Le donne di Euripide #2
Cari
lettori,
per
la nostra rubrica “Donne straordinarie”, oggi proseguiamo il
nostro viaggio alla scoperta delle figure femminili cantate dal poeta
e drammaturgo Euripide.
Dopo questo post dedicato interamente ad Andromaca, oggi mettiamo al
centro della scena una tragedia che vede protagoniste tutte le donne
di Ilio ed in particolare l’anziana Ecuba: le Troiane.
Questo
è il mio post dedicato alla Festa delle Donne del 2018...tanti
auguri a noi, care lettrici!
Ho
sempre pensato che questa
tragedia
costituisse un unicum
nel
suo genere per via della situazione in cui si trovano le protagoniste
all’inizio del dramma.
In
tutte le opere drammatiche greche, infatti, il primo atto presenta
due situazioni ricorrenti:
-
Una condizione di apparente serenità che sta per essere crudelmente rovesciata dal Fato, dalle decisioni umane, da alcune verità sconvolgenti che vengono rivelate (è il caso di Medea, di Edipo, di Ifigenia);
-
Una minaccia che sovrasta il protagonista, il quale però ha la possibilità di vendicarsi o di scegliere il suo destino, anche se spesso drammatico (come Aiace, Antigone, Elettra).
Le
Troiane
sono
invece un caso particolare di “tragedia dopo la tragedia”.
L’evento
tragico e luttuoso, ovvero la resa di Ilio, è infatti già avvenuto,
ed alle donne della città non restano che i pianti, le
recriminazioni, la paura.
Ciò
che ci insegna questo dramma è che una tragedia
non
si esaurisce con un delitto, una vendetta, una sconfitta in guerra;
al contrario, essa si amplifica ogni volta che i suoi protagonisti
sono costretti ad affrontarne le molteplici conseguenze.
Le
quattro donne al centro della scena sono l’anziana Ecuba, regina
vedova di Priamo, la già citata Andromaca, Cassandra ed Elena.
È
la prima a farsi voce narrante della storia e a sentire su di sé il
peso non solo della sua tragedia, ma anche di quelle che, in un certo
senso, sono le sue “figlie”: l’erede legittima che in famiglia
non è mai stata compresa, la nuora esemplare e sempre amata e la
nuova sposa del figlio Paride, vista sempre con rancore e con
diffidenza.
Così
come Priamo si era assunto su di sé con saggezza la responsabilità
di tutti i suoi cittadini, così Ecuba, da brava regina, diventa la
confidente delle ultime donne troiane rimaste in vita, ansiose di
conoscere il loro destino.
Con
la sua età e la sua mai rassegnata disperazione, ella diventa la
custode della memoria di una città ormai perduta. Vediamo come!
Ecuba
e Cassandra
Dai
poemi omerici non riusciamo a dedurre molto del rapporto che
intercorre tra Cassandra ed i suoi genitori. Comprendiamo che essi
sono orgogliosi della sua scelta di essere sacerdotessa e che la
ritengono “debole e fragile” per via della sua capacità di fare
profezie, alle quali purtroppo non viene mai dato credito.
Il
legame familiare non viene mai approfondito da Omero; in questa
tragedia, invece, assistiamo ad un lungo colloquio tra Cassandra ed
Ecuba.
La
giovane donna, già sconvolta dalle violenze che ha dovuto subire la
notte della caduta di Troia, annuncia infatti alla madre di dover
salpare con Agamennone, perché l’uomo la desidera con sé come sua
concubina.
Cassandra
prevede già quello che il mito ed altre tragedie raccontano: la
vendetta di Clitennestra, l’uccisione di Agamennone in casa
propria, la sua stessa morte.
Ciò
che sorprende il lettore o lo spettatore, però, non è il lungo
delirio della sacerdotessa, che non racconta nulla che un
appassionato di classici non si aspetterebbe, bensì la reazione di
Ecuba, che, per la prima volta, sembra ritenere piuttosto credibile
il racconto della figlia.
Non
che ella abbia iniziato all’improvviso a ritenere veritiere le
profezie di Cassandra, che, purtroppo per lei, saranno messe in
ridicolo fino al suo ultimo giorno.
Tuttavia, la regina comprende che
il destino riservato a sua figlia è per lei peggiore della morte e,
anche se le piange il cuore all’idea che Cassandra possa perdere la
vita, preferisce immaginarla morta dopo aver visto il cadavere di
Agamennone piuttosto che concubina di qualche greco per tutta la
vita.
Ecuba
ed Elena
A
differenza del rapporto tra Ecuba e Cassandra, appena accennato
nell’Iliade,
la natura di quello tra la regina ed Elena è ben esplicitato nel
poema omerico.
Nel
momento in cui Ettore muore, infatti, la cognata ne parla con
affetto, ricordando lui e Priamo come i suoi unici difensori, mentre
gli altri figli del re, le loro mogli ed Ecuba sono spesso duri con
lei.
