lunedì 27 ottobre 2025

THRILLER PER LA SPOOKY SEASON

 Due romanzi di Barbara Baraldi




Cari lettori,

iniziamo la settimana di Halloween con le nostre “Letture… per autori” e qualche consiglio di lettura spooky!


Il post con le “letture stregate” è ormai un appuntamento sul blog da qualche anno (a questo link il post dell’anno scorso), ma voi sapete che non sono per niente una fan dell’horror, così ho quasi sempre scelto dei thriller.


Quest’anno non fa eccezione: ho pensato di proporvi un’autrice che ho conosciuto proprio negli ultimi due mesi, e che mi ha regalato un bel po’ di brividi. Barbara Baraldi non è solo scrittrice, ma anche autrice dei fumetti di Dylan Dog, quindi di misteri che fanno paura se ne intende!


I due titoli che vi propongo oggi sono il suo primo romanzo, scritto vent’anni fa e rimaneggiato per la Giunti, e uno dei volumi che hanno per protagonista l’ispettrice Aurora Scalviati, il personaggio seriale di sua creazione.


Penso di essere più che in tema con il mood della settimana… ma ditemi voi!



La bambola dagli occhi di cristallo


Siamo a Bologna, nei primi anni del nuovo secolo (e millennio), e la città sta vivendo un’insolita ondata di violenza.


I cittadini bolognesi si ritrovano ad avere, giorno dopo giorno, sempre più paura di un misterioso killer. Il timore, però, inizia a scemare quando ci si rende conto che il target dell’assassino è sempre lo stesso: uomini che erano stati, per qualche motivo, violenti con le donne. La persona che li uccide si accanisce su di loro, quasi a restituire loro almeno una parte della violenza che hanno messo in pratica in vita.


Il compito di trovare il serial killer viene affidato all’ispettore Marconi, un funzionario di talento ma piuttosto deluso dalla professione. Egli ogni volta si ripete che non sa ancora perché continui ad ostinarsi con la vita da poliziotto, eppure le indagini condotte da lui si sono sempre risolte. Per questo motivo gli è stato affidato un compito così difficile.


Insieme alla sua squadra, egli ricostruisce il probabile profilo dell’assassina: una donna giovane e molto bella, fredda e risoluta. Ma chi potrebbe essere?


La crisi professionale di Marconi, tra l’altro, non è l’unico motivo per cui egli tentenna nell’accettare il caso del serial killer: egli si sta anche occupando da tempo di un giro di spacciatori che gli sta dando moltissimo filo da torcere.


È nel corso di questa indagine che egli conosce Viola, una ragazza molto giovane e purtroppo sfortunata. Ella è arrivata dal Sud seguendo il suo ragazzo, Nunzio, unico punto di riferimento dopo aver tagliato i contatti con quel che restava della sua famiglia. 

Ben presto la vita a due che il ragazzo le aveva promesso si è trasformata in un incubo: Nunzio avrebbe dovuto lavorare nel negozio dello zio, ma ha iniziato a bighellonare anche la sera, tornando con cifre esorbitanti di denaro; a Viola è stato proibito di lavorare (e di avere una vita sua); le urla, le umiliazioni, persino le botte sono all’ordine del giorno. 

Forse per questo Viola ha iniziato a fare dei sogni strani, sogni pieni di sangue, che, pochi giorni dopo, puntualmente si rivelano corrispondenti ai delitti del serial killer. 

Com’è possibile che ella possa prevedere le mosse dell’assassina?


Dall’altra parte della città, la giovane Eva è stanca di mentire alla sua famiglia, che dalla Romagna l’ha spedita a Bologna piena di ottimismo, pensando che la sua vita post-laurea sarebbe stata un successo. La ragazza vive in un monolocale con l’unico affetto di una gattina che ha salvato, lavora in un’agenzia pubblicitaria dove fa fotocopie e viene scavalcata da tutti, e pian piano la solitudine ed il luogo di lavoro la stanno mandando in burnout. 

