giovedì 20 novembre 2025

ART FROM INSIDE

 Un'esposizione (gratuita) da non perdere a Palazzo Reale



Cari lettori,

come vi raccontavo nei preferiti di ottobre, durante il mese scorso sono stata a Palazzo Reale non solo per vedere la mostra di Leonora Carrington (che potete visitare insieme a me a questo link), ma anche per visitare “Art from inside – Capolavori svelati tra arte e scienza”, una mostra gratuita che per me è stata una vera sorpresa.


Vi anticipo anche che durante i primi di novembre sono tornata a Milano per completare il giro di mostre con l’esposizione dedicata ad Appiani, e che ve ne parlerò presto.


Oggi, per i nostri “Consigli artistici”, vediamo insieme di che cosa parla questa mostra!



Capolavori svelati tra arte e scienza


Art from inside è una mostra multimediale che propone, come dicono i cartelloni introduttivi, “un viaggio insolito” nell’arte italiana tra Quattrocento e Settecento.


L’arte può e deve essere vista ed apprezzata dagli occhi, ed analizzata tenendo conto della corrente artistica a cui appartiene l’autore, del contesto in cui egli dipinge, del soggetto ritratto e del messaggio che l’opera vuole trasmettere. Ma, oltre al filtro della cultura, negli ultimi anni si è rivelato importante anche quello della scienza.


Grazie ad una serie di indagini diagnostiche non invasive – come le radiografie, le riflettografie, le analisi multispettrali ed altro ancora – la tela viene analizzata ben sotto la superficie e si scopre quel che non si sarebbe mai scoperto: studi preparatori e ripensamenti, restauri con una controindicazione ed atti di vandalismo, simmetrie ricercate sia nel ritrarre persone che nella creazione di strumenti musicali.



Ad esempio, analizzando un complesso di affreschi del Beato Angelico, che fa parte della prima sala dell’esposizione, sono stati messi in risalto i singoli colori: la biacca per il bianco; il misto di stagno ed altri materiali combinato insieme per creare il giallo; i differenti rossi, perché c’è una differenza fondamentale tra corallo e carminio; i composti a base di rame che creano i differenti verdi.


In ogni sala della mostra c’è la riproduzione su tela dell’opera presa in considerazione, ed un grande schermo con la sua analisi digitale, ovviamente corredata da una spiegazione a voce. Non sapevo niente di tante di queste tecniche ed è stato davvero istruttivo per me!



La simmetria: persone e violini


Una stanza dell’esposizione propone sia due ritratti, creati da una delle poche artiste di epoca barocca delle quali ci sia arrivata qualche testimonianza (in mezzo a moltissimi altri uomini probabilmente più mediocri delle poche pittrici donne del tempo), sia un Violino Piccolo “Bracco” di scuola cremonese, creato da Lorenzo Storioni.


Potrebbe sembrare un accostamento un po’ casuale, quasi si volesse mettere in una sala più piccola due opere minori. Invece c’è un significativo collegamento tra le due opere: entrambe ricercano la simmetria.


L’autrice dei due ritratti ha voluto dipingere due nobili dell’epoca, padre e figlio, esattamente con la stessa posa e le stesse esatte divisioni della tela (che emergono dall’analisi digitale). Il padre, però, risulta più formale e impettito, con lo sguardo duro e severo del patriarca, mentre il figlio è leggermente più semplice nell’abbigliamento e presenta un viso più rilassato.



Quanto alla creazione del violino, inutile dire che la simmetria è essenziale: ne va del funzionamento stesso dello strumento. Questo, poi, è stato pensato per un bambino, forse un giovanissimo talento su cui la famiglia puntava molto. 

I raggi X hanno mostrato la cura che Storioni ha messo nel calibrare ogni singola parte di questo strumento, tra pesi, volumi, legno da levigare e corde in tensione.


