Un giro alla mostra di Palazzo Reale
Cari lettori,
il post di oggi appartiene ad una serie che ho interrotto mio malgrado da tanto, anzi troppo tempo: quella dei “Consigli artistici” veri e propri, ovvero le mie recensioni dopo aver fatto un giretto in qualche mostra o museo, o a qualche altro evento di tipo artistico.
Qualche giorno fa scorrevo proprio la rubrica “Consigli artistici” e mi sono resa conto che nell’ultimo anno e mezzo l’ho un po’ arricchita con i miei consueti post di poesie e dipinti celebri, oppure con qualche racconto di miei vecchi viaggi in occasione del “Christmas Countdown”, ma è comunque passato tantissimo tempo dall’ultimo racconto dal vivo di una mostra. Nello specifico, il mio ultimo post risale a inizio febbraio 2020 (la collezione permanente delle Gallerie d’Italia a Milano), e sono addirittura due anni tondi tondi che non mettevo piede a Palazzo Reale. A volte non ti accorgi di quante parti di vita ti abbia portato via la pandemia finché non fai esattamente il conto del tempo che è trascorso, del tipo “da quanto non…?” A voi capita mai?
Questa lunga premessa per dirvi semplicemente che sono stata più che felice quando, più di un mese fa, in occasione del mio compleanno, la mia amica Mara mi ha regalato una prenotazione per andare a vedere la mostra di Monet proprio a Palazzo Reale. Ci siamo andati nel corso del Ponte di Halloween/Ognissanti ed oggi sono felicissima di potervene finalmente parlare! Anche le foto che ci accompagneranno sono state scattate da me (purtroppo?) :-)
Il Musée Marmottan di Parigi
Considerata l’enorme difficoltà, in questo periodo di pandemia, di spostare le opere d’arte da una nazione ad un’altra, questa mostra è stata organizzata in collaborazione con un solo ente, ma di primissimo piano: il Musée Marmottan di Parigi, al quale viene reso un piccolo tributo nella sezione iniziale della mostra.
Si tratta di una struttura che si è trasformata da casa privata (più precisamente, da padiglione di caccia di una residenza nobiliare) in museo nel corso del XIX secolo, quando Jules Marmottan, già cultore dell’arte, lascia in eredità tutto quel che possedeva al figlio Paul.
Quest’ultimo, storico dell’arte, in un primo momento della sua carriera ha una grande passione per le opere del periodo napoleonico, dal primo impero alla Restaurazione.
Per questo motivo la primissima sala della mostra di Monet è dedicata proprio ad alcuni tesori di tipo napoleonico del Musée Marmottan, dai quadri con le gesta del generale/imperatore nato ad Ajaccio ai candelabri dorati, dalle grandi scrivanie intarsiate alle poltroncine imbottite.
Il Musée Marmottan inizia ad ospitare opere di Monet a partire dagli anni ‘60, quando il secondogenito dell’artista, Michel, fa una generosa donazione in punto di morte.
Oggi il museo ospita anche maestri di Monet, come Eugène Boudin, e suoi illustri colleghi, da Manet a Berthe Morisot.
I primi tempi e la scoperta della pittura “en plein air”
Dopo un primo omaggio a Marmottan ed all’arte napoleonica, la mostra presenta alcuni dei primi lavori di Monet, come dei ritratti di piccola dimensione al secondogenito Michel, ancora bambino. Non manca un curioso ritratto del giovane Monet, già barbuto e nell’atto di strizzare gli occhi, triste anticipazione dei problemi di vista che si faranno sempre più gravi nel corso della sua vita.
Grazie ad uno dei suoi maestri, Eugène Boudin, e seguendo l’esempio di pittori come Jongkind (autore della tela Avignone), egli scopre la pittura en plein air, ovvero “all’aria aperta”, favorita dalla nascita della pittura in tubetto, facilmente portabile con sé ovunque. È proprio Boudin ad organizzare alcune sedute collettive di pittura, talora in campagna, qualche volta in riva al mare. Monet si rende conto ben presto delle non poche limitazioni che comporta questo modo di dipingere, dall’impossibilità di portare con sé grosse tele alla necessità di un’esecuzione rapida, ma ne resta comunque conquistato.
Le sue prime tele sono delle piccole rappresentazioni della spiaggia e della prima moglie Camille in riva al mare.
Tra Argenteuil e Londra
L’amatissima prima moglie Camille muore a 32 anni per precoci problemi di salute, lasciando Monet solo con due figli. Le tele che seguono la sua morte sono scure, eseguite con una tecnica che a tratti ricorda quasi il divisionismo, tutte sulle tonalità del grigio, del viola, del verde scuro.
Per dare nuova linfa alla sua arte, non gli resta che ripartire da Argenteuil, un luogo che anche Camille amava. In alcune sue tele egli ricorda le passeggiate che faceva con lei, dipingendo la sua famiglia che cammina in mezzo al prato di primavera; in altre, invece, omaggia il progresso, ritraendo il passaggio ferroviario (il treno ed il fumo che sparge intorno saranno sempre per lui dei soggetti interessanti).
I paesaggi marittimi non smettono di affascinarlo, tra coste rocciose e barche a vela in controluce sul tramonto.
Il suo amore per la luce si accorda curiosamente con la fascinazione che egli prova per la nebbia. La mostra, infatti, ospita sia ritratti di paesini della provincia francese immersi in una delicata foschia, sia immagini a tinte nebulose di Londra, la città estera che forse tra tutte ha stimolato maggiormente la sua immaginazione.
