Spazio Scrittura Creativa: dicembre 2023
...mancano sette giorni a Natale!
Cari lettori,
benvenuti all’appuntamento con la rubrica Spazio Scrittura Creativa di dicembre!
Questo racconto è nato in un pomeriggio di pioggia del ponte di Sant'Ambrogio mentre ero nella casetta al mare, e quindi è stato ispirato da due delle cose che amo di più, la Riviera ed il Natale.
Mi piaceva ricreare il countdown che ricorre anche nei post della rubrica, e ho pensato di portarvi insieme in una cittadina immersa nella tipica atmosfera natalizia.
Vi lascio alla lettura!
La città incantata
Mancavano sette giorni a Natale e la cittadina era tirata a lucido per le feste imminenti. Le luminarie erano già tutte accese, anche se era soltanto ora di di merenda ed il buio non era ancora calato del tutto. Ogni via del centro storico era uno sfavillare di bagliori rosso, oro, argento e blu, ed il grande albero illuminato al centro della piazza sembrava raccogliere su di sé tutti i colori dei vicoli e poi restituirli alla cittadinanza, che restava a guardare ammirata ogni volta che ad un gioco di luci se ne sostituiva un altro in tonalità differenti.
Ben coperta sotto il cappotto blu cobalto, con i capelli corti e biondi freschi di messa in piega, una donna passeggiava con le mani affondati nelle tasche. Di tanto in tanto si fermava a guardare le vetrine, assorta. Da brava previdente, aveva già acquistato la quasi totalità dei regali di Natale, ma sapeva che c’era un dono a proposito del quale sarebbe stata combattuta fino all’ultimo.
Si trattava del possibile regalo da fare all’uomo che aveva sempre amato, e che mai, in tutti questi anni, l’aveva ricambiata. Parenti ed amici non facevano che ripeterle di lasciar perdere, di dimenticare quell’uomo che mai l’aveva realmente meritata, di ricominciare a vivere per se stessa.
Eppure lei non era mai riuscita a voltare pagina: lui ormai era come una parte di sé, ed era sicura che anche lui, sebbene con quel suo terribile carattere non lo avrebbe mai ammesso, fosse in qualche modo affezionato a lei. In fondo aveva sempre accettato i suoi regali di Natale, no?
La donna sospirò, sorrise e proseguì nella ricerca del dono perfetto.
* * *
Mancavano sei giorni a Natale ed era quasi ora di pranzo. Il timido sole invernale si era fatto più coraggioso ed aveva sciolto la brina mattutina, lasciando intirizzire le ultime foglie autunnali che giacevano per terra e che fino a qualche ora prima erano piccole statue di ghiaccio.
Uno spettacolo incantevole… peccato che il proprietario di quel giardino avesse ben altro a cui pensare. Era chino sul suo lavoro fin dalle prime luci dell’alba.
Operaio, ingegnere, scienziato: egli era stato definito in molti modi dai suoi concittadini e tutti gli piacevano. In realtà per lui le etichette non avevano importanza: sapeva solo che amava occuparsi degli oggetti, smontarli, ricostruirli in modo più efficace, crearne di nuovi.
Quel giorno, però, egli era insolitamente preoccupato. Il Sindaco in persona gli aveva commissionato la creazione di una grande slitta natalizia per uno spettacolo prefestivo con un “Babbo Natale” comunale. L’ingegnere sapeva che non sarebbe stato facile dare vita ad otto renne robotiche, ma non pensava che gli avrebbe richiesto così tanto tempo.
Alzò la testa solo per incontrare quella del suo assistente, che mai lo abbandonava. Non era un tipo da grandi discorsi, ma un suo cenno d’incoraggiamento valeva più di mille parole.
* * *
Mancavano cinque giorni a Natale, ed il tempo sembrava quello di Halloween: una continua serie di acquazzoni aveva trasformato una promettente giornata in una notte senza fine.
Da dietro le tende della sua casa di campagna, un’anziana signora osservava il diluvio sconsolata. Con il maltempo molte attività in fattoria non sono consentite, pensò.
Aveva spedito fuori (per modo di dire, considerata la rapidità del soggetto) il suo aiutante per dare da mangiare agli animali, e non era sicura che avrebbe finito presto.
Nel frattempo ella si era seduta al tavolo in cucina ed aveva iniziato a ragionare sul menù di Natale. Sarebbero venuti tutti da lei, come al solito. Nipoti, bisnipoti ed amici di famiglia. Sapeva che la consideravano un’istituzione, e che nessuno avrebbe rinunciato alla sua cucina se non per un motivo più che serio.
