giovedì 25 novembre 2021

UNA LETTRICE "ANTE LITTERAM"

 Storytelling Chronicles: novembre 2021




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di novembre con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!


Il racconto di questo mese è speciale per me, per varie ragioni. Innanzitutto, il tema mensile è stato scelto con criteri del tutto originali. La nostra amministratrice Lara ci ha fatto pensare ad una tematica ben precisa… e poi ha fatto sì che ognuna di noi la “passasse” a qualcun altro del gruppo. Per esempio, io avevo pensato alla ricorrenza dei morti/Dia dos muertos che dir si voglia, ma non sono stata io a scrivere di questo, bensì una bravissima autrice del nostro gruppo. Io ho ricevuto la mia tematica da Catia, che saluto e ringrazio. Mi è stato chiesto di scrivere un racconto storico, ambientato nell’epoca che volevo, purché precedente al 1945.


Come sapete non sono nuova ai racconti storici: in questo anno e mezzo abbondante di rubrica vi ho parlato della Seconda Guerra Mondiale, degli anni ‘50 e ‘60, dell’epoca classica, del regno di Enrico VIII ed altro ancora.


Questa volta, però, ho pensato di inserire in questa rubrica un racconto non inedito, ma per me molto speciale, quello che ha dato una svolta più creativa al mio modo di scrivere: Una lettrice “ante litteram”. Nel novembre del 2018 ho vinto il primo premio del concorso letterario di narrativa e poesia della BCC con questa storia. Avevo pensato fin da subito di pubblicarlo sul blog, ma prima ho dovuto attendere un po’ per motivi legati al concorso, poi non avevo una vera e propria rubrica sul blog che potesse “ospitarlo”… Adesso non ci sono più problemi di questo tipo e la tematica del mese è perfetta!


Oggi vi porto con me nel lontano 1901 e proprio nel mio paese, Cernusco sul Naviglio! Vi lascio con Una lettrice “ante litteram” :-)



UNA LETTRICE “ANTE LITTERAM”


(Romanzo "E lee la va in Filanda" di Serena Perego)


Eccomi arrivata: via Pietro da Cernusco.

È febbraio e le giornate iniziano ad allungarsi, ma non sono nemmeno le 6 ed è ancora buio pesto. Il freddo mi entra nelle maniche, sotto la gonna, nelle fessure degli zoccoli che ho già riparato una volta.

Dalla Torrianetta a qui, alla Filanda, dove lavoro, la strada non è lunga: io e le mie amiche la percorriamo cantando. Nonostante ciò, mi pesa e talvolta mi angoscia il pensiero di dovermi rinchiudere per oltre dieci ore in un luogo spesso maleodorante, per compiere un lavoro faticoso e forse non adatto a me.

Sono una “filandera”: vengo qui ogni giorno per aiutare la mia famiglia, che considera un privilegio il fatto che io sia stata assunta in questa filanda.

I soldi sono pochi, ma sicuri, non soggetti agli umori bizzarri del tempo, come spesso accade lavorando nei campi. Non è questa, però, la vita che sogno: io so leggere, ho frequentato il biennio obbligatorio della scuola elementare, la signora maestra mi ha sempre detto che ero brava...e mi piaceva “perdere tempo” (come mi dicevano a casa) tra i libri.

Ora ho 14 anni, lavoro in Filanda e leggo. Proprio così: la signora maestra mi regala un libro ogni anno o mi presta i suoi, ed io adoro passare così il mio tempo: mi perdo nella giungla della Malesia, nel ventre di Parigi, sulle rive del lago di Como; tremo di paura per la perla di Labuan, piango con Nanà, immagino Lucia vicino a me.

In famiglia non riescono a capirmi: la mamma dice che parlo difficile e che non troverò marito. Nessuno, tuttavia, mi impedisce di leggere: a volte trascino anche i miei familiari in un altro mondo, dove per poco tempo si possono dimenticare le fatiche della vita di ogni giorno.

Ho varcato l’uscio della Filanda: un’altra faticosa e lunga giornata mi attende.