Il trasferimento a Giverny e la collezione dei fiori
L’ultima sezione della mostra è dedicata agli ultimi anni di vita di Monet, quelli in cui, dopo essersi risposato con Alice, una donna che condivideva con lui sia la passione per l’arte che quella per il giardinaggio, egli si trasferisce a Giverny, una proprietà con un ampio giardino che, dopo qualche anno, riuscirà ad acquistare.
Lì egli organizza la disposizione dei fiori da vero artista, basandosi non solo sul momento dell’anno in cui essi fioriranno, ma anche sulle sfumature di colore e sulla bellezza degli accostamenti.
Come potrete immaginare, le ninfee sono protagoniste assolute di questa sezione, da quelle bianche a quelle bluette, da quelle rosa a quelle color rosso lacca. Ci sono però degli importanti comprimari: il ponte in stile giapponese che Monet, grande ammiratore degli artisti orientali, aveva fatto costruire; il roseto; un grande salice piangente; gli iris ed altri fiori primaverili; le rose, protagoniste della sua ultima enorme tela, che chiude la mostra.
Questa parte dell’esposizione è strabiliante, non solo perché Giverny è, nell’immaginario collettivo, il luogo che ha reso immortale l’arte di Monet, ma anche perché è incredibile il lavoro che l’artista ha fatto su se stesso, nonostante i molti e gravi problemi di salute. Nell’ultimo decennio della sua vita (ma anche prima la situazione non era ottimale), la vista di Monet è devastata dalle cataratte, e le operazioni, al tempo, non erano sicure e di routine come oggi. Egli cercava di arrangiarsi con degli occhiali colorati che gli aveva fabbricato un suo medico, che per i tempi era già una personalità all’avanguardia, ma i risultati erano molto limitati. Ciò che però colpisce lo spettatore è il fatto che, meno Monet ci vede, più utilizza la fantasia ed i colori, creando qualcosa di unico. Il realismo abbandona l’artista negli ultimi anni della sua vita, e, benché egli sia uno dei padri dell’Impressionismo, in alcune tele sembra di cogliere dei segnali anticipatori di quella che sarà la libertà espressiva di forme e colori tipiche dell’arte contemporanea.
Una mostra interattiva
Fino ad ora vi ho raccontato il percorso della mostra e le fasi della vita artistica e personale di Monet, ma l’esposizione non è fatta soltanto di tele: essa si rivela interattiva fin dall’ingresso, quando i visitatori vengono condotti lungo un corridoio buio, ma animato da una proiezione virtuale del laghetto delle ninfee.
Nella prima sezione della mostra c’è un video che racconta con parole ed immagini la biografia di Monet, alcuni pannelli con retroilluminazione danno l’impressione di essere immersi nella natura e, prima della sezione dedicata ai fiori, c’è una piccola stanza ricca di specchi e proiezioni virtuali, una sorta di ricostruzione immaginaria di Giverny, dove è possibile fotografarsi tra i vari effetti floreali.
Super interessanti sono anche i pannelli in cui si invita allo studio delle tecniche artistiche di Monet: di volta in volta, il visitatore viene invitato ad “allenare l’occhio” e ad imitare alcune strategie dell’artista. Si può curiosare tra le tinte più amate e gli accostamenti cromatici ricorrenti, notare come la luce crei dei differenti riflessi sull’acqua, provare ad applicare il “filtro della nebbia” sui colori, scoprire il differente calore della luce a seconda del momento del giorno, osservare come le ombre non siano mai nere ma sempre di una tonalità complementare… ed altro ancora.
La mostra resterà a Palazzo Reale fino a domenica 30 gennaio!
Vi consiglio fortemente la prenotazione, soprattutto se avete intenzione di andare nel weekend, e per il sabato pomeriggio ci sarà da mettere in conto una mezz’oretta di attesa anche se siete prenotati. Questi purtroppo sono gli inconvenienti della ripartenza dopo un periodo difficile, in mezzo ad un milione di precauzioni e di necessari controlli; però, se volete il mio parere, ne vale assolutamente la pena, e non solo per la mostra in sé, che, come avete visto, mi ha davvero emozionato e ripagato dell’attesa.
Per me si è trattato proprio di ritornare nel mio elemento, scoprire un piacere che si riteneva quasi dimenticato, recuperare un piccolo pezzo della vita anteriore, come la chiamerebbe Baudelaire. La vita prima delle chiusure, dell’isolamento, delle restrizioni. Spero davvero di parlarvi al più presto di altre mostre, di spettacoli visti dal vivo, di eventi in generale. Teniamo vivo insieme il mondo della cultura!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
ma che mostra interessante! adoro monet, i suoi dipinti mi incantano!
RispondiEliminache bello ricevere un regalo di questo tipo!!
Ciao Angela! Eh sì, sono stata veramente felice di "scartare" questo regalo! Sono contenta che anche a te piaccia Monet :-)
EliminaChe bel post Silvia, preciso e competente. Mica come quello mio che sono una cialtrona😄 a parte gli scherzi è stato proprio interessante leggerlo. Un abbraccio e a presto!
RispondiEliminaCiao Mariella! Anche il tuo post è molto bello, invece! Sono contenta comunque che il mio ti sia piaciuto!
Elimina