giovedì 9 ottobre 2025

LE ALLEGRE MADAME DI WINDSOR

 Recensioni classiche 2025: Shakespeare #5




Cari lettori,

il post di oggi è dedicato al nostro “Momento dei classici” e con l’opera di Shakespeare che ho scelto per il bimestre settembre/ottobre.


Prima di parlarvi dell’argomento di oggi, un breve recap delle puntate precedenti!

In gennaio e febbraio, mese dell’amore, non potevo che partire da "Romeo e Giuletta".

In marzo ed aprile abbiamo assistito insieme alla "Tempesta", il vero e proprio testamento morale di Shakespeare.

In maggio e giugno abbiamo cercato il lieto fine ed un po’ di allegria con "Molto rumore per nulla".

In luglio ed agosto vi ho portato con me alla scoperta della tragedia storica con "Re Lear".



Oggi ci alleggeriamo un po’ con una commedia degli equivoci, una storia divertente e beffarda che forse non tutti conoscono o hanno visto rappresentata: Le allegre madame di Windsor.


A quanto pare quest’opera ha avuto una genesi imprevista: nemmeno lo stesso Shakespeare pensava di scriverla. Falstaff, il buffo protagonista di quest’opera, aveva già recitato la sua parte nell’Enrico IV, portando leggerezza in una pièce teatrale molto più seriosa di quella che ci accingiamo a leggere insieme. Eppure, a quanto narra la leggenda, la regina Elisabetta non era soddisfatta… e chiedeva in continuazione di poter risentire o rivedere qualche avventura di Falstaff, magari in un ruolo più centrale. E non si può non accontentare una cliente così importante…


Vediamo insieme che cosa si inventò Shakespeare per l’occasione!



Due mogli allegre ed un corteggiatore attento al portafoglio


La storia raccontata si svolge a Windsor, cittadina di provincia che, per certi versi, assomiglia alle nostre odierne. Lì un’ampia fascia di popolazione forse non proprio ricca, ma comunque benestante, conduce una vita tranquilla, cercando di tenere in piedi matrimoni dettati più dalla convenienza che dall’amore, di combinare unioni vantaggiose per i figli e di conservare un nome ed una reputazione.


Proprio lì, da un po’ di tempo, ha preso residenza Sir John Falstaff, che un tempo era addirittura superiore a quella schiera di alto borghesi rispettabili (non a caso possiede il titolo di Sir), ma è decaduto da anni, soprattutto dal punto di vista economico. In più, il suo carattere impulsivo e la sua tendenza a mettersi nei guai lo rendono lo zimbello di tutti. Ormai anche i suoi paggi, che da tempo non ricevono la paga, stanno iniziando ad abbandonarlo.


Falstaff, che non sa più come pagare né i dipendenti rimasti né il proprietario dell’osteria dove si ritrova sempre ad esagerare con cibo ed alcool (ed anche la sua obesità è motivo di ilarità), decide che la scelta migliore – e meno faticosa – potrebbe essere diventare l’amante mantenuto di qualche ricca donna di Windsor.


Egli scrive due lettere d’amore identiche e convince i suoi paggi a recapitarle a Margaret Page, moglie di George, e ad Alice Ford, moglie di Frank. Ignorando però che le due sono in stretta amicizia, che si leggeranno a vicenda le improbabili lettere ricevute e che decideranno insieme di farla pagare allo stravagante corteggiatore.


Le due signore sono “madame”, perché, come osserva la traduttrice in una nota all’inizio del testo, il termine più utilizzato nelle vecchie traduzioni di quest’opera è “comari”, ma questa parola, specie nell’Italia meridionale, ha delle connotazioni di parentela o di compartecipazione alle cerimonie che qui non hanno attinenza.


Già solo avendovi raccontato questo pezzetto di trama, secondo me, si può notare il chiaro intento satirico di Shakespeare nello scrivere quest’opera. 

Margaret ed Alice sono amiche e ridono insieme dello sciocco tentativo di corte di Falstaff, ma se si fosse trattato di un buon partito (magari anche per la figlia di Margaret), siamo sicuri che nessuna delle due sarebbe stata interessata e che ci sarebbe stata una reciproca confidenza? Falstaff è ridicolo perché è caduto in disgrazia, ma se fosse stato un personaggio ancora importante – e utile per la posizione sociale dei mariti -, l’atteggiamento non sarebbe stato forse diverso? 

E, ultimo ma non meno importante… Falstaff è ridicolizzato perché è obeso, ma a quei tempi l’obeso più celebre era il defunto padre della Regina Elisabetta, Re Enrico VIII, e non credo che nessun burlone di Windsor lo abbia mai preso in giro, a meno di non voler andare incontro ad una fine molto brutta…


In breve, fin dall’inizio è chiaro che Falstaff è il buffone della situazione, ma Shakespeare, scrivendo quest’opera, non vuole certo beffare solo lui.



