lunedì 13 settembre 2021

DUE CASI PER SARA MOROZZI

 La serie di Maurizio De Giovanni




Cari lettori,

iniziamo la settimana con un nuovo post della nostra rubrica “Letture… per autori”!


Dopo aver inaugurato settembre con toni rosa, torniamo al giallo, anzi, direi al noir. Oggi vi parlerò nuovamente di uno dei miei scrittori preferiti: Maurizio De Giovanni. Vorrei raccontarvi, infatti, gli ultimi due romanzi della serie che ha per protagonista l’ex agente dei servizi segreti Sara Morozzi, Una lettera per Sara e Gli occhi di Sara.


Ho letto il primo di questi due romanzi in primavera inoltrata, in un periodo che per me è stato davvero frenetico e senza riposo, eppure il momento da dedicare a questa lettura era irrinunciabile per me. Il secondo, invece, è stata una delle mie letture estive, in un momento mille volte più tranquillo del precedente, ma persino durante giornate ricche di relax e di divertimento non potevo fare a meno di dedicarmi almeno un’oretta a lui. Al di là delle circostanze, del tempo che passa e dei tanti fan del commissario Ricciardi che gli fanno notare di aver cambiato un po’ stile rispetto alle origini, Maurizio De Giovanni non cessa di stupirmi e le sue opere continuano ad essere una sorta di porto sicuro per me.


Vi spiego meglio il perché nelle recensioni!



Una lettera per Sara


A Napoli è arrivata la primavera ed il commissario Davide Pardo, stufo di condividere anche la cucina con Boris, il gigantesco bovaro del bernese che possiede da qualche anno (anche se sarebbe più corretto dire che è il cane a possedere lui), può finalmente esercitare con più calma e tranquillità il sacro rito del caffè, così importante nella sua città. Non solo appena sveglio, ma anche e soprattutto quello di metà mattina, sempre nel solito bar di fiducia. Un giorno, però, anche questo suo breve momento di tranquillità viene interrotto da un incontro inaspettato: quello con Angelo Fusco, un suo ex superiore ormai andato in pensione. L’uomo non ha per niente l’aspetto di una persona che si sta godendo il suo meritato riposo: è magrissimo, divorato da un male del corpo e forse anche dello spirito, e gli occhi sono febbrili, quasi nascondessero una ricerca angosciosa, o addirittura uno spettro.


Angelo Fusco sta disperatamente cercando di ottenere un colloquio con Antonino Lombardo, un detenuto che è appena stato spostato in ospedale perché sta per morire. La procedura, però, non è affatto ortodossa; Davide, sulle prime, esita, poi promette al suo ex superiore che farà il possibile, non sapendo però in che modo muoversi. Il decorso della malattia di Antonino Lombardo, però, è troppo rapido: mentre il generoso poliziotto sta provando a mettersi in contatto con qualcuno che potrebbe intercedere per lui e per Fusco, il detenuto muore in ospedale, facendo una misteriosa confessione ad un infermiere del turno di notte.


Angelo Fusco contatta di nuovo Davide, disperato e furente per l’inutile corsa contro il tempo. Il poliziotto comprende che non c’è più molto che lui possa fare come semplice rappresentante delle forze dell’ordine, e per questo motivo decide di coinvolgere Sara Morozzi, l’ex agente dei servizi segreti che suo malgrado è dovuta tornare ad indagare ufficiosamente già più di una volta.


Sara e Davide, dopo quelle prime disavventure, hanno formato una sorta di famiglia, composta da loro due, da Viola, ex compagna del figlio di Sara (morto tragicamente in un incidente stradale), e da Massimiliano, il piccolo nipote della donna. Sono una famiglia anomala, composta da solitari, forse un po’ caotica ma tanto affettuosa, anche se non mancano i battibecchi (soprattutto tra Viola e Davide per via dell’educazione del piccolo, del quale l’uomo si sente a tutti gli effetti uno zio e forse anche qualcosa in più). Per questo motivo Sara accetta di rimediare alla leggerezza con la quale Davide ha trattato il caso del suo ex superiore.


