Novecento in poesia #4
Cari lettori,
proseguiamo nel nostro percorso alla scoperta del Novecento in poesia!
Il protagonista del mese scorso è stato il passato, quindi oggi non potevamo che parlare di futuro. Speranza dopo la guerra, sogni per l'età adulta, pensieri dedicati ai figli, progetti personali, sogni di tipo lavorativo o sociale... vedrete che c'è un po' di tutto!
Domani, di Carlo Betocchi
Se saran queste strade di sole
che un giorno (quando avremo ali)
ci porteran lontani;
e non più mireremo dai cari
colli le case gioviali
che c’invitano ai piani:
appena un persuasivo candore
vedremo, delle montagne,
come le vene d’erba,
e il mare, dentro nullo colore,
come un vano occhio che piagne,
come una gemma acerba.
In un aere senza il dolce azzurro
dove il sole è l’etern’onda
andremo via giulivi;
con stupend’ali senza sussurro
verso una riva gioconda,
profondamente vivi.
L’idrometra, di Giorgio Caproni
Di noi, testimoni del mondo,
tutte andranno perdute
le nostre testimonianze.
Le vere come le false.
La realtà come l’arte.
Il mondo delle sembianze
e della storia, egualmente
porteremo con noi
in fondo all’acqua, incerta
e lucida, il cui velo nero
nessun idrometra più
pattinerà – nessuna
libellula sorvolerà
nel deserto, intero.
Nell’atrio, in attesa, di Bartolo Cattafi
Rimangono in un mucchio scolorito
rose e urine nell’atrio. Ignoto è il regno,
alba e attesa, crepuscolo di nubi dove Dio
s’annida, come un colombo gutturale.
Oscuro è il regno, ospite nell’atrio
mano incerta e straniera stacca al vento
la lampada incostante, scendila al petto
per leggerci l’epigrafe, sugli occhi
se le statue biancheggiano, su un triste
insetto stria la nostra mente.
L’arpa celeste insiste nelle stanze
tra un biondo cerchio di scheletri e di sedie;
arpa che ancora insisti, uccello
della morte lenta, sul fuoco polveroso.
Il magone, di Maurizio Cucchi
Se mi guardi bene sto già pensando
al giorno non lontano in cui dovrò sgomberare la mia roba di qui
per portare tutto nell’altra casa.
I libri e il pianoforte che ancora non ho imparato a suonare.
E già premedito l’inevitabile magone di cui
potrò dirmi che è la mia parte migliore.
E il pacco, che scarti mentre dici
«qui c’è il pigiama nuovo che ti ho preso per la dote»…
di dietro agli occhi tanto per cambiare
sento la lacrima che sale, ma questa volta
ce la faccio e mi trattengo. Non è questione
d’essere mammone, è che lo spettro
della solitudine ormai doppia (non mia)… e quella musica
alla radio della domenica nel primo pomeriggio confessa
e stabilisce la quantità della pena. E qui
di fare il bravo il duro di giocare d’ironia
per non sentirsi dentro
straziare dalla commozione questione…
… questione non è più ti dico.
Da “La vita in versi”, di Giovanni Giudici
Vivranno per sempre?
Sempre, sì – mi dicevo
e le vedevo
alla distanza del tempo rimpicciolire
lontanissime, in piedi, a braccia conserte
su quelle stesse soglie, o leggendo gli stessi giornali
crollando il capo, scuotendo gli stessi grembiali,
di nero o di grigio vestite e decisamente
fuori di moda come diventerà
ogni persona vivente
- ovunque e su quella stessa
strada fra il mare e una fila di platani
dove quieta ubbidiente e dimessa passò
la mia età infantile
- quelle persone viventi
che passarono poi come l’età
rispondendo di no alla domanda
che avevo dimenticata: no (dicendo)
non vivremo per sempre
- senza notizia alcuna, senza coscienza
di storia o di giustizia, senza il minimo dubbio
che un’altra vita sarebbe stata a venire
più vera, con più intelligenza:
e dunque senza viltà consegnate alla sorte
- alcune con stupore della morte,
con desiderio altre, con sofferenza.
Alla vita, di Mario Luzi
Amici ci aspetta una barca e dondola
nella luce ove il cielo s’inarca
e tocca il mare,
volano creature pazze ad amare
il viso d’Iddio caldo di speranza
in alto in basso cercando
affetto in ogni occulta distanza
e piangono: noi siamo in terra
ma ci potremo un giorno librare
esilmente piegare sul seno divino
come rose dai muri nelle strade odorose
sul bimbo che le chiede senza voce.