Due mariti distratti ed una figlia da sistemare


Frank e George, i due mariti delle allegre madame, esattamente come le mogli, hanno anche loro dei punti deboli, che Falstaff sfrutta con un’abilità sorprendente, considerando che dovrebbe essere lo sciocco della situazione.


Frank è molto geloso di Alice, nonostante l’età non più giovanissima di entrambi ed i tanti anni di matrimonio. Falstaff si presenta a lui sotto le mentite spoglie di un amico, si fa confidare le pene della gelosia e cerca di spillare altri soldi.


Quanto a George Page, la sua preoccupazione non è tanto la moglie quanto la figlia Anne, protagonista della trama secondaria di quest’opera.


Anne è una delle fanciulle in età da marito più ambite del paese di Windsor. Il padre George vorrebbe maritarla al nipote del giudice di campagna Shallow; la madre Margaret al dottor Caius.


Anne, però, non ha interesse né per la scelta del padre, un ragazzo di poco carattere sempre alle calcagna dello zio, né per quella della madre, un medico francese che parla male la lingua inglese e si crede chissà chi. Ella è innamorata, ricambiata, di Fenton, un suo coetaneo del paese.


E sarà proprio mentre i suoi genitori, di concerto con i coniugi Ford e con la scaltra Madama Quickly (governante del dottor Caius), progettano la burla definitiva nei confronti di Falstaff, che lei e Fenton… burleranno i burloni, e troveranno un modo di sposarsi di nascosto.



Beffe… e beffati


Falstaff, nel tentativo di avvicinare Margaret, Alice o entrambe, subisce di tutto. Viene costretto a nascondersi in ceste di panni sporchi, finisce in mezzo al fango ed ai maiali, si deve vestire da donna per scappare, prende delle solenni bastonate.


Alla fine diventa oggetto di una burla notturna nel cuore del bosco accanto alla cittadina di Windsor: convinto di incontrare le sue amanti, Falstaff si ritrova vicino ad un albero dalla fama sinistra, e viene tirato al centro di quello che sembra un raduno di fate e di spiriti (in realtà sono i bambini ed i ragazzi della cittadina vestiti con costumi di Carnevale). Lo spavento memorabile è di monito per lui: non cercherà mai più di truffare i rispettabili cittadini di Windsor per denaro, dopo aver fatto una così magra figura.


Eppure, come già detto, l’impressione è che anche per altri personaggi della commedia ci sia in serbo un’altra parte di beffa.


Innanzitutto per George e Margaret Page, che volevano imporre la loro volontà su Anne e si sono ritrovati un matrimonio sotto il naso, proprio perché hanno preferito occuparsi della burla ai danni di Falstaff piuttosto che parlare insieme alla figlia e cercare di capire che cosa lei volesse davvero.


Poi per Frank ed Alice Ford, e per la gelosia eccessiva che diventa patologica.


E ancora per Madama Quickly, che si credeva al di sopra del resto della servitù perché era riuscita ad accedere al ruolo di governante, pensava di sapere tutto di tutti (in particolare a proposito di Anne e dei suoi pretendenti), e invece si rende conto di non aver capito proprio niente.


E per tutti coloro che hanno pensato che fosse divertente sfruttare la spontaneità e giocosità di bambini e ragazzi – che hanno aderito pensando ad una scampagnata notturna – per una burla che si trasforma in un grosso spavento, in qualcosa di pesante a cui sicuramente i piccoli non avevano pensato.


Non solo Falstaff è criticato, dunque, ma anche la società intorno a lui, rappresentata da ben degni esponenti…



Una sola opera...o tante?


Devo ammettere che mi sono accostata a quest’opera conoscendola poco. L’ho vista rappresentata solo una volta, talmente tanti anni fa che non ricordo nemmeno quando, e non avevo ancora mai letto il testo.


Eppure, leggendola, mi sono resa conto che è come se in quest’opera ci fossero tanti personaggi, rovesci di trama, temi… che sono già comparsi (o compariranno) altrove, in altri capolavori shakespeariani.


Falstaff dall’Enrico IV, come già detto. Il matrimonio segreto di due giovani, come in Romeo e Giulietta… solo che questa volta c’è un lieto fine. La gelosia irragionevole, come quella di Otello. L’atmosfera fiabesca in piena notte, che tanto ricorda Sogno di una notte di mezza estate. Gli equivoci amorosi che in qualche modo somigliano a quelli di Molto rumore per nulla. I personaggi secondari, appartenenti alla servitù, che si rivelano più importanti di quello che inizialmente si pensa.


Una “commedia leggera” molto più importante di quello che si potrebbe pensare all’interno del corpus shakespeariano!





Che ne dite di Falstaff e delle sue disavventure?

Conoscevate già quest’opera? L’avete vista rappresentata?

Colgo l’occasione per ringraziare quanti di voi leggono questi post letterari, anche silenziosamente. Sapete che mi piace non limitarmi alle classiche recensioni delle mie letture, ma inserire anche altro nel mio blog, come cinema, teatro, arte e anche letteratura… vi ringrazio perché apprezzate anche queste parti di me e dei miei interessi.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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