Già dalla prima chiacchierata con Angelo Fusco, Sara comprende che la situazione è drammatica: l’uomo sta cercando da tutta la vita di fare giustizia per la tragedia che ha sconvolto la sua vita quando era ancora giovane. Si tratta della morte di sua sorella, una ragazza che studiava fuorisede a Napoli e che per mantenersi aveva deciso di lavorare in una libreria di romanzi antichi ed usati.


Un giorno, tornando a casa dal lavoro, la ragazza era sparita, ed era stata trovata cadavere molti giorni dopo, su un litorale abbandonato. In tutti questi anni, nessuna spiegazione ha mai convinto Angelo Fusco: nella vita di sua sorella non c’erano ragazzi gelosi o corteggiatori insistenti, così come non erano mai esistiti problemi di droga o cattive compagnie.


Sara inizia a sospettare che, in uno dei libri che vendeva, la povera ragazza abbia trovato qualcosa di compromettente. Qualcosa che non aveva a che fare con la criminalità ordinaria, ma con vicende molto più complesse: quelle di cui si sono sempre occupati lei ed i suoi colleghi dell’Unità. All’improvviso, tra un dossier e l’altro, un ricordo la colpisce: quello dell’unico giorno in cui Massimiliano, suo capo e compagno di una vita (in ricordo del quale è stato chiamato il suo nipotino), aveva provato paura parlando con qualcuno. Sara ricorda con nitidezza quel giorno di pioggia ed insicurezza in cui aveva visto vacillare un uomo da sempre molto bravo a controllarsi ed a dissimulare… ed è ogni giorno più convinta che quell’episodio abbia a che fare con l’indagine che lei e Davide stanno conducendo.



Ad un po’ di distanza da Sara al tramonto (che avevo inserito nei preferiti del mese di tempo fa) e da Le parole di Sara (di cui vi avevo parlato qui), sono tornata nel mondo della donna osservatrice, abile nel capire il labiale, intuire i discorsi altrui ed interpretare sguardi e gesti anche da lontano. Sara, dopo tanta solitudine, si è abituata ad una nuova routine, con un nipotino che ha gli stessi occhi del suo grande amore perduto e due figli acquisiti: la vedova del suo figlio scomparso troppo presto, che va molto più d’accordo con la suocera che con l’insopportabile madre, ed un uomo ormai più vicino alla mezza età che alla giovinezza che non è mai riuscito a realizzare il sogno di una famiglia tutta sua.


La sua profonda sensibilità ed il suo spirito di osservazione, però, non le permettono mai di staccare del tutto da quella che per lei e per Massimiliano (che l’ha lasciata da qualche anno per via di un tumore) è stata molto più di una professione. L’autore è abilissimo nel descriverci come il lavoro di Sara sia entrato a far parte della sua quotidianità: persino il “posto speciale” che condivideva con Massimiliano è nascosto agli occhi del mondo. Sara è invisibile, ma c’è, così come Andrea, un nuovo personaggio ed un valido aiuto: un ex collega dei due, che ha progressivamente perduto la vista ma, così facendo, ha affinato altri sensi, ed ha a disposizione infiniti dossier da ascoltare, grazie ai quali i protagonisti possono recuperare cruciali conversazioni di anni prima.


Una lettera per Sara è la storia di persone comuni che sono rimaste incastrate in storie più grandi di loro, delle quali erano del tutto all’oscuro; vittime innocenti alle quali la donna cerca di dare giustizia.



Gli occhi di Sara


L’inusuale famiglia di Sara, che sembrava aver trovato un suo equilibrio, si è ritrovata a vivere un dramma da un giorno all’altro. Davide Pardo, una sera come tante, mentre era a cena con una delle sue ex fidanzate nel tentativo di riallacciare i rapporti, ha visto Viola davanti al ristorante, nella pioggia, senza più un briciolo della sua solita sicurezza ed in preda alla disperazione. In mano, i risultati di quegli esami che aveva deciso di far fare al piccolo Massimiliano “per routine”, con una terribile diagnosi: un tumore non operabile.


