Due romanzi di Giulia Licciardello e Andrea Vitali
Cari lettori,
buona Epifania! Questo è un lunedì un po’ particolare: ho valutato varie opzioni (dal saltare la pubblicazione ripartendo giovedì 9 al pubblicare domani) ed infine ho deciso, considerate le mie ultime letture, di proporvi un ultimo post festivo!
Per la nostra rubrica “Letture… a tema”, infatti, oggi vi parlo di due letture che potrebbero andare bene sia per quest’ultima giornata di festa (sigh…) che per questo gennaio, nel corso del quale, magari, ci ritroveremo ad essere un po’ nostalgici del Natale (ultra sigh).
Il primo è un romance di un’autrice self, ambientato a Disneyland e proprio durante il periodo natalizio. Il secondo è una breve ed insolita opera di Andrea Vitali, autore che è comparso più volte su questi schermi. Entrambe le storie hanno un tono fiabesco e nostalgico e mi sono sembrate adeguate per questo momento dell’anno.
Vediamole un po’ insieme!
Finalmente la neve – A Bolt out of the blue,
di Giulia Licciardello
Protagonista di questa romantica storia è Caterina, una ragazza che dopo gli studi, per una serie di motivi, ha coltivato e realizzato il suo desiderio di lavorare all’estero.
Il suo posto del cuore è sempre stato Disneyland Paris, luogo dove ha vissuto delle bellissime esperienze da bambina insieme alla sua famiglia. In seguito ad un percorso di formazione, ella è riuscita a farsi assumere come cassiera in uno dei tanti ristoranti del parco divertimenti più famoso del mondo.
Sulla carta Caterina avrebbe tutto quello che desidera: un lavoro in un posto che ama, una vita parigina da donna indipendente. In realtà, il rovescio della medaglia c’è eccome ed è piuttosto pesante: Caterina è all’ennesimo rinnovo di un contratto a tempo determinato ed è frustrata all’idea di continuare a ricevere responsabilità senza garanzie sul futuro; Disneyland vissuta da lavoratrice non è poi così fiabesca; sotto Natale la famiglia è lontana, ed ella, per un grave motivo, non si sente nemmeno serena all’idea di prendere un permesso e raggiungerla.
In poche parole, Caterina è in burnout. Confusa ed amareggiata, ella comunica ai suoi responsabili che porterà a termine un’ultima stagione natalizia e che lascerà il posto a Capodanno, allo scadere del suo contratto.
L’autunno, però, porta con sé inaspettate novità: in questa stagione, infatti, vengono assunti tanti nuovi stagisti, che, dopo un’adeguata formazione ed il tirocinio sotto la guida di un tutor, entreranno a fare parte della grande squadra di Disneyland.
Al ristorante di Caterina viene affidato Ivan, un simpatico ed entusiasta ragazzo spagnolo. La tutor prescelta sarebbe un’altra, ma pochi giorni dopo la sfortunata donna si ritrova coinvolta in un incidente che provoca la rottura del suo piede e conseguenti mesi di malattia. Così i responsabili di Caterina prendono la decisione che ella temeva fin dall’inizio: far diventare lei la tutor di Ivan.
All’inizio Caterina è molto sulle sue: Ivan le è simpatico e le fa piacere insegnare qualcosa ad un praticante così disponibile, ma i brutti pensieri su passato e futuro continuano a tormentarla ed il suo umore è molto basso.
Pian piano, però, conoscendo meglio Ivan, Caterina si rende conto che anche lui, che è sempre così sorridente e positivo, ha avuto i suoi guai, che, in qualche modo, sono anche simili ai suoi. Tra i due, giorno dopo giorno, nasce una sincera amicizia: Ivan diventa sempre più un impiegato modello con i consigli di Caterina, e, grazie al sostegno di Ivan, Caterina riesce a trovare il coraggio di iniziare il percorso con una psicologa e di invitare la famiglia a Parigi per fine anno, nel tentativo di chiudere un po’ i conti con una brutta pagina del passato.
Il Natale a Disneyland sta per arrivare, e forse ci sono in serbo altre sorprese per i nostri due protagonisti…
Finalmente la neve è per molti versi la versione “in libro” di quelle classiche commedie romantiche prenatalizie quasi sempre ambientate in luoghi dove il Natale è un sogno. Ma le somiglianze, in un certo senso, finiscono qui.
Una delle caratteristiche che rende interessante quest’opera è che ci venga mostrata anche l’altra faccia del lavorare ad un Natale perfetto, specie in un luogo come Disneyland, dove tutto, per definizione, dev’essere “da sogno”. L’autrice, secondo me, ha posto l’attenzione su due problematiche che a volte vengono messe sotto silenzio. La prima è il fatto che l’organizzazione di tutto ciò che riguarda il Natale comporti un carico emotivo importante ed un lavoro straordinario (bene che vada sul posto di lavoro, altrimenti anche di cura e familiare), soprattutto per le donne. La seconda è la convinzione che una persona che ha trovato il lavoro “che sognava” non abbia mai momenti di crisi o difficoltà: anche se certe cose non si vedono, non vuol dire che non ci siano.
