lunedì 3 ottobre 2022

LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API

 Challenge "La donna verde": quinta tappa




Cari lettori,

bentrovati ad una nuova tappa della challenge di lettura “La donna verde”!


Se vi siete persi i post precedenti, ecco un breve riepilogo!


La donna verde” è una challenge di lettura creata da Seli Rowan, Stefania SianoI libri di CristinaAlemagikfantasy (cliccando potete accedere ai loro profili Instagram). È un progetto per appassionati di libri molto semplice e libero: sei volumi da leggere nel corso del 2022, uno ogni due mesi.


Come recita la didascalia ai post di Instagram delle organizzatrici, “La Donna verde è una challenge che ruota intorno alla figura della donna, della magia e della natura. Ogni tappa proporrà un tema legato a questi argomenti, ma saranno sempre versatili, così che possiate interpretarli a modo vostro e scegliere il titolo più adatto ai vostri gusti ed interessi”.


Non posso credere che sia già arrivato l’autunno e che oggi vi racconterò la mia quinta (e penultima) tappa! A inizio anno ho aderito perché molto attratta dalle tematiche, che mi avrebbero portato a variare un po’ rispetto ai miei generi preferiti (giallo, romance e storico), che sono molto razionali, ed a fare qualche fuga nel mondo del fantasy e/o in quello della natura. Ora che mi manca solo una lettura da scegliere posso dire che se tornassi indietro ri-accetterei di corsa, perché quest’anno ho conosciuto meglio generi ed autori ai quali da sola forse non mi sarei avvicinata, e che mi stanno piacendo moltissimo.



Per la tappa di gennaio/febbraio, “Il realismo magico”, ho puntato su un classico Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, di Luis Sepúlveda. Mancava alla lista dei classici letti, e mi stavo perdendo una storia bellissima! Recensione qui.


Per marzo/aprile, invece, dovendomi dedicare alle “Creature fantastiche”, ho deciso di iniziare la serie di Percy Jackson. Trovate la mia recensione de Il ladro di fulmini a questo link; in luglio ho pubblicato anche la mia recensione al secondo e terzo volume della serie, che trovate qui. In settembre ho letto anche gli ultimi due romanzi, La battaglia del labirinto e Lo scontro finale: il mio parere arriverà nel corso dell’autunno, ma posso già anticiparvi che considero Percy Jackson la più bella scoperta che ho fatto grazie a questa challenge.


Per maggio/giugno ho puntato sulle “Donne coraggiose” e sul commissario Teresa Battaglia, che in Ninfa dormiente deve condurre un’indagine in Val Resia e si ritrova all’interno di una società matriarcale composta da figure femminili molto carismatiche. Con questa serie di thriller sono tornata un po’ più nella mia zona di comfort: ve ne parlo in questo post.


In luglio/agosto mi sono occupata di stare “A contatto con la natura” e, anche se ero sotto l’ombrellone, ho fatto un bellissimo viaggio in montagna grazie a Paolo Cognetti ed alla sua storia La felicità del lupo. Una storia molto lontana dalle atmosfere che di solito prediligo, non essendo un’amante delle alte vette, ma ben raccontata e quasi magica. Ve la racconto qui.


E adesso vediamo meglio insieme questa tappa!



Il tema di settembre e ottobre: la magia naturale/la donna magica


Questa quinta tappa della challenge mescola i tre elementi portanti del percorso “La donna verde”: natura, fantasia e figura femminile.


Le donne che praticano magia naturale non sono da confondersi con le streghe (vi anticipo già che la stregoneria sarà il tema dell’ultima tappa). Sono delle persone, solitamente volitive ed empatiche, che hanno imparato da un’amica o una familiare un’arte antica che consente loro di aiutare gli altri.


Il caso più celebre è quello del libro e film Chocolat: una donna dalla mentalità molto aperta per i tempi che si ritrova in un paesello borghese e bigotto della Francia e cura ipocrisia e mali dell’animo con il magico potere del cioccolato.


