La recensione dei film che ho visto
Cari
lettori,
primo
appuntamento con i “Consigli cinematografici” dopo la pausa
estiva!
Anche
quest’anno, infatti, vi recensirò i film che ho visto tra il Cinema Teatro San Giuseppe di Brugherio ed il Cinema Teatro Agorà di Cernusco sul Naviglio.
I
cinque film che vi presento oggi sono un thriller nordico, un
cortometraggio sul tema dell’immigrazione, una biografia in musica,
un film d’inchiesta tratto da un noto romanzo ed una commedia
nostrana. Come potete notare, ce n’è per tutti i gusti!
Il
colpevole, di Gustav Möller
Asger
Holm, il protagonista di questo insolito lungometraggio, è un
poliziotto che si è trovato in una grave situazione in servizio ed
ora, in attesa del processo che chiarirà la sua posizione, si
ritrova a rispondere al Pronto Intervento del 112.
Le
chiamate sono perlopiù ridicole: molte sono infatti le persone che
si mettono nei guai da sole, tra droga e prostitute, e pretendono con
spocchia che la polizia arrivi sul posto a risolvere ciò che hanno
combinato. Asger odia quest’impiego, è scorbutico con i colleghi,
non guarda nemmeno in faccia i suoi superiori e non vede l’ora di
tornare sulla strada.
Proprio
in quello che è il suo ultimo giorno da centralinista, però, egli
riceve una chiamata da una donna, Iben, che, con poche parole
spezzate, gli fa capire di essere su un furgone bianco con il suo
rapitore, un uomo che ella conosce e che l’ha portata via con la
forza.
Dopo
poche telefonate, Asger capisce che il rapitore è Michael, già noto
alla polizia per piccoli precedenti penali, ex marito della donna e
padre dei suoi due figli, la piccola Matilde ed il neonato Oliver.
Nonostante tutto quello che gli è capitato, egli ha ancora il suo
fiuto da poliziotto, e proprio lì, dalla sua postazione, inizia a
dirigere un’operazione per salvare Iben e dimostrare a tutti
(soprattutto a se stesso) che è in grado di lasciarsi alle spalle la
brutta vicenda che ha vissuto.
Non
lo nego: è un thriller da brividi, un po’ alla Donato Carrisi, un
po’ alla Camilla Lackberg. Il colpevole che Asger cerca non
è soltanto il rapitore, ma anche una parte di sé, quella che lo ha
fatto sbagliare, e non di poco.
Guardare
questo film è un po’ come leggere un romanzo, o sentire un
monologo in teatro: noi vediamo soltanto il protagonista al telefono
e sentiamo semplicemente le voci degli altri personaggi (Iben, la sua
famiglia, alcuni ex colleghi del protagonista). Tutto, però, è
incredibilmente reale, perché questo film mette in primo piano
l’importanza della parola, ed è per questo motivo che lo
spettatore non può fare a meno di notare ogni intonazione, ogni
vocabolo fuori posto, ogni frase che sembra fuori contesto… ed
arrivare a poco a poco alla verità insieme al protagonista.
Valutazione:
quattro stelle
Bangla,
di Phaim Bhuiyan
Il
protagonista di questa originale commedia, Phaim, è interpretato dal
regista stesso, ed è una sorta di suo alter ego. È un ragazzo di 22
anni nato e cresciuto a Roma, precisamente nel quartiere piuttosto
povero e multietnico di Tor Pignattara.
Egli
si sente simile, in tutto e per tutto, ai suoi coetanei che hanno una
famiglia italiana: lavora come addetto alla sicurezza in un museo e
scherza con i colleghi, gira la città in motorino, ha un gruppo con
il quale suona ai matrimoni, bisticcia quotidianamente con la
sorella, ha persino un “consulente” per i problemi di cuore (che
in realtà è uno spacciatore che passa le sue giornate al parco).
I
suoi genitori, però, provengono dal Bangladesh, sono musulmani
osservanti e tengono molto ad alcune tradizioni. Phaim, così, non
mangia carne di maiale, non beve alcoolici e, suo malgrado, non ha
rapporti sessuali con nessuna ragazza.
Una
sera, Phaim si ritrova a suonare con il suo gruppo in un vero locale
notturno invece che al solito matrimonio, ed è in quell’occasione
che conosce Asia, una ragazza che studia statistica e proviene da una
caotica famiglia italiana.
