martedì 8 ottobre 2019

CINEFORUM INIZIO AUTUNNO 2019

La recensione dei film che ho visto




Cari lettori,
primo appuntamento con i “Consigli cinematografici” dopo la pausa estiva!
Anche quest’anno, infatti, vi recensirò i film che ho visto tra il Cinema Teatro San Giuseppe di Brugherio ed il Cinema Teatro Agorà di Cernusco sul Naviglio.


I cinque film che vi presento oggi sono un thriller nordico, un cortometraggio sul tema dell’immigrazione, una biografia in musica, un film d’inchiesta tratto da un noto romanzo ed una commedia nostrana. Come potete notare, ce n’è per tutti i gusti!



Il colpevole, di Gustav Möller



Asger Holm, il protagonista di questo insolito lungometraggio, è un poliziotto che si è trovato in una grave situazione in servizio ed ora, in attesa del processo che chiarirà la sua posizione, si ritrova a rispondere al Pronto Intervento del 112.

Le chiamate sono perlopiù ridicole: molte sono infatti le persone che si mettono nei guai da sole, tra droga e prostitute, e pretendono con spocchia che la polizia arrivi sul posto a risolvere ciò che hanno combinato. Asger odia quest’impiego, è scorbutico con i colleghi, non guarda nemmeno in faccia i suoi superiori e non vede l’ora di tornare sulla strada.


Proprio in quello che è il suo ultimo giorno da centralinista, però, egli riceve una chiamata da una donna, Iben, che, con poche parole spezzate, gli fa capire di essere su un furgone bianco con il suo rapitore, un uomo che ella conosce e che l’ha portata via con la forza.
Dopo poche telefonate, Asger capisce che il rapitore è Michael, già noto alla polizia per piccoli precedenti penali, ex marito della donna e padre dei suoi due figli, la piccola Matilde ed il neonato Oliver. 

Nonostante tutto quello che gli è capitato, egli ha ancora il suo fiuto da poliziotto, e proprio lì, dalla sua postazione, inizia a dirigere un’operazione per salvare Iben e dimostrare a tutti (soprattutto a se stesso) che è in grado di lasciarsi alle spalle la brutta vicenda che ha vissuto.


Non lo nego: è un thriller da brividi, un po’ alla Donato Carrisi, un po’ alla Camilla Lackberg. Il colpevole che Asger cerca non è soltanto il rapitore, ma anche una parte di sé, quella che lo ha fatto sbagliare, e non di poco.

Guardare questo film è un po’ come leggere un romanzo, o sentire un monologo in teatro: noi vediamo soltanto il protagonista al telefono e sentiamo semplicemente le voci degli altri personaggi (Iben, la sua famiglia, alcuni ex colleghi del protagonista). Tutto, però, è incredibilmente reale, perché questo film mette in primo piano l’importanza della parola, ed è per questo motivo che lo spettatore non può fare a meno di notare ogni intonazione, ogni vocabolo fuori posto, ogni frase che sembra fuori contesto… ed arrivare a poco a poco alla verità insieme al protagonista.


Valutazione: quattro stelle



Bangla, di Phaim Bhuiyan



Il protagonista di questa originale commedia, Phaim, è interpretato dal regista stesso, ed è una sorta di suo alter ego. È un ragazzo di 22 anni nato e cresciuto a Roma, precisamente nel quartiere piuttosto povero e multietnico di Tor Pignattara.

Egli si sente simile, in tutto e per tutto, ai suoi coetanei che hanno una famiglia italiana: lavora come addetto alla sicurezza in un museo e scherza con i colleghi, gira la città in motorino, ha un gruppo con il quale suona ai matrimoni, bisticcia quotidianamente con la sorella, ha persino un “consulente” per i problemi di cuore (che in realtà è uno spacciatore che passa le sue giornate al parco).

I suoi genitori, però, provengono dal Bangladesh, sono musulmani osservanti e tengono molto ad alcune tradizioni. Phaim, così, non mangia carne di maiale, non beve alcoolici e, suo malgrado, non ha rapporti sessuali con nessuna ragazza.

Una sera, Phaim si ritrova a suonare con il suo gruppo in un vero locale notturno invece che al solito matrimonio, ed è in quell’occasione che conosce Asia, una ragazza che studia statistica e proviene da una caotica famiglia italiana.

