scoprirete il perché…



Costanza D’Altavilla


Ver è che quale in contumacia more

Di santa Chiesa, ancor che al fin si penta,

Star gli convien da questa ripa in fuore

Per ogni tempo, ch’egli è stato, trenta,

In sua presunzion, se tal decreto

Più corto per buoni prieghi non diventa.

Vedi oramai se tu mi puoi far lieto,

Rivelando alla mia buona Costanza

Come m’hai visto, ed anco esto divieto;

Che qui per quei di là molto s’avanza.”

(Canto III, vv. 136 – 145)


Uno dei personaggi del Purgatorio che quasi tutti affrontano a scuola è Manfredi, re di Sicilia e figlio del celeberrimo Federico II, noto mecenate e fondatore della scuola siciliana. Prima che Dante riabilitasse almeno in parte la figura di Manfredi con questo canto, egli era considerato un pessimo esempio: scomunicato per alcuni suoi assassinii e per la sua fiera opposizione alla Chiesa, morto tragicamente nella battaglia di Benevento, sepolto in terreno consacrato e per questo motivo fatto disseppellire dal Papa, che ha lasciato le sue spoglie in riva ad un fiume.


Dante, sorprendendo forse anche i lettori del tempo, non colloca un simile personaggio all’Inferno, come ci si potrebbe aspettare, bensì al Purgatorio, per via di un (reale? Immaginario? Letterario?) pentimento in extremis.


Costanza D’Altavilla è una figura quasi evanescente all’interno del discorso di Manfredi. Si sa solo che ella è stata chiamata così in onore della bisnonna imperatrice e che la nostalgia di suo padre per lei è piuttosto interessata: egli, infatti, chiede a Dante di raccomandarle di pregare per lui. Le invocazioni a Dio per le anime del Purgatorio, infatti, contribuiscono ad accorciare di molto l’espiazione.


Tanto il canto III è illuminato dal punto di vista dell’amicizia virile e delle differenze sostanziali tra Fede in Dio e scelte (spesso discutibili) della Chiesa, tanto si dimostra arretrato e medioevale (è proprio il caso di dirlo) per quanto concerne la figura femminile. Costanza viene considerata dal padre senz’altro virtuosa perché di nobili natali, ma… chi può dirlo, dal momento che egli stesso è stato re ed ha commesso veri e propri delitti? E se fosse davvero virtuosa, perché dovrebbe essere così devota al padre, dal momento che egli è stato addirittura scomunicato? Risposta ahimé scontata: ai tempi, la devozione filiale, specie quella femminile, era considerata un dovere.


Costanza D’Altavilla, in definitiva, è descritta come l’exemplum di come una figlia dovrebbe essere in un mondo medioevale e cattolico, ma Dante non commenta la richiesta di Manfredi, forse perché vuole lasciare che i posteri immaginino da soli se la richiesta verrà accolta o no.



Pia Dei Tolomei


Deh, quando tu sarai tornato al mondo,

E riposato della lunga via,

- Seguitò il terzo spirito al secondo, -

Ricordati di me, che son la Pia;

Siena mi fe’, disfecemi Maremma:

Salsi colui che inanellata pria,

Disposando, m’avea con la sua gemma.”

(Canto V, vv...)


Dopo essersi congedati da Manfredi, Virgilio e Dante continuano ad incontrare personaggi periti di morte violenta e pentitisi poco prima dell’ultimo respiro. Essi sono tutti collocati in un’ampia area ai piedi del Monte del Purgatorio, in attesa di essere assegnati alla cornice di appartenenza.


Mentre stanno attraversando il bosco che caratterizza buona parte di quest’area, i due poeti sono fermati da alcuni personaggi che raccontano loro il modo in cui sono stati costretti ad abbandonare la vita. Come nel caso di Manfredi, si tratta di uomini che sono morti in battaglia o in situazioni affini.


Fa eccezione una figura femminile di poche parole, che chiude il V canto e forse per questo motivo rimane più impressa ai lettori. Rispetto ai personaggi maschili precedenti (compreso lo stesso Manfredi), che sono ansiosi di raccontare la loro storia e di avere la possibilità di ottenere un’intercessione, ella si presenta come un’anima più quieta e gentile, e chiede addirittura a Dante di riposarsi e riprendersi dal lungo viaggio ultraterreno, prima di ricordarla nelle sue preghiere.


La giovane donna è Pia dei Tolomei, una nobildonna di Siena che è stata sposata ad un uomo potente ma di età molto avanzata (per i tempi, avere cinquant’anni significava essere un vecchio). Egli è il responsabile della sua morte: con un pretesto, infatti, l’ha fatta condurre in un suo castello in Maremma da uno dei suoi uomini di servizio, che l’ha presa per le gambe e gettata giù da una finestra.


Le possibili motivazioni di un simile gesto pare possano essere due: o Pia aveva tradito il marito con un nobiluomo più giovane, oppure ella doveva essere eliminata a favore di un nuovo matrimonio con una donna dalla ricca dote. In entrambi i casi, oggi considereremmo l’omicidio di Pia un femminicidio in piena regola, il delitto brutale di un uomo che considera la moglie una sua proprietà ed ingaggia addirittura un sicario (il che ai giorni nostri aggiungerebbe l’aggravante della premeditazione).


Come ricordato di recente nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, episodi di questo tipo si verificano ancora al giorno d’oggi, ma ai tempi di Dante erano ancora più frequenti.


Probabilmente il poeta ha scelto lei per l’emblematico nome, Pia: una sorta di ritorno alle origini prima della morte per una nobildonna che in vita si è occupata maggiormente delle faccende terrene.




Il nostro primo post tra i tre dedicati al Purgatorio è terminato!

Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo passaggio dall’atmosfera infernale a qualcosa di nuovo. So che questo percorso può essere un pochino intenso per chi ha studiato la Commedia un po’ di tempo fa, ma spero comunque di essere riuscita ad interessarvi!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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