Tre romanzi d'indagine con protagonisti introversi e solitari
Cari lettori,
inauguriamo maggio con un nuovo appuntamento dedicato alle nostre “Letture...a tema!”
Oggi, come è già capitato più volte su questi schermi, facciamo una miscellanea di gialli nostrani, con un unico comun denominatore: il protagonista riservato e un po’ burbero, quasi antieroe.
In questo post troverete tre personaggi di cui vi ho già parlato qualche volta, ai quali torno sempre volentieri. Uno di loro è universalmente noto anche sul piccolo schermo, un altro è ben conosciuto nel mondo del romanzo noir italiano, un altro ancora è una novità del panorama ma è comunque uscito dalla penna di un autore che stimo.
Spero che li apprezzerete tutti!
La paura nell’anima, di Valerio Varesi
Agosto è arrivato e per il commissario Soneri è il momento di una sospirata pausa dopo un anno di lavoro. Insieme alla compagna Angela, a sua volta in cerca di un po’ di relax dopo l’ennesima causa in tribunale, decide di prendere una casa in affitto a Montepiano, sull’Appennino. Si tratta di un luogo dove è stato spesso da bambino e da ragazzo con la famiglia e che lui ricorda con tanto affetto, quasi come una sorta di Paradiso terrestre.
Purtroppo, però, l’aria è cambiata anche sui monti, e il commissario se ne rende conto subito, una delle prime sere di vacanza: è quasi notte quando il silenzio di Montepiano viene squarciato da un urlo. Grazie al pronto intervento di un commerciante di legna che attraversa le montagne a tutte le ore con il suo mulo, il ferito viene subito portato a valle: è un commerciante del luogo e si è ferito ad una gamba, ma afferma di non ricordare le circostanze del suo ferimento. Il commissario Soneri, sulle prime, pensa ad un incidente di bracconaggio finito male e non dichiarato per paura, e cerca di archiviare la “serata di lavoro imprevisto” e di godersi le vacanze, ma non sa ancora che cosa lo aspetta.
Un ragazzo che non si era mai integrato nella comunità chiusa di Montepiano, un perdigiorno che ha mentito a proposito degli esami dati all’Università ed ha dato più di una preoccupazione ai suoi genitori, viene trovato cadavere dopo qualche giorno di sparizione. La Questura inizia a sospettare che un certo Vladimir, un latitante proveniente dall’Est, si sia insediato proprio in zona, e che sia lui il responsabile sia dell’assassinio che della precedente sparatoria. Di conseguenza, a Montepiano arriva una “squadra speciale” di carabinieri, che sfoggia mezzi degni d’un film d’azione americano e si installa nella cittadina, contribuendo a creare un clima d’apprensione tra gli abitanti.
Le forze dell’ordine locali, tuttavia, non sono convinte che i due avvenimenti siano effettivamente collegati, e propongono a Soneri un patto: in accordo con il commissariato di Parma, lui si occuperà dell’assassinio del ragazzo, mentre loro proseguiranno la “caccia all’uomo” con il corpo speciale.
La paura nell’anima è un giallo solo in parte d’azione e di indagine. Gli avvenimenti rilevanti ed i colpi di scena sono pochi, ma l’autore è molto bravo a creare un clima di costante tensione. Mentre Soneri rinuncia definitivamente alla sua vacanza ed inizia ad indagare, infatti, non può fare a meno di notare che Montepiano non è proprio più come lui la ricordava: persino Angela, spaventata dalla prospettiva di passare le notti da sola nella casa vacanze mentre il compagno è fuori per lavoro, preferisce tornare in città, anche se agosto non è ancora finito.
Si potrebbe dire, infatti, che questo romanzo è una sorta di lunga elegia, la storia di una costante disillusione. Non bastano le tanto sospirate passeggiate in mezzo alla natura, gli abbondanti pasti nella trattoria del centro, le chiacchierate con le persone conosciute da ragazzo: giorno dopo giorno, il commissario Soneri non riconosce più in Montepiano il Paradiso della sua giovinezza.
Con la maturità dell’uomo e del poliziotto, non può fare a meno di notare che la paura e la diffidenza nei confronti del prossimo, che lui credeva prerogativa delle grandi città, che sono notoriamente un po’ cosmopolite ma anche un po’ incattivite, è invece una realtà presente anche nelle piccole comunità, in grado persino di condizionare l’individuo e le sue scelte di vita (che solo apparentemente non riguardano la sicurezza personale).
Valerio Varesi ci ha abituati a gialli dai ritmi un po’ lenti e riflessivi (ne ho parlato meglio in questo e in questo post), ma questa lettura è stata particolarmente impegnativa da questo punto di vista. È un romanzo da leggere e comprendere un po’ alla volta, ma l’autore, verso la fine, riesce a tirare con maestria tutti i fili della trama ed a mostrare al lettore fino a dove l’abisso della paura può spingere l’uomo.
Io sono il castigo, di Gianrico De Cataldo
Questo romanzo ha inizio nel bel mezzo di una serata mondana: l’esecuzione di un’opera lirica. Lo spettacolo sembra venire apprezzato dalla numerosa platea, ma purtroppo il più appassionato di tutti non potrà assistervi fino in fondo, perché “chiamato per ben altro palcoscenico”.
Si tratta del PM Manrico Spinori della Rocca, per gli amici Rick. Egli è costretto ad abbandonare la sua serata di relax in seguito ad un incidente sospetto: qualcuno, infatti, ha sabotato l’automobile di “Ciuffo d’Oro”, famoso cantante pop del passato, che ormai da anni si è riciclato con reality, talent e management di artisti emergenti. Per la ex stella della musica italiana non c’è niente da fare, mentre l’autista si è fortunatamente salvato.