Un giorno, però, ella si ritrova sulla porta Giulia, l’unica collega che ogni tanto le ha dato retta. La ragazza, che è ricca di famiglia e forse un po’ annoiata, si è presa a cuore Eva ed ha deciso di aiutarla a godersi un po’ di più la vita. La ragazza è grata alla nuova amica, ma i trascorsi di lei con la sindrome bipolare ed alcuni suoi atteggiamenti la preoccupano…



Dicevamo che Barbara Baraldi non si occupa solo di romanzi, ma anche di fumetti. E La bambola dagli occhi di ghiaccio ha, in un certo senso, una scrittura fumettistica. È rapida e concisa: un vero e proprio “page turner”.


Ci sono molti personaggi femminili in questo romanzo, e tutti in qualche modo potrebbero essere l’assassina che l’ispettore Marconi sta cercando. L’aspetto più disturbante è che tutte queste donne, in effetti, potrebbero avere un buon motivo per prendersela con gli uomini, e, senza ovviamente mai giustificare la violenza, il lettore finisce quasi per comprenderle.


Anche l’ispettore Marconi, per quanto gli piaccia fare il cinico, si ritrova ad essere molto più empatico di quel che si aspettava, soprattutto quando scopre che cosa deve subire Viola ogni giorno.


È una storia inquietante anche se (anzi, forse proprio perché) non c’è niente di sovrannaturale: è tutto drammaticamente umano, e sappiamo bene che l’uomo può essere il peggior nemico di se stesso e degli altri.


Sono sicura che divorerete questo romanzo – non penso troverete la vecchia versione, ma sia in libreria che in biblioteca dovrebbe esserci la riedizione della Giunti – e che il finale vi lascerà senza parole!



Cambiare le ossa


L’ispettrice Aurora Scalviati, esperta di profiling criminale, ha avuto una bella carriera in polizia, e fino a qualche anno fa coltivava il sogno di una famiglia insieme al compagno e collega Filippo.


Almeno fino a qualche anno fa e ad una notte maledetta in un ex mattatoio. Aurora era arrivata fin lì seguendo le tracce di un branco di giovani di buona famiglia che praticava violenze sessuali di gruppo. Pur di salvare quella che sarebbe stata la prossima vittima, una ragazza di nome Valentina, ella aveva coinvolto anche Filippo.


Da quella notte tutti sono usciti sconfitti. Valentina non c’è più, così come Filippo ed il bambino che Aurora aspettava. La donna, ricevuto un colpo in testa, è stata a lungo ricoverata all’ospedale, ed è riuscita a salvarsi, ma una scheggia di proiettile le è rimasta nel cervello. Da allora Aurora ha bisogno di moltissimi psicofarmaci che stabilizzino il suo stato mentale e soffre di diversi disturbi.


Negli anni che precedono l’inizio di questo romanzo, ella ha tentato in ogni modo di ricostruirsi una vita: se n’è andata da Torino, dove aveva anche litigato con gli ex colleghi, che l’avevano accusata della morte di Filippo; ha ricominciato da capo nella provincia emiliana, non riuscendo a fare la medesima carriera che avrebbe fatto in città, ma comunque facendosi apprezzare; ha creato una confortevole quotidianità con Bruno, un collega con cui è nato un sentimento, anche se lei rifiuta di fidanzarsi ufficialmente, e la sua gattina T-Rex.


Quando Aurora sembra essersi assestata nella sua nuova quotidianità, però, il commissario Provera, suo ex superiore che è sempre stato dalla sua parte anche anni prima, la richiama. Egli, infatti, è riuscito a convincere la PM Orlandi, una donna rigida e piuttosto sospettosa nei suoi confronti, a richiamarla a Torino come consulente per un caso piuttosto spinoso.


