Storytelling Chronicles: aprile 2021
Cari lettori,
benvenuti all’appuntamento di aprile con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles” ideata da Lara de “La nicchia letteraria”!
Il tema di questo mese era una sola parola: sogno, declinata nella nostra accezione preferita.
Non volendo anticipare molto della mia storia di oggi, che si intitola “Un viaggio per un sogno”, vi dirò solo che mi sono emozionata parecchio nello scriverlo. Oggi sono felicissima di regalare a voi i pensieri e le sensazioni che ho messo su carta!
PICCOLO OFF TOPIC: ieri è stato il 25 aprile, Festa della Liberazione. Quest’anno non ho preparato un racconto su questo tema, ma l’ho fatto nel 2020. La storia si intitola “La staffetta” e, nel caso qualcuno la volesse leggere, è a questo link.
Vi lascio al mio racconto di oggi! Buona lettura :-)
UN VIAGGIO PER UN SOGNO
Dopo molti giorni, riprendo in mano questo mio memoriale. Non so chi lo leggerà e quanti desidereranno accostarsi nuovamente a qualcosa di mio, dopo così tanto tempo: sento solo che, per la prima volta dopo anni, sto finalmente scrivendo quello che desidero, senza la necessità di pensare ad un possibile pubblico ed a ciò che ci si aspetta da me.
Oggi mi sento meno stanco nel corpo e nell’anima di quanto non lo sia stato ultimamente, e provo un forte desiderio di vedere scritte, di fronte a me, le vicende che mi sono ritrovato a vivere. È una deformazione professionale: sono un uomo di Lettere e di cultura e per lavoro ho sempre scritto, per me e per gli altri. Dopo un primo periodo di sperimentazioni, sono riuscito a trovare una mia personale formula che mi consenta sia di essere soddisfatto di me stesso che di piacere a critica e pubblico. Spesso – e mio malgrado - sono stato cercato anche dalle istituzioni e dalle autorità, e ho dovuto cercare in tutti i modi di non scendere a compromessi perché la mia arte e la mia scrittura restassero, nonostante tutto, autentiche e fedeli a loro stesse.
Anche ora che per me è giunto il momento del riposo e che le mie uniche occupazioni sono questo memoriale e l’incontro con altri scrittori ed artisti fuori tempo come me, con i quali spesso ripercorriamo il passato, la memoria di quello che sono stato continua a bussare alla mia porta. Così, tempo fa, mi è stata fatta una richiesta alla quale non ho proprio potuto dire di no.
Mi è stato chiesto di accompagnare in un viaggio e di istruire un altro uomo di Lettere, un giovane appartenente ad una generazione diversa da me e che io non conoscevo, ma che per qualche motivo a me oscuro aveva chiesto espressamente di me. Nonostante la mia distanza dal mondo odierno della poesia e della letteratura, ed i miei tanti dubbi a proposito della mia utilità come accompagnatore, ero stato colpito dalla richiesta ed avevo accettato.
Quando avevo conosciuto il mio compagno di viaggio, però, avevo capito che l’impresa che stavamo per compiere sarebbe stata tutt’altro che facile. Il mio nuovo amico era uno straniero che non apparteneva al mio mondo. Egli parlava bene la mia lingua, ma era desideroso di scrivere nella propria; era impensierito da quel che lo circondava, ma anche animato dalla volontà di proseguire a qualsiasi costo; si era mostrato pieno di gioia nel riconoscermi, ma i suoi occhi tradivano una malinconia senza riposo.
Il primo tratto di viaggio, agevole e rapido, mi era servito per tentare di conoscerlo meglio. Avevo già compreso di avere davanti un uomo che, per quanto fosse molto più giovane e vitale di me, non voleva rinunciare alla sua riservatezza; mi ero perciò stupito nel momento in cui egli aveva deciso di farmi una confessione imprevista. “Sono in cerca di un sogno” aveva detto, con una fermezza che mi aveva sorpreso.
