Due romanzi di Cristina Caboni e Ilaria Tuti
Cari lettori,
ultimo post di luglio prima di riepilogare i “Preferiti del mese” e di salutarci per le vacanze!
Nel corso del mese vi ho consigliato qualche lettura per l’estate di genere romance (a questo link) e per gli appassionati del giallo (qui).
La terza e ultima tranche di consigli per le vostre letture sotto l’ombrellone o tra i monti è di genere “storico e dintorni”. Ho pensato di raccontarvi due bellissime storie al femminile, che mi hanno molto colpito. Due romanzi in cui il coraggio ed il desiderio di cambiare vita, per se stessi ma anche per gli altri, sono assoluti protagonisti. Si tratta delle opere di due autrici che avete sicuramente già visto qualche volta su questi schermi.
Proviamo a rileggerle insieme!
La collana di cristallo, di Cristina Caboni
Juliet vive in America, nel nord-ovest, e si sente la pecora nera di tutta la sua famiglia. I suoi genitori ed i suoi fratelli sono tutti medici di successo, ma per lei quel campo di studi non è mai stata un’opzione: la sua personalità è creativa e le sue attitudini tutt’altro che scientifiche.
Inoltre, i suoi fratelli sono impegnati e stanno per mettere su famiglia, mentre Juliet non ha avuto successo con le sue storie d’amore e si sente sola.
Quel che è peggio è che nessuno della sua famiglia sembra volerla considerare un’adulta, anche se ormai ella lo è da anni: alcune sue grosse distrazioni passate, alcuni incidenti che avrebbero potuto essere evitati, alcuni episodi di isolamento e/o di incapacità di socializzare hanno reso Juliet, agli occhi di tutti, il componente della famiglia da “tenere sotto controllo”, perché non affidabile e fonte di guai.
La nostra protagonista da tempo non crede più in se stessa, eppure… c’è ancora chi ha fiducia in lei. La sua governante, che ha cresciuto lei ed i suoi fratelli, ed è rimasta al servizio della famiglia per dare una mano con pulizie e cucina, la spinge ad inviare la sua candidatura per una prestigiosa scuola d’arte europea… e Juliet viene presa.
Non si tratta di una scuola qualunque: è un importante corso di lavorazione del vetro che si tiene a Murano, gestito da una delle più illustri famiglie tra quelle che conoscono quest’arte.
Juliet spera, anche solo per poco, che la sua famiglia sia felice della scelta fatta: si trova invece di fronte un muro di incredulità, diffidenza e soprattutto paura per lei e la sua incolumità. Genitori e fratelli le chiedono di non fuggire dall’America proprio ora che sembra aver costruito qualcosa, tra un piccolo appartamento in affitto ed un lavoro come segretaria. Juliet inizialmente tentenna; poi, nel momento in cui scopre che casa e lavoro non sono state delle sue conquiste ma il frutto di una macchinazione - per quanto in buona fede - di uno dei suoi fratelli, decide di seguire il cuore.
La governante, prima di partire, le affida una preziosa collana di cristallo che sembra fatta proprio a Murano ed è composta da pregiate perle, tutte diverse l’una dall’altra. Nell’augurarle buon viaggio, le dice che ella somiglia in tutto ad una donna che ha conosciuto.
Juliet non sa bene che cosa intenda la tata, ma parte. La prima giornata a Venezia è persino piacevole: poi, però, succede uno degli imprevedibili incidenti che ogni tanto le capitano. La borsa resta sul vaporetto, con tutto il suo prezioso contenuto, comprensivo di soldi, documenti e cellulare. A Juliet, sconvolta e spaventata, non resta che arrivare a Murano, sedersi di fronte alla scuola e chiedere aiuto, anche se mancano ancora diversi giorni all’inizio dei corsi. Fortunatamente a scuola c’è Marcus, il giovane direttore, che soccorre Juliet, la accompagna alla polizia per fare denuncia di smarrimento della borsa e la ospita gentilmente in una delle stanze private della scuola.
Poco tempo dopo, Juliet inizia con entusiasmo il suo corso. Gli ostacoli da superare non sono pochi: il padre di Marcus, Jacopo, co-direttore della scuola, è molto più severo del figlio e diffidente proprio nei suoi confronti; il maestro è gentile nei modi ma esigente quando si tratta di lavorare il vetro; i compagni di corso sono pochi e competitivi; le opere che avevano suscitato grandi lodi quando frequentava un percorso di lavorazione del vetro in America vengono inaspettatamente criticate qui.