Esistono molte storie al femminile di questo tipo, ed ogni volta l’elemento curativo/rigenerante è differente: profumi, the e tisane, fiori… e così via.


La protagonista femminile di queste storie non è una strega in alcun modo, anzi, solitamente è la più comune delle donne, che coltiva amicizie, soffre per amore e deve guadagnarsi da vivere. Solitamente questi romanzi rientrano nella grande categoria del romance, ma il dono speciale che ha la protagonista aggiunge un tocco, se non di fantasy, almeno di sospensione dell’incredulità.


In tante di queste storie gioca un ruolo fondamentale anche l’ambientazione, perché la protagonista solitamente ha un contatto privilegiato con la natura.



La mia scelta: “La custode del miele e delle api”


Per questa tappa ho scelto di puntare su un’autrice che ho scoperto proprio grazie alla challenge: Cristina Caboni. I suoi romanzi mi erano stati consigliati già per la tappa dedicata al realismo magico, ma, non avendoli trovati in biblioteca, ho deciso di fare un’altra scelta. Successivamente, in primavera, ho trovato la sua prima opera, Il sentiero dei profumi (una storia di magia naturale con fiori e fragranze) e ve ne ho parlato in questo post.


Questa volta invece ho puntato su La custode del miele e delle api. La protagonista di questa storia è Angelica Senes, una giovane donna che lavora come apicultrice itinerante in giro per l’Europa. La sua vita è quella di una nomade senza casa, in un camper insieme al cagnolone Lorenzo ed alla gatta Pepita. I suoi servigi sono molto richiesti, perché ella riesce ad accostarsi alle api senza protezioni ed a calmarle cantando loro alcune specifiche canzoni. La sua sensibilità ed il suo contatto privilegiato con le api la rendono una professionista molto ricercata, ma Angelica non è felice.


Nel suo passato ci sono molti dolori: l’infanzia in Sardegna, in un paesino vicino a Cagliari; la morte del padre pescatore quando era piccolissima; il rapporto difficile con la madre Maria, che l’ha lasciata a se stessa troppe volte da bambina adducendo sempre scuse da lavoro; il trasferimento a Roma quando la mamma ha trovato un secondo marito; quindi la morte di Margherita, la prozia che le ha fatto da seconda madre.


Di ritorno da un viaggio di lavoro in Provenza, Angelica torna a Roma a far visita a Maria, ma fa una scoperta terribile: la donna l’ha ingannata per anni a proposito della morte di Margherita. In realtà la sua prozia è morta da pochi giorni e l’ha nominata sua unica erede di tutto quel che ha: l’ampia villetta sull’isoletta sarda Abbadulche (“Acqua dolce”) dove Angelica è cresciuta, i terreni intorno e ovviamente le sue api.


Angelica arriva in Sardegna ancora sconvolta ed in pochi giorni ritrova il sapore di casa ed il desiderio di stabilirsi, finalmente, in un luogo che le appartiene. Dovrà però lottare con persone che non hanno alcun rispetto dell’ambiente e affrontare un amore del passato che credeva dimenticato.



Lo scontro tra natura e progresso


L’accoglienza che viene riservata ad Angelica nel paesino sardo della sua infanzia non è tra le più calorose. Molte persone, non sapendo dell’inganno di Maria ai suoi danni, la considerano un'approfittatrice che è sparita per anni ed è tornata a battere cassa. Qualcun altro, in particolare, aveva ben altri progetti per il territorio di Margherita.


Angelica dovrà scontrarsi prima con dei parenti che, convinti di essere gli eredi, avevano intenzione di vendere la proprietà a degli squali dell’edilizia, e poi con l’impresa stessa, che non vuole rinunciare all’affare, a costo di danneggiare le aree di natura incontaminata di Abbadulche.


