lunedì 24 gennaio 2022

SCATENIAMO L'INFERNO

 Lo spettacolo su Dante in scena al Teatro Leonardo




Cari lettori,

oggi vi propongo i primi “Consigli teatrali” del 2022!

Si tratta di uno spettacolo che ho visto nel corso del mese di dicembre al Teatro Leonardo di Milano (in zona Piola), un luogo della cultura che non visitavo decisamente da troppo… da quasi due anni, credo.


Sapete che il 2021 è stato un importante anno dantesco (700 anni dalla morte) e che io stessa, in questi mesi, vi sto tenendo compagnia con un progetto letterario dedicato a Dante (trovate qui quello che finora è l’ultimo post).


In questo contesto, non si poteva che chiudere l’anno con uno spettacolo teatrale dedicato al Sommo Poeta, dal titolo Scateniamo l’Inferno. Sono stata felicissima di tornare al Leonardo con questa rappresentazione, sia per l’argomento che per l’attore protagonista in scena, che mi è già noto. Ora comunque vi racconto meglio!



Un giovane prof… e un bidello d’esperienza


La storia ha inizio una mattina come tante: giorno feriale, pioggia, metropolitana intasata, lavoratori arrabbiati sul mezzo pubblico. Il professor Roversi, nonostante la notte passata quasi in bianco per i capricci della sua bambina, ha preso il primo treno ed è arrivato prestissimo a scuola, nell’orario in cui i collaboratori stanno ancora pulendo e preparando l’edificio.


Incurante dell’orario e delle molteplici gocce di pioggia che ha lasciato sul pavimento, il professore riempie la cattedra di libri e si mette a studiare la lezione. Egli è molto preoccupato: di lì a poco dovrà introdurre l’Inferno dantesco alla sua terza ed ha paura di leggere negli occhi dei suoi alunni, anche solo dopo pochi minuti, il terribile Spettro della Noia, incubo dei docenti di tutto il mondo.


Non ha fatto i conti, però, con l’indispettito bidello della scuola: un uomo dotato di esperienza e capelli grigi, che mal sopporta le paturnie dei giovani docenti, da lui ritenuti un po’ troppo emotivi. Sulle prime, egli tenta di far sloggiare il professore, adducendo come motivazione l’orario davvero antelucano; poi, però, è costretto ad alzare bandiera bianca.



Come rendere interessante Dante per gli studenti?


È questa la domanda che il professor Roversi si fa in continuazione, e che ripete anche al rassegnato bidello, il quale ha ormai messo da parte secchio e spazzolone per ascoltare i pensieri e le preoccupazioni dell’altro.


Dante è il nostro Sommo Poeta, il padre della nostra lingua, ma è anche un autore del Medioevo, un uomo che scriveva di realtà lontanissime dai giovani del XXI secolo.


Roversi le tenta tutte pur di “svecchiare” lo stile della Commedia: cerca parallelismi tra la guerra intestina tra guelfi e ghibellini ed i dissing tra i rapper/trapper; prova a raccontare Paolo e Francesca come se fossero una ship romantica odierna; cerca degli equivalenti contemporanei per tanti termini medioevali ed ormai desueti.



Sarà il bidello, con la sua semplicità ed il senso pratico dettato dalla lunga esperienza a scuola (e dalle tantissime lezioni ascoltate tra una pulizia aule e un’altra), a fargli capire a poco a poco che, certo, attualizzare può essere una soluzione, ma non deve essere l’unica chiave di lettura possibile. Che il bello di Dante è che anche ora, nel XXI secolo, ha ancora qualcosa da raccontarci, e quindi può essere letto ed apprezzato così com’è.



Tutti gli insegnanti, un tempo, sono stati alunni


Questo spettacolo offre molti spunti di riflessione sul mondo della scuola, sull’attualità dei classici della letteratura, sul confronto tra generazioni.


Tra tutti, però, è questo che mi è rimasto più impresso: soprattutto nella parte finale del racconto, si pone l’accento sul fatto che gli insegnanti, spesso, siano visti dalla società come “nati così”, con il libro e la penna rossa in mano, pronti ad insegnare ed a non fare nient’altro che questo.