Ovviamente oggi è impossibile toccare – tantomeno suonare – lo strumento. Ma esso resta uno dei tesori più preziosi della tradizione cremonese.



Il genio di Caravaggio


Una sala più grande è dedicata a due opere di Caravaggio che non hanno bisogno di presentazioni: La buona ventura e Riposo durante la fuga in Egitto.


La buona ventura è stata apprezzata anche quando l’autore era ancora in vita – cosa che a Caravaggio non è successa proprio regolarmente -, al punto che ne esistono due versioni leggermente differenti.


Eppure l’analisi a raggi X ha rivelato che quella tela, opportunamente spostata in verticale, in origine avrebbe dovuto ospitare una Madonna con Bambino. La guida della mostra ipotizza un cambiamento di idea dovuto alle mode dell’epoca.


Volete un mio parere spassionato? Considerato lo stile di vita del Caravaggio, probabilmente la Madonna era un’opera ancora senza committente, mentre il giovane con la donna che gli legge la mano era una commissione sicuramente pagata… pecunia non olet, insomma. Con tutto quello che ha passato l’artista quando era in vita, non me la sento di dargli torto…



Il Riposo durante la fuga in Egitto svela meno sorprese, anzi, l’analisi digitale mostra che, a differenza de La buona ventura, si è trattato di un dipinto meditato e voluto, con gli spazi tra le figure misurati al millimetro.


Grazie all’ingrandimento digitale è stato possibile anche risalire all’identità del poemetto sacro il cui spartito è tenuto tra le mani di San Giuseppe. Si tratta di un’opera di cui noi ora non conserviamo memoria popolare: è stata identificata dagli studiosi di musica sacra. Si può immaginare, però, che al tempo fosse una melodia conosciuta: Caravaggio è noto per aver fatto quasi sempre delle scelte vicine al popolo…



Studi preparatori, restauri, vandalismo


Una Madonna con Bambino, però, c’è veramente all’interno dell’esposizione: si tratta di un’opera di Giovanni Antonio Boltraffio, allievo di Leonardo.


È una tela che, a prima vista, comunica molta serenità e dolcezza. Eppure l’analisi digitale svela una prospettiva nuova: la preoccupazione dell’artista di essere all’altezza del suo immortale maestro. Al di sotto della superficie, infatti, ci sono moltissimi disegni preparatori, curati fino al più piccolo dettaglio.



Un’altra saletta è dedicata a questa splendida nobildonna dipinta dal Pollaiolo: un tripudio di bellezza e ricchezza, tra abiti dalle spalle decorate a fiori, collane con pietre preziose ed elaborate acconciature.


Si tratta, però, di un dipinto delicato, che già in passato ha rischiato di essere perduto. Il restauro effettuato, per quanto fondamentale (forse l’opera non sarebbe neanche qui oggi senza di esso), è stato però eseguito fissando la tela a un supporto di legno, materiale che purtroppo tende a gonfiarsi. Ora il quadro, sebbene salvo nella sostanza, presenta delle sottili ma lunghe crepe dove c’è l’attaccatura dei capelli.


Ad oggi non si sa ancora quale sarà il futuro di questa tela: meglio intervenire con un altro delicatissimo restauro, in modo da colmare le crepe, oppure lasciare così l’opera, che è già in parte “miracolata”? Ad oggi sta prevalendo la seconda scelta… poi si vedrà.



In chiusura della mostra c’è il San Nicola da Tolentino di Piero della Francesca. Un’opera che sembra cesellata fin nel più piccolo dettaglio. 

Ma un’analisi digitale ha rivelato alcuni dettagli incompiuti negli angoli, e soprattutto un lavoro certosino per coprire dei segni di vandalismo. Qualche ignoto malfattore, forse secoli fa, ha riempito il volto del santo di segni casuali, sfregiandolo completamente. Per nostra fortuna il restauro è stato pronto ed efficiente, e possiamo ammirare l’opera in tutto il suo splendore.