* * *


(Foto d'epoca tratta dal sito Cernusco Donna)


Dopo aver tolto lo scialle di lana, mi metto al mio solito posto, vicino alla mia compagna Maria, detta da tutti “la Tremolada” per il suo cognome. Io e lei siamo scuinére: impugniamo tutto il giorno un piccolo attrezzo a forma di scopa che ci consente di trovare il punto in cui inizia il filo di ogni bozzolo. Siamo forse le meno pagate di tutta la filanda, ma ciò non significa che il lavoro sia facile. Ci vogliono grande concentrazione e tanta delicatezza. Inoltre, io e Maria lavoriamo insieme da tanti mesi e ci siamo rese conto che nelle ultime settimane i bozzoli hanno qualcosa che non va: sono giallastri ed il filo è troppo sottile. Mi è già capitato di sbagliare nell’estrarre il capo del filo e di rischiare così di spezzare il bozzolo a metà. Purtroppo a Maria è successo una volta, ed è stata punita con una multa. Le istruzioni del direttore sono chiare: se si sbaglia, si paga, e non poco. Per questo motivo Maria, in questi giorni, è così attenta e silenziosa: sa bene che, al prossimo errore, verrà sospesa dal lavoro per almeno tre giorni, senza stipendio.


Come sempre succede in inverno, non vediamo nemmeno il sole, prese come siamo dal nostro abituale lavoro. È già calato il buio da tempo quando prendo in mano l’ultimo bozzolo della giornata. Non ho fatto altro tutto il giorno e gli occhi mi fanno male, ma riesco ad individuare il filo giusto da tirare. È un attimo: appena tiro con la scopetta, sento il rumore secco che annuncia una rottura. Guardo sconcertata i miei fili, ma sono integri. È allora che sento qualcuno sospirare e dire “Oh, no!” a bassa voce. Mi giro verso la mia compagna sperando di sbagliarmi, ma la materia bianca informe che giace tra le mani giallastre e screpolate di Maria è la conferma al mio timore.

Svelta!” dico sottovoce alla mia compagna, mostrandole una tasca laterale della mia gonna. “Infila il bozzolo qui, prima che ti vedano!”

Una voce fin troppo nota ci interrompe: “Cosa avete da chiacchierare, qui?”


* * *


("La raccolta dei bozzoli", di Giovanni Segantini)


È finita. La voce appartiene ad una delle assistenti più anziane e più severe: si sente in dovere di segnalare qualsiasi cosa non approvi al direttore. I suoi occhi brillano di gioia quasi maligna nel vedere Maria che tiene ancora in mano il bozzolo che non è riuscita a nascondere.

Tremolada, di nuovo? Questa volta non te la cavi con una multa! Svelta, vieni con me!”

Non si può evitare, e Maria lo sa. Mentre se ne va silenziosa verso l’ufficio del direttore, fa in tempo a indirizzarmi un ultimo sguardo avvilito.



Mentre ceno con la mia famiglia, continuo a ripensare a quello che è accaduto oggi in Filanda.

Maria ha un anno in più di me ed è ormai diventata una scuinéra esperta. Com’è possibile che il filo del bozzolo le si sia rotto in mano ben due volte?

Dentro di me so la risposta: i bachi non sono più quelli di prima ed a chiunque potrebbe succedere un incidente simile.

Un incidente davvero sfortunato!” La voce di mia madre mi riporta alla realtà. “Povera Assunta, era davvero preoccupata quando me lo ha raccontato. Spero che la filanda riapra presto.”

All’improvviso sono attenta. “Quale filanda?” chiedo.

Mia madre mi racconta una storia terribile. La figlia di Assunta, una donna che è ogni giorno nei campi con lei, lavora in una filanda a Milano. Tre giorni fa una donna è caduta portando un cesto pieno di bozzoli e si è fratturata un braccio. Già prima di cadere zoppicava e tutti sapevano che non avrebbe dovuto fare quel lavoro. La donna è a casa senza stipendio ed alcuni uomini (“la Camera del Lavoro di Milano, sicuro” è il commento di mio padre) hanno convinto le sue colleghe a “scioperare”, ovvero a non lavorare finché la donna infortunata non riceverà qualche lira per mantenersi mentre il suo braccio guarisce. In questo modo la produzione si è bloccata, in filanda è tutto fermo.

Mentre aiuto mia madre a sistemare la tavola dopo cena, mi viene in mente che ho già letto da qualche parte una storia simile.


* * *



In camera mia è tutto buio, non si vede quasi niente, ma io sono ordinata e so dove cercare, ed in poco tempo riesco a trovare una candela, ad accenderla ed a prendere dalla mensola sopra il letto I promessi sposi.

Giro febbrilmente le pagine, alla ricerca dei capitoli che mi interessano. Eccoli qui: la rivolta dei forni.

È proprio come ricordavo: Renzo ha vissuto una storia molto simile alla mia. Anche lui si è trovato davanti persone che avevano subito un torto e che non riuscivano nemmeno a guadagnarsi il pane… ed anche lui ha deciso di aiutarli.