Le
differenze culturali, che sulla carta sembrano tante, spariscono in
un attimo, perché, di fatto, Asia e Phaim sono due ragazzi cresciuti
nello stesso contesto: quello della periferia romana. Tuttavia il
divieto da parte della comunità di Phaim di vivere una vita sessuale
libera, i pregiudizi di alcuni amici di Asia ed il desiderio neanche
troppo nascosto della madre di Phaim di fare le valigie per Londra
rischiano di mettere a dura prova questo giovane amore.
Bangla
è l’opera prima di questo
regista giovanissimo, che io ho trovato davvero simpatico ed
autoironico. Si tratta di un
film sulle seconde generazioni, sui ragazzi che, pur avendo una
famiglia che proviene da altri Stati o addirittura da altri
continenti, si sentono italiani al 100%, e con gli italiani,
giustamente, intrecciano relazioni d’amicizia e d’amore, che
nascono con naturalezza e semplicità, come fra Phaim ed Asia. Un po’
ridicoli risultano invece i rispettivi genitori, che non riescono a
modificare le loro granitiche convinzioni o a considerare
l’immigrazione come qualcosa di diverso da un pretesto per un
dibattito politico. Anche il responsabile della comunità musulmana e
lo spacciatore esperto in problemi di cuore sono due personaggi
originali e spesso divertenti.
In
generale, una buona pellicola sul tema dell’integrazione.
Valutazione:
tre stelle e mezza
Rocketman,
di Dexter Fletcher
In
circa due ore di biopic si ripercorre la carriera di Reginald Dwight,
noto a tutti come Elton John.
La
storia ha inizio negli anni ‘90, quando l’eccentrico artista si
presenta, da solo e con uno dei suoi stravaganti costumi, in una
comunità di recupero. Egli dichiara di avere svariate dipendenze
(dal fumo, dalla cocaina, dall’alcool, dall’attività sessuale) e
di voler iniziare un percorso di cura per stare meglio. La psicologa
del centro inizia a fargli domande sull’infanzia e sulla famiglia
di appartenenza, ed egli comincia a raccontare.
I
primi anni del piccolo Reginald non sembrano essere stati
spensierati. Egli, infatti, abita in una cittadina britannica di
periferia con una madre scontrosa e spesso anaffettiva, un padre
assente che finisce per abbandonare la famiglia ed una nonna che è
l’unica ad intuire l’abilità musicale del nipote, a mandarlo a
lezioni di pianoforte ed a convincerlo a fare un’audizione per una
scuola.
Finite
le scuole e raggiunta la maggiore età, egli inizia a suonare il
piano in alcune band, tra locali, matrimoni e supporto a tournée
altrui. È proprio in quell’occasione che un uomo gli dà uno dei
consigli più importanti della sua vita: se vuoi diventare ciò
che vuoi essere, devi distruggere ciò che eri
destinato a diventare.
È
così che Reginald Dwight diventa Elton John.
Egli
decide di tentare la carriera solista, ed un giovane discografico
sembra dare fiducia alla sua musica; siccome però egli è nettamente
più bravo con le melodie che con i testi, gli viene assegnato un
paroliere, Bernie Taupin, che è ancora uno dei suoi migliori amici.
Il
successo, specie in America, è immediato e travolgente. Tuttavia, il
bisogno disperato di Elton di ricevere amore ed attenzioni lo porta a
scegliere il manager sbagliato (che, purtroppo, è inaffidabile anche
come compagno di vita) e questo sarà solo l’inizio di un periodo
molto difficile per lui.
Rocketman
ha il medesimo regista di Bohemian Rhapsody, il film su Freddie Mercury del quale vi avevo
parlato l’anno scorso. Tra i due film vi è, però, un’importante
differenza di linguaggio.
Bohemian Rhapsody è
il classico biopic sulla vita di un cantante: è in larga parte
parlato e le musiche vengono inserite solo durante le scene delle
prove e dei concerti. Rocketman, invece,
è un vero e proprio musical: le canzoni di Elton John sono cantate e
ballate dagli stessi personaggi (il protagonista, gli amici, i
genitori) ed i pensieri spesso tormentati del cantante si
trasformano, di fronte agli occhi dello spettatore, in bellissime
coreografie.
I
punti in comune tra i due film riguardano alcuni tratti salienti dei
protagonisti: la difficoltà di vivere la propria omosessualità, la
solitudine che prova chi è “molto amato” dai fan ma non ha
affetti reali, la costante ricerca di approvazione ed attenzione, il
rischio di fidarsi delle persone sbagliate, l’allontanamento senza
motivo dai pochi che dimostrano un affetto sincero.
Personalmente
ho trovato questa pellicola davvero emozionante, anche per chi non è
un fan sfegatato del cantante (io stessa conosco poche canzoni).
