lunedì 4 dicembre 2023

GOYA - LA RIBELLIONE DELLA RAGIONE

 Un tour della mostra a Palazzo Reale




Cari lettori,

inauguriamo dicembre con i nostri “Consigli artistici” e l’unica mostra di cui non vi avevo ancora parlato tra quelle che ho visto a Palazzo Reale!


Prima ci siamo persi nell’epoca della Controriforma con El Greco, poi abbiamo attraversato il Novecento in compagnia di Giorgio Morandi.


Oggi ci fermiamo a metà strada tra queste due epoche, e, per essere precisi, tra il 1746 ed il 1828, date di nascita e di morte di Francisco Goya, celeberrimo pittore spagnolo. Tra i tre percorsi artistici che vi ho proposto questo autunno, questo è forse il più inusuale. La mostra di Morandi è filologica, segue tutte le fasi dell’artista dagli esordi agli ultimi lavori, tra generi che tutti associano a lui, come la natura morta, ed altri meno noti, come la paesaggistica. L’esposizione di El Greco presenta quel che si può trasportare dell’artista – gli affreschi non si possono certo spostare… - ma sempre seguendo il suo percorso, dagli esordi in scuola bizantina allo studio in Italia, dal successo in Spagna al ritorno alle origini.


Questo è “un altro Goya”: forse non le opere più note dell’artista, ma particolarità che sarebbe stato difficile ritrovare in un unico percorso se non con una personale. Vedremo insieme un Goya ritrattista dei nobili, osservatore del popolo, ammiratore delle tradizioni, dissacratore dei vizi umani. Partiamo per questo tour virtuale!



Nobiltà e mitologia


L’immagine che i curatori hanno scelto per la locandina della mostra, e che anche io ho messo in apertura del post, ritrae un gigante Colosso che attraversa la campagna spagnola. Il mito è diventato terreno ed è sceso tra di noi, così come la storia: nella prima sala dell’esposizione c’è una grande tela che ritrae Annibale vittorioso che osserva l’Italia per la prima volta. L’ambientazione è classica, così come le armature, ma i colori utilizzati rivelano il passaggio del barocco, più che del Neoclassico. In generale Goya attingerà più dal repertorio romantico che da quello illuminista, pur essendo storicamente più vicino a quest’ultimo. Per certi versi mi ha ricordato il nostro Vittorio Alfieri, anche se qui si parla di pittura e non di letteratura.



Anche la natura è allegorica e mitologica: una splendida Primavera dà il via ad un ciclo simbolico sulle stagioni.



Goya, come buona parte degli artisti di ogni tempo, cerca a sua volta la protezione degli “dei”, ovvero dei potenti del suo secolo: una nobiltà ancora fiorente, per quanto preoccupata dai venti di rivoluzione che percorrono l’Europa, ed una borghesia che sta iniziando ad arricchirsi sempre più. Il soggetto più importante da ritrarre, ancora una volta, sono i re e le regine.



Le donne di classe sociale alta ma senza sangue blu sono ritratte con maggiore semplicità, anche se con grande eleganza. Iniziano ad apparire le maniche corte, i tacchi, dettagli che donano maggiore personalità.



Persino i cani sono delle piccole star! Questo assomiglia ad un cucciolotto che conosco bene…



Il popolo spagnolo e le tradizioni


La seconda sala dell’esposizione, una delle più grandi, è dedicata al lungo studio che ha fatto Goya del popolo spagnolo.

Le prime opere che vi ho mostrato potrebbero far pensare a Goya come ad un pittore raffinato, interessato ad avvicinare le classi sociali più agiate. Tanti altri quadri della mostra, invece, dimostrano che l’artista ha osservato il popolo molto da vicino. In alcuni casi nobiltà e servitori si mescolano, come in una tela che ritrae una donna ricca che viene aiutata dalla sua domestica a ripararsi dal sole.



I gruppi di monelli sono oggetto di una serie di dipinti: ci sono bimbi che si contendono le castagne, che prendono le ciliegie, che fanno ogni sorta di gioco con la fantasia. Purtroppo ci sono anche bambini che giocano “ai soldati”, triste anticipazione delle guerre che molti di loro saranno costretti ad affrontare da adulti.



Una sezione è dedicata alla corrida, pratica che ora è – giustamente, direi – ritenuta una barbarie fuori tempo da molti, soprattutto dagli animalisti, ma che per la Spagna ha rappresentato per secoli un importante elemento di folklore. Da quanto si può dedurre osservando questi quadri, alcuni toreri erano delle vere star.




Controriforma ed Illuminismo


Ispirazione seicentesca legata ancora alla Controriforma, Illuminismo settecentesco, Romanticismo del XIX secolo: davvero sembra che nessun movimento artistico e culturale dei tempi sia stato indifferente a Goya. Ed alcuni suoi discorsi, come quello fatto all’Accademia delle Belle Arti, sembrano dimostrarlo.



Per questo motivo due sale dell’esposizione che sono quasi attigue sono però pervase da due spiriti quasi antitetici. Nella prima c’è il sacro: la luce divina che scende su Maria ed i suoi genitori, Cristo che viene arrestato, un frate che cerca di scacciare via gli spiriti maligni.



Nella seconda invece ci sono la ragione e l’illuminismo, con i ritratti di importanti personaggi, alcuni dei quali amici dell’artista, noti per le loro attività intellettuali. Tra l’altro, uno degli uomini ritratti è un cardinale conosciuto per aver dato rifugio a persone perseguitate. In quest’opera, Fede e Ragione finiscono per coincidere.



Le incisioni satiriche


L’ultima parte della mostra è dedicata ad una grande passione di Francisco Goya: le incisioni sul rame. I soggetti, però, sono tutt’altro che tradizionali.


Una prima parte si concentra sugli orrori della guerra, con dettagli violenti ed estremamente realisti.



Una seconda, che occupa l’ultima sala, fa invece dell’amara ironia sull’ignoranza, specie di chi appartiene ad una classe sociale alta ma preferisce rimanere nella superstizione.



Alcuni personaggi sono anche ritratti in modo quasi fantastico, come degli uccelli, con delle insolite ali leonardesche.





Il percorso si conclude così, con un Goya molto più sarcastico e disilluso dell’attento e curioso osservatore che abbiamo conosciuto nel suo periodo giovanile. Forse proprio lui che ha voluto guardarsi intorno, imparare e scoprire, con l’avvicinarsi della vecchiaia non ha più potuto farlo come prima ed ha finito per provare rabbia verso chi, come diremmo oggi, “ha il pane ma non ha i denti”.

Comunque questo è quanto per il percorso dell’esposizione!

Già quando vi ho raccontato la mostra di Morandi mi ero dichiarata più che contenta del fatto di aver visto ben tre esposizioni a Palazzo Reale. Ora, passato novembre, confermo e raddoppio questa mia soddisfazione, dal momento che sono settimane intense, io lavoro in provincia e dicembre si configura già ricco d’impegni, lavorativi e non. Fatemi sapere che cosa ne pensate voi!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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