Il direttore e i padroni della fabbrica si approfittano di noi filandere e di tutti gli operai perché sanno che abbiamo bisogno di lavorare, ma la produzione della seta dipende da noi, e noi soltanto. Se io e le altre donne ci inventassimo una sorta di rivolta dei forni, Maria potrebbe evitare la sospensione dal lavoro?

C’è una sola persona che posso interpellare.


* * *


(Illustrazione storica su "L'assalto ai forni" ne "I Promessi Sposi")


La mattina dopo mi ritrovo nuovamente a camminare nel freddo e nella nebbia, ma mi guardo intorno con attenzione. Riesco a vedere ben poco, ma alla fine individuo la filandera che stavo cercando: Agnese, una delle più anziane, esperte e stimate. La chiamo a gran voce: “Agnese, ti devo parlare!”

Non le ho mai rivolto la parola e non credo che sappia chi sono, infatti mi guarda un po’ perplessa: “Che hai da urlare tanto? Sei una delle scuinére, no?”

Sì… io sono la compagna della Tremolada, hai presente?”

Come no! Io ed altre filandere ieri ci siamo fermate per strada dopo il lavoro e abbiamo parlato di quello che è successo. È una vergogna… ultimamente stiamo trattando delle vere schifezze, non sembrano neanche bozzoli! E chi ci va di mezzo? Sempre noi!”

Ecco, appunto per questo… io avevo in mente qualcosa.”

Che cosa avresti in mente, tu?” mi dice con un sorriso un po’ scettico. “Non credo che ci sia niente da fare, purtroppo.”

No, io stavo pensando, insomma… potremmo provare a fare quella cosa là… quella che si fa a Milano.”

Uno sciopero? Ah, questa è bella! Ma lo sai che a Milano chi sciopera viene aiutato dalla Camera del Lavoro? Noi siamo in mezzo ai campi, mi spieghi chi ci aiuta?”

Ho già pensato a questa obiezione. “Agnese, tu hai ragione, ma proprio perché viviamo fuori città dobbiamo provare. Non è mai successo al di là di Milano… i padroni non se lo aspettano!”

Ed i soldi? Come faremo a far tirare avanti le famiglie senza stipendio?”

Lo faremo solo per pochi giorni” rispondo, sentendomi sempre più decisa “e se insistiamo, magari alla fine di questa storia avremo qualche centesimo in più.”

Agnese smette all’improvviso di camminare e mi osserva come se mi vedesse per la prima volta. “Sei un rubetìn ma sei bella decisa, eh? Sai che ti dico? Per me vale la pena di provare. La Tremolada se lo merita. Solo però se le altre filandere ci dicono sì. Hai presente la cascina dove sto con mio marito?”

Annuisco.

Vieni dopo cena ed entra nella prima stalla che vedi sulla destra. Fa troppo freddo per stare fuori. Racconterai alle altre quello che hai detto a me.”


* * *

(La Filanda oggi)


Quella sera, nella stalla calda, accogliente anche se maleodorante, ci sono proprio tutte le altre filandere. Ho un po’ paura ad esprimermi, temo di sbagliare e di fare una brutta figura. Poi penso che anche Renzo si è trovato in situazioni nuove ed ha imparato a cavarsela con le sue forze. Così prendo fiato e racconto una storia di amicizia e di lavoro, di ingiustizie e di diritti da conquistare. All’inizio sento qualche risata e vedo qualche sorriso di compassione, ma, a poco a poco, tutto svanisce.


Alla fine della serata siamo d’accordo: sciopereremo. Lo dobbiamo alla Tremolada ed a noi stesse. Sarà il primo sciopero femminile della provincia di Milano e siamo certe che se ne parlerà a lungo.

Mentre riprendo la strada verso casa, penso che mia madre sicuramente mi sgriderà, e non mi sbaglio: non appena varco la porta, ella inizia subito a chiedermi che cosa ho combinato in giro, con questo buio e questo freddo.

Il mio cuore però è leggero, perché, mentre ero nella stalla, mi è quasi parso di vedere il mio amico Renzo seduto su un cumulo di fieno che mi sorrideva.

Ho fatto la cosa giusta” mi dico prima di addormentarmi, consapevole che mi aspettano giornate che, nel bene e nel male, saranno davvero indimenticabili.



FINE



Eccoci arrivati alla fine di questa storia che è stata così importante per me.

La lavorazione della seta, dall’allevamento dei bachi alla filatura, è un’attività dalla quale Cernusco sul Naviglio ed altri paesi dell’hinterland hanno tratto sostentamento per decenni. 

