giovedì 16 gennaio 2025

I CASI DI PENELOPE

 Due romanzi di Gianrico Carofiglio




Cari lettori,

dopo esserci dedicati ad arte e cinema negli ultimi post, torniamo alle nostre “Letture… per autori”!


Oggi resto fedele al mio buon proposito di raccontarvi delle mie letture arretrate che ho letto nell’anno ormai concluso e delle quali, tra un post e un altro, non vi avevo ancora parlato. In particolare ci occupiamo di una serie di gialli che purtroppo – e uso questo avverbio perché mi è piaciuta molto – al momento è composta soltanto da due volumi.


Si tratta di due storie nate dalla penna di Gianrico Carofiglio, un autore sicuramente notissimo a molti di voi, e non soltanto per la carriera da scrittore. Protagonista è Penelope Spada, un’ex esponente del mondo della magistratura che ha molto da raccontare. 

Vediamo meglio insieme le sue storie!



La disciplina di Penelope


Penelope Spada un tempo era un pubblico ministero, tra i più stimati e temuti allo stesso tempo. Da un giorno all’altro, una brutta vicenda giudiziaria ha messo la parola fine alla sua carriera così promettente.


Ora Penelope è una donna ancora giovane e piena di vita, ma senza più motivazione né obiettivi: essere un magistrato era la cifra caratterizzante di tutta la sua vita, e non esserlo più nel giro di pochi giorni ha distrutto tutte le sue certezze.


Ella continua a vivere a Milano, città che un tempo era il suo regno ed ora assomiglia più che altro ad un rifugio: le sue giornate sono fatte di corse rigeneranti al parco, soste nei bar per osservare quell’umanità che un tempo era parte fondamentale del suo lavoro, notti dimenticabili insieme a sconosciuti.


È proprio a seguito di una di queste avventure poco esaltanti che Penelope si ferma a fare colazione e, una volta tanto, non viene lasciata sola. Un suo vecchio amico, un cronista di nera che non ha mai digerito la sua espulsione dal mondo della magistratura, si improvvisa mediatore tra lei ed un uomo in cerca di giustizia.


Si tratta di un comune cittadino che anni prima è stato accusato dell’omicidio della moglie. Dopo una lunga e sfortunatamente infruttuosa indagine, il colpevole non è stato trovato e gli inquirenti hanno optato per l’archiviazione. Un vero schiaffo morale per l’uomo, che non solo è innocente, non solo non ha potuto scoprire chi davvero abbia ucciso la moglie, ma si è dovuto tenere addosso il marchio di “unico sospetto” ed è terrorizzato all’idea che un giorno la figlia, ormai cresciuta, lo accuserà di essere l’assassino della madre.


Non c’è speranza di giustizia da parte di quelli che sono i “canali ufficiali”, e così a quell’uomo disperato non resta che chiedere l’aiuto di altri esclusi come lui. Penelope Spada, da ex pubblico ministero, conosce bene la mente di chi commette reati e delitti e potrebbe essere un ottimo “detective privato”. Sulle prime la nostra protagonista si rifiuta, anche e soprattutto per non riaprire una pagina dolorosa dentro di sé. Poi, però, cede all’insistenza dell’amico giornalista, che le ricorda che questa potrebbe essere un’ottima occasione per lei, per tornare in quello che una volta era il suo mondo.


E così Penelope tenta di ripercorrere quel che in vita è stata la moglie del suo cliente: una donna più complessa di quel che sembrava, con tanti segreti, non tutti alla portata degli inquirenti che l’hanno preceduta…



La disciplina di Penelope presenta, a mio parere, un personaggio di grande attualità. Certo, la storia della nostra protagonista è resa più drammatica dal fatto che da un errore lavorativo che sembrava trascurabile sia derivata una conseguenza forse irreparabile. 

Però questo concetto dell’essere stati pronti per tutta la vita per una determinata professione ed averla persa in un attimo, oppure non riuscire più ad esercitarla ed avvertire tutta la precarietà della propria condizione, può essere declinato in tanti modi.


Penelope appartiene alla generazione a metà strada tra la mia e quella dei miei genitori (l’ultima, forse, al riparo dalle crisi). Quanti professionisti di quell’età hanno visto il loro solido mondo professionale sfaldarsi, e si sono visti costretti loro stessi ad adottare altre modalità, a reinventarsi? Per non parlare di noi trentenni e di chi è più piccolo di noi: la maggior parte di noi crede fortemente che sia necessario disgiungere la propria identità dalla carriera, anche se quest’ultima va molto bene, perché non è proprio il caso di affidarsi al 100% ed i chiari di luna sono sempre dietro l’angolo.