“Come tutti noi” avevo risposto conciliante, cercando di entrare nel mio ruolo di accompagnatore esperto. “Chi tra noi letterati non ha mai inseguito una chimera?”
Lui non mi aveva dato una risposta diretta: aveva semplicemente ripetuto che si fidava di me. Io, però, iniziavo ad avere qualche dubbio che la sua fiducia in me fosse ben riposta. Le indicazioni relative al nostro viaggio erano chiare, ma io sapevo quale sarebbe stata la nostra destinazione e non ero sicuro che il mio amico ne sarebbe stato soddisfatto.
* * *
Né io né lui eravamo mai stati uomini d’azione ed il quinto giorno di viaggio la stanchezza iniziava già a farsi sentire. Ci eravamo fermati per riposare nel primo luogo disponibile, ma ben presto ci eravamo resi conto che non era la migliore delle idee. Quel posto era frequentato da persone in cerca di un piacere fugace, e c’era nell’aria una terribile irrequietezza. Nel vestibolo avevo incontrato due donne che erano state protagoniste delle mie opere: la prima mi aveva fissato spaventata, con lo sguardo umido di lacrime e di rimpianti, mentre la seconda aveva distolto rapidamente i suoi occhi neri pieni di disprezzo. Mi sentivo inquieto e stavo per convincere il mio compagno di avventure a cercare un altro luogo di sosta, quando egli mi aveva chiesto, con tono accorato, di restare. Aveva insistito per sedersi ed ascoltare la storia di una delle ragazze del luogo, che aveva espresso la volontà di avvicinarsi a lui fin da quando eravamo entrati, e si era commosso fino alle lacrime ascoltando la storia di sfortune e di passioni di quella donna. Io, da un angolo, lo guardavo con occhi nuovi, consapevole, per la prima volta da quando eravamo partiti, di trovarmi di fronte non solo un’anima complessa, ma anche, in qualche modo, migliore di me. Quelle donne che mi avevano rifuggito nel vestibolo non mi avevano sicuramente perdonato il fatto che le avessi descritte come delle fanciulle che per passione avevano sbagliato; il mio amico, invece, era in grado di ritrovare, in ogni storia, il senso più alto e puro dell’amore.
Il nostro animo era già provato dalle tante difficoltà che il viaggio ci metteva di fronte ogni giorno, ma, giunti al tredicesimo giorno, avevamo davvero provato paura. Dovevamo oltrepassare, e per di più a piedi, quello che sembrava un semplice bosco, ma che si era rivelata una foresta fitta e scura. Il terreno era molto secco in quella zona e sembrava che gli alberi stessi stessero in piedi senza alcun nutrimento. Camminando tra sterpi essiccati e foglie color della notte, non avevamo potuto scacciare la sensazione di sentirci osservati. C’era qualcosa di vibrante in quel luogo, di vivo e di disperato al tempo stesso. Ad una più attenta osservazione, ci eravamo resi conto che si trattava di un enorme cimitero a cielo aperto.
Nel corso della mia lunga carriera, ho affrontato più e più volte il tema della morte, e mi pare di ricordare di aver addirittura descritto un luogo simile a quella foresta, ma in quel momento ero stato preso dal desiderio di fare luce e di allontanarmi: avevo chiesto al mio amico di rompere insieme a me quegli sterpi senza vita e di risolvere il mistero di quel luogo facendoci strada, ma egli, con estrema delicatezza, mi aveva fatto capire che non era quello il modo di sconfiggere la nostra paura. Poi, con mio grande stupore, egli aveva iniziato ad oltrepassare quello spaventoso cimitero, stando attento a non deturpare nemmeno un ramo e perfino soffermandosi su qualche tomba. Anche quel giorno, ero stato io a seguirlo, consapevole che, sì, io avevo raccontato il confine tra la vita e la morte tante volte, ma lui lo aveva, in qualche modo, sentito nel cuore.
