lunedì 2 dicembre 2019

BARBABLÙ

Favole in musica e teatro civile al Carcano




Cari lettori,
inauguriamo Dicembre con uno dei nostri “Consigli teatrali”!

Oggi, infatti, vi presento uno spettacolo teatrale che ho visto durante l’ultima settimana di Novembre, al Teatro Carcano di Milano, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro la donna.


Si tratta di Barbablù, un monologo in parte recitato ed in parte cantato, per la regia di Moni Ovadia, con l’attore e cantante Mario Incudine come unico protagonista e con il musicista Antonio Vasta.

Vediamo insieme la rappresentazione un po’ più nel dettaglio!



Musiche, costumi, scenografie


Quando si apre il sipario, allo spettatore si presenta una scenografia decisamente originale. Alle due estremità del palcoscenico ci sono due oggetti sui quali si siederà Barbablù: a destra un trono pretenzioso, a sinistra una semplice valigetta.

Al centro, invece, ci sono tanti elementi che sembrano non avere un senso logico: una piccola finestra con delle dorature, un grande libro, un paio di manichini, un quadro, uno specchio, un vestito d’epoca. 


Due soltanto sono i personaggi che attraversano questa scena.


Nella metà anteriore del palcoscenico c’è Barbablù, che racconta in prima persona la sua storia, indossando e togliendo di volta in volta degli abiti medioevali. La scelta di questi costumi non è casuale: quello che per noi è ormai un personaggio delle favole, infatti, sembra essere ispirato ad un uomo storicamente esistito. 
Si trattava di un nobile del XV secolo, vissuto a Nantes, ricco e potente, temuto e rispettato da tutti, fino alla terribile scoperta dei cadaveri delle sue mogli ed all’esecuzione avvenuta nel 1440.


Nella metà posteriore del palcoscenico, invece, c’è un musicista di eccezionale bravura: Antonio Vasta. Durante lo spettacolo, egli esegue dal vivo le musiche, composte dallo stesso Mario Incudine, e sorprende lo spettatore con la varietà di strumenti proposti: non solo la classica tastiera, ma anche la fisarmonica, lo xilofono, persino una sorta di cornamusa.



Le sette mogli di Barbablù


La favola di Barbablù è passata alla storia per essere una delle più crude, macabre e spaventose del mondo. L’intreccio della fiaba è costruito in modo che per il lettore ci sia un vero e proprio shock: all’inizio della storia, infatti, Barbablù è semplicemente un marito schivo e burbero, e la vicenda è raccontata attraverso gli occhi della moglie, che, un giorno, quasi per caso, trova la stanzetta nella quale sono custoditi i sette cadaveri.


Lo spettacolo è invece raccontato in maniera diversa: è lo stesso Barbablù, pochi giorni prima del patibolo, a rievocare, uno dopo l’altro, gli spettri delle sette donne che egli ha allontanato dalla sua vita...e dalla loro.

Rosa, Viola, Margherita, Gelsomina, Dalia, Iris, Erica: tutte le sue mogli portano il nome di un fiore, e, proprio come delle pianticelle indifese, sono state crudelmente strappate alla loro esistenza.

Barbablù ripensa a tutte le cause scatenanti della morte delle fanciulle, cause che allo spettatore, minuto dopo minuto, sembrano sempre più le giustificazioni di un pazzo.


Non ci sono donne in scena: nei ricordi dell’uomo spuntano tante voci fuori campo (alcune delle quali appartenenti ad attrici note, come Lella Costa ed Amanda Sandrelli). La storia di ogni moglie, di ogni vittima, è rappresentata dagli oggetti in scena, che Barbablù, mentre racconta, tinge di rosso, ogni volta in modo differente, così come diverse tra loro erano le donne che egli afferma di aver “amato”.


Lo spettatore non può fare a meno di notare come tante delle giustificazioni di Barbablù (“usciva di casa senza il mio permesso”, “leggeva e scriveva di nascosto”, “aveva degli amici uomini”, “chiacchierava di continuo”…) si sentono fin troppo spesso al telegiornale quando si verifica un caso di femminicidio.



L’ottava moglie e la “curiosità”


Dopo questa serie di efferati delitti, Barbablù inizia ad essere osservato con diffidenza in paese, e su di lui cominciano a circolare strane leggende. A questo punto, però, entra in scena (sempre con una voce fuori campo) quella che è a tutti gli effetti la protagonista della favola: Primula, l’ottava moglie.


Ella è in cerca di una vita tranquilla e di una posizione rispettabile ed accetta di buon grado di sposare Barbablù. Dopo tre anni fin troppo pacifici per i suoi gusti, però, l’uomo, stufatosi della donna, decide di metterla alla prova: parte per un lungo viaggio e le affida un mazzo contenente le chiavi di tutte le porte del castello.

Naturalmente Primula viene subito attratta dalla chiave più piccola, l’unica che il marito le ha proibito di usare, ed è così che ella trova la cantina segreta di Barbablù e chiama in soccorso i suoi fratelli cavalieri.


