giovedì 12 dicembre 2019

LA MIA VITA D'ARTISTA - CHRISTMAS COUNTDOWN #2

"Storie di ordinaria e straordinaria dislessia" in scena al Teatro Carcano




...mancano 13 giorni a Natale!




Cari lettori,
il post di oggi fa parte del nostro “Christmas countdown” del 2019, ma è anche parte della rubrica “Consigli per gli amanti della danza”.


Negli ultimi anni, osservando i cartelloni dei teatri di Milano e della provincia, mi sono resa conto che la scelta più gettonata per Natale (e soprattutto per Capodanno) è il balletto. Per questo motivo ho deciso di scrivere un post a tema danza proprio all’interno del Christmas Countdown, e sono molto felice di potervi presentare uno spettacolo davvero ideale per le famiglie e per le scuole: La mia vita d’artista – Storie di ordinaria e straordinaria dislessia.



La storia di Sabrina Brazzo



La protagonista ed autrice di questo originalissimo balletto è Sabrina Brazzo, prima ballerina della Scala ed étoile internazionale. Ella, insieme al suo partner sul palcoscenico e nella vita Andrea Volpintesta, ha fondato la compagnia Jas Art Ballet, alle cui rappresentazioni ho già potuto assistere circa sei mesi fa (ve ne ho parlato qui).


La mia vita d’artista è uno spettacolo realizzato in collaborazione con l’A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia), di cui Sabrina Brazzo è ambasciatrice. Con grande coraggio ed onestà, ella racconta al pubblico non tanto il suo passato più recente, quanto la sua infanzia ed adolescenza, e quella che è stata la più grande difficoltà della sua vita: imparare a leggere, a scrivere, a parlare.

Ella ha frequentato la scuola in anni in cui le parole dislessia, discaculia, disortografia, bisogni educativi speciali non esistevano nemmeno. Chi oggi è considerato dislessico e seguito da specialisti, una volta era semplicemente “asino” e veniva preso in giro dai compagni, trascurato dagli insegnanti, talvolta persino sminuito in famiglia.


Lo spettacolo alterna esibizioni ballate (di Sabrina, di Andrea Volpintesta, dei loro allievi) a video proiettati su un maxischermo sul fondo del palcoscenico: piccoli intermezzi recitati nei quali l’étoile rievoca i suoi pensieri, le sue paure, le reazioni delle persone che le erano vicine… e poi i successi ottenuti grazie alla danza.



La base classica e la ricerca di nuovi stili


I primi balletti che vengono presentati allo spettatore sono appartenenti al mondo della danza classica: un iniziale passo a due, che fa comprendere a Sabrina che il balletto è il suo mondo, e le prime lezioni all’Accademia della Scala, che la aiutano non poco nel superare il suo problema.

Ella, infatti, si rende conto che, anche se non sempre comprende le indicazioni che le vengono rivolte, può comunque imparare imitando quello che vede.


Dopo il diploma ed il grande successo a Milano, consapevole di aver ormai imparato a padroneggiare il linguaggio della danza classica, ella accetta una nuova sfida: imparare degli altri stili.

Lo spettacolo, dunque, dopo un inizio prettamente classico, si rivela più che mai vario: dal musical di Broadway al tip tap, dalla danza contemporanea a quella acrobatica passando per il tango, non c’è genere che Sabrina Brazzo non si cimenti ad interpretare. La scelta di musiche, coreografie, costumi è ricchissima e rende ogni esibizione davvero coinvolgente.



La danza come linguaggio



La sua vita d’artista come étoile internazionale ed il suo impegno come ambasciatrice dell’A.I.D. sono i motivi che hanno portato Sabrina Brazzo dal Presidente della Repubblica per essere insignita del titolo di Cavaliere.

La protagonista racconta con grande ironia questo episodio, interpretando, con alcuni suoi allievi, una versione ballata dell’Inno d’Italia.


Subito dopo, un giornalista le chiede un’intervista, ed ella decide di rispondere alle sue tante domande nel modo che le è più congeniale: danzando.

Questa scena è, a mio parere, una delle più belle dello spettacolo, perché dimostra, con grande semplicità, che la danza è davvero la parola dell’anima, e che educando il proprio corpo ad esprimersi in libertà si può realmente creare un linguaggio alternativo.

Sono sicura che le appassionate di danza come me si emozioneranno molto osservando le risposte di Sabrina all’intervista!



Il rispetto per la diversità


Non solo ballerina: Sabrina Brazzo è anche insegnante, e l’ultima parte dello spettacolo è dedicata proprio a chi, per mestiere o per passione, ha scelto di trasmettere le proprie conoscenze a qualcun altro.

Ella invita alla prudenza gli insegnanti di ogni genere e categoria: un approccio severo è piuttosto sconsigliabile con chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, o anche soltanto con chi si impegna molto ma non può fare a meno di avere oggettive difficoltà. Soprattutto nel caso di bambini ed adolescenti, è molto facile che la persona in questione finisca per sentirsi in qualche modo diversa, inferiore agli altri, persino incapace.

Un modo d’apprendimento alternativo c’è sempre, ed i vari programmi scolastici diversificati degli ultimi anni ne sono la dimostrazione. 

Per quanto riguarda la danza, non posso che essere d’accordo con il messaggio veicolato dallo spettacolo: l’osservazione e l’imitazione sono importantissime, molto più del nome esatto dei passi. E l’unica qualità alla quale non si può davvero rinunciare è la passione.




Il balletto è rimasto al Teatro Carcano solo per due serate a fine novembre!
Tuttavia sono sicura che esso sarà riproposto, magari anche in altri teatri. La tematica presentata è davvero importante ed il balletto è più che godibile non solo per gli appassionati di danza, ma anche per le scuole e per le famiglie.
Spero di avervi incuriosito!
Avete mai sentito parlare del Jas Art Ballet o di questo spettacolo? Vi potrebbe interessare?
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

4 commenti :

  1. Dieci anni fa davo ripetizioni pomeridiane agli studenti e avevo un ragazzino dislessico che lottava per ottenere la licenza media.
    Non fu facile, lo ammetto, ma ce la fece e decise di iscriversi alla scuola alberghiera.
    Io, però, cambiai mestiere e non saprei se, poi, si diplomò.
    Comunque la dislessia è un problema ancora troppo sottovalutato.
    Bene che se ne parli anche a teatro!

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    1. Ciao Claudia! Capisco le tue difficoltà, anche io durante le mie supplenze ho trovato alunni con queste problematiche. Ultimamente secondo me c'è stata più attenzione: ormai i vari disturbi dell'apprendimento sono classificati e ci sono specialisti appositi… Sono contenta anche io che se ne parli a teatro, comunque!

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  2. Che belle e interessanti informazioni che ci hai regalato. Grazie Silvia. Saluti belli.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! Sempre contenta di esservi utile, buona giornata :-)

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