Le differenze culturali, che sulla carta sembrano tante, spariscono in un attimo, perché, di fatto, Asia e Phaim sono due ragazzi cresciuti nello stesso contesto: quello della periferia romana. Tuttavia il divieto da parte della comunità di Phaim di vivere una vita sessuale libera, i pregiudizi di alcuni amici di Asia ed il desiderio neanche troppo nascosto della madre di Phaim di fare le valigie per Londra rischiano di mettere a dura prova questo giovane amore.


Bangla è l’opera prima di questo regista giovanissimo, che io ho trovato davvero simpatico ed autoironico. Si tratta di un film sulle seconde generazioni, sui ragazzi che, pur avendo una famiglia che proviene da altri Stati o addirittura da altri continenti, si sentono italiani al 100%, e con gli italiani, giustamente, intrecciano relazioni d’amicizia e d’amore, che nascono con naturalezza e semplicità, come fra Phaim ed Asia. Un po’ ridicoli risultano invece i rispettivi genitori, che non riescono a modificare le loro granitiche convinzioni o a considerare l’immigrazione come qualcosa di diverso da un pretesto per un dibattito politico. Anche il responsabile della comunità musulmana e lo spacciatore esperto in problemi di cuore sono due personaggi originali e spesso divertenti.
In generale, una buona pellicola sul tema dell’integrazione.


Valutazione: tre stelle e mezza



Rocketman, di Dexter Fletcher



In circa due ore di biopic si ripercorre la carriera di Reginald Dwight, noto a tutti come Elton John. 

La storia ha inizio negli anni ‘90, quando l’eccentrico artista si presenta, da solo e con uno dei suoi stravaganti costumi, in una comunità di recupero. Egli dichiara di avere svariate dipendenze (dal fumo, dalla cocaina, dall’alcool, dall’attività sessuale) e di voler iniziare un percorso di cura per stare meglio. La psicologa del centro inizia a fargli domande sull’infanzia e sulla famiglia di appartenenza, ed egli comincia a raccontare.


I primi anni del piccolo Reginald non sembrano essere stati spensierati. Egli, infatti, abita in una cittadina britannica di periferia con una madre scontrosa e spesso anaffettiva, un padre assente che finisce per abbandonare la famiglia ed una nonna che è l’unica ad intuire l’abilità musicale del nipote, a mandarlo a lezioni di pianoforte ed a convincerlo a fare un’audizione per una scuola.

Finite le scuole e raggiunta la maggiore età, egli inizia a suonare il piano in alcune band, tra locali, matrimoni e supporto a tournée altrui. È proprio in quell’occasione che un uomo gli dà uno dei consigli più importanti della sua vita: se vuoi diventare ciò che vuoi essere, devi distruggere ciò che eri destinato a diventare.
È così che Reginald Dwight diventa Elton John. 


Egli decide di tentare la carriera solista, ed un giovane discografico sembra dare fiducia alla sua musica; siccome però egli è nettamente più bravo con le melodie che con i testi, gli viene assegnato un paroliere, Bernie Taupin, che è ancora uno dei suoi migliori amici.

Il successo, specie in America, è immediato e travolgente. Tuttavia, il bisogno disperato di Elton di ricevere amore ed attenzioni lo porta a scegliere il manager sbagliato (che, purtroppo, è inaffidabile anche come compagno di vita) e questo sarà solo l’inizio di un periodo molto difficile per lui.


Rocketman ha il medesimo regista di Bohemian Rhapsody, il film su Freddie Mercury del quale vi avevo parlato l’anno scorso. Tra i due film vi è, però, un’importante differenza di linguaggio. 
Bohemian Rhapsody è il classico biopic sulla vita di un cantante: è in larga parte parlato e le musiche vengono inserite solo durante le scene delle prove e dei concerti. Rocketman, invece, è un vero e proprio musical: le canzoni di Elton John sono cantate e ballate dagli stessi personaggi (il protagonista, gli amici, i genitori) ed i pensieri spesso tormentati del cantante si trasformano, di fronte agli occhi dello spettatore, in bellissime coreografie.


I punti in comune tra i due film riguardano alcuni tratti salienti dei protagonisti: la difficoltà di vivere la propria omosessualità, la solitudine che prova chi è “molto amato” dai fan ma non ha affetti reali, la costante ricerca di approvazione ed attenzione, il rischio di fidarsi delle persone sbagliate, l’allontanamento senza motivo dai pochi che dimostrano un affetto sincero.

Personalmente ho trovato questa pellicola davvero emozionante, anche per chi non è un fan sfegatato del cantante (io stessa conosco poche canzoni).