A proposito di Primula, la donna che lo porterà ad una fine talvolta persino invocata, Barbablù fa un’amara riflessione. Quando la favola era stata scritta, la sua morale era: attenzione alla curiosità, può nuocere. In altre parole, se Primula non avesse avuto l’idea (ignobile!vergognosa!) di voler capire che cosa aprissero le chiavi di casa sua, forse il suo matrimonio con Barbablù sarebbe stato ancora lungo e pacifico.

Questa morale, sulle prime, ci fa giustamente inorridire. Poi, però, pensando ai casi di violenza e femminicidio, a tutte le giustificazioni che spesso vengono fornite all’assassino ed a tutti i “se l’è cercata” che vengono rivolti alla vittima, siamo costretti a renderci conto che a volte ci tocca ancora ascoltare considerazioni di questo tipo…



Il fantasma di Barbablù


Le riflessioni su Primula e sulla sua curiosità (tanto criticata, ma anche chiave per salvarsi la vita) portano Barbablù ad avvisare il suo pubblico: egli è stato giustiziato ed è andato all’Inferno, ma non è affatto morto.

Barbablù vive ogni volta che una donna resta sola ad affrontare una violenza familiare, quando il responsabile di un sopruso non viene punito, nei casi in cui si minimizzano i femminicidi, ogni volta che un uomo si sente in dovere di far notare ad una donna una “presunta inferiorità”.

Il monologo finale dello spettacolo è intenso ed anche un po’ scioccante, ma lascia allo spettatore parecchi spunti sui quali riflettere.




Purtroppo lo spettacolo è rimasto al Teatro Carcano solo dal 19 al 24 novembre, ed io stessa sono riuscita a vederlo solo l’ultimo giorno disponibile. Ritengo però doveroso segnalarvelo, sia per un contributo tardivo alla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, sia perché è uno spettacolo che vale davvero la pena di vedere. Spero tanto che possa far tappa in altri teatri ed altre città!
Voi conoscete questo spettacolo? Potrebbe interessarvi?
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

14 commenti :

  1. Deve essere stato davvero bello, tosto, attuale.
    Come usare un'antica fiaba/leggenda/verità per parlare dell'oggi.
    Interessante la messa in scena, con oggetti e voci fuori campo. E le metafore dei fiori.

    Moz-

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    1. Ciao Moz! Il cuore dello spettacolo è proprio questo… utilizzare una storia che è stata inizialmente scritta come "favola" per parlare di tematiche d'attualità. Anche a me sono piaciuti gli elementi che hai sottolineato!

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  2. Cara Silvia, ,oggi è sempre difficile fare dei ragionamenti, io cerco di dimenticare.
    Ciao e buono settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso! Ti capisco… a volte, sentendo dei terribili casi di cronaca, ti verrebbe voglia di dimenticare tutto. Però è bene raccontare certe storie...per far sì che non si ripetano. Buona settimana anche a te!

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  3. Questa storia è sempre stata terribile, ricordo di un libretto che la illustrava e che solo a guardarlo mi metteva i brividi. Purtroppo ancora oggi ci sono in giro troppi Barbablù.
    Lo spettacolo deve essere stato molto intenso e carico di significati. Grazie a te per averci fatto partecipi.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! Anche io ricordo un libretto della mia infanzia con tanto di illustrazioni… e rammento bene di essere stata scioccata dalla scoperta dei cadaveri! D'altra parte, quale bambina delle elementari si aspetterebbe un simile sviluppo narrativo?
      Come dice Mario Incudine, infatti, questa storia non è per bambini, ma per adulti. Come giustamente hai sottolineato, ci sono ancora in giro troppi Barbablù!

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  4. Il teatro si conferma come una delle forme d'arte maggiormente capaci di sensibilizzare e far pensare. Ho assistito recentemente a un monologo teatrale, scritto da Roberto Mercadini, sul tema della disabilità. Illuminante.
    Ciao.

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    1. Ciao Andrea! Io amo andare a teatro… ed anche il mio blog ha una sezione piuttosto ampia dedicata alle recensioni teatrali!

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  5. Aspettavo questo post con trepidazione.
    Wow, wow e ancora wow!
    Questo spettacolo mi sarebbe piaciuto tantissimo. È proprio nelle mie corde.
    Grazie per avermi permesso di immaginarlo, come se fossi seduta in platea!

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    1. Ciao Claudia! Sono proprio contenta che la mia recensione ti abbia interessato! Spero tanto che lo spettacolo arriverà dalle tue parti :-)

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  6. questo sarebbe uno spettacolo che andrei a vedere con molto interesse!! tra l'altro non lo conoscevo, quindi grazie :)

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    1. Ciao Angela! Spero, allora, che riuscirai a vederlo! Sono contenta di averti interessata :-)

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  7. deve essere molto interessante, già il tuo post lo è! Grazie

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    1. Ciao Chiara! A me è piaciuto molto, te lo consiglio :-) Sono contenta che il mio post ti abbia interessato!

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