giovedì 10 luglio 2025

ESTATE E POESIE: LE MIE PREFERITE

 Dai "Preferiti del mese", una raccolta di componimenti per la stagione




Cari lettori,

nuovo appuntamento con la rubrica “L’angolo della poesia”!


I post con poesie a tema estivo sono un classico di luglio per il mio blog. Quest’anno, però, ho pensato di creare una sorta di recap delle poesie che, durante gli anni, avete visto nei miei “Preferiti del mese” estivi (a questo link potete vedere i post della rubrica).


Sono componimenti molto belli, e un po’ mi dispiace che, essendo stati pubblicati anni fa e all’interno di una rubrica che è un mix di componenti, siano caduti un po’ nel dimenticatoio. Cercherò di abbinarli a qualche mia foto delle ultime estati, e spero che vi farà piacere (ri)scoprirle!



A galla, di Eugenio Montale


Chiari mattini,

quando l’azzurro è l’inganno che non illude,

crescere immenso di vita,

fiumana che non ha ripe né sfocio

e va per sempre,

e sta – infinitamente.

Sono allora i rumori delle strade

l’incrinatura nel vetro

o la pietra che cade

nello specchio del lago e lo corrùga.

E il vocio dei ragazzi

e il chiacchiericcio liquido dei passeri

che tra le gronde svolano

sono tralicci d’oro

su un fondo vivo di cobalto,

effimeri…

Ecco, è perduto nella rete di echi,

nel soffio di pruina

che discende sugli alberi sfoltiti

e ne deriva un murmure

d’inquieta marina,

tu quasi vorresti, e ne tremi,

intento cuore disfarti,

non pulsar più! Ma sempre che lo invochi,

più netto batti come

orologio traudito in una stanza

d’albergo al primo rompere dell’aurora.

E senti allora,

se pure ti ripetono che puoi

fermarti a mezza via o in alto mare,

che non c’è sosta per noi,

ma strada, ancora strada,

e che il cammino è sempre da ricominciare.



Non andartene, di Mario Luzi


Non andartene,

non lasciare

l’eclisse di te

nella mia stanza.

Chi ti cerca è il sole,

non ha pietà della tua assenza

il sole, ti trova anche nei luoghi

casuali

dove sei passata,

nei posti che hai lasciato

e in quelli dove sei

inavvertitamente andata

brucia

ed equipara

al nulla tutta quanta

la tua fervida giornata.

Eppure è stata,

è stata,

nessuna ora

sua è vanificata.



Estiva, di Vincenzo Cardarelli


Distesa estate,

stagione dei densi climi

dei grandi mattini

dell’albe senza rumore -

ci si risveglia come in un acquario -

dei giorni identici, astrali,

stagione la meno dolente

d’oscuramenti e di crisi,

felicità degli spazi,

nessuna promessa terrena

può dare pace al mio cuore

quanto la certezza di sole

che dal tuo cielo trabocca,

stagione estrema, che cadi

prostrata in riposi enormi,

dai oro ai più vasti sogni,

stagione che porti la luce

a distendere il tempo

di là dai confini del giorno,

e sembri mettere a volte

nell’ordine che procede

qualche cadenza dell’indugio eterno.

E ora, in queste mattine

così stanche

che ho smesso di chiedere e di sperare,

e tutto il giardino per me,

per il mio male sontuosamente,

penso agli amici che mai più rivedrò,

alle cose care che sono state,

alle amanti rifiutate,

ai miei giorni di sole…



In un tappeto d’acqua, di Thomas Bernhard


In un tappeto d’acqua

ricamo i miei giorni,

i miei dei e i miei malanni.

In un tappeto di verde

ricamo i miei dolori rossi,

i miei mattini azzurri,

i miei borghi in giallo e le mie fette di pane e miele.

In un tappeto di terra

ricamo la mia caducità.

Ci ricamo dentro la mia notte

e la mia fame,

il mio cordoglio

e la nave da guerra delle mie afflizioni

che scivola in mille acque,

nelle acque dell’inquietudine,

nelle acque dell’immortalità.