La Filanda è stata restaurata un po' di anni fa e fino al febbraio 2020 era sede del centro sociale per pensionati fino alle 18 e utilizzata per assemblee di condominio e corsi di ballo tra tardo pomeriggio e sera (io ho frequentato zumba per tre anni e mezzo). Adesso è hub vaccinale, fino a data da destinarsi.

Lo sciopero delle filandere è un evento reale: avvenne nel 1901 e fu il primo interamente al femminile nella provincia di Milano, dopo che in città altre operaie erano insorte per chiedere migliori condizioni di lavoro. La storia di Maria Tremolada, di Agnese e della protagonista lettrice dei Promessi Sposi è una mia invenzione, temo- purtroppo - verosimile, dal momento che le filandere erano vessate in ogni modo, specie le apprendiste minorenni. Per chi fosse interessato a saperne di più, consiglio la lettura del libricino E lee la va in Filanda, del quale ho parlato in questo post.


Questo racconto è anche in onore della data odierna, 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Ho già scritto, mesi fa, una storia sulla violenza di genere dal punto di vista relazionale ed affettivo (la trovate a questo link), così oggi ho pensato di proporvi un racconto sulle discriminazioni lavorative ed economiche che le donne hanno subito… e purtroppo continuano a subire.


...e lo so, ho concluso sul più bello :-) Al tempo, esigenze di concorso mi obbligavano a non andare oltre un tot di battute. L’idea di scrivere una sorta di sequel è da tempo nella mia mente, ma tra post per il blog ed altri racconti (oltre a tutto il resto) non ci sono mai riuscita. Conservo il buon proposito!

Intanto fatemi sapere che ne pensate de Una lettrice “ante litteram”!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


12 commenti :

  1. Ciao Silvia, ricordo questo tuo racconto, credo sia stato uno dei primi scritti che ho letto di tuo! Come sai mi era piaciuto molto e ti rinnovo i miei complimenti... in attesa di un seguito ;-)

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    1. Ciao Fra! Eh sì, tu e Mara siete state tra i primi a cui l'ho inviato :-) Grazie mille come sempre per tutto il sostegno!

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  2. Oh Silvia adesso sono molto curiosa del seguito.
    So che è che strano mettere mano a qualcosa di vecchio per proseguirlo ma so che anche che quando l'idea ce l'hai in testa poi prima o poi si riesce a metterla su carta. Io spero che lo farai presto perchè mi è piaciuta molto. Scorrevole e soprattutto vera perchè racconti di realtà, molto brava

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    1. Ciao Susy! Hai ragione: le cose da scrivere sono sempre tante per noi blogger, il tempo è passato in fretta, però si torna sempre volentieri dove si è stati bene, anche con la scrittura :-) Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto!

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  3. Un tuffo nel passato e un racconto che tratta temi storici e culturali attuali ancora oggi, con tutte le questioni dei diritti dei lavoratori perennemente messe in discussione. Una lettura piacevole e soprattutto educativa!

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    1. Ciao Angelo! Grazie, sono contenta che il mio racconto possa averti fatto scoprire qualcosa di nuovo!

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  4. Ciao Silvia! Ma che storia coinvolgente hai scritto... doveva assolutamente essere pubblicata e sono contenta che tu abbia trovato modo con la Rubrica Storytelling 😍 Ovviamente la tematica è stata rispettata alla grande, dando vita a un racconto molto scorrevole ma pieno di vita vera!

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    1. Ciao Anne Louise! Grazie di cuore, anche io sono contenta che questo racconto sia finalmente sulla mia paginetta! Contenta che ti sia piaciuto!

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  5. Ciao. Complimenti per il tuo racconto. Hai preso una storia, ti sei documentata e l'hai presentata al mondo intero. Direi che hai fatto un ottimo lavoro, hai scritto una storia breve ma che racconta diverse sfumature di eventi che hanno un significato molto importante. I miei complimenti.

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    1. Ciao Liv. Grazie, sono felice che tu abbia apprezzato. Mi sono documentata principalmente su alcuni libretti che raccontano la storia di Cernusco e della Filanda. Li ho trovati un po'nella biblioteca del paese e un po'ad eventi organizzati dal comune.

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  6. Ciao Silvia!
    Prima di tutto complimenti per il tuo racconto e per il concorso, poi grazie per aver deciso di condividerlo con noi perché è davvero bello!
    Grazie a te ho imparato ad apprezzare i racconti storici e anche questo si riconferma una bellissima lettura!
    Federica

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    1. Ciao Fede! Wow, addirittura grazie a me hai iniziato ad apprezzare i racconti storici? Grazie! Sono contenta di averti colpito anche questa volta!

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