* * *
Pensando di poter essere più utile al mio amico, il ventiseiesimo giorno gli avevo proposto una piccola divagazione rispetto al nostro percorso. Lo avevo condotto nell’alloggio di un uomo importante dei miei tempi, una personalità che aveva fatto discutere e scrivere fiumi di parole. Anche lui, come me, era a riposo, ma già solo avvicinandosi alla sua dimora si comprendeva che la pace dell’animo era ancora un traguardo ben lontano, forse impossibile. Io avevo scritto di quest’uomo senza quiete, avevo ricevuto grandi lodi, ed ero convinto che sarei stato un ottimo intermediario tra di lui e il mio amico, che di sicuro sarebbe stato curioso di conoscere una nuova, intrigante storia.
Avevo ragione solo a metà. Il mio amico, come avevo previsto, non riusciva a stare fermo per l’emozione; il nostro ospite, però, non aveva alcun bisogno che io mediassi alcunché. Mi erano bastati pochi minuti per accorgermi che le due persone che erano con me, inaspettatamente, parlavano la stessa lingua, e che il diverso ero io.
Io che, nell’atto di scrivere, avevo piegato i miei impeti a favore della razionalità, ponendo al centro dell’attenzione i valori giusti da seguire e gli obiettivi alti ai quali sacrificare le gioie quotidiane. Avevo iniziato la mia carriera lodando la dolce arte del far niente e l’avevo conclusa cercando di farmi applaudire dai potenti, e solo in quel momento, osservando l’incontro tra due anime indomabili, appassionate ed affamate di sapere, capivo quanto tutto questo mi fosse costato.
All’alba del trentasettesimo giorno ero stato io, per la prima volta, a chiedere aiuto al mio amico. Lungo la strada, che, dopo tanti giorni difficili, si faceva più agile e luminosa, avevamo subito un piccolo scontro, seguito da un aspro rimprovero. Niente di particolare: può capitare, viaggiando per strada, di incontrare qualcuno che non ti perdona nemmeno la più piccola distrazione. Io però sono da sempre un perfezionista e, ogni volta che mi viene fatta un’osservazione negativa, ho bisogno di un momento di raccoglimento. Il mio amico, però, accorgendosi che mi ero fermato, si era voltato, pieno di stupore e di preoccupazione, e mi aveva detto: “Senza di te mi perderei! Chi altri mi potrebbe accompagnare nella scalata sulla montagna?”
Lui che sapeva vedere l’amore ovunque, che aveva rispetto per la vita e per la peggiore delle morti, che riconosceva la fame di conoscenza dove tutti vedevano il tormento. Lui, l’allievo che aveva superato il maestro, diceva di avere bisogno di me. Ma in fondo al cuore sapevo che ero io ad aver bisogno di lui e del suo sogno.
“Perché hai questi dubbi? Io sono con te.” avevo risposto. E insieme avevamo iniziato la lunga scalata.
* * *
Il nostro viaggio era proseguito fino al sessantaduesimo giorno. Io ed il mio amico ci eravamo confrontati a proposito del nostro lavoro, avevamo parlato di letteratura, poesia, società e molto altro, ma ancora non ero riuscito a comprendere quale fosse il sogno che lo animava.
La nostra destinazione era dietro l’angolo ed io temevo che egli sarebbe rimasto deluso. Eravamo giunti quasi in cima alla montagna ed un vento dolce, ben diverso dall’aria fredda che ci si sarebbe potuti aspettare a quell’altezza, ci aveva accolto.
In un attimo, ci eravamo trovati nel mezzo di una spettacolare primavera: fiori e piante di ogni genere ci circondavano; un sole limpido si stagliava nel mezzo di un cielo fatto di mille sfumature d’azzurro; un fiume placido accompagnava la nostra strada, piana e senza sassi.