Un percorso breve ma istruttivo!

Ammetto di non conoscere molto di quel che riguarda il lato scientifico dello studio artistico (sono pur sempre un’umanista…). Per questo sono molto contenta di aver potuto imparare qualcosa da questa mostra.

Avete tempo fino al 6 gennaio per visitarla!

Fatemi sapere se vi ho incuriosito o se qualcuno di voi è già passato da Palazzo Reale… in questo autunno ci sono mostre davvero meravigliose!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 17 novembre 2025

LETTURE... TRA OFFICE E SPORT ROMANCE

 Due ebook in rosa




Cari lettori,

nuovo appuntamento con le nostre "Letture... a tema"!


Oggi utilizzo questo ultimo spazio del 2025, prima dello speciale di dicembre (quando la rubrica è sempre inclusa nel “Christmas countdown”), per raccontarvi due ebook romance presi grazie ad un’iniziativa di promozione gratuita.

Sono due letture di qualche mese fa, le ultime, tra quelle dei mesi caldi, che non vi avevo ancora raccontato. Già mi porterò nell’anno prossimo qualche recensione arretrata dell’autunno… 


Tra un office romance di un’autrice italiana ed uno sport romance americano a tema arti marziali, spazieremo molto nel mondo del rosa!


Parliamone meglio insieme…



Dicono di lei, di Arianna Ciancaleoni


La giovane Frida Rossetti è un’imprenditrice conosciuta, anzi, temuta: amministratore delegato di un’azienda di pentole, coperchi ed altre suppellettili per la cucina, è il capo indiscusso del suo piccolo regno.


Tutti la temono, dai suoi diretti sottoposti agli stagisti che restano pochi mesi. Il rumore dei suoi tacchi crea il panico, il suo ingresso a passo deciso in qualche ufficio è solitamente preambolo di una sfuriata e tutti sanno che un solo singolo errore può comportare il licenziamento.


È per questo motivo che, quando il posto da contabile si libera, nessuno vuole occuparlo. O meglio, non c’è alcuna persona disponibile tra gli interni… o tra chi fa parte di aziende vicine, o che hanno collaborato con quella di Frida, e la conoscono di fama.


Ma Flavio Zara, giovane laureato in Economia, non sa niente del mondo delle pentole ed ha un gran bisogno di un nuovo lavoro, dal momento che l’azienda in cui si trova naviga in cattive acque. Egli non si aspetterebbe una risposta immediata ad uno dei centomila curriculum che ha inviato alla disperata… e invece è proprio Frida a contattarlo per un colloquio.


Flavio si rende conto subito di avere di fronte una donna severa e temuta, e ad un certo punto si convince persino che ella lo caccerà via a male parole. Inaspettatamente, però, il posto è suo.


Il nostro protagonista non si perde d’animo e, giorno dopo giorno, cerca di fare il suo lavoro con la precisione e l’impegno che lo contraddistinguono, imparando ben presto che il timore nei confronti di Frida è un sentimento comune e che tutti sono tristemente abituati.


Quello che egli non sa è che Frida si sente estremamente sotto pressione ogni singolo giorno. A causa della famiglia d’origine che ha molte aspettative su di lei, del suo ruolo di capo che spesso le sta stretto, del senso di solitudine che prova perché non ha amici e, anzi, tutti parlano male di lei, non solo sul lavoro.


Da un giorno all’altro, poi, il suo matrimonio con Ernesto, un ballerino e influencer che puntava più che altro a sistemarsi e, ora che è ricco e famoso, non ha più bisogno di lei, finisce. Frida perde anche il suo unico punto fermo al di là del lavoro e diventa ancora più aspra con i suoi sottoposti.


Flavio, però, è una persona attenta, e pian piano si rende conto che Frida nasconde molto sotto la superficie. Compreso un segreto un po’ imbarazzante: nonostante ella sia la regina delle pentole, non è proprio un asso in cucina. Urge l’intervento di Flavio, con la sua ricetta delle polpette…



Aah, gli office romance! 

