I mondi di Antonia Pozzi #8
Cari lettori,
oggi sono un po' dispiaciuta nel dovervi comunicare che... siamo arrivati alla fine del nostro percorso con Antonia Pozzi!
Sembra ieri quando, in un torrido giorno di giugno, a metà strada tra la fine di una lunga quarantena ed i primi sospirati giorni di mare, ho scaricato l'ebook di "Desiderio di cose leggere" approfittando dell'edizione del 2020 di "Milano da leggere", l'ho aperto più per curiosità che per altro... e mi si è aperto un mondo.
Per me è stato un vero piacere condurvi alla scoperta, tema dopo tema, "desiderio" dopo "desiderio", di una poetessa che mi è vicina dal punto di vista geografico perché lombarda come me, che ha avuto importanti contatti con il panorama letterario novecentesco, che è stata una voce significativa del XX secolo e che ha avuto una vita troppo breve e - temo - spesso infelice.
Oggi concludiamo il nostro percorso tornando a "casa" con Antonia Pozzi, cercando la quiete del corpo e dell'anima grazie al conforto della famiglia, dei veri amici, degli animali domestici. Ancora una volta, ringraziandovi in anticipo per la lettura, vi lascio alle poesie :-)
Distacco
(Dipinto: “Ragazze al pianoforte”, di Pierre – Auguste Renoir)
(a T.F.)
Tu, partita.
Senza desiderare la parola
che avevo in cuore e che non seppi dire.
Nel vano della porta, il nostro bacio
(lieve, ché ti eri appena incipriata)
quasi spaccato in due da un gran barbaglio
di luce, che veniva dalle scale.
Io rimasta
lungamente al mio tavolo, dinnanzi
a un vecchio ritrattino della mamma,
specchiando fissamente dentro il vetro
i miei occhi febbrili, inariditi.
Milano, 9 maggio 1929
Sorelle, a voi non dispiace…
(Dipinto: “Ragazze sul molo”, di Edvard Munch)
Sorelle, a voi non dispiace
ch’io segua anche stasera
la vostra via?
Così dolce è passare
senza parole
per le buie strade del mondo -
per le bianche strade dei vostri pensieri -
così dolce è sentirsi
una piccola ombra
in riva alla luce -
così dolce serrarsi
contro il cuore il silenzio
come la vita più fonda
solo ascoltando le vostre anime andare -
solo rubando
con gli occhi fissi
l’anima delle cose -
Sorelle, se a voi non dispiace -
io seguirò ogni sera
la vostra via
pensando ad un cielo notturno
per cui due bianche stelle conducano
una stellina cieca
verso il grembo del mare.
Milano, 6 dicembre 1930
Grido
(Dipinto: “Ritratto di Jeanne Hébuterne”, di Amedeo Modigliani)
Non avere un Dio
non avere una tomba
non avere nulla di fermo
ma solo cose vive che sfuggono -
essere senza ieri
essere senza domani
ed acciecarsi nel nulla -
- aiuto -
per la miseria
che non ha fine -
10 febbraio 1932
Per un cane
(Dipinto: “Salvata”, di Sir Edwin Lanseer)
Sei stato con noi per undici anni.
Una sera siamo tornati:
eri disteso davanti al cancello,
il muso nella polvere della strada,
le zampe già fredde, il dorso
tepido ancora.
Ora sei tutto
nella buca che ti abbiamo scavata.
Ma gli undici anni
della tua umile vita,
il gemere
per ognuno che partiva,
il soffrire di gioia
per ognuno che ritornava,
- e verso sera
se qualcuno
per una sua tristezza
piangeva
tu gli leccavi le mani:
lo guardavi
e gli leccavi le mani -
oh, gli undici anni
del tuo muto amore
tutti qui
sotto questa terra
sotto questa pioggia
crudele?
Esitavi
sulla ghiaia umida:
sollevavi
una zampa – tremando.
Ora nessuno ti difende
dal freddo.
Non ti si può più chiamare.
Non ti si può più dare
niente.
Solo le foglie fradice morte
cadono su questo pezzo
di prato.
E pensare che altro rimanga
di te
è vietato:
di questo il nostro assurdo
pianto si accresce.
14 settembre 1933
La gioia
(Dipinto: “Bambina con innaffiatoio”, di Pierre-Auguste Renoir)
Domandavo a occhi chiusi
- che cosa
sarà domani la Pupa? -
Così ti facevo ridire
in un sorriso le dolci parole
- la sposa,
la mamma -
Fiaba
del tempo d’amore -
profondo sorso – vita
compiuta -
gioia ferma nel cuore
come un coltello nel pane.