Avevamo conosciuto la custode di quell’incredibile parco, una ragazza che dava l’impressione di essere solitaria, ma si era dimostrata gentile e dai modi affettuosi. Ci aveva raccontato la storia leggendaria del fiume che percorreva il luogo: un fiume che porta in sé quel che è stato, quel che più non c’è. La memoria del passato lì rifugio ha trovato. Quel genere di storie era al di là della mia comprensione, ma sentivo che eravamo vicini alla risoluzione del mistero del mio amico.
E all’improvviso una musica meravigliosa aveva interrotto il nostro ennesimo discorso. Il cielo si era aperto ed era apparso il sogno. Era discesa Beatrice.
Mi era bastato osservare la reazione di Dante per comprendere. Egli attendeva da sessantadue giorni quel momento. Fin da quando lo avevo avvisato che gli avrei fatto da mentore solo attraverso l’Inferno ed il Purgatorio, e che in Paradiso avrebbe avuto tutt’altra compagnia, il sogno si era fatto strada dentro di lui.
La sua fame di sapere derivava dal suo desiderio di essere guidato da lei.
La sua capacità di riconoscere l’amore era nata insieme alla Vita Nova che aveva conosciuto con lei, che prima era stata il suo innamoramento giovanile, poi la sua musa, infine il modello ideale a cui ispirarsi.
Il suo profondo senso di pietà per tutti i morti era cresciuto di pari passo con la sua certezza che, persa Beatrice nella vita terrena, l’avrebbe reincontrata nuovamente altrove.
Perdi ciò che tu hai più amato, è allora che lo avrai trovato.
* * *
Il mio compito con Dante è terminato… da giorni, ormai, anche se il tempo qui è un concetto relativo. Lui è felice con il suo sogno.
Io, che in vita sono stato Virgilio, solo adesso che sto scrivendo questo memoriale comprendo che, grazie a Dante, ho realizzato a mia volta un sogno che da troppo tempo coltivavo nel profondo: quello di farmi da parte e di passare il testimone. Io ho cantato pascoli, campi e condottieri per tutta la vita, ma sarà Dante a raccontare il nostro viaggio incredibile ed a renderlo eterno.
Io ora posso restare qui a scrivere solo per me stesso, nel Limbo, insieme alle anime grandi con cui ho condiviso la mia vita terrena. In questo luogo dove non si smetterà mai di sognare.
FINE
Eccoci giunti alla conclusione!
Come
molti di voi avranno capito “in corso d’opera”, con questo
racconto sono tornata alle mie amate atmosfere letterarie, dopo che a febbraio ed a marzo avevo raccontato storie più contemporanee. Il 25
marzo abbiamo festeggiato il Dantedì, la Giornata dedicata a Dante,
ed il 14 settembre saranno trascorsi esattamente 700 anni dalla sua
morte. In un anno dantesco così importante, dopo aver rotto
le scatole ai miei studenti più e più volte con la mia passione per
Dante ehm...aver
spiegato Dante in classe in più contesti e con tanto entusiasmo,
potevo forse esimermi dal fare un mio personale omaggio? (L’unico
di quest’anno? Eh, lo scopriremo solo vivendo...)
Questo racconto prova ad indagare le tematiche principali della Commedia svincolandole almeno in parte dal contesto medioevale e fantastico che ha creato Dante. La mia intenzione era mettere in evidenza la straordinaria attualità di quest’opera, che ancora, più di 700 anni dopo, ci parla di passioni, ideali, etica dell’artista, politica, società, importanti scelte di vita. Gli episodi che ho "ri-raccontato" sono: l'incontro tra Dante e Virgilio nella selva oscura (I Inferno), la tempesta dei lussuriosi con Paolo e Francesca (V Inferno), la selva dei suicidi (XIII Inferno), l'incontro con Ulisse (XXVI Inferno), i momenti di dubbio di Virgilio prima di incontrare Manfredi (III Purgatorio), il Paradiso Terrestre e l'incontro con Beatrice (ultimi canti del Purgatorio). Ho scelto Virgilio come voce narrante per omaggiare, nel contempo, un bellissimo romanzo di Sebastiano Vassalli, Un infinito numero, di cui vi ho parlato in questo post.