Juliet però si sente sostenuta da una grande passione e non demorde. Inoltre ella un giorno trova, tra le mensole della sua stanza, una sorta di diario scritto a mano, contenente molti consigli sulla lavorazione del vetro. Sembra un lavoro di grande precisione, scritto da qualcuno che conosceva benissimo la materia.
Quello che Juliet non sa è che il diario è opera di una donna che apparteneva alla famiglia di Jacopo e Marcus. Una mitica antenata che ha imparato a lavorare il vetro in un tempo in cui alle donne era ancora proibito, che ha aperto con difficoltà la sua fornace, che ha dovuto proteggere i suoi genitori e salvare la famiglia dall’avidità di un fratello egoista e che ha dovuto anche soffrire ed aspettare per amore…
La collana di cristallo di Cristina Caboni è una delle ultime uscite dell’autrice e segue lo schema di altri suoi romanzi che ho letto, come Il sentiero dei profumi, La custode del miele e delle api, La rilegatrice di storie perdute.
Anche in questo caso, la storia nel presente di una protagonista femminile si alterna a capitoli che indagano un mistero del passato. L’autrice, di volta in volta, sceglie un’arte: la creazione dei profumi, l’apicoltura, il restauro dei libri antichi.
Questa volta è il vetro di Murano ad essere protagonista. Personalmente ci sono stata solo una volta nel 2007 (tempo fa, lo so) e non posso proprio dimenticarlo. Venezia, Murano, Burano… l’atmosfera è davvero unica, quasi come se il tempo lì si fosse cristallizzato.
Anche questa volta, come negli altri volumi dell’autrice, c’è un po’ di realismo magico, perché i consigli contenuti nel diario sembrano quasi quelli di una fatina buona, che sa fare miracoli con il vetro. E mi sembra che in questo romanzo ci sia bisogno più che mai di un intervento benigno, perché Juliet non è soltanto una ragazza che deve riprendere in mano la sua vita dopo un periodo di confusione e difficoltà, ma è anche una persona che sospetta, in qualche modo, di essere diversa dalle altre.
Questo tema non è approfondito, ma è facile intuire che Juliet potrebbe avere qualche disturbo dell’attenzione o dell’apprendimento. Questa sua divergenza la porta a sentirsi diversa dal resto della famiglia, che è rigorosa e dedicata agli studi scientifici; pagina dopo pagina, però, ella si renderà conto della bellezza e della preziosità di avere una mente creativa.
I romanzi di quest’autrice sono sempre una straordinaria coccola, e questo non fa eccezione! Scegliete voi cosa vi piace di più tra Parigi, l’entroterra sardo, Venezia… di sicuro non resterete delusi!
Come vento cucito alla terra
Londra, 1914. Cate, ragazza madre italiana che da tempo vive all’estero con la sua bambina Anna e la coppia di anziani stranieri che le ha adottate entrambe, è costretta ad affrontare tante ristrettezze economiche, ed il fatto che sia appena scoppiata la Prima Guerra Mondiale non aiuta.
Cate, però, è un’abile chirurga, ed il suo dono è diventato il suo lavoro e la sua salvezza per lei, sua figlia ed i suoi nuovi genitori. Perlopiù ella si occupa di ginecologia, assistendo puerpere in difficoltà e prostitute, ma non di rado le capita di ricucire anche dei visi, perché i maltrattamenti e gli sfregi nei confronti delle donne, nelle zone più povere di Londra, sono all’ordine del giorno o quasi.
Un giorno qualunque, mentre Cate sta ricucendo le carni dell’ennesima poveretta, scopre di avere due visite inaspettate. Si tratta di Flora Murray e Louisa Garrett Anderson, due conosciutissime, stimate ma anche discusse donne medico. Da mesi – da quando è scoppiato il conflitto – le dottoresse stanno cercando quasi disperatamente delle colleghe che possano partire con loro per la Francia, dove hanno in mente di costruire un ospedale da campo. Le trincee sul continente sono moltissime, i soldati inglesi sono a migliaia, e c’è un disperato bisogno non solo di infermiere, ma anche di donne medico che possano offrire assistenza continuativa (gli uomini sono a loro volta arruolati, costretti a seguire i soldati ed a rischiare la vita).
Cate non sa che cosa fare: non può lasciare la piccola Anna per dei mesi, ma un ingaggio del genere potrebbe risolvere i problemi economici di tutta la sua famiglia. Alla fine, convinta dai suoi genitori adottivi, parte.