Valutazione: cinque stelle



La paranza dei bambini, di Claudio Giovannesi



Napoli, Rione Sanità. Il quartiere, già in crisi ed abbandonato dalle istituzioni, è in grave difficoltà: dopo la morte del boss Tonino Striano ed il pentimento di suo fratello, i due nipoti, ancora troppo giovani, sono stati isolati, e c’è un nuovo clan in città, ancora più violento del precedente, che estorce soldi ai commercianti e perfino a chi ha una bancarella al mercato.


Nicola ha 15 anni ed è uno dei due figli di una lavandaia sola e spesso in ristrettezze economiche. Egli è il leader di un gruppo di suoi coetanei che non hanno mai conosciuto altro linguaggio se non quello della violenza: basti dire che il loro “passatempo” preferito è quello di scontrarsi per futili motivi con i ragazzi dei vicini Quartieri Spagnoli.

Per aiutare la madre, egli prova a fare una maldestra rapina, ma viene subito fermato dagli uomini del nuovo clan. Invece che spaventarsi, Nicola chiede di parlare con il boss, e mette se stesso ed i suoi amici a disposizione. Seppure con un po’ di reticenza, l’uomo consente ai ragazzi di entrare nella “famiglia” criminale e li incarica di spacciare di fronte all’Università.


Dopo qualche mese, il boss ed i suoi gregari vengono arrestati durante un matrimonio. Nicola e gli altri esaltati dalla quantità di soldi che hanno guadagnato, resi incoscienti dalle droghe, assuefatti dal potere che pensano di aver conquistato, mettono in pratica un’idea folle: si alleano con i due giovanissimi Striano e si “prendono” il quartiere.
L’ascesa sarà fulminea, ma tutto ha il suo prezzo.


La paranza dei bambini è un film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, già trasposto l’anno scorso in alcuni teatri milanesi (in questo post recensisco sia il libro che lo spettacolo). Non nego che alcune scene, su pellicola, fanno veramente accapponare la pelle, perché vedere compiere atti di violenza o abusi di droghe da parte di ragazzi delle scuole superiori o addirittura delle medie è a dir poco terribile. 

Come però il regista si premura di sottolineare, è l’ambiente nel quale sono immersi a dirigerli verso la strada della delinquenza. Nicola ed i suoi vedono il loro ingresso nella criminalità organizzata come un modo per essere temuti e rispettati e per non preoccuparsi più dei soldi, concedendosi dei lussi che sono, di fatto, degli status symbol (cani da guardia enormi, abiti firmati, megaschermi con playstation, tavoli in discoteca). Non si rendono conto di essere dei “pesci piccoli” (di paranza, per l’appunto) e che ben presto non potranno più scappare dalla rete di un sistema che è molto più grande di loro.


Valutazione: quattro stelle e mezza



Il campione, di Leonardo d’Agostini



Il “campione” al centro di questa pellicola è il centravanti della Roma, Christian Ferro, interpretato da Andrea Carpenzano, attore già visto nel bellissimo film Tutto quello che vuoi (di cui vi parlo in questo post). 

Christian sembra aver avuto tutto dalla vita: a soli vent’anni è uno dei calciatori più famosi d’Italia, è ricchissimo, ha una fidanzata bella e popolare, un’enorme villa con piscina sempre piena di amici e un garage pieno di Ferrari e Lamborghini. Purtroppo, però, egli non sembra essere soddisfatto della sua condizione, ma approfitta dell’impunità di cui godono le persone celebri come lui per compiere continue bravate: furti nei supermercati, corse in auto da ubriaco, risse, feste interrotte dalla polizia.

Il presidente della Roma, stanco dell’attenzione negativa che Christian attira su di sé e sulla sua squadra, prova a fargli sfogare qualche energia di troppo con un personal trainer ed a farlo incontrare con uno psicologo, ma nulla sembra calmare il carattere irrequieto del ragazzo. Un giorno, però, al presidente ed alla sua segretaria viene un’idea: siccome Christian non ha mai fatto la Maturità, un professore preparato ed autoritario potrebbe non solo prepararlo all’esame, ma anche insegnargli un po’ di disciplina.

Dopo una difficile selezione, viene assunto l’unico insegnante che non solo sembra non sapere nulla di calcio, ma è l’unico a sgridare Christian per il suo continuo ridacchiare: Valerio Fioretti (Stefano Accorsi), un ex professore di liceo che ha lasciato la scuola per motivi personali e lavora soltanto con lezioni private.


All’inizio Christian prende sottogamba l’impegno con Valerio, ma, dopo la bocciatura al “compito in classe” settimanale e la sua conseguente esclusione dalla partita domenicale, egli comprende che, se vuole continuare a giocare, deve studiare.

Valerio, dopo qualche fraintendimento iniziale, comprende che Christian ha sempre avuto qualche piccolo disturbo dell’apprendimento, trascurato perché la sua istruzione è sempre stata messa in ombra dal suo talento con il pallone.

Giorno dopo giorno, Valerio insegna a Christian a studiare, ed intanto conosce il lato intimo e privato del “campione”, che non è solo un calciatore, ma anche e soprattutto un ragazzo proveniente da quartieri popolari, animato da un desiderio di rivalsa, con un padre che non lo considera, una madre perduta troppo presto, amici e fidanzata che si approfittano di lui, un manager che risulta persino ridicolo con i suoi atteggiamenti falsi. Valerio diventa l’unico vero punto di riferimento di Christian, ed il lungo e difficoltoso percorso verso la Maturità cambierà in modo significativo entrambi. 


Tra questi cinque film, Il campione è forse il mio preferito. Sarebbe troppo semplice e sbrigativo catalogarlo come un film sullo sport, tant’è che è piaciuto moltissimo persino a me, che, come qualche collega blogger un po’ sportivo sa bene, sono tra le persone meno esperte di calcio del mondo.
I temi chiave di questa bella pellicola sono l’amicizia, la famiglia, l’amore, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta ed anche il mondo dell’istruzione.
Ho apprezzato molto anche le interpretazioni dei due attori protagonisti, che ho già visto in altri ruoli e che non mi hanno deluso nemmeno stavolta.


Valutazione: cinque stelle




...è aperto il dibattito! Avete visto questi film? Che cosa ne pensate?
Qualcuno di essi vi ha incuriosito?
So che tra di voi ci sono dei cinefili, quindi… fatevi avanti!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

19 commenti :

  1. Bangla e La paranza li ho su Tim Vision, mi sa che me li guardo, vista la tua recensione positiva! :D

    Moz-

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  2. Bangla lo faranno stasera, registrerò e poi vedrò, La paranza dei bambini ho visto ieri e prossimamente recensirò, gli altri al momento non so ;)

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    1. Ciao Pietro! Allora sono curiosa di leggere la tua opinione su ciò che hai visto/vedrai! :-)

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  3. Cara Silvia, ancora qui da noi non ho visto questi film, se per caso arriveranno,
    credo che Bangla meriti di essere visto.
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso 

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    1. Ciao Tomaso! Se vuoi Bangla c'è stasera su Rai 2! Buon pomeriggio anche a te :-)

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  4. Film interessanti, non c'è dubbio, Bangla dovrebbe essere in programma. Grazie per le recensioni :)
    sinforosa

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    1. Ciao Siforosa! Sì è in programma stasera su Rai 2! Comunque anche gli altri meritano :-)

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  5. Sono tutti bei film, ma mi incuriosisce soprattutto Rocketman, sebbene io detesti i musical.
    Ci penserò. Buona serata.

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    1. Ciao Claudia! Al di là della modalità musical, io ho trovato avvincente anche la storia… e la nascita del personaggio che è diventato leggenda. Buona serata :-)

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  6. Una interessante carrellata, ho visto solo la paranza dei bambini (bello, abbastanza fedele).
    Buona serata :-)

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    1. Ciao Angela! Sì, il film ha cambiato qualcosa rispetto al libro, ma, in generale, è piuttosto fedele :-) Buona serata anche a te!

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  7. riesco a guardare poco i film negli ultimi anni, con mio dispiacere, mi incuriosisce Il campione

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    1. Ciao Chiara! "Il campione" è un film davvero piacevole da vedere e ricco di spunti interessanti, vale la pena di guardarlo :-)

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  8. Rocketman mi ispira, non sono riuscita ad andarlo a vedere però

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    1. Ciao! A me è piaciuto molto Rocketman, non è solo per i fan di Elton John!

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  9. Tra questi film mi incuriosisce Bangla, lo recupererò! 😊

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    1. Ciao Vanessa! Bangla è stato trasmesso di recente su Rai 2, quindi magari ora potrebbe essere sul catalogo di Rai Play :-)

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  10. Vedrò dopo le vacanze al family hotel val pusteria www.diewaldruhe.com/it

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