Con Marco Vichi e Liliana Segre
Cari lettori,
oggi è il 27 gennaio, Giornata della Memoria dell’Olocausto avvenuto prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli anni scorsi ho sempre cercato di proporvi qualche post a tema, tra classici, poesie e canzoni.
Quest’anno, per la nostra rubrica “Letture...a tema”, ho pensato di raccontarvi un romanzo ed una testimonianza. Il romanzo è uno degli ultimi di Marco Vichi, creatore del personaggio del commissario Bordelli, di cui vi ho parlato più volte (per esempio in questo post). La testimonianza è di Liliana Segre, che credo non abbia bisogno di presentazioni.
Vi lascio alle recensioni!
Un caso maledetto, di Marco Vichi
Gli anni ‘60, il periodo che i lettori di Marco Vichi hanno rivissuto in tanti romanzi del commissario Bordelli, sono terminati. È il gennaio del 1970 ed è appena iniziato un nuovo decennio, che per il quasi-pensionato protagonista è ricco di novità incomprensibili. Mancano poco più di tre mesi dal congedo ufficiale di Bordelli dalla polizia ed egli prova dei sentimenti contrastanti nei confronti dell’ormai vicinissima pensione. Da un lato egli ha (almeno momentaneamente) lasciato il suo appartamento di San Frediano, che, dopo l’alluvione del novembre ‘66, è diventato fonte di ricordi negativi, e si è trasferito in una villa di campagna sull’Impruneta, e ha già il suo daffare di pensionato tra oliveto, coltivazioni, passeggiate e letture vicino al fuoco. Dall’altro, egli ama troppo il suo lavoro per pensare di lasciarlo definitivamente.
Purtroppo, in quei giorni avviene quello che potrebbe essere l’ultimo omicidio di cui si occuperà il commissario, e si tratta davvero di un terribile caso.
In una via del centro di Firenze, tra negozi e palazzi lussuosi, è stato ucciso un uomo anziano, di origini nobiliari. Egli è stato trovato dalla domestica, una donna semplice e di una certa età che era andata a pulire il lussuoso appartamento del Conte. Il cadavere dell’uomo è in mezzo al salotto ed in condizioni pietose, con evidenti segni di percosse e sfregi di ogni tipo.
Il commissario intuisce fin da subito che il movente dell’omicidio del Conte è tra i più meschini al mondo: la discriminazione nei confronti di chi è omosessuale. In un armadio della casa, infatti, Bordelli e Pietrino Piras, il suo giovane braccio destro (fresco di nomina come vice commissario), trovano delle registrazioni e delle fotografie che testimoniano alcuni incontri con ragazzi giovani.
A rendere ancora più odioso il delitto c’è la probabile matrice estremista degli assassini. Il Conte, infatti, convinto di registrare uno dei suoi tanti pomeriggi di evasione, ha finito con l’imprimere sul nastro proprio la sua morte atroce, e, anche se decrittare le singole parole è molto difficile, si ode abbastanza distintamente il termine svastica.
I ricordi della Seconda Guerra Mondiale ed i delitti perpetrati da nostalgici del fascismo e del nazismo sembrano non abbandonare mai il commissario Bordelli. In un momento di stasi delle indagini, egli organizza una delle sue solite cene “per uomini”, in cui si siedono a tavola in dieci, mangiano per venti, bevono per trenta e si raccontano vecchie storie ed indovinelli. Come già successo negli altri romanzi, i capitoli della cena si trasformano in un “libro dentro al libro”, una breve antologia di racconti in cui, spesso, sono le storie ambientate negli anni ‘30 e ‘40 a fare la parte del leone.
Se pensate che Un caso maledetto sia l’ultimo episodio delle indagini del commissario Bordelli, sappiate che l’estate scorsa è uscito Ragazze smarrite, ambientato nel marzo del ‘70. Ce l’ho già in casa ed a breve lo leggerò, ma, ad essere sincera, dubito fortemente che saluteremo presto questo personaggio. Spero di non ricredermi, ma penso proprio che il commissario troverà il modo per contribuire alle indagini anche dopo il “pensionamento ufficiale”.