Valutazione:
cinque stelle
La
paranza dei bambini, di Claudio Giovannesi
Napoli,
Rione Sanità. Il quartiere, già in crisi ed abbandonato dalle
istituzioni, è in grave difficoltà: dopo la morte del boss Tonino
Striano ed il pentimento di suo fratello, i due nipoti, ancora troppo
giovani, sono stati isolati, e c’è un nuovo clan in città, ancora
più violento del precedente, che estorce soldi ai commercianti e
perfino a chi ha una bancarella al mercato.
Nicola
ha 15 anni ed è uno dei due figli di una lavandaia sola e spesso in
ristrettezze economiche. Egli è il leader di un gruppo di suoi
coetanei che non hanno mai conosciuto altro linguaggio se non quello
della violenza: basti dire che il loro “passatempo” preferito è
quello di scontrarsi per futili motivi con i ragazzi dei vicini
Quartieri Spagnoli.
Per
aiutare la madre, egli prova a fare una maldestra rapina, ma viene
subito fermato dagli uomini del nuovo clan. Invece che spaventarsi,
Nicola chiede di parlare con il boss, e mette se stesso ed i suoi
amici a disposizione. Seppure con un po’ di reticenza, l’uomo
consente ai ragazzi di entrare nella “famiglia” criminale e li
incarica di spacciare di fronte all’Università.
Dopo
qualche mese, il boss ed i suoi gregari vengono arrestati durante un
matrimonio. Nicola e gli altri esaltati dalla quantità di soldi che
hanno guadagnato, resi incoscienti dalle droghe, assuefatti dal
potere che pensano di aver conquistato, mettono in pratica un’idea
folle: si alleano con i due giovanissimi Striano e si “prendono”
il quartiere.
L’ascesa
sarà fulminea, ma tutto ha il suo prezzo.
La
paranza dei bambini è un film
tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, già trasposto
l’anno scorso in alcuni teatri milanesi (in questo post recensisco
sia il libro che lo spettacolo). Non nego che alcune scene, su
pellicola, fanno veramente accapponare la pelle, perché vedere
compiere atti di violenza o abusi di droghe da parte di ragazzi delle
scuole superiori o addirittura delle medie è a dir poco terribile.
Come però il regista si premura di sottolineare, è l’ambiente nel
quale sono immersi a dirigerli verso la strada della delinquenza.
Nicola ed i suoi vedono il loro ingresso nella criminalità
organizzata come un modo per essere temuti e rispettati e per non
preoccuparsi più dei soldi, concedendosi dei lussi che sono, di
fatto, degli status symbol (cani da guardia enormi, abiti firmati,
megaschermi con playstation, tavoli in discoteca). Non si rendono
conto di essere dei “pesci piccoli” (di paranza, per l’appunto)
e che ben presto non potranno più scappare dalla rete di un sistema
che è molto più grande di loro.
Valutazione:
quattro stelle e mezza
Il
campione, di Leonardo d’Agostini
Il
“campione” al centro di questa pellicola è il centravanti della
Roma, Christian Ferro, interpretato da Andrea Carpenzano, attore già
visto nel bellissimo film Tutto quello che vuoi (di cui vi
parlo in questo post).
Christian
sembra aver avuto tutto dalla vita: a soli vent’anni è uno dei
calciatori più famosi d’Italia, è ricchissimo, ha una fidanzata
bella e popolare, un’enorme villa con piscina sempre piena di amici
e un garage pieno di Ferrari e Lamborghini. Purtroppo, però, egli
non sembra essere soddisfatto della sua condizione, ma approfitta
dell’impunità di cui godono le persone celebri come lui per
compiere continue bravate: furti nei supermercati, corse in auto da
ubriaco, risse, feste interrotte dalla polizia.
Il
presidente della Roma, stanco dell’attenzione negativa che
Christian attira su di sé e sulla sua squadra, prova a fargli
sfogare qualche energia di troppo con un personal trainer ed a farlo
incontrare con uno psicologo, ma nulla sembra calmare il carattere
irrequieto del ragazzo. Un giorno, però, al presidente ed alla sua
segretaria viene un’idea: siccome Christian non ha mai fatto la
Maturità, un professore preparato ed autoritario potrebbe non solo
prepararlo all’esame, ma anche insegnargli un po’ di disciplina.
Dopo
una difficile selezione, viene assunto l’unico insegnante che non
solo sembra non sapere nulla di calcio, ma è l’unico a sgridare
Christian per il suo continuo ridacchiare: Valerio Fioretti (Stefano
Accorsi), un ex professore di liceo che ha lasciato la scuola per
motivi personali e lavora soltanto con lezioni private.