Lo ammetto, questo romanzo è riuscito a conquistarmi e divertirmi proprio per come è pensato e scritto, perché non si tratta del mio trope preferito. Sono sempre stata dell’idea che mischiare amore e lavoro non sia una buona idea (specie se c’è di mezzo una dinamica di potere), e la tipologia di personaggio “capo insopportabile”, uomo o donna che sia, mediamente mi provoca l’orticaria. 

È stato così anche per Frida, almeno per i primi capitoli, finché non mi sono resa conto di quanto fosse una donna sola, chiusa in se stessa, in costante allerta sia per via del suo ruolo che a causa delle delusioni subite. Ciò non toglie che alcune volte, specie con Flavio, ella sia davvero troppo cattiva…


Come forse avrete intuito, questo è anche un grumpy x sunshine, ed è anche piuttosto inutile dirvi che chi porta il sole (e la buona cucina) è lui. Flavio è un uomo davvero sensibile e paziente… uno di quelli che raramente si trovano al di fuori dei libri, o forse appartengono proprio ad un altro tempo!


Scherzi a parte, ho trovato questa lettura davvero divertente e simpatica, ideale per un paio di pomeriggi di svago. Se siete fan dell’office romance, ve lo consiglio!



Invidia – Fighting Envy, di Jennifer Miller


La protagonista di questa storia, Rowan Martin, è una ragazza che da tempo ha imparato a cavarsela da sola.


Cresciuta con un padre assente ed una madre violenta e crudele che non perdeva occasione per rinfacciarle qualsiasi cosa, ella ha sempre avuto l’unico conforto del fratello Tyson. Non appena sono diventati maggiorenni, essi hanno iniziato subito a lavorare ed a condividere un appartamento da soli, lontani da tutti coloro che le avevano fatto del male.


Negli ultimi tempi, però, ci sono state parecchie complicazioni. Innanzitutto Tyson, a causa di una questione minore nella quale però si è lasciato trascinare, è stato condannato a qualche mese di detenzione. Rowan, già disperata perché il fratello è il suo unico punto fermo, ha poi scoperto di essere rimasta incinta del fidanzato Jason, con il quale, però, il rapporto è molto altalenante.


L’uomo, infatti, è scostante: sparisce per giorni, torna all’improvviso pretendendo mille attenzioni, la tratta spesso con freddezza, a volte non prova nemmeno a capirla. Rowan, però, non è mai riuscita a togliersi dalla testa le cattiverie di sua madre e la convinzione che nessuno potrà mai amarla davvero, quindi si accontenta.


Una sera, a Rowan si rompono le acque. Jason la accompagna in ospedale piuttosto svogliatamente, la lascia all’ingresso con la scusa del parcheggio e le promette che la raggiungerà entro pochi minuti. Come però Rowan, sotto sotto, temeva, egli se ne approfitta per dileguarsi e non rispondere nemmeno al telefono.


La povera ragazza si ritrova a dover affrontare il travaglio completamente sola. Ed è proprio in ospedale che ella fa un incontro inaspettato.


Jackson Stone, lottatore professionista di MMA (Arti Marziali Miste), è in Pronto Soccorso per un piccolo incidente capitato in palestra: qualcuno dei suoi ha picchiato un po’ troppo duro. Non appena vede Rowan all’accettazione, riconosce in lei la sorella di Tyson, il ragazzo che per mesi ha frequentato la sua palestra e che, da un giorno all’altro, è sparito. Non ha più avuto notizie di lui e si chiede perché egli non sia insieme alla sorella che sta partorendo.


Jackson si presenta a Rowan e scopre che non solo Tyson è in carcere, ma che anche il padre del bambino sembra essere scomparso. Egli non ha cuore di lasciare sola la ragazza, così, dopo essersi fatto medicare, assiste al parto ed alla nascita della piccola Lily.



