lunedì 17 gennaio 2022

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - GENNAIO 2022

 


Cari lettori,

eccoci arrivati al primo 17 del mese ed al primo appuntamento del 2022 con la rubrica “L’angolo vintage”!


Oggi torno a parlarvi di un autore che è stato più volte protagonista di questi schermi: Leonardo Gori. Durante le vacanze di Natale, infatti, ho letto altri due volumi della serie gialla/thriller che ha per protagonista il colonnello Arcieri, carabiniere e agente segreto del SIM. Ho quasi finito: mi dovrebbe mancare solo un romanzo dal titolo Il ragazzo inglese.


Ho parlato già più volte di questo intrigante personaggio, ma forse non tutti ricordano che le sue storie sono ambientate in due tempi differenti: ci sono quelle di quando egli è un giovane capitano, appena entrato nei servizi, ambientate appena prima della Seconda Guerra Mondiale oppure nei momenti più drammatici del conflitto, delle quali vi ho parlato in questo post; c’è poi un “secondo tempo”, quello prevalente, principalmente la fine degli anni ‘60, in cui Bruno Arcieri è ormai un maturo colonnello che cerca in tutti i modi di sfuggire alla sua seconda vita da agente segreto, ma viene quasi sempre richiamato all’ordine da qualche storia poco chiara (trovate qualche esempio a questo link).


Dei due romanzi di cui vi parlerò oggi, La finale appartiene alle avventure di gioventù, mentre L’ultima scelta è forse la storia più recente del colonnello.


Senza ulteriori preamboli, vi lascio alle recensioni!



La finale


Parigi, giugno del 1938. Il Capitano Arcieri, appena entrato nelle file del SIM, ha ricevuto un incarico piuttosto delicato dal suo comandante: riportare in Italia un importante “contatto”, che potrebbe avere utili informazioni. La situazione italiana è molto tesa, soprattutto da maggio in avanti, considerato l’avvicinamento tra Mussolini e Hitler, e Arcieri trova in Francia un clima estremamente ostile. I francesi sono alleati con l’Inghilterra, fieramente democratici, e considerano fascisti tutti gli italiani, soprattutto quelli appartenenti alle Forze dell’Ordine.


Il suo compito, però, potrebbe essere favorito dal fatto che non è certo l’unico italiano presente sul territorio francese in quei giorni: l’estate del ‘38 è quella dei Mondiali di Francia e l’Italia sta collezionando una vittoria dietro l’altra. Arcieri non è molto appassionato di calcio, ma si lascia travolgere volentieri dal clima festante. Appena arrivato a Parigi, egli incontra un giornalista sportivo, elegante ma ambiguo, che gli consiglia una pensioncina da poco. Insospettito, il capitano raggiunge il luogo, ma si rende conto di essere arrivato proprio nell’albergo dove il “contatto” che cercava, Paolo Marinelli, ha trovato la morte, sembra per suicidio tramite soffocamento. La fine dell’uomo gli sembra non solo una brutta sorpresa, ma anche decisamente sospetta, almeno a giudicare da quello che gli riferisce la vedova, Ginevra Casati, una donna affascinante e misteriosa.


Tra una partita ed una serata in un locale jazz, egli non si rende conto di essere seguito dai professionisti (che insistono nel definirsi “volontari”) dell’OVRA, l’Opera Vigilanza Repressione Antifascismo, che lo colgono di sorpresa in un vicolo buio e lo malmenano. Arcieri viene salvato da un cinquantenne italiano, un uomo che sostiene di chiamarsi Ireneo Barbano e di essere un ragioniere, ma del quale non riesce a fidarsi del tutto.


Anche la polizia francese è sulle tracce di Arcieri, ma egli riesce a stringere una sorta di patto di non belligeranza con il commissario, promettendo di rivelargli importanti informazioni mentre indaga sul mistero della morte di Paolo Marinelli.


La situazione è davvero confusa: tra fuoriusciti, fascisti, ribelli, comunisti provenienti dalla Spagna e funzionari corrotti, chi è il vero nemico?