Le due frasi scritte in corsivo nella parte finale del racconto sono tratte dalla canzone di Frozen 2 “Il fiume del passato”. Non so se Dante sarebbe stato un fan della Disney, ma questo brano mi è sembrato una colonna sonora perfetta per il mio racconto (lo trovate qui).
La litografia finale con Dante e Virgilio, infine, è di Gustave Dorè, un celebre illustratore.
Scrivere racconti per questa rubrica è ormai diventata, per me, una bellissima consuetudine, e mi sono resa conto di avere messo insieme, in questi 14 mesi, un bel gruzzolo di storie. Il vostro sostegno ed il bel rapporto che si è creato con le altre partecipanti alla rubrica continuano ad essere fondamentali per me!
Vi invito, come sempre, a leggere gli altri post contrassegnati con il banner “Storytelling Chronicles” di questo mese.
Grazie infinite per la lettura, al prossimo post :-)
La tua conoscenza della storia, delle leggende e di tutto ciò che è arte è sempre impressionante Silvia e ti faccio i miei più sinceri complimenti. Ogni volta il tuo blog, rubrica compresa, riesce a trasmettere la passione per quello che fai e che metti su carta attraverso il blog ed è sempre un piacere venire a leggerti. In questa storia in particolare si vede la tua passione per un personaggio così importante come Dante e penso non solo che tu sia riuscita in pieno a centrare l'argomento del mese ma anche a dare qualche spunto di riflessione oltre a venire voglia di saperne di più. Davvero, davvero brava, ho letto tutto con vero interesse e l'atmosfera che sei riuscita a creare è senza dubbio magica
RispondiEliminaCiao Susy! Grazie di cuore per queste tue bellissime parole, mi sento commossa :-) Questa passione di cui parli è proprio quella che ho voluto mettere nel titolo del blog, quella che ogni volta spero di trasmettere. Dante, poi, è legato a tanti bei ricordi, sia di studio che di lavoro, quindi sono ancora più contenta di questo tuo commento. Grazie di cuore per tutti i complimenti :-)
EliminaCiao Silvia, questo tuo omaggio a Dante è davvero meraviglioso, mi è piaciuto molto perdermi in queste atmosfere, che mi hanno fatto ricordare ancora una volta come l'opera dantesca sia sempre attuale :-)
RispondiEliminaCiao! Grazie mille, sono super contenta di averti fatto "perdere" un po' nelle atmosfere dantesche! :-)
EliminaQuesto racconto più che prenderti per mano ti trascina , la voglia di proseguire il viaggio con i protagonisti di scoprire la loro meta rende questa un'avventura straordinaria. Meraviglia, scoperta , introspezione , curiosità rendono il racconto unico e avvincente. Brava
RispondiEliminaCiao Giusy! Grazie mille per le belle parole :-) Sono davvero felice di averti "trascinato"!
EliminaE anche per questo mese ci hai fatto sognare con descrizioni magnifiche. Ci hai trascinato in una storia davvero intrigante e unica. I miei complimenti.
RispondiEliminaCiao Tania! Sono contenta che ti siano piaciute le descrizioni, ho cercato di metterci più cura possibile :-) Grazie mille per i complimenti!
EliminaMentre leggevo mi chiedevo se avessi capito bene la dinamica o meno e alla fine ho avuto la conferma. Ti devo fare i miei complimenti per questo perché hai scritto una storia bella, ben scritta, e hai usato dei personaggi famosi senza però renderli banali o noiosi. Mi hai incuriosito durante la lettura, hai dimostrato di conoscere benissimo la materia e questo lo avevo capito anche con le altre tue storie. Ogni volta mi stupisci con un tema nuovo, serio e con la tua conoscenza su questo.