Iniziando a condurre le indagini insieme alle sue collaboratrici, Manrico si rende conto che il personale era, in un certo senso, l’unico “affetto stabile” della star defunta. La prima moglie è morta prima di lui; la seconda, nonostante l’apparenza contrita, rivela ben presto tutto il suo disprezzo; i figli sembrano interessati solo all’eredità. Egli cerca di muoversi con cautela e discrezione, considerato il fatto che la vittima era un personaggio pubblico, ma tutto sembra remare contro di lui: i modi spicci e poco delicati della nuova ispettrice che gli è stata affidata; le rivelazioni scandalistiche di giornali e talk show televisivi; l’ambiente dello spettacolo non sempre disponibile a rivelare i suoi segreti.
Nel frattempo, egli deve affrontare anche delle emergenze di carattere personale: il figlio avuto dal divorzio, che sta diventando un adulto sotto i suoi occhi e forse sta iniziando ad allontanarsi da lui; un incontro inaspettato con una donna affascinante; sua madre che purtroppo, con l’avanzare dell’età, ha iniziato a dipendere dal gioco d’azzardo.
Io sono il castigo è il primo romanzo della nuovissima serie gialla di Gianrico De Cataldo, autore di cui vi ho già parlato più volte (per esempio in questo post).
È un personaggio che non ha molto in comune con altri tutori della legge e dell’ordine “tutti d’un pezzo”, e le sue tante stravaganze lo rendono una mosca bianca nell’ambiente. Egli è un melomane, appartiene ad un’antica famiglia romana di nobili decaduti, ha tante piccole manie quotidiane da dandy e ovviamente piace molto alle donne. Diciamo che, se si creassero le condizioni perché venisse interpretato da un divo hollywoodiano, secondo me sarebbe perfetto con il volto di Gary Oldman, Robert Downey Jr o Johnny Depp. Scegliete pure il vostro preferito tra i tre, tanto avrete capito da sole che il tipo è affascinante!
Protagonista a parte, il romanzo mi è piaciuto anche per lo stile (De Cataldo si rinnova a poco a poco e costantemente, ma riesce sempre a tenere avvinto il lettore) e per l’inserimento originale dell’elemento dell’opera lirica all’interno dell’intreccio giallo. Leggere per restare sorpresi!
Ah l’amore l’amore, di Antonio Manzini
Non potevamo non concludere questa carrellata di “antieroi” senza Rocco Schiavone, burbero vicequestore romano in trasferimento punitivo in Valle D’Aosta.
Il nostro protagonista, all’inizio di questo romanzo, è più scontroso e abbattuto che mai, e ne ha tutte le ragioni: alla fine di Rien ne va plus (che ho recensito qui) lo avevamo lasciato miracolosamente sopravvissuto dopo aver ricevuto una ferita da arma da fuoco nel fianco.
Vivo ma ammaccato e senza più un rene, Rocco è costretto a passare il periodo delle vacanze natalizie in ospedale, con l’unico conforto della visita di qualche collega (e talvolta, considerati soggetti come Deruta e D’Intino, nemmeno quello è un grande spasso). Egli si rifiuta di mangiare il terribile cibo dell’ospedale, sopravvive con panettoni in svendita, continua ad infrangere le regole pur di bere un caffè decente o poter fumare.
L’ultima cosa che dovrebbe fare in una situazione del genere è indagare, ma, come avrete immaginato, non gli è proprio possibile smettere di farlo. A metterlo sull’attenti è la morte di un noto industriale della zona, Roberto Sirchia, che è deceduto in seguito alla medesima operazione che ha subito Rocco. Egli ha fiducia nel dottore che ha operato entrambi e, anche se le indagini sembrano andare nella direzione della mala sanità, non crede affatto a questa pista.
In pochi giorni, l’ospedale, che già non era un luogo a lui congeniale, diventa un luogo di sospetti e tensioni: Rocco si accorge di essere spiato da un misterioso personaggio, scopre passaggi segreti dei quali non sospettava l’esistenza, viene a sapere di alcuni traffici interni al luogo che non avrebbe mai immaginato. Senza contare che deve ancora scoprire chi è stato a far partire il colpo che gli ha portato via il rene…
Con Ah l’amore l’amore Antonio Manzini ci presenta un Rocco Schiavone insolito, che solo ad una prima, superficiale osservazione si potrebbe definire ancora più incattivito e musone del solito. In realtà io, da lettrice, non l’ho mai trovato così bendisposto: ormai abituato alla vita in Valle D’Aosta ed alla stravagante convivenza con il vicino adolescente Gabriele e con la madre in difficoltà, inaspettatamente clemente con i colleghi che non sopporta, per la prima volta desideroso di aprirsi ad un nuovo amore dopo una lunga e sofferta vedovanza e un’altra cocente delusione.
Proprio l’amore sembra essere il motore di questo romanzo, dal momento che finisce per coinvolgere alcuni personaggi insospettabili. Per quanto riguarda la risoluzione di altre vicende, quelle che legano Rocco ai suoi amici romani di sempre, purtroppo dobbiamo aspettare ancora… ma forse l’autore non ci farà attendere troppo!
Ecco i miei tre “antieroi”! Quale avete preferito?
Conoscete questi autori? Avete letto qualche loro romanzo?
Che ne pensate? Attendo i vostri pareri!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
che bello questo post, adoro gli anti eroi, segno tutto e tutti
RispondiEliminaCiao Chiara! Allora spero proprio che queste letture ti piaceranno 😍🤗
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