I giorni successivi non sono facili per Rowan: la scomparsa di Jason, che poi ella ritroverà per caso al supermercato con tanto di moglie, della quale ovviamente egli non aveva mai parlato; la depressione post partum; la lenta abitudine alla nuova routine con Lily; il graduale rientro al lavoro.


Per fortuna ella può sentire regolarmente Tyson, che sta per terminare la sua pena, ed ha accanto due persone: una premurosa vicina di casa che si occupa di Lily ed è per lei molto più madre di quanto non sia stata la sua, e Jackson, per il quale inizia a provare dei sentimenti…



Avevo Invidia da molto tempo nel mio Kindle, e, come forse sapete, i mesi caldi, tra spostamenti e tempo libero in più, mi consentono di dedicare un po’ più tempo non soltanto ai cartacei che ho in TBR, ma anche agli ebook che periodicamente scarico e poi lascio lì… a “prendere polvere”, metaforicamente parlando.


Proprio come l’altro romanzo di cui vi ho parlato oggi, anche questo non è esattamente il mio sottogenere preferito: leggo sport romance solo ogni tanto, e, in ogni caso, preferisco altri sport alla lotta e dintorni. Se non altro perché, quando lo sport protagonista è questo, il personaggio maschile è quasi sempre un tipo del genere “sono grosso e molto protettivo”, e credo che ormai abbiate intuito che preferisco tipi meno fisicati ma più ironici e… moderni (non solo nei romanzi, direi).


Jackson rientra in questa categoria: è sicuramente un bravo ragazzo, però a volte è più un bodyguard che una effettiva compagnia. Comunque, considerato il personaggio di Rowan, con le sue insicurezze e il suo bisogno di protezione, l’incastro tra i due protagonisti risulta convincente, ed il progressivo avvicinamento tra i due è romantico, spesso anche dolce.


Invidia è il primo volume di una serie intitolata Deadly Sins, “Peccati capitali”. Jackson, infatti, condivide la palestra con cinque amici storici, ed il sesto è – suppongo – Tyson, che già in questo romanzo dichiara di voler tornare a lottare non appena sarà di nuovo libero.

Credo che gli altri volumi della serie abbiano per protagonisti gli altri amici del gruppo, con trope differenti (anche se ovviamente quello dello sport resta).


A meno che non ci sia un’altra promozione gratuita com’è successo con Invidia, non credo che proseguirò la serie. È stata una lettura carina e piacevole, ma come dicevo questi trope non sono tra i miei preferiti, ed ho paura che alla lunga le storie potrebbero ripetersi un po’.


In caso dovessi leggere qualcos’altro di questa autrice, ve lo racconterò!




Questo è quanto per i miei consigli di lettura odierni!

Conoscete questi romanzi? Avete letto qualche libro di queste autrici? Ditemi un po'... 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 13 novembre 2025

RICETTE MEDITERRANEE

 Un primo e due secondi... non solo per l'autunno




Cari lettori,

torna la rubrica “Menù e ricette”!


Gli anni scorsi, in questo periodo, vi ho proposto delle ricette tipicamente autunnali (per esempio a questo link o a questo), con funghi, zucca ed altre verdure di stagione.


Quest’autunno, invece, la mia cucina è stata un po’ anomala. L’orto di papà ci ha regalato le ultime melanzane, ho trovato più di una volta pomodori buoni e saporiti nonostante la fine dell’estate… e così le ricette che ho cucinato la maggior parte delle volte hanno avuto un sapore decisamente mediterraneo.


Oggi vi propongo un primo e due secondi che possono essere tranquillamente considerate dei piatti unici, specie se con un po’ di pane. Per chi, anche ora che si stanno avvicinando i mesi più freddi, non rinuncia ai sapori dell’estate!