In un soffio, di Alfonso Gatto


Risvegliare dal nulla la parola.

È questa la speranza della morte

che vive nel suo fumo quando è sola,

del silenzio che ventila le porte.

Il passato non cessa di passare

e l’odore che sparve è l’aria calda

che ferma gli oleandri lungo il mare

in un soffio di mandorla e di cialda.



Condòmini, di Pierluigi Cappello


Escono le mattine della domenica

dopo che tanto è piovuto

e la festa splende nel sole dissepolta;

alzano la gaia concitazione

delle partenze al mare

al giro di ogni nuova mandata

e allo scatto del portone corrisponde

l’ombra nel fruscìo di una tendina;

chi rimane è un viso che si sporge

sulla rivalsa di chi parte

stanno uniti così, nei giorni più

luminosi,

lo scorto e chi scorge

come labbra mai bagnate da un bacio.



Anche tu mi hai lasciato, di Luciano Luisi


Anche tu mi hai lasciato

che d’essermi legata come l’ombra

dicevi. Ora non ho

di te che la memoria in queste sere

d’ultima estate e solitario vado

per i campi che un tempo seguivamo

in cerca d’un rifugio.

E qui mi torna della tua voce il brivido

se le coppie mi sfiorano furtive nel loro fiato assorte

e dove ieri ci amavamo indugio.

Qui abbandonata contemplavi il lento

volgere delle nubi sulla luna.

Ma ora attendo invano che le nubi

passino e accenda i prati desolati

la luna: il tuo pallore

io non misuro più nella sua luce.

Porto una spiaggia in me

deserta al primo scroscio dell’autunno,

dove l’estate poco fa era in festa,

una languente spiaggia d’ombrelloni chiusi.

E senza te la mia vita divisa inaridisce

come un limone stento nell’ombra d’un balcone.



Il risveglio del vento, di Rainer Maria Rilke


Nel colmo della notte, a volte, accade

che si risvegli, come un bimbo, il vento.

Solo, pian piano, vien per il sentiero,

penetra nel villaggio addormentato.

Striscia, guardingo, sino alla fontana;

poi si sofferma, tacito, in ascolto.

Pallide stan tutte le case, intorno;

tutte le querce mute.



Abbiamo perso anche questo crepuscolo, di Pablo Neruda


Abbiamo perso anche questo crepuscolo.

Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano

mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.


Ho visto dalla mia finestra

la festa del tramonto sui monti lontani.


A volte, come una moneta

mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.

Io ti ricordavo con l’anima oppressa

da quella tristezza che tu mi conosci.


Dove eri allora?

Tra quali genti?

Dicendo quali parole?

Perché mi investirà tutto l’amore di colpo

quando mi sento triste e ti sento lontana?


È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo

e come cane fiorito il mantello mi si è accucciato

tra i piedi.


Sempre, sempre ti allontani la sera

e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.



Tienimi per mano, di Hermann Hesse


Tienimi per mano al tramonto,

quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare

il suo drappo di stelle…

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…

Tienimi per mano…

portami dove il tempo non esiste…

Tienila stretta nel difficile vivere.

Tienimi per mano…

nei giorni in cui mi sento disorientato…

cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di vite respirate…

Tienimi la mano,

e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…

Tienimi per mano e non lasciarmi andare…

Mai…




Fine della carrellata di poesie e ricordi, almeno per stavolta!

Spero che abbiate apprezzato questa sorta di recap. È giusto, secondo me, proporre sempre nuovi contenuti su un blog (o una pagina social), però ogni tanto può essere interessante fermarsi e dirsi: in questi anni, che cosa mi è rimasto di tutte queste poesie che ho condiviso? Quali sono le mie preferite, quelle che mi emozionano se provo a rileggerle adesso?

Io per oggi ho puntato su queste. Fatemi sapere quale vi ha colpito di più!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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