E reinventarsi, ritrovare la propria identità è quello che fa Penelope, una donna che a volte sembra più persa che mai – è difficile non intravedere una sorta di impulso autodistruttivo nei suoi “amori da poco” - ma altre volte si riscuote e si ricorda di aver cura di se stessa, anche solo con una corsa rigenerante.


L’intreccio giallo è di quelli che sembrano di facile risoluzione ed invece finiscono per presentare una sorpresa dopo l’altra. La nostra protagonista è brava nel cercare la soluzione meno scontata ed è per questo che riesce ad arrivare dove non arrivano le istituzioni.


E poco dopo la conclusione di questa indagine ne arriva subito un’altra!



Rancore


Penelope Spada, dopo la sua prima indagine “non ufficiale”, è una donna che si sta ritrovando, e non solo perché ha ritrovato fiducia nelle sue capacità. Il suo caso da detective privata le ha lasciato in eredità Olivia, una cagnolona che non ha nessun altro al mondo. Le due “solitarie” si trovano bene insieme, sia a casa che al parco dove Penelope va a fare i suoi esercizi di corsa e ginnastica. 

Proprio lì ella conosce un uomo, un tipo tranquillo che preferisce stare seduto sulle panchine a leggere ed a fare i giochi della Settimana Enigmistica: una persona che non assomiglia per niente agli uomini con cui, negli ultimi tempi, ha condiviso delle brevi avventure, e che proprio per questo la attrae particolarmente.


Grazie anche alle insistenze di un suo vecchio amico cronista, lo stesso che aveva fatto da mediatore tra lei ed il suo primo cliente, la fama dell’ex magistrato Penelope Spada, ora detective privato su richiesta, sta iniziando a diffondersi.


Così, un giorno, una giovane donna chiede di poter parlare con lei. Ella è la figlia di Vittorio Leonardi, un barone universitario ricco e potente. L’uomo è stato trovato morto in camera sua ed i medici sono stati concordi nel decretare una morte per cause naturali. La ragazza, però, ha troppi sospetti: qualcosa, nell’atteggiamento del padre gli ultimi giorni prima di morire, l’ha messa in allarme. Inoltre, un uomo di grande successo come lui è da sempre circondato di rancori ed invidie.


A sentire la figlia, la principale indiziata per la morte di Vittorio Leonardi sarebbe una donna che da tempo rivestiva il ruolo di sua amante, e che avrebbe fatto in modo di farsi intestare conti o proprietà per poi liberarsi dell’anziano padre di famiglia che non le serviva più.


Seguendo le prime indicazioni della sua cliente, Penelope, con una scusa, riesce a conoscere questa donna, ma è subito assalita dai dubbi. Pensava di trovarsi davanti un’arrivista molto furba e si trova di fronte una persona insicura e sentimentalmente confusa che in un’altra circostanza sarebbe potuta diventare pure sua amica. Il feeling immediato che nasce tra lei e la sospettata la scuote e le fa pensare di avere di fronte tutto tranne che un’assassina.


Il problema più grande di questa indagine, poi, è un altro ancora. Vittorio Leonardi c’entra, anche se solo in parte, con la grande inchiesta alla fine della quale Penelope Spada ha perso il suo lavoro. Indagare su questo nome significa riportare alla luce un’indagine alla quale la nostra protagonista si era ripromessa di non pensare più. Purtroppo, però, la via d’uscita dal suo stato di disperazione sembra essere obbligata, così come la risoluzione del caso.



Rancore riprende molti degli elementi che già caratterizzavano il personaggio di Penelope Spada nel volume precedente: tra queste pagine, però, troviamo una donna più matura, che forse sta iniziando a fare pace con la grossa porta in faccia che le ha riservato la vita. 

Ella sta ricominciando ad affezionarsi agli altri – alla cagnolina Olivia in particolare – e ad avere interazioni sane con persone che non la vogliono solo usare (per quanto l’uomo del parco sia misterioso ed ovviamente non sia possibile una vera amicizia con una sospettata).


Anche in questo libro ho ritrovato una scrittura molto curata e piacevole – molto tempo fa, prima di aprire il blog, avevo letto ed apprezzato altri romanzi di Carofiglio – ed un intreccio giallo non scontato, per quanto sia chiaro fin dal titolo che la pista giusta da seguire sia quella del “rancore” invece che quella dell’ “amore”.


Non ci resta che sperare in un terzo volume: si tratta di due romanzi usciti nel 2021 e 2022, quindi non è improbabile…




Eccoci arrivati alla fine del post! 

Parere positivo per me su questi due gialli piuttosto “tascabili” che io ho letto quando faceva ancora caldo, ma penso potrebbero aiutarvi a passare le lunghe serate d’inverno.

Ora tocca a voi! Conoscete l’autore? Che ne pensate?

Avete letto qualcosa? Vi è piaciuto?

Fatemi sapere!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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