26 settembre 1933
Preghiera alla poesia
(Ritratto di Saffo)
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora mi neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu il mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra -
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire -
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato -
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca -
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
Pasturo, 23 agosto 1934
Funerale senza tristezza
(Dipinto: Paradiso terrestre, di Jan Brueghel Il Vecchio)
Questo non è esser morti,
questo è tornare
al paese, alla culla:
chiaro è il giorno
come il sorriso di una madre
che aspettava.
Campi brinati, alberi d’argento, crisantemi
biondi: le bimbe
vestite di bianco,
col velo color della brina,
la voce colore dell’acqua
ancora viva
fra terrose prode.
Le fiammelle dei ceri, naufragate
nello splendore del mattino,
dicono quel che sia
questo vanire
delle terrene cose
- dolce -,
questo tornare degli umani,
per aerei ponti
del cielo,
per candide creste dei monti
sognati,
all’altra riva, ai prati
del sole.
3 dicembre 1934
Un destino
(Dipinto: Erminia e i pastori, di Eugène Delacroix)
Lumi e capanne
ai bivi
chiamarono i compagni.
A te resta
questa che il vento ti disvela
pallida strada nella notte:
alla tua sete
la precipite acqua dei torrenti,
alla persona stanca
l’erba dei pascoli che si rinnova
nello spazio di un sonno.
In un suo fuoco assorto
ciascuno degli umani
ad un’unica vita si abbandona.
Ma sul lento
tuo andar di fiume che non trova foce,
l’argenteo lume di infinite
vite – delle libere stelle
ora trema:
e se nessuna porta
s’apre alla tua fatica,
se ridato
t’è ad ogni passo il peso del tuo volto,
se è tua
questa che è più di un dolore
gioia di continuare sola
nel limpido deserto dei tuoi monti
ora accetti
d’esser poeta.
13 febbraio 1935
Smarrimento
(Dipinto: Uccelli e insetti, di Joan Mirò)
Novembre
non è tornato:
ma i passeri
a mezzo giorno gridano
sugli alberi bagnati
come fosse per venir sera.
Qualcuno si è scordato
di rialzare i pesi
dell’orologio:
l’uccellino dice cucù
due volte soltanto,
poi resta sulla porticina
a guardare
il pendolo che a piccole scosse
si ferma.
Adesso
non so più
le ore.
21 febbraio 1935
La vita
(Dipinto: Tramonto sul mare, di Giovanni Fattori)
Alle soglie d’autunno
in un tramonto
muto
scopri l’onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d’uccelli
cui le ali non reggono più.
18 agosto 1935
L’ava
(Dipinto: Nonna che gioca coi nipoti, di Hermann Kern)
T’abbraccio per sentire la tua carne
pregna di pace e vicina a morire -
fresca e tetra così
presso il mio fiato.
Di là dalle parole: ed ascoltiamo
al polso uguali battiti – ed un solo
ultimo abbeverarsi della vita.
A riva di neri laghi
torna a prender luce
quest’occhio da te sola fatto azzurro;
così premendomi al tuo grembo
e chiusa nel tuo alvo
profondo, una divengo
al tuo peso mortale che vanisce:
tanto che non ci stacchi più la terra -
ma ad entrambe si faccia buia e lieve.
1 maggio 1937
Nebbia
(Dipinto: Nebbia, di Alfred Sisley)
Se c’incontrassimo questa sera
pel viale oppresso di nebbia
si asciugherebbero le pozzanghere
intorno al nostro scoglio caldo di terra:
e la mia guancia sopra le tue vesti
sarebbe dolce salvezza della vita.
Ma fronti lisce di fanciulle
a me rimproverano gli anni: un albero
solo ho compagno nella tenebra piovosa
e lumi lenti di carri mi fanno temere,
temere e chiamare la morte.
27 novembre 1937
... e siamo alla fine! Giunti alla conclusione di questo progetto, vi rinnovo i miei ringraziamenti per avermi seguito in tutti questi mesi (mi sono resa conto adesso che il primo post dedicato ad Antonia Pozzi risale addirittura a settembre!).
Non so ancora se, come l'anno scorso, mi prenderò il "tempo lento" dell'estate per elaborare un nuovo progetto letterario da far partire a settembre (più probabile) o se l'ispirazione mi colpirà prima (cosa da non escludere). Credo, però, che esso riguarderà ancora "L'angolo della poesia", o magari "Donne straordinarie", perché vorrei lasciare "Il momento dei classici" come rubrica un po' più discontinua, in modo da poter recuperare un classico ogni tanto in totale libertà. In tal senso, che cosa vi piacerebbe vedere sul blog? Autori, opere, generi... ditelo senza paura! Prometto che mediterò su tutte le proposte.
Vi lascio i link alle "puntate precedenti", nel caso ne aveste persa qualcuna:
Altre splendide poesie.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Sono contenta che ti piacciano! Buon weekend :-)
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