Sono passati mesi da quella sera e Sara, da allora, ha passato le sue giornate in ospedale, nel tentativo di confortare tutti, specie Viola che in alcuni giorni sembra non essere nemmeno in sé, e di osservare il personale medico per capire se è vero quello che tutti dicono: per il suo nipotino non ci sono più speranze, ormai è solo questione di tempo.


Sara non si rassegna a perdere anche Massimiliano, non dopo aver perduto il suo compagno e suo figlio. Così un giorno coglie un’esitazione negli occhi di una dottoressa che si è sempre occupata con professionalità del piccolo e le chiede, senza troppi preamboli come nel suo stile, a che cosa stia pensando davvero. La dottoressa pensa di avere davanti una nonna disperata, ma quando si rende conto che Sara è la più lucida della famigliola di Massimiliano decide di confidarle il suo dubbio. Ella sa che da anni, nell’ambiente dell’oncologia infantile, opera un dottore misterioso, un uomo con un nome russo dalle strabilianti abilità. Egli ha già salvato la vita a più di un bambino in condizioni disperate come e più di Massimiliano, ma la sua bravura è pari solo al mistero che lo circonda: di volta in volta, egli ha operato in cliniche diverse, non ha una sede fissa e conoscere i suoi spostamenti è molto difficile.


Sara si aggrappa alla tenue speranza che le dà la dottoressa, anche se, sulle prime, la storia di un medico che fa miracoli le sembra quasi una leggenda. Grazie però all’archivio che le ha lasciato il suo compagno, ai dossier di Andrea ed alla collaborazione della sua ex collega e migliore amica di sempre Teresa Pandolfi, Sara si rende conto di non stare affatto inseguendo un fantasma… bensì una vecchia conoscenza.


All’improvviso ella si trova a ripercorrere una storia ormai dimenticata, risalente al 1990: Napoli in fibrillazione per la visita di Giovanni Paolo II e l’Unità pronta a fare la sua parte. L’Università occupata dalla “Pantera”, i gruppi anarchici, quattro studenti di origine polacca che all’improvviso, da semplici amici, avevano iniziato a muoversi come un uomo solo. La sorella di uno di loro, una dottoressa che non voleva avere niente a che fare con i loro segreti. Massimiliano che l’aveva appena conosciuta e la sapeva già sposata e madre, ma già allora non poteva fare a meno di amarla. Tutti i tasselli di un pezzo di passato dimenticato, un suo vero e proprio errore di gioventù che è tornato ad essere parte del presente.



Più che un romanzo, Gli occhi di Sara è una specie di tunnel nero in cui sprofondi prima con cautela, poi sempre più rapidamente. Il contesto è davvero duro: un pugno nello stomaco farebbe meno male che vedere il piccolo Massimiliano soffrire ogni giorno e sorridere debolmente, Davide Pardo che tira fuori tutto il suo lato paterno con la forza della disperazione, Viola che da impertinente è diventata quasi catatonica e la stessa Sara che più di una volta si sente persa.


Persino quella che sembra una flebile speranza diventa la porta su un passato di orrori che si fanno sempre più grandi pagina dopo pagina.


Non saprei che parole usare per descrivere lo stile di Maurizio De Giovanni: in questo romanzo, ancor più del precedente, egli trascina con sé il lettore, saldando le parole l’una con l’altra in una catena di emozioni sempre più forti. Definire questo libro solo un “noir” sarebbe davvero riduttivo.




Sono davvero curiosa di sapere se, come me, c’è qualche appassionato di questa serie! Avete letto i romanzi di Sara? Che ne pensate?

Vi piacciono o preferite altri libri di Maurizio De Giovanni?

E se invece non avete letto niente di questo autore, sono riuscita ad incuriosirvi?

Fatemi sapere che cosa ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

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