La situazione che le chirurghe si trovano di fronte non è delle migliori: in teoria esse hanno a disposizione uno dei migliori alberghi della città, in pratica l’edificio è stato abbandonato, depredato dei mobili più belli e persino privato di acqua ed altre comodità nel momento in cui è scoppiato il conflitto. Inoltre, i soldati iniziano ben presto ad arrivare a migliaia.
Poco lontano da dove Cate, Flora, Louisa e le altre si improvvisano chirurghe a tutto tondo dopo una vita passata a fare operazioni di ginecologia, la guerra infuria.
Alexander, un giovane capitano inglese, è in una posizione delicata: da una parte ci sono i suoi sottoposti, ragazzi che ormai sono diventati i suoi unici amici, e che egli cerca di proteggere; dall’altra ci sono i suoi superiori, rigidi e spesso crudeli, che non esitano a fucilare chi ha anche solo un momento di debolezza e paura, ed a minacciare anche lui.
Inoltre, egli non sa con chi sfogarsi, perché sia il padre militare che la fidanzata a casa sono orgogliosi di lui e lo considerano un eroe, e non immaginano l’orrore delle trincee.
Sfortunatamente, un giorno, è proprio Alexander a cadere nella trappola dei nemici. Ed a trovare lui ed i suoi amici è proprio Cate, che ha dovuto sostituire una collega malata, quella che di solito si occupa del recupero degli infortunati sul campo.
È un incontro che cambierà le vite di entrambi…
Ilaria Tuti è conosciuta soprattutto per la serie thriller che ha per protagonista Teresa Battaglia, serie che vi ho raccontato più di una volta nel corso degli ultimi anni. L’anno scorso, però, avevo già letto un suo stand-alone, Fiore di roccia (a questo link trovate la recensione), che aveva per protagoniste le portatrici carniche, donne che risalivano i monti con una gerla colma di provviste – e spesso anche di armamenti – per i soldati, spesso loro mariti o parenti, che stavano combattendo sulle montagne.
Come l’altro romanzo, anche questo è ambientato circa cento anni fa, proprio all’inizio dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Non nego che il mio primo pensiero, leggendo questo romanzo, è stato: ma se la situazione era già così drammatica nel 1914, come ha potuto pensare, l’Italia, nel 1915, che prendere parte ad un massacro del genere sarebbe stata una buona idea? Ma sapete meglio di me – visto il periodo che stiamo vivendo – che a volte la sete di sangue dell’uomo ha la meglio su tutto…
La storia, a differenza di quel che pensavo, non è ambientata interamente in Francia, ma testimonia le gesta – vere e documentate – delle prime donne chirurgo, in tutte le loro tappe: prima la sistemazione più stanziale a Parigi, poi il trasferimento in un ospedale da campo nella campagna francese, infine il ritorno a Londra e la cura dei mutilati.
Per la prima volta nella storia europea essi non sono stati assistiti soltanto da un punto di vista fisico, ma anche mentalmente, con l’aiuto di personale non medico che, in modo del tutto volontario, ha insegnato loro il ricamo, arte che all’inizio è stata rifiutata perché “non virile”, ma che ha permesso loro di trascorrere con meno tristezza e pena le lunghe ore in ospedale.
Non solo un romanzo storico, non solo una storia di coraggio di donne che hanno cambiato la loro vita e quella di tanti altri: c’è spazio anche per l’amore. L’incontro tra Cate e Alexander, senza la tragedia in cui entrambi si sono ritrovati coinvolti, non sarebbe mai avvenuto, soprattutto per motivi di classe sociale: eppure c’è stato, come un fiore in mezzo alla tormenta.
Ilaria Tuti si conferma un’autrice che mi sorprende e mi emoziona: se non siete ancora sicuri di volervi cimentare con una serie, vi consiglio questo romanzo!
Sono stata molto indecisa sull’inserimento o meno di questi due libri nei “Preferiti del mese”. Però, visto che per mia fortuna questi mesi caldi del 2025 mi stanno portando in dono tante letture valide ed ho già fatto le mie scelte sia per i preferiti di luglio che pubblicherò giovedì sia anche – forse – per i preferiti di agosto, ho pensato che questi due romanzi fossero abbinati bene in un unico post a tema “coraggio delle donne”.
Fatemi sapere che ne pensate, se avete letto questi romanzi o conoscete queste autrici.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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