Fettuccine speziate con sugo di melanzane


Ingredienti a persona


- 150 gr circa di fettuccine/tagliatelle secche con spezie nell’impasto (io ho utilizzato quelle allo zafferano e curcuma di un pastificio ligure). Nel caso le spezie non piacessero, vanno benissimo delle tagliatelle classiche, o “paglia e fieno” per una piccola variante.

- Una decina di ciliegini/datterini (o uno/due pomodori grandi)

- Mezza melanzana grande (o una mignon)

- Misto per soffritto surgelato (cipolla, carote, sedano)

- Olio

- Sale

- Parmigiano o pecorino a piacere


Preparazione


- Lavare i pomodorini (o il pomodoro) e tritarli nel mixer.

- In una padella antiaderente versare un filo d’olio, un pugno di misto per soffritto e la polpa di pomodoro.

- Lavare e spellare la melanzana, togliere i semi (se sono in grande quantità) e tagliarla a tocchetti. Aggiungerla al sugo e cuocere a fuoco basso.

- Quando il sugo è a buon punto, far bollire abbondante acqua salata. Al momento del bollore, versare le fettuccine e farle cuocere 5/6 minuti.

- Far saltare le fettuccine nel sugo.

- Servire ben caldo e aggiungere, a piacere, parmigiano o pecorino grattugiato.



Feta al forno


Ingredienti a persona:


- Un panetto di feta da 200 gr

- Due pomodori ramati

- Mezza cipolla dorata

- Olio

- Erbe aromatiche a piacere (Basilico, origano, rosmarino)

- Pane per accompagnare


Preparazione:


- Lavare i pomodori e affettarli a grandi fette rotonde.

- Disporli sul fondo di una pirofila (va benissimo uno stampo da plumcake o uno rotondo piccolo). Coprire tutta la superficie.

- Lavare la cipolla, tagliarla a metà, affettare una metà a fettine o spicchietti e disporli sopra ai pomodori. Io vi consiglio di usarne mezza a persona per un sapore più delicato; se vi piace, o la cipolla è proprio piccola, potete usarla intera.

- Estrarre la feta dalla confezione, sciacquarla e disporla sul letto di verdure.

- Condire con olio d’oliva ed erbe aromatiche a piacere.

- Cuocere in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti.

- Servire ben caldo con del pane per accompagnare.



Uova in Purgatorio “a modo mio”


Ingredienti a persona:


- Due uova

- Un pomodoro ramato (o 100 gr di polpa di pomodoro)

- Olio

- Cipolla surgelata a dadini

- Origano

- Pane per accompagnare


Preparazione:


- Lavare il pomodoro e tritarlo nel mixer.

- Versare il composto in una padella antiaderente insieme all’olio, all’origano e ad un pugno di cipolla surgelata.

- Cuocere il sugo a fuoco basso.

- Quando il sugo è cotto, rompere le due uova nella padella e continuare con la cottura finché gli albumi non diventano bianchi ed il tuorlo non è parzialmente cotto (come un uovo in camicia).

- Servire ben caldo con del pane per accompagnare.




Spero che queste ricette vi portino un po’ di sole… anche nel grigiore di novembre!

Fatemi sapere se avete già fatto delle ricette simili e come vi sono venute. Se vi va, condividete qualche vostra ricetta autunnale!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 10 novembre 2025

GIALLI E THRILLER PER UNA SERATA NOVEMBRINA

 Due romanzi della Sellerio




Cari lettori,

per la nostra rubrica “Letture...a tema”, oggi vi propongo due romanzi della Sellerio che ho letto ormai qualche tempo fa. Il primo è un thriller sulla malavita organizzata e sul programma protezione testimoni nato dalla penna di Giampaolo Simi, l’altro è un giallo brillante che ha per protagonista uno stravagante “detective e ladro per caso”, creato da Martin Suter.