Il
rancore che la regina ha sempre provato nei confronti di Elena si è
tramutato in una furia cieca ed in un desiderio di vendetta dal
momento in cui Ilio è caduta.
Ecuba
non nasconde di voler vedere morta la donna e, quando Menelao viene a
prenderla nella tenda in cui le donne troiane si sono rifugiate, ella
rivolge all’uomo un vero e proprio atto di accusa, ritenendo Elena
colpevole di tutti i mali che sono capitati alla sua città.
La
bella spartana, tuttavia, mostra di saper argomentare anche meglio
della vecchia regina, e si difende utilizzando argomentazioni di
carattere strettamente filosofico. Non è infatti possibile, secondo
la donna, che lei sia davvero l’unica responsabile della caduta di
Troia: la città, simbolo della ricchezza dell’Oriente, era infatti
nel mirino dei Greci da anni, e, in definitiva, i Troiani, lasciando
vivere Paride e non preoccupandosi della profezia che lo riguardava,
sono stati essi stessi causa della loro rovina.
Nonostante
le argomentazioni di Elena siano ineccepibili, nel lettore (o nello
spettatore) persiste la sensazione che la donna stia cercando delle
scappatoie, che si stia comunque giustificando.
Inutile dire che
Menelao abbandona subito l’idea di uccidere la moglie e che Ecuba
capisce di essere stata sconfitta un’altra volta.
Ecuba
e Andromaca
Per
Andromaca, vedova di Ettore, i dolori non sono ancora finiti: gli
eroi greci, su istigazione di Ulisse, hanno deciso che non è bene
crescere il figlio di un compianto eroe troiano, ed hanno condannato
a morte il piccolo Astianatte, destinato a precipitare dalle mura di
Troia.
La
morte del piccolo e l’ultimo saluto dell’impotente Andromaca sono
tra le pagine più tristi della drammaturgia greca, e fanno
comprendere al lettore che la vittoria dei Greci non è stata solo
ingannevole, ma anche empia. Si comprende con facilità, dunque, come
gli dei vorranno punire i “vincitori”, donando loro dei ritorni
in patria difficili e dolorosi.
Quando
il piccolo è ormai morto, Andromaca non ha nemmeno tempo per
seppellirlo, perché il suo nuovo padrone, Neottolemo, la attende
sulla nave.
È
allora Ecuba, con l’aiuto di un’ancella troiana appartenente al
coro, a comporre il corpicino, a fasciarlo, a porlo sullo scudo di
Ettore affinché il padre possa proteggere il figlioletto anche dopo
la morte.
La
regina pensa con angoscia a quello che sarà il suo destino. Ella,
infatti, con ogni probabilità, diventerà una bambinaia per i Greci:
una sorte ben amara per una donna che ha visto morire non solo i suoi
figli, ma anche il nipotino che aveva avuto dal suo erede più amato.
Una
volta compiuto l’atto forse più triste della sua vita, ad Ecuba
non resta che guardare le rovine della città ormai in fiamme ed
allontanarsi verso le navi.
Il
suo destino resta ignoto: ella è, in teoria, destinata alla nave di
Ulisse, ma la tradizione sostiene che sia morta in patria,
probabilmente di crepacuore.
“Le
troiane-frammenti di tragedia”: una rivisitazione del 2014
Mi
è capitato solo una volta, nell’autunno del 2014, di assistere ad
una rappresentazione di questa tragedia, al Piccolo Teatro di Milano:
lo spettacolo si intitolava Le troiane – frammenti di tragedia ed era una parziale rivisitazione del dramma.
Il
testo, innanzitutto, era contaminato: sulla base della storia narrata
da Euripide, infatti, era stato costruito un copione con frammenti di
Seneca, Ovidio e Sartre.
Le
uniche quattro attrici sulla scena erano le quattro protagoniste
femminili: Menelao, il nunzio ed altri personaggi maschili erano
stati infatti tagliati.
La
tragedia si stringeva dunque intorno alle sue eroine, che si
confidavano e si sfidavano tra di loro tramite dialoghi coltissimi e
ben recitati.
Le
troiane sono
una tragedia piuttosto conosciuta…vi è capitato di assistere a
qualche rappresentazione?
Avete
letto il testo? Cosa ne pensate?
Vi
piace questo viaggio tra la mitologia e la tragedia greca?
Fatemi
sapere!
Ineressantissimo post come sempre cara Silvia
RispondiEliminaCiao Susy! Felice che ti sia piaciuto :-)
EliminaCiao Silvia, sono sempre molto interessanti e accurati questi i tuoi post! Buona festa della donna :-)
RispondiEliminaCiao!! Tanti auguri anche a te :-)
EliminaTanti auguri in ritardo e complimenti per il post!
RispondiEliminaCiao Beth! Tanti auguri in ritardo anche a te :-)
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