Quell’anno, però, ella si sentiva incredibilmente scarica. Si parla sempre di chi ha bisogno di aiuto, e dell’importanza – specie sotto le feste – di occuparsi di chi è in difficoltà… ma chi pensa a quelle persone che si dedicano con generosità agli altri senza mai pensare a se stesse?
In quel dicembre umido la schiena le doleva e la stanchezza si faceva sentire. Il suo aiutante era più un nipote adottato che un vero e proprio sostegno e di certo era il commensale che più faceva onore alla tavola.
Ma lei era una contadina vecchio stampo, anzi, una pioniera. Accese la luce e pian piano completò la lista. Timballo di pasta. Ravioli di magro con burro e panna. Tacchino ripieno. Torta di mele di Biancaneve. E per Capodanno avrebbe preparato un dolce speciale, con una candelina che sarebbe esplosa a mezzanotte.
L’indomani sarebbe andata a fare la spesa. Non c’era spazio per il cattivo umore.
* * *
Mancavano quattro giorni a Natale e la pioggia aveva lasciato il posto ad una colata di nubi grigio ferro. Il tempo ideale per lavorare e non farsi distrarre dalle sciocchezze prenatalizie, almeno secondo l’uomo d’affari che era già nel suo studio da diverse ore.
In linea con il suo idolo, Ebenezer Scrooge de Un canto di Natale di Dickens, che però commette l’imperdonabile errore di cambiare idea alla fine, egli detestava le festività. Il Natale era una buona scusa per i suoi dipendenti: si prendevano sempre un giorno di vacanza, ed egli era costretto a rimetterci del denaro (non era già abbastanza la paga saltuaria che ricevevano?). Un’ulteriore occasione di nullafacenza per i suoi nipoti pelandroni. Una terrificante minaccia per il suo portafoglio, considerata la riprovevole abitudine di tutti quanti di farsi regali; un’infinita agonia fatta di pranzi, cene, merende, colazioni e chi più ne ha più ne metta.
Non riusciva a capire che cosa le altre persone vedessero di tanto terribile in una dieta equilibrata e leggera, una colazione con the dietetico ed una fettina di zolletta, indossare tutti i giorni lo stesso abito di lavoro, fare un po’ di economia. È con i centesimi che si fanno i miliardi, era il suo motto da sempre.
Per questo motivo era seduto alla sua solita scrivania, ma non era immerso nelle consuete attività. Stava studiando un modo per trascorrere il più possibile indenne il Natale che stava per arrivare. Per quanto riguardava pranzi e cene, sapeva già bene a chi scroccare conforto e compagnia, nella vicina campagna.
Ma come fare per i regali? Idea! Perché non restituire ai propri cari quello che loro avrebbero regalato a lui? In fondo si trattava di un’utilissima operazione di riciclo.
Con una più alta opinione di se stesso, l’uomo d’affari si rimise al lavoro.
* * *
Mancavano tre giorni al Natale e la neve cadeva fittissima da ore. I tre gemellini non avrebbero potuto sognare un tempo migliore per il loro ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Sembrava che le ore non passassero mai, ma alla fine la campanella suonò.
La neve aveva smesso di cadere e tutt’intorno l’atmosfera era fatata: alberi, prati e case erano ricoperti da un sofficissimo e gelido mantello bianco.
I tre gemellini si strinsero nei loro cappotti e cappelli quasi uguali. Bastò loro un’occhiata per capire che nessuno dei tre aveva voglia di tornare subito a casa, non il primo pomeriggio di libertà e non con quell’atmosfera meravigliosa.
A pochi metri di distanza dalla scuola c’era il parchetto comunale. Un chiosco con la cioccolata calda. L’incontro con un gruppetto di amici di una scuola vicina. Una battaglia a palle di neve. Un curioso gioco di una rivista enigmistica specializzata in matematica: una storia con protagonisti Babbo Natale, la sua slitta, gli elfi, le renne e tanti regali da trasportare nella giusta proporzione.
La felicità, da bambini e l’ultimo giorno di scuola prima di Natale, è davvero una cosa semplice.
* * *
Mancavano due giorni a Natale e la neve del giorno prima si stava ghiacciando. Un nevischio insistente continuava a cadere, mescolandosi alla pioggia e rendendo l’aria più che pungente e le strade molto più che scivolose.
Un giovane fattorino avanzava con cautela lungo le strade dei quartieri residenziali della cittadina. Il suo furgoncino era imbottigliato nel traffico prenatalizio, presto sarebbe calato il buio e gli mancavano più della metà dei pacchi da consegnare. L’abitacolo era sempre più freddo, il lavoro non era semplice in quel periodo e, soprattutto, non sapeva ancora quanto sarebbe durato il contratto.
Era il suo centesimo lavoro precario ed ormai aveva rinunciato a sperare in un’assunzione a tempo indeterminato. Avrebbe voluto di più per quel Natale.
