Una divertente commedia di Massimo Bagliani al Teatro Agorà
Cari
lettori,
anche
quest’anno novembre è un mese molto ricco per la stagione teatrale
e, pochi giorni dopo aver assistito alla rappresentazione di Riccardo III, mi trovo nuovamente qui a presentarvi uno spettacolo.
Se
avete letto con costanza i miei post negli ultimi mesi, conoscerete
di sicuro il personaggio che anche questa volta è al centro della
scena: il compositore Gioachino Rossini.
Come ormai molti di voi
sapranno, nel 2018 ricorre il 150esimo anniversario della sua morte,
ed è per questo motivo che i teatri di tutta Italia hanno proposto
al pubblico tantissimi spettacoli per commemorarlo.
Su
questo blog ho già parlato di un balletto contemporaneo che ha come
sottofondo musicale le più famose ouvertures del compositore, di una breve opera intitolata “La cambiale di matrimonio” e di una
spiritosa versione del balletto Cenerentola.
Lo
spettacolo di cui vi parlo oggi è invece una commedia davvero
garbata e divertente, di e con Massimo Bagliani, per la regia di Jeff
Bloomy.
Ho visto questa rappresentazione al Teatro Agorà di Cernusco
sul Naviglio, il mio paese.
Molti sono gli aspetti interessanti e ben
congegnati di questa pièce teatrale, dalla trama ai personaggi,
dalla scenografia al modo originale di omaggiare il musicista.
Vediamoli più da vicino!
Rossini
nel limbo
L’intera
commedia si svolge all’interno di quello che potrebbe essere
definito un “non-luogo”: Gioachino Rossini, ormai anziano e
stanco, si ritrova in una sorta di sala d’attesa insieme ad uno
stravagante personaggio con una maschera da medico della peste, che lo invita
ad attendere il suo turno.
Egli
si siede su un divano, all’interno di quello che sembra essere un
salotto elegante, con un pianoforte, alcune bibite su un tavolino ed
un quadro con un suo ritratto.
Lo
spazio si rivela essere una sorta di limbo, nel quale Rossini prende
posto insieme ad un uomo che dice di chiamarsi “Basta” (nome, a
suo dire, dato dal padre che era stufo di mettere al mondo figli) e
che, con il suo pianoforte, sarà l’accompagnatore musicale della
serata.
Questo
misterioso limbo sembra essere ad ingresso libero, e forse per questo
motivo continuano ad entrare dei personaggi che appartengono alla
realtà ed alla fantasia del compositore.
Dalla
sua seconda moglie al cuoco con il quale egli condivide la passione
per la gastronomia, da Don Bartolo ad un soldato dell’esercito
garibaldino passando per la celebre contessa di Castiglione, tutti
porgono un saluto a Gioachino Rossini, aiutandolo a ricordare
qualcosa del suo passato ed a fare un bilancio della sua esistenza.
Ma
perché il famoso compositore si trova in quel “non-luogo”?
E
come mai tutti coloro che fanno parte della sua vita reale e hanno
popolato le sue fantasie si stanno presentando di fronte a lui?
Non
resta che vedere lo spettacolo per scoprirlo…
Rossini
e… I personaggi delle sue opere
Uno
degli intenti principali dello spettacolo sembra essere quello di
presentare in chiave ironica vita ed opere dell’autore.
Un
bravissimo attore e cantante, infatti, interpreta sulla scena due
personaggi nati dalla penna di Rossini.
Il
primo dei due è il celeberrimo Don Bartolo, l’antagonista de Il
barbiere di Siviglia. Com’è noto, infatti, Figaro è al
servizio di un giovane nobiluomo innamorato della bella Rosina. Il
sentimento è ricambiato dalla ragazza, che però, essendo orfana, è
tenuta sotto chiave proprio da Don Bartolo, che è il suo tutore e
desidera sposarla per poter entrare definitivamente in possesso di
tutte le sostanze della sua famiglia.
L’adirato
tutore entra sulla scena vestito di nero ed armato di pistola, deciso
a farla pagare al compositore, reo di averlo fatto passare per ciò
che effettivamente è, ovvero un uomo meschino e desideroso di soldi
e potere.
Il
secondo è un soldato dell’esercito garibaldino.