La finale è un romanzo appassionante e, al tempo stesso, davvero complicato. Ogni volta che inizio un libro di Leonardo Gori mi preparo ad entrare nella macchina del tempo ed a fare un viaggio nel Novecento. Non vi nego che persino io che più di una volta ho insegnato storia ho imparato parecchio da questi romanzi. In questo, in particolare, mi sono resa conto che, nei turbinosi anni ‘30, non c’erano solo le nette distinzioni di cui di solito si parla sui romanzi di scuola: fascisti ed oppositori del regime, italiani e tedeschi da una parte e francesi ed inglesi dall’altra, conservatori e comunisti… Gli schieramenti erano davvero molteplici, alcune volte addirittura confusi e, quel che è peggio, aleggiava un clima di vera diffidenza. L’Europa era un’autentica polveriera e noi tutti, purtroppo, abbiamo studiato le conseguenze di quel terribile clima.


Arcieri non è ancora oppositore del regime fascista come si dichiarerà più avanti: è solo il ‘38 ed egli è un giovane fedele alla sua divisa, ma inizia anche a considerare le camicie nere come più pericolose del previsto, ed è estremamente preoccupato per la sua fidanzata Elena, ebrea. Ci vorrà l’arrivo della guerra (in romanzi come Il passaggio) per fargli aprire gli occhi definitivamente.


Più che gialli classici, le storie di Arcieri sono dei thriller di spionaggio nei quali avvengono delle situazioni “tutti contro tutti”. Ormai ne ho lette un po’ e mi aspettavo qualche cambio di bandiera e qualche colpo di scena, ma devo dire che alla fine del romanzo qualcosa mi ha comunque stupito.


Infine, questo è un capitolo delle avventure di Arcieri dedicato a chi ama il calcio: ci sono addirittura degli articoli di giornalismo sportivo risalenti al 1938.



L’ultima scelta


Nel gennaio del 1970 il Colonnello Arcieri è a Firenze con la sua “fidanzatina cinquantenne” Marie e sembra aver cambiato definitivamente vita: è in pensione sia dai carabinieri che dal SIM e insieme a dei giovani amici (con i quali ha condiviso un’avventura qualche anno prima) ha avviato una trattoria.


Un giorno, però, egli viene richiamato dal vecchio comando del SIM per una missione delicata per la quale è stata richiesto il suo intervento. Nonostante il colonnello provi a protestare ed a ribadire che è in pensione, il nuovo comando non vuole sentire ragioni (tanto per cambiare… mai una volta che gli facciano godere la sua amata trattoria, eh!). Il suo nuovo compito sembra, tutto sommato, abbastanza veloce ed indolore: incontrare un uomo americano, che si fa chiamare “Agente zero”, ed ascoltare le informazioni che ha da riferirgli a proposito di alcuni servizi deviati.


L’uomo, per qualche inspiegabile motivo, ha richiesto l’esclusivo intervento di Arcieri. Egli capisce che lo ritengono persona fidata per via della sua esperienza ed accetta l’incontro in una villa toscana, ma si verificano fin da subito vari problemi.


Innanzitutto una ragazza hippy dall’aria un po’ ribelle e molto sveglia, che dice di chiamarsi Jennifer, ferma il colonnello già nel centro di Firenze, chiedendogli un passaggio per liberarsi di un ragazzo insistente. Suo malgrado, Arcieri non può fare a meno di portarsela con sé.


Inoltre, appena arrivato nella villa (che è incredibilmente diroccata e scomoda, considerata soprattutto la stagione) egli scopre che non è abitata soltanto dall’Agente Zero, ma anche da alcune sue vecchie conoscenze: la sua collega Nanette, da lui considerata alla pari di Mata Hari, e Daniele, un ex fascista che aveva conosciuto nel ‘39 (nel romanzo La nave dei vinti, di cui ho parlato qui) e che da anni vive di espedienti e doppi giochi. I due, inaspettatamente, sembrano aver abbandonato la vecchia vita e, insieme ad un eccentrico maggiordomo ed autista che si fa chiamare Max, hanno creato una sorta di casa vacanze che alcune ragazze perbene dell’Europa del Nord usano come alloggio, luogo di studio e base per visitare le meraviglie della Toscana.