Non è così. Per quanto le motivazioni della scelta di lavorare nelle scuole possano essere profonde, l’insegnamento non è una “vocazione”, qualcosa di infuso dalla grazia divina. L’insegnamento è un lavoro, e come tale si apprende sul campo.


Dietro alla cattedra, tante volte, c’è un/a giovane alle prime armi che vorrebbe intraprendere questa strada ma non sa ancora bene come fare e spesso ha la sensazione di stare sbagliando qualcosa; oppure una persona più matura che, dopo anni di lavoro in altri ambiti, ha dovuto/voluto reinventarsi e sta cominciando una nuova strada; o ancora qualcuno che aveva studiato per determinati ordini, gradi e classi di concorso, però poi la vita ha fatto quel che voleva lei ed ora sta lavorando in un tipo di scuola del tutto diverso da quel che si immaginava (presente all’appello).


Soprattutto, tutti gli insegnanti sono stati alunni, un tempo: spesso alunni studiosi e diligenti, ma ancor più spesso, secondo me, appassionati e curiosi, anche un po’ disordinati, con una creatività che si esprimeva al meglio in quelle che oggi sono le “nostre materie” e qualche raro ma significativo episodio di ribellione, dovuto quasi sicuramente al rompersi fin troppo la testa sui libri e prendere a cuore ciò che ogni tanto non va.


Anche il professor Roversi, grazie a Dante ed al suo amico bidello, proverà a tornare studente con la mente e con il cuore, anche solo per un po’.



Andrea Robbiano e la letteratura


Andrea Robbiano e Antonio Rosti sono i due bravissimi attori che si dividono la scena in 75 minuti di spettacolo, su un palcoscenico allestito come una sobria aula scolastica.


A novembre vi raccontavo di essere stata molto felice di tornare al Teatro Carcano con Davide Lorenzo Palla ed i suoi Innamorati (dei quali vi ho parlato in questo post), perché lui è sempre una garanzia per me. Allo stesso modo sono stata contenta di rientrare al Teatro Leonardo dopo un po’ troppo tempo, ma con uno spettacolo di Andrea Robbiano.


Forse questo nome non è nuovo nemmeno a voi: a questo link, infatti, vi avevo raccontato uno spettacolo di tre anni fa, Beata gioventù, in cui egli interpretava un padre in conflitto con la figlia adolescente. L’opera letteraria al centro di quella rappresentazione era La metamorfosi di Kafka, una metafora perfetta del/la ragazzo/a che non riconosce più il suo corpo che sta diventando adulto.


Avevo molto apprezzato quello spettacolo, e ancora di più mi era piaciuto Fuori misura, il monologo su Giacomo Leopardi che Andrea Robbiano aveva interpretato nel 2013 (ben prima che aprissi il blog), assumendo, ancora una volta, il ruolo del professore.




Purtroppo lo spettacolo è rimasto in scena solo nel mese di Dicembre al Teatro Leonardo, ed ammetto che, tra il Christmas Countdown ed i post festivi, ho proprio pubblicato la recensione un po’ in ritardo. Però il complesso MTM Teatro (composto dal Leonardo e dal Litta) è noto per replicare spesso alcuni suoi spettacoli, soprattutto quelli fruibili dalle scuole, quindi sono certa che ci saranno altre occasioni.

Non vi nascondo che nel concludere questo post sono un pochino demoralizzata: nel corso delle vacanze di Natale la situazione Covid è peggiorata molto ed ancora una volta, a malincuore, ho rinunciato ad andare in città a Milano, per non prendere mezzi poco frequenti (per l’alta incidenza di positivi/quarantene tra il personale) e di conseguenza sovraffollati. Quindi non ho, almeno per ora, altri spettacoli milanesi di cui parlarvi. Cercherò, se non altro, di andare al cinema/teatro del paese, che è poco affollato e raggiungibile a piedi… ma vi farò sapere!

Nel frattempo, ditemi se vi ho incuriosito!
Grazie della lettura, al prossimo post :-)


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