Spesso i suoi casi, anche se ambientati negli anni ‘60/’70, affondano le radici nel passato del commissario: egli ha preso parte alla guerra, poi è stato comandante di una brigata partigiana e non ha mai più dimenticato quello che ha visto in quegli anni. Rispetto a romanzi come Morte a Firenze e La forza del destino, nei quali il commissario deve affrontare terribili traversie come l’alluvione, un terribile crimine compiuto da alcuni neofascisti e la violenza su Eleonora, in questi ultimi capitoli egli sembra aver trovato una sua pace. La vita in campagna gli ha restituito quiete ed energia; la relazione con la giovane Eleonora, dopo tante difficoltà, sembra aver imboccato il binario giusto; i suoi sottoposti hanno studiato e sono pronti a sostituirlo per un ricambio generazionale.
Resta solo da vedere che cosa accadrà quando arriverà il giorno del pensionamento… ma ve lo racconterò presto!
Scolpitelo nel vostro cuore, di Liliana Segre
Liliana Segre, oggi senatrice a vita della Repubblica, nel 1943 era solo una ragazzina ebrea italiana come tante altre, costretta ad andare incontro ad un terribile destino.
In questo suo libro, pensato per i ragazzi di elementari e medie e scritto con uno stile semplice e scorrevole, ella ripercorre le tappe più drammatiche della sua vita, dall’espulsione dalla scuola a otto anni nella triste indifferenza della maestra che era forse più spaventata di lei, ai tentativi di fuga con il padre, fino ad arrivare alla cattura ed alla reclusione ad Auschwitz.
Ho letto questo libro tempo fa, durante un viaggio in treno di ritorno dal mare, e non ho potuto fare a meno di pensare ai terribili treni merci sui quali Liliana e tantissimi altri innocenti sono stati costretti a salire. Ella si racconta con grande semplicità, ma ci sono pagine di questa storia che, come dice il titolo stesso, grattano sulla superficie del cuore.
In particolare mi hanno colpito la grande nostalgia che Liliana ha provato per tutta la vita per l’amatissimo padre, da lei accudito fino agli ultimi giorni di agonia, e la storia dell’amicizia che l’ha legata ad un’altra piccola prigioniera, dall’epilogo così tragico da farla dubitare persino del poco senso di umanità che le era rimasto.
Ho apprezzato anche il fatto che Liliana non abbia descritto il momento della liberazione e del ritorno a casa come un periodo di pura gioia, ma che abbia parlato senza paura dello stress post traumatico, della difficoltà di ricominciare a vivere normalmente dopo la guerra a casa dei parenti sopravvissuti, della vergogna di avere lo sviluppo femminile bloccato dalle terribili privazioni.
Faccio una certa fatica a leggere testimonianze dirette dell’Olocausto come questa, ed anche a vedere film sull’argomento. Trovo un vero e proprio trigger l’argomento in sé (e capirai, direte voi: mi domando per chi non lo sia), e poi da qualche anno mi sono resa conto che non riesco a leggere/vedere niente che parli di violenze sui bambini.
In genere preferisco “aggirare l’ostacolo” con gialli/thriller ambientati in quel periodo che hanno per protagonisti uomini tutti d’un pezzo come il sopracitato commissario Bordelli o il Colonnello Arcieri, e sono certa che loro se la caveranno sempre, quindi sto tranquilla :-)
Ma questa è davvero una lettura fattibile, pensata soprattutto per i ragazzini, e se ce l’ho fatta io credo proprio che ce la farete anche voi.
Ecco i miei consigli di lettura per questa Giornata della Memoria del 2022!
Fatemi sapere se avete letto questi libri e che cosa ne pensate.
Ditemi anche che cosa consigliereste voi per questa ricorrenza!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ricordare sempre per non dimenticare mai, non soltanto in questo giorno di ricorrenza, ma tutti i giorni per evitare che accada nuovamente. Ciao Silvia e buona serata, Angelo.
RispondiEliminaCiao Angelo! Hai ragione, non si dovrebbe parlare solo oggi di una ferita così grande per l'umanità... ci ha cambiato per sempre. Buona domenica!
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