La storia d’amore che nasce tra i due protagonisti è molto dolce e piacevole da leggere: crescendo (invecchiando, lo so) apprezzo sempre più quei protagonisti assolutamente ordinari, con cui l’eroina di turno si trova presto a proprio agio. Coppie che si frequentano facendo cose molto semplici e che si conoscono con calma. Ovvio, non escludo di leggere altri slow burn, rivals to lovers, romance con il trope del bad boy o dintorni, se capita e la trama mi intriga, ma ultimamente noto che li sto lasciando un po’ di più ai sogni delle giovanotte. Com’è giusto che sia…
Comunque il romanzo è una buona scelta per assaporare gli ultimi giorni di clima natalizio. Ve lo consiglio per questa settimana dell’Epifania!
Sotto un cielo sempre azzurro, di Andrea Vitali
Mattia vive nella campagna lombarda con la sua famiglia ed è un figlio unico un po’ solitario, che sogna molto ed ama esplorare i dintorni.
Dopo la scuola, quando i suoi genitori sono impegnati con il lavoro, Mattia passa tutto il suo tempo libero con il nonno Zaccaria, che ha sempre qualcosa da raccontare. Zaccaria è una roccia: ha conosciuto la guerra, la fame, ogni genere di privazione, ma ha avuto il tempo di una vita per imparare ciò che più conta, come il rispetto per la natura e la cura delle persone care.
Un giorno, però, nonno Zaccaria si sveglia e… non sembra più lui. È rigido, impettito, pone il braccio destro in una strana posizione piegandolo sul petto e parla solo francese. Si autodefinisce L’Empereur e continua a rievocare eventi come la battaglia di Waterloo o l’incoronazione ad imperatore. In altre parole, nonno Zaccaria crede di essere Napoleone. O forse è lo spiritello cattivo dell’imperatore che vuole vivere in eterno ed ha preso possesso della mente del nonno.
I genitori di Mattia fanno il possibile – ed anche l’impossibile – per cercare di riportare alla ragione nonno Zaccaria, per persuaderlo del fatto che egli non è affatto Napoleone, ma niente sembra funzionare. Anzi, ad un certo punto L’Empereur chiede di essere portato in esilio a Sant’Elena.
L’isola dove soggiornò il vero Napoleone è un po’ troppo distante, ma alla fine i genitori di Mattia, su consiglio del medico di famiglia (che tra un proverbio e una frase fatta ogni tanto si lancia in un pensiero personale), trovano una clinica a poca distanza. Un posto unico al mondo, diviso dalla strada da un cancello che è invisibile eppure c’è, circondato da un giardino “quattro stagioni” che ruota costantemente e pieno di ospiti che credono di essere qualcun altro.
Mattia scopre un posto accogliente e triste al tempo stesso, dove anziani signori simili a nonno Zaccaria si credono Marco Polo e Cristoforo Colombo e pianificano la scoperta di nuovi continenti, ci sono simpatici soggetti che dicono di essere famosi artisti e musicisti e l’aria è pervasa da una surreale allegria.
Per quanto il posto sembri essere ideale per Zaccaria/Napoleone, Mattia non si arrende e continua a sperare che presto riavrà il nonno che tanto ama…
Sotto un cielo sempre azzurro è una di quelle storie che appartiene ad un filone inusuale di opere di Andrea Vitali, insieme a Nel mio paese è successo un fatto strano ed al libretto natalizio in collaborazione con l’omonimo pittore Giancarlo, Canto di Natale.
Salutiamo la Bellano di ieri e oggi, l’Italia che non c’è più e sembra rivivere, le disavventure del maresciallo Maccadò, le commedie degli equivoci, gli stravaganti personaggi del mondo vicino al lago: nelle opere che ho appena nominato, Andrea Vitali dà libero sfogo alla sua fantasia.
Questo breve romanzo è un lungo omaggio a tutti quei personaggi che hanno fatto parte della storia, della cultura, dell’arte: persone che ci hanno lasciato per sempre e che rivivono soltanto nei corpi e nelle menti di coloro che vengono appellati con scherno “pazzi”. È anche una bella storia d’affetto tra un nonno ed un nipote che si sono persi e forse si ritroveranno, a patto che il più giovane dei due maturi ed accetti che purtroppo le cose cambiano ed il rapporto con i nostri vecchi è destinato ad assumere altre forme.
Mi è sembrata una dolceamara storia familiare più che adatta ad un pomeriggio d’inverno. In appendice c’è un racconto autobiografico in cui Andrea Vitali narra qualcosa della sua esperienza da medico e da volontario con i malati psichiatrici.
...e questo è davvero tutto, ahinoi!
Vi ringrazio moltissimo per avermi accompagnato in questo percorso di “post speciali” che ormai, tra conteggio prenatalizio e appuntamenti festivi, dura da praticamente un mese. Da giovedì il blog tornerà alle sue consuete rubriche e sono sicura che pian piano ci riabitueremo alla routine (forse, eh).
Ancora Buona Epifania, passate un sereno lunedì di riposo con i vostri cari.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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