All’inizio
Christian prende sottogamba l’impegno con Valerio, ma, dopo la
bocciatura al “compito in classe” settimanale e la sua
conseguente esclusione dalla partita domenicale, egli comprende che,
se vuole continuare a giocare, deve studiare.
Valerio,
dopo qualche fraintendimento iniziale, comprende che Christian ha
sempre avuto qualche piccolo disturbo dell’apprendimento,
trascurato perché la sua istruzione è sempre stata messa in ombra
dal suo talento con il pallone.
Giorno
dopo giorno, Valerio insegna a Christian a studiare, ed intanto
conosce il lato intimo e privato del “campione”, che non è solo
un calciatore, ma anche e soprattutto un ragazzo proveniente da
quartieri popolari, animato da un desiderio di rivalsa, con un padre
che non lo considera, una madre perduta troppo presto, amici e
fidanzata che si approfittano di lui, un manager che risulta persino
ridicolo con i suoi atteggiamenti falsi. Valerio diventa l’unico
vero punto di riferimento di Christian, ed il lungo e difficoltoso
percorso verso la Maturità cambierà in modo significativo entrambi.
Tra
questi cinque film, Il campione è forse il mio preferito.
Sarebbe troppo semplice e sbrigativo catalogarlo come un film sullo
sport, tant’è che è piaciuto moltissimo persino a me, che,
come qualche collega blogger un po’ sportivo sa bene, sono tra le
persone meno esperte di calcio del mondo.
I
temi chiave di questa bella pellicola sono l’amicizia, la famiglia,
l’amore, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta ed anche
il mondo dell’istruzione.
Ho
apprezzato molto anche le interpretazioni dei due attori
protagonisti, che ho già visto in altri ruoli e che non mi hanno
deluso nemmeno stavolta.
Valutazione:
cinque stelle
...è
aperto il dibattito! Avete visto questi film? Che cosa ne pensate?
Qualcuno
di essi vi ha incuriosito?
So
che tra di voi ci sono dei cinefili, quindi… fatevi avanti!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Bangla e La paranza li ho su Tim Vision, mi sa che me li guardo, vista la tua recensione positiva! :D
RispondiEliminaMoz-
Ciao Moz! Se vuoi Bangla c'è stasera su Rai 2 :-)
EliminaBangla lo faranno stasera, registrerò e poi vedrò, La paranza dei bambini ho visto ieri e prossimamente recensirò, gli altri al momento non so ;)
RispondiEliminaCiao Pietro! Allora sono curiosa di leggere la tua opinione su ciò che hai visto/vedrai! :-)
EliminaCara Silvia, ancora qui da noi non ho visto questi film, se per caso arriveranno,
RispondiEliminacredo che Bangla meriti di essere visto.
Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! Se vuoi Bangla c'è stasera su Rai 2! Buon pomeriggio anche a te :-)
EliminaFilm interessanti, non c'è dubbio, Bangla dovrebbe essere in programma. Grazie per le recensioni :)
RispondiEliminasinforosa
Ciao Siforosa! Sì è in programma stasera su Rai 2! Comunque anche gli altri meritano :-)
EliminaSono tutti bei film, ma mi incuriosisce soprattutto Rocketman, sebbene io detesti i musical.
RispondiEliminaCi penserò. Buona serata.
Ciao Claudia! Al di là della modalità musical, io ho trovato avvincente anche la storia… e la nascita del personaggio che è diventato leggenda. Buona serata :-)
EliminaUna interessante carrellata, ho visto solo la paranza dei bambini (bello, abbastanza fedele).
RispondiEliminaBuona serata :-)
Ciao Angela! Sì, il film ha cambiato qualcosa rispetto al libro, ma, in generale, è piuttosto fedele :-) Buona serata anche a te!
Eliminariesco a guardare poco i film negli ultimi anni, con mio dispiacere, mi incuriosisce Il campione
RispondiEliminaCiao Chiara! "Il campione" è un film davvero piacevole da vedere e ricco di spunti interessanti, vale la pena di guardarlo :-)
EliminaRocketman mi ispira, non sono riuscita ad andarlo a vedere però
RispondiEliminaCiao! A me è piaciuto molto Rocketman, non è solo per i fan di Elton John!
EliminaTra questi film mi incuriosisce Bangla, lo recupererò! 😊
RispondiEliminaCiao Vanessa! Bangla è stato trasmesso di recente su Rai 2, quindi magari ora potrebbe essere sul catalogo di Rai Play :-)
EliminaVedrò dopo le vacanze al family hotel val pusteria www.diewaldruhe.com/it
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