A complicare ulteriormente le cose, l’Agente Zero svela ad Arcieri di avere un mandante, anzi una mandante, che egli conosce molto bene: Elena Contini, suo primo amore mai dimenticato, ora parte integrante dei Servizi Segreti israeliani. La donna, prima velatamente e poi in modo più esplicito, gli vuole comunicare, tramite intermediario, il desiderio di tornare con lui. Per il colonnello c’è un vero e proprio bivio da affrontare: vecchia o nuova vita?


Rispetto ad altri romanzi del colonnello Arcieri, L’ultima scelta è piuttosto statico: è un libro cupo, invernale, fatto di dialoghi serrati, situazioni di stallo, strategie da mettere a punto, lunghe riflessioni. Tra vecchi amici che sembrano aver cambiato vita solo in parte, misteriosi ed inaffidabili agenti segreti, personaggi folkloristici che hanno più di una storia da raccontare e giovani donne che non sono quello che sembrano, ai lettori sembrerà di essere un po’ “imprigionati” insieme al colonnello in una villa nella quale succede davvero di tutto.


Solo la parte finale del romanzo c’è una certa azione, e devo dire che ogni volta rimango esterrefatta dalla capacità del colonnello Arcieri di essere praticamente fatto di ferro: a settant’anni tondi tondi lui mangia solo quando può, non dorme, si sveglia all’alba, si deve sempre guardare le spalle, salta giù dai tetti, percorre miglia ferito nella neve, scampa ad agguati mortali ed altre amenità. Io non durerei un giorno, probabilmente…


Ne approfitto anche per togliermi un sassolino dalla scarpa: io detesto il personaggio di Elena. Non riesco a capire con quale ostinazione il colonnello Arcieri – e non solo lui, anche il protagonista dello spin-off storico Il fiore d’oro, di cui vi ho parlato qui – continui a considerarla una specie di donna angelicata. Dopo un primo romanzo in cui in effetti si mostra coraggiosa, ella finisce per rappresentare tutto quello che Arcieri stesso detesta nel mondo dei Servizi Segreti: la meschinità dei giochi di potere, l’indifferenza nei confronti delle vite umane sacrificate, e soprattutto l’opportunismo nel prendere e mollare le persone come e quando più le conviene (primo tra tutti il colonnello). Però, eeh, sapete com’è, lei è tanto bella con i capelli biondi e gli occhioni azzurri, fa girare la testa coi suoi bei sorrisi… anche l’inossidabile Arcieri ha le sue debolezze, insomma. Se negli altri romanzi della serie ho “retto” un pochino di più, questa volta mi veniva veramente l’orticaria ogni volta che veniva nominata. Inutile dire che faccio un tifo spudorato per Marie, una bella e simpatica signora dai sogni molto concreti e dalla vita semplice… ma vedremo che cosa deciderà l’autore, e che finale sentimentale vorrà dare al colonnello :-)




Ecco il mio primo “Angolo Vintage” del 2022!

Fatemi sapere se conoscete quest’autore, se avete letto qualcuno dei suoi romanzi, se vi sono piaciuti. Mi raccomando, non perdetevi gli altri post dei partecipanti alla rubrica di questo mese!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


8 commenti :

  1. Proponi sempre titoli particolari e interessanti e questi due libri non fanno eccezione

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    1. Ciao Susy! Spero che ti piaceranno se deciderai di leggerli!

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  2. E' un periodo storico che non amo particolarmente, forse perché lo insegno e preferisco non ritrovarmelo nelle letture personali

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    1. Ciao Floriana! Anche a me è capitato di insegnarlo. Di sicuro il Novecento è un periodo complesso!

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  3. proponi sempre titoli interessanti, segno!

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  4. Non lo conoscevo ma questa serie mi ispira tantissimo! Grazie per il suggerimento☺️

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