Pensava a sua nonna, che era sempre più affaticata ma ci teneva ancora moltissimo ad organizzare il pranzo per tutti. Ai suoi piccoli, per i quali aveva comprato i regali con grande fatica e risparmio. A quel burbero di suo zio, chiuso in una fortezza lavorativa a rifiutare ostinatamente la corte dell’unica donna che gli fosse mai interessata.
Gli sarebbe tanto piaciuto sentirsi di nuovo come molti anni prima, quando viveva dalla nonna e vagava per campi e boschi innevati con i suoi amici. Avrebbe voluto di nuovo pensare a com’è Il bello del Natale per tutti.
* * *
Mancava un giorno a Natale, era la Vigilia e tutta la cittadinanza era riunita davanti al grande albero della piazza, in attesa del Sindaco che avrebbe pronunciato il suo rituale discorso d’auguri.
Le campane batterono la mezzanotte, era ufficialmente Natale. Il Sindaco stava per salire sul palchetto, quando, ad un tratto, ricominciò a nevicare. Solo che non si trattava di neve qualunque. Era color oro!
I cittadini stavano ancora cercando di comprendere il come ed il perché di questo prodigio, quando ne accadde un altro. Prima un allegro scampanellio. Poi un “Ho! Ho! Ho!” felice. Infine la slitta che solcava il cielo. Era Babbo Natale, e non quello del Comune che aveva attraversato il paese la sera prima. Era proprio lui, e portava doni per tutti.
Un vestito nuovo per Brigitta, che aveva bisogno di pensare a se stessa un po’ di più.
Un kit di attrezzi per Archimede e Edi, che avevano lavorato tanto da distruggere quello vecchio.
Il dolce preferito di Nonna Papera, abituata a cucinare sempre per gli altri.
Una nuova palandrana per zio Paperone, l’unico regalo che non avrebbe potuto riciclare.
Tre mountain bike nuove fiammanti per Qui, Quo e Qua.
Ed il kit di sciarpa, paraorecchi ed occhiali “Himalaya” di Paperino, lui sapeva perché.
Era Paperopoli, la città incantata.
E lì i miracoli di Natale accadevano davvero.
FINE
Ta -daan! Sorpresa!
Insomma, non ne sono sicura. Credo che chi, come me, è cresciuto con Topolino abbia riconosciuto quasi tutti i personaggi al primo colpo. Da bambina e ragazza adoravo i numeri prenatalizi, quindi ho pensato di omaggiarli così.
Forse i più esperti di voi avranno notato che ci sono un po’ di citazioni:
1) La scena iniziale è ispirata alla copertina del n°2665, di dicembre 2006, che vedete qui sopra.
2) Archimede deve costruire una slitta per uno spettacolo del Sindaco in Archimede e la slitta natalizia, n°2509, dicembre 2003.
3) Le pietanze che cucina Nonna Papera sono ispirate ad una storia di un vecchio numero di Capodanno, con Ciccio furibondo perché Paperone avrà un ospite orientale che mangia solo alghe e quindi le tradizionali ricette della nonna verranno accantonate ed il Cenone, ovviamente, sarà rovinato, almeno dal suo punto di vista. Qualcuno di voi ricorda il titolo?
4) L’idea “geniale” di Paperone è tratta dalla storia Zio Paperone e l’arte del riciclo, n°2509, dicembre 2003.
5) Il fatto che zio Paperone si rimetta al lavoro “con una più alta opinione di se stesso” è una citazione da Un canto di Natale di Dickens.
6) Il gioco matematico che Qui, Quo e Qua fanno con i loro amici è tratto dalla storia – gioco Paperino Paperotto e i passatempi di Quack Town – Terzo episodio: missione Babbo Natale, n°2665, dicembre 2006.
7) Il bello del Natale per tutti è una storia di Paperino Paperotto del n°2613, dicembre 2005. Da lì proviene anche il kit “Himalaya”.
8) La neve dorata è presente nella storia Premiata ditta Filo&Brigitta – Il Natale chiacchierato, n°2509, dicembre 2003.
Per saperne di più sulle storie che ho citato, vi rimando a questo mio vecchio post. Vi lascio anche il link dei miei altri tre racconti natalizi:
Credo che questo sia tutto! Aspetto i vostri commenti…
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ciao Silvia, davvero carino questo racconto... complimenti! Hai saputo descrivere benissimo le personalità dei vari personaggi, che mi hanno accompagnata durante l'infanzia e l'adolescenza, trasmettendo nello stesso tempo una magica atmosfera natalizia :-)
RispondiEliminaCiao Fra, grazie mille :-) Eh sì, so che anche tu sei cresciuta con Topolino and company!
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