RispondiEliminaI miei complimenti,
A presto,
Chris
Ciao Christine! Sì, per chi è appassionato di Dante o lo conosce almeno un po' la dinamica è piuttosto intuibile, ma ho lasciato comunque un po' di effetto sorpresa! Grazie per i complimenti sulla mia conoscenza della materia perché per me è molto importante :-) Alla prossima!
EliminaIo credo che i tuoi racconti oltre che essere ogni volta un esempio di ottima scrittura siano altrettanto da ammirare e tenere bene a mente per gli insegnamenti che riescono a trasmettere. Hai una conoscenza di così tanti temi e li racconti con così tanta passione che mi lasci ogni volta positivamente spiazzata. Non so mai come commentarti, oltre a dire banalità come "complimenti". Sei veramente in gamba Silvia, ed è una vera fortuna poter avere un appuntamento mensile in cui ritrovarti, perché se non ci fosse sono sicura ne sentirei la mancanza. La storia che ci hai regalato questo mese è davvero una perla, meravigliosa: mi hai incantata dalla prima all'ultima riga, e la scena in cui appare Beatrice trovo sia veramente il tocco di classe che innalza il livello del tutto (già comunque bello alto di suo!). Bravissima!
RispondiEliminaCiao Steph! Grazie per le tue parole... bellissime! Sono davvero colpita. Anche io ormai sentirei tanto la mancanza dell'appuntamento mensile con la rubrica... anche nei momenti di maggiore stanchezza fisica e mentale scrivere è catartico, e forse per questo riverso su carta tutte le mie passioni. Il momento della comparsa di Beatrice resta uno dei miei preferiti della Commedia, anche se il mio preferito in assoluto è quello del "dubbio" di Virgilio prima di risalire la montagna, perché ci svela la vera immagine di questo poeta, che tutti ricordano come il celebratore della grandezza di Roma, ma che era anche un uomo pieno di dubbi e fragilità... e il "bello" di lui, per me, era questo!
EliminaGrazie ancora per tutti i complimenti e alla prossima :-)
Ciao Federica!
RispondiEliminaEh sì, Virgilio forse resta un po' più in disparte rispetto a Beatrice, proprio perché è in un ruolo più razionale, di guida e di mentore, perché Beatrice è il sogno e l'amore. Comunque è un personaggio super importante e ricco di sfaccettature, che si rivelano ad un'attenta lettura dell'Inferno e del Purgatorio! Grazie mille per i complimenti :-)
Silvia, originale, poetico, meraviglioso e centra il tema alla perfezione. Catturi il lettore. Complimenti davvero.
RispondiEliminaCiao Silvia! Grazie mille per i complimenti, davvero :-)
EliminaSanti numi benedetti, ho i brividi, signorinella *-*
RispondiEliminaFin dai primi paragrafi, avevo capito che la tua voce narrante fosse la guida per eccellenza, l'illustre Virgilio :D Inutile dire quanto sia stato bellissimo ripercorrere una parte del viaggio di Dante attraverso il suo inedito punto di vista :3 Non solo sei riuscita a renderlo credibilissimo -tant'è vero che ho pensato "Tutto ciò è presente nella Divina Commedia, sì?" XD-, ma hai aggiunto anche dei dettagli riflessivi così perfetti da farmi dire "Aspè, sembra che sia veramente Dante a parlare" ;)
In soldoni, sei stata bravissima, Silvia, ed è stato top constatare che hai deciso di scegliere Dante e il suo sogno per adempiere alla richiesta di aprile della rubrica <3 Ci hai regalato qualcosa di unico e magnifico, ragazza! Grazie, grazie grazie ^_^
Ciao Lara! Grazie mille davvero, sono così contenta che la mia versione del "sogno" ti sia piaciuta! In realtà far parlare Virgilio e Dante è stato piuttosto naturale... a volte, anche a tre mesi di distanza, mi capita di rileggere questo racconto e di accorgermi che scriverla ha toccato in me dei tasti profondi, a proposito soprattutto di rapporto con la scrittura e con i maestri di vita. Grazie ancora :-)
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