Ho pensato che entrambe queste letture, tascabili ma non proprio leggere (soprattutto la prima), fossero l’ideale per queste buie serate di novembre, un ponte tra l’atmosfera spooky di Halloween ed i mesi più freddi.


Vediamole meglio insieme!



Rosa elettrica, di Giampaolo Simi


Rosa è una giovane poliziotta dall’esistenza piuttosto solitaria.


Da piccola ella ha avuto un’infanzia felice insieme al fratello Diego, e ad un certo punto ha anche creduto di avere un superpotere: quello di riparare, o far ripartire da soli, gli oggetti elettrici. Quando poi una dimostrazione con i compagni di scuola è fallita, ella si è resa conto che il suo “superpotere” era soltanto un trucchetto del fratello. Da allora, però, le è rimasto il soprannome Rosa elettrica.


Oggi Rosa è una donna che vive in un minuscolo appartamento in cima ad un palazzo non proprio prestigioso, sente la sua famiglia solo una volta ogni tanto, vive di surgelati e precotti e ha avuto poche relazioni, che però non sono andate a buon fine. Al momento ha solo uno spasimante, un dj che la definisce “irraggiungibile”, perché Rosa non gli ha raccontato niente di se stessa.


L’unica vera novità della sua vita è uno scatto di carriera, che però comporta notevoli responsabilità: dopo anni da poliziotta “ordinaria”, Rosa sta per occuparsi per la prima volta del Programma Protezione Testimoni.


La storia ha inizio in un centro di recupero gestito da un ordine religioso, perché il “protetto” di cui Rosa si occuperà deve innanzitutto disintossicarsi. 

Daniele Mastronero, noto a tutti come Cocìss, è un temibile capobanda, un uomo descritto da tutti come una crudele macchina da guerra. Ma quel che vede Rosa è ben altro: un ragazzo che ha compiuto 18 anni il mese scorso, analfabeta, abbandonato da tutti (compresa la sua stessa famiglia), in piena crisi di astinenza. Un ragazzo che fin da bambino ha compreso soltanto il linguaggio della droga e della violenza.


Cocìss, fedele soldato della causa della malavita, non avrebbe mai scelto di collaborare, tantomeno di pentirsi, se non fosse avvenuta una tragedia. Un uomo della cosca avversaria alla sua è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco di fronte ad un ristorante. L’azione, però, è avvenuta in pieno giorno, così, oltre all’uomo, sono rimaste a terra anche due bambine, figlie di civili che non c’entrano niente. Tutti hanno attribuito la paternità della sparatoria a Cocìss; egli ha negato più e più volte, dicendo di non essere stato lì quel giorno, ma nessuno gli ha creduto.


A questo punto egli si ritrova sul collo sia, ovviamente, gli uomini della cosca avversaria, sia i suoi, che non gli perdonano di aver “infranto le regole” uccidendo due bambine innocenti.


Il piano prevede un soggiorno del ragazzo presso il centro di recupero per qualche giorno e poi, quando egli starà meglio, una consegna su strada agli agenti del reparto speciale che si occuperanno di nasconderlo.


Rosa passa i giorni in comunità di recupero contando le ore e sperando di tornare al più presto alle sue vecchie e noiose mansioni. 

Ma quando si mette in macchina con Cocìss, niente va come previsto. Le persone che attendono il testimone non sono quelle che Rosa si aspettava: c’è qualcosa che non va. La sensazione a pelle che ha la ragazza è che gli uomini del suo capo siano stati in qualche modo bloccati, e che al suo posto ce ne siano altri, che non vogliono certo scortare Cocìss in un luogo sicuro.


Rosa reagisce d’istinto, scappando via con la macchina e facendo perdere le proprie tracce. Per la prima notte, ella nasconde Cocìss nel suo piccolo appartamento, ma è chiaro che questa non può essere una soluzione. 

Ormai, di fatto, sono latitanti entrambi… e forse c’è qualcuno che potrebbe aiutarli a far luce sull’assassinio delle due