Dai "Preferiti del mese", una raccolta di componimenti per la stagione
Cari lettori,
nuovo appuntamento con la rubrica “L’angolo della poesia”!
I post con poesie a tema estivo sono un classico di luglio per il mio blog. Quest’anno, però, ho pensato di creare una sorta di recap delle poesie che, durante gli anni, avete visto nei miei “Preferiti del mese” estivi (a questo link potete vedere i post della rubrica).
Sono componimenti molto belli, e un po’ mi dispiace che, essendo stati pubblicati anni fa e all’interno di una rubrica che è un mix di componenti, siano caduti un po’ nel dimenticatoio. Cercherò di abbinarli a qualche mia foto delle ultime estati, e spero che vi farà piacere (ri)scoprirle!
A galla, di Eugenio Montale
Chiari mattini,
quando l’azzurro è l’inganno che non illude,
crescere immenso di vita,
fiumana che non ha ripe né sfocio
e va per sempre,
e sta – infinitamente.
Sono allora i rumori delle strade
l’incrinatura nel vetro
o la pietra che cade
nello specchio del lago e lo corrùga.
E il vocio dei ragazzi
e il chiacchiericcio liquido dei passeri
che tra le gronde svolano
sono tralicci d’oro
su un fondo vivo di cobalto,
effimeri…
Ecco, è perduto nella rete di echi,
nel soffio di pruina
che discende sugli alberi sfoltiti
e ne deriva un murmure
d’inquieta marina,
tu quasi vorresti, e ne tremi,
intento cuore disfarti,
non pulsar più! Ma sempre che lo invochi,
più netto batti come
orologio traudito in una stanza
d’albergo al primo rompere dell’aurora.
E senti allora,
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare,
che non c’è sosta per noi,
ma strada, ancora strada,
e che il cammino è sempre da ricominciare.
Non andartene, di Mario Luzi
Non andartene,
non lasciare
l’eclisse di te
nella mia stanza.
Chi ti cerca è il sole,
non ha pietà della tua assenza
il sole, ti trova anche nei luoghi
casuali
dove sei passata,
nei posti che hai lasciato
e in quelli dove sei
inavvertitamente andata
brucia
ed equipara
al nulla tutta quanta
la tua fervida giornata.
Eppure è stata,
è stata,
nessuna ora
sua è vanificata.
Estiva, di Vincenzo Cardarelli
Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore -
ci si risveglia come in un acquario -
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.
E ora, in queste mattine
così stanche
che ho smesso di chiedere e di sperare,
e tutto il giardino per me,
per il mio male sontuosamente,
penso agli amici che mai più rivedrò,
alle cose care che sono state,
alle amanti rifiutate,
ai miei giorni di sole…
In un tappeto d’acqua, di Thomas Bernhard
In un tappeto d’acqua
ricamo i miei giorni,
i miei dei e i miei malanni.
In un tappeto di verde
ricamo i miei dolori rossi,
i miei mattini azzurri,
i miei borghi in giallo e le mie fette di pane e miele.
In un tappeto di terra
ricamo la mia caducità.
Ci ricamo dentro la mia notte
e la mia fame,
il mio cordoglio
e la nave da guerra delle mie afflizioni
che scivola in mille acque,
nelle acque dell’inquietudine,
nelle acque dell’immortalità.
In un soffio, di Alfonso Gatto
Risvegliare dal nulla la parola.
È questa la speranza della morte
che vive nel suo fumo quando è sola,
del silenzio che ventila le porte.
Il passato non cessa di passare
e l’odore che sparve è l’aria calda
che ferma gli oleandri lungo il mare
in un soffio di mandorla e di cialda.
Condòmini, di Pierluigi Cappello
Escono le mattine della domenica
dopo che tanto è piovuto
e la festa splende nel sole dissepolta;
alzano la gaia concitazione
delle partenze al mare
al giro di ogni nuova mandata
e allo scatto del portone corrisponde
l’ombra nel fruscìo di una tendina;
chi rimane è un viso che si sporge
sulla rivalsa di chi parte
stanno uniti così, nei giorni più
luminosi,
lo scorto e chi scorge
come labbra mai bagnate da un bacio.
Anche tu mi hai lasciato, di Luciano Luisi
Anche tu mi hai lasciato
che d’essermi legata come l’ombra
dicevi. Ora non ho
di te che la memoria in queste sere
d’ultima estate e solitario vado
per i campi che un tempo seguivamo
in cerca d’un rifugio.
E qui mi torna della tua voce il brivido
se le coppie mi sfiorano furtive nel loro fiato assorte
e dove ieri ci amavamo indugio.
Qui abbandonata contemplavi il lento
volgere delle nubi sulla luna.
Ma ora attendo invano che le nubi
passino e accenda i prati desolati
la luna: il tuo pallore
io non misuro più nella sua luce.
Porto una spiaggia in me
deserta al primo scroscio dell’autunno,
dove l’estate poco fa era in festa,
una languente spiaggia d’ombrelloni chiusi.
E senza te la mia vita divisa inaridisce
come un limone stento nell’ombra d’un balcone.
Il risveglio del vento, di Rainer Maria Rilke
Nel colmo della notte, a volte, accade
che si risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, sino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case, intorno;
tutte le querce mute.
Abbiamo perso anche questo crepuscolo, di Pablo Neruda
Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.
Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.
A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l’anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.
Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi investirà tutto l’amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?
È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane fiorito il mantello mi si è accucciato
tra i piedi.
Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.
Tienimi per mano, di Hermann Hesse
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare
il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano…
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano…
nei giorni in cui mi sento disorientato…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di vite respirate…
Tienimi la mano,
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare…
Mai…
Fine della carrellata di poesie e ricordi, almeno per stavolta!
Spero che abbiate apprezzato questa sorta di recap. È giusto, secondo me, proporre sempre nuovi contenuti su un blog (o una pagina social), però ogni tanto può essere interessante fermarsi e dirsi: in questi anni, che cosa mi è rimasto di tutte queste poesie che ho condiviso? Quali sono le mie preferite, quelle che mi emozionano se provo a rileggerle adesso?
Io per oggi ho puntato su queste. Fatemi sapere quale vi ha colpito di più!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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