Disgraziatamente, l’azienda appartiene a Claudio, il fratello di Nicola, primo amore di Angelica. Il sentimento tra i due si riaccende in pochissimo tempo, ma lui si sente ancora come se dovesse espiare per il suo passato da carrierista senza scrupoli a Milano, e lei ha perso fiducia negli uomini dopo la loro prima separazione…



L’autrice ha delineato con nettezza e precisione lo scontro che nasce ad Abbadulche. Da una parte, Angelica, pur essendo sempre stata una donna introversa, riesce a raccogliere l’eredità di Margherita anche da un punto di vista sociale. Così, oltre ad occuparsi personalmente delle api della sua prozia, ben presto riesce a creare intorno a sé un gruppo di amiche e dipendenti, tra chi la aiuta con l’apiario e chi riporta alla vita la tradizione del pane carasau in forme decorative, tra signore anziane che non hanno dimenticato le tradizioni e bambine sole e desiderose di conoscere meglio questo mondo.

La piccola comunità che Angelica riesce a costituire richiama, in qualche modo, le Janas, le fate sarde che conservavano le tradizioni e proteggevano la natura.


Dall’altra parte, però, ci sono anche gli indefessi sostenitori del progresso, della tecnologia e dei benefici economici immediati: i parenti di Angelica, l’azienda di Claudio e Nicola e l’amministrazione comunale. Ho apprezzato che non fosse tutto bianco o nero, e che comunque anche le persone che rivestono il ruolo di antagonisti avessero delle valide motivazioni, come il desiderio di creare opportunità o posti di lavoro ad Abbadulche.


Certo, quando l’amore ci mette lo zampino è tutto molto più difficile...



La magia del miele


La tematica cardine del romanzo, quella che lo ha reso perfetto per questa tappa della challenge, è il fatto che Angelica erediti dalla sua prozia Margherita il ruolo di “custode” delle api, il che va oltre il già difficile mestiere dell’apicultrice.


La nostra protagonista, infatti, conosce fin da quando era bambina il potere curativo dei vari tipi di miele, e, aiutata dalle amiche che si fa ad Abbadulche, diffonde questa forma di medicina naturale all’interno della sua comunità.


La stessa Cristina Caboni è apicultrice e inserisce molti dei suoi studi sul tema in questo romanzo. Ogni capitolo inizia con la descrizione di un tipo di miele, dall’acacia al rosmarino, dal tiglio alla lavanda: tutti posseggono la capacità di curare una parte del corpo umano e infondere un sentimento positivo nella mente.


Ora, per quanto riguarda la salute fisica, non è un mistero che il miele possa essere un rimedio “della nonna”, e devo ammettere che in questi anni di insegnamento prendere l’abitudine di mangiare qualche cucchiaino di miele mi ha aiutato tantissimo con la raucedine, evitando di imbottirmi sia di medicine quando avevo soltanto parlato troppo che di dolcetti più calorici in fascia serale (ok, questo non sempre, lo ammetto).


Per quanto riguarda, invece, la salute mentale e l’umore, qui entra in gioco la fantasia, o, come dicevo prima, la sospensione dell’incredulità. Ma, visto che la salute mentale è importante tanto quanto quella fisica e a quanto pare il miele è davvero una medicina naturale, perché non credere che l’acacia ci ridarà il sorriso o il corbezzolo ci regalerà forza d’animo?


Personalmente sono rimasta molto soddisfatta di questa lettura. Ho ritrovato tutto quello che mi era piaciuto ne Il sentiero dei profumi (una protagonista determinata e coraggiosa, un tocco di fantasia, atmosfere quasi incantate) ma nella cornice spettacolare della Sardegna e con un focus su miele e apicoltura che ho trovato davvero interessante.


Lo stile diventa un pochino più lento e descrittivo in alcuni momenti, ma nel complesso è scorrevole.




E dunque… manca solo l’ultima tappa!

Intanto raccontatemi che ne pensate: conoscete i libri di Cristina Caboni?

Vi piacciono? Vi potrebbero interessare?

Se state partecipando anche voi alla challenge La donna verde, fatemi sapere quale romanzo avete scelto e che cosa ne pensate.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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