Amici dalla barca si vede il mondo
e in lui una verità che procede
intrepida, un sospiro profondo
dalle foci alle sorgenti;
la Madonna dagli occhi trasparenti
scende adagio incontro ai morenti,
raccoglie il cumulo della vita, i dolori
le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita.
Le ragazze alla finestra annerita
con lo sguardo verso i monti
non sanno finire di aspettare l’avvenire.
Nelle stanze la voce materna
senza origine, senza profondità s’alterna
col silenzio della terra, è bella
e tutto par nato da quella.
Da “Vuoto d’amore”, di Alda Merini
Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una tempesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mai amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento.
Ho fiori e di notte invito i pioppi, di Salvatore Quasimodo
(Ospedale di Sesto San Giovanni, novembre 1965)
La mia ombra è su un altro muro
d’ospedale. Ho fiori e di notte
invito i pioppi e i platani del parco,
alberi di foglie cadute, non gialle,
quasi bianche. Le monache irlandesi
non parlano mai di morte, sembrano
mosse dal vento, non si meravigliano
di essere giovani e gentili: un voto
che si libera nelle preghiere aspre.
Mi sembra di essere un emigrante
che veglia chiuso nelle sue coperte,
tranquillo, per terra. Forse muoio sempre.
Ma ascolto volentieri le parole della vita
che non ho mai inteso, mi fermo
su lunghe ipotesi. Certo non potrò sfuggire;
sarò fedele alla vita e alla morte
nel corpo e nello spirito
in ogni direzione prevista, visibile.
A intervalli qualcosa mi supera
leggera, un tempo paziente,
l’assurda indifferenza che corre
tra la morte e l’illusione
del battere del cuore.
Frammento I, di Clemente Rebora
L’egual vita diversa urge intorno;
Cerco e non trovo e m’avvio
Nell’incessante suo moto:
A secondarlo par uso o ventura,
Ma dentro fa paura.
Perde, chi scruta,
L’irrevocabil presente;
Né i melliflui abbandoni
Né l’oblïoso incanto
Dell’ora il ferreo bàttito concede.
E quando per cingerti io balzo
- Sirena del tempo -
Un morso appena e una ciocca ho di te:
O non ghermita fuggi, e senza grido
Nel pensiero ti uccido
E nell’atto mi annego.
Se a me fusto è l’eterno,
Fronda la storia e patria il fiore,
Pur vorrei maturar da radice
La mia linfa nel vivido tutto
E con alterno vigore felice
Suggere il sole e prodigar il frutto;
Vorrei palesasse il mio cuore
Nel suo ritmo l’umano destino,
E che voi diveniste – veggente
Passïone del mondo,
Bella gagliarda bontà -
L’aria di chi respira
Mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore il mio canto:
E parrà forse vano
Accordo solitario;
Ma tu che ascolti, rècalo
Al tuo bene e al tuo male:
E non ti sarà oscuro.
Bartolomeo, di Davide Rondoni
Quando anche tu ti fermerai in questo grande
autogrill e il viso stanco
vedrai rapido
sui vetri, sull’alluminio del banco,
sarà una sera come questa
che nel vento rompe la luce
e le nubi del giorno, sarà
un grande momento:
lo sapremo io e te soli.
Ripartirai
con un lieve turbamento, quasi
un ricordo e i silenzi delle scansie di oggetti,
dei benzinai, dei loro berretti,
sentirai alle tue spalle leggero
divenire un canto.
La felicità del tempo è dirti sì,
ci sei, una forza segreta
uno sgomento ti fa, non la mia
giovinezza che cede, non l’età
matura, non il mio invecchiamento -
la nostra vera somiglianza
è là dove non si vede.
Mio figlio mio viaggiatore,
sarà il tuo inferno, la tua virtù
questo udito da cane o da angelo
che sente all’unisono il giro dei pianeti
e la pastiglia cadere nel bicchiere
due piani sotto, dove due vecchi
si accudiscono.
Sarà questo amore strepitoso
tuo padre, quello vero.
Fermati ancora in questo autogrill,
dal buio mi piacerà rivederti…
A me questa volta sono piaciuti particolarmente Giorgio Caproni e Mario Luzi!
Voi che ne dite? Apprezzate questi componimenti? Li conoscevate già?
Fatemi sapere che cosa ne pensate...
Gli appuntamenti poetici del 2023 finiscono qua, ma ce ne saranno altri nel 2024!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ottima scelta, tutte significative.
RispondiEliminaGrazie mille :-)
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