Un pericoloso assassino ha già mietuto tre vittime. Un ricco commerciante d’arte dall’attività non proprio pulita e le abitudini lussuose. La cuoca di un ristorante vegano con l’hobby dell’equitazione. E infine Tito Ferretti, che era sopravvissuto da bambino al “mostro di Bologna”, un killer crudele che aveva ucciso sua madre e l’amante. Non si può trattare di quel criminale, perché sarebbe troppo anziano, quindi gli inquirenti suppongono di avere a che fare con una sorta di copycat che ha voluto “terminare il lavoro” trent’anni dopo.


Questa spiegazione, però, non convince del tutto Aurora: il killer non ha ucciso solo Tito, bensì persone che sembrano non avere niente in comune: un uomo ricco e poco onesto che viveva nel lusso, una borghese che si divideva tra maneggi e cucine ed un uomo traumatizzato che non era riuscito nemmeno a studiare e viveva in un appartamento spoglio, mantenendosi con lavori saltuari.


Eppure tutte e tre sono state uccise con uno Spaccaossa, una sorta di grande e grosso coltello che ha fatto a pezzi le loro membra e che è la firma dell’assassino. Almeno finché Aurora non si rende conto di un altro terribile particolare: sulle ossa delle vittime è stata incisa una corona di spine, simbolo del martirio di Cristo.



La donna è impaurita dall’assassino che sta cercando, eppure si ritrova ad andare avanti, convinta di non avere niente o quasi da perdere. Almeno finché la questura non viene nuovamente sconvolta da un’indifferibile emergenza: Giorgia, una ragazza di tredici anni, è stata rapita. Anche se questa indagine non sarebbe di sua competenza, Aurora non può fare a meno di ripensare alla povera Valentina e teme che il suo destino possa essere anche quello di Giorgia.


Così ella coinvolge Jérome Reno, un vecchio amico suo e di Filippo con cui c’erano state delle ruggini in passato, e lo convince a collaborare in nome del legame ritrovato. Aurora e Jérome, che sono convinti che la ragazza sia in un luogo diverso da quello che stanno raggiungendo le autorità, prendono un elicottero e si dirigono verso un casolare di montagna. Non sapendo a che cosa stanno per andare incontro…



Direi che di brividi ce ne sono a sufficienza, no?


La protagonista di Cambiare le ossa non è un’eroina convenzionale, né un’impeccabile funzionaria dello Stato. Al contrario è una donna ferita nel corpo e nell’anima, che non può fidarsi nemmeno più della propria mente, anzi, come dice l’autrice stessa, “ha la percezione di avere il controllo quando di controllo non ne può avere affatto”, e questa non è solo la situazione della nostra protagonista, ma la vita di tutti noi, no?


Proprio come l’altro romanzo, anche questo si divora: i colpi di scena sono moltissimi e già solo il prologo mette subito sull’attenti il lettore.


Non mancano, però, delle pagine interessanti di approfondimento a tema “Fede e Ragione”: Aurora, nel corso del romanzo, ha modo di confrontarsi con un personaggio importante, una professoressa universitaria di Teologia, che si occupa di collegamenti tra scienze religiose e fisica quantistica. Devo dirvi che nessuna delle due cose è il mio campo (soprattutto la fisica…), ma questa teoria, che a quanto pare è stata davvero formulata da dei teologi, è piuttosto interessante: se fosse vera darebbe una spiegazione scientifica a tanti avvenimenti dichiarati come “miracoli” (tutte questioni su cui, vi dico la verità, io sono molto scettica).


Aurora è un personaggio seriale, ed ho già visto, in fondo al libro, che ci sono altri romanzi che la vedono protagonista. Mi piacerebbe non solo leggere di altri suoi casi, ma sapere come si evolveranno sia il rapporto con Bruno che quello con Reno, due personaggi che, secondo me, hanno ancora parecchio da dirci.


Ora come ora ho una casa piena di libri (ma dai), però mi piacerebbe leggere qualcos’altro di questa serie!




Che ne dite dell’angolo spooky di quest’anno? Vi ho fatto abbastanza paura? Certo che se sono arrivata in fondo io, pur essendo una fifona…

Fatemi sapere se conoscete l’autrice, se avete letto qualcuno di questi libri, che ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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