Rossini è un uomo
del suo tempo e non manca, nelle sue opere, di esaltare le gesta
patriottiche dei suoi contemporanei e di seguire con entusiasmo gli
eventi che hanno portato all’Unità d’Italia.
Questo
soldato zoppo ed affaticato, però, sembra voler mettere alla berlina
tutti gli eventi diventati leggendari, dall’incontro tra Garibaldi
ed Anita all’impresa dei Mille, e ripete, in modo un po’
anacronistico ma molto divertente, che “la stampa ci ha ricamato
sopra”.
Ancora una volta, è evidente l’intento di ironizzare
sulle grandi opere del compositore.
Rossini
e...le donne
Così
come due erano i personaggi appartenenti al mondo della fantasia di
Rossini, due, anche se interpretate dalla stessa attrice, sono le
donne che entrano nel limbo e parlano all’anziano compositore.
La
prima è la sua seconda moglie, Madame Olympe Pellissier. Ella si
mostra fin da subito preoccupata per qualcosa e, come il musicista
non manca di sottolineare, “moglie agitata, brutta giornata”.
Il
motivo dell’ansia della donna è piuttosto surreale: ella non ha
idea di come si dovrebbe comportare nel caso rimanesse vedova, e
costringe lo stupefatto compositore a mettere in scena proprio la sua
stessa morte.
Tra assurdi cappellini dotati di velo nero e buffe
simulazioni, il povero Rossini è costretto a rendersi conto che la
sua consorte non è poi così dispiaciuta di fronte all’eventualità
di restare vedova.
L’altra
donna che omaggia il compositore è la celeberrima contessa di
Castiglione, passata alla storia per essere stata l’amante di Re
Napoleone III ed averlo convinto a sostenere la causa dell’Unità
d’Italia.
La nobildonna è ovviamente molto amata dagli uomini,
costantemente corteggiata e considerata dal musicista una sorta di
sogno impossibile. Inaspettatamente, però, ella viene a trovarlo,
ricordando i tempi in cui, grazie alla sua relazione amorosa, ha
“fatto l’Italia”.
Il
colloquio tra Rossini e la contessa mostra allo spettatore un lato
dell’artista che forse egli non si sarebbe aspettato: la sua
fortuna con il gentil sesso.
Rossini
e...la cucina
Già
vedendo altri spettacoli dedicati al musicista ero venuta a
conoscenza di quella che, musica a parte, è stata la sua più grande
passione: la gastronomia.
Anche in questa rappresentazione Rossini
mostra di avere un debole per i piatti calorici ed elaborati, come i
maccheroni al forno accompagnati da moltissimi ingredienti diversi, o
il filetto di carne al burro con tartufi.
È
per omaggiare questo suo interesse che un altro personaggio che fa la
sua comparsa nel limbo è Monsieur Carème, suo cuoco di fiducia e, a
detta di Rossini, “colui che mi ha amato di più”. Insieme, i due
ricordano i piatti che lo chef ha preparato al compositore, dalla
gigantesca torta di mele in onore del Guglielmo Tell alle
molte Saint Honoré.
Purtroppo
per il nostro protagonista, però, Monsieur Carème ha appena avuto
una sorta di “conversione” ed ha abbandonato tacchini, burro e
tartufi a favore di una cucina vegana e crudista. Inutile dire che
questa è di gran lunga la sorpresa meno gradita tra quelle ricevute
dal musicista all’interno del limbo…!
Lo
spettacolo è stato messo in scena per una sola serata al Teatro
Agorà, ma so che la compagnia si esibisce regolarmente in zona,
quindi sono certa che ci saranno repliche!
Vi
consiglio di cuore questa rappresentazione che, ne sono certa, vi
divertirà molto.
Voi
ne avevate sentito parlare? Vi ho incuriosito?
Conoscevate
questi aspetti della vita di Rossini?
Grazie
per la lettura e al prossimo post :-)
Che bello il teatro. Una passione intramontabile.
RispondiEliminaGrazie per questo articolo con cui fai vedere la bellezza degli spettacoli contemporanei. Da quando mi sono trasferita risento un po' della mancanza di un teatro vicino casa. Rimedierò!
Un caro saluto, a presto.
Ciao Diana! Per me il teatro è proprio una passione, nonché parte delle mie 2 tesi. Cerco di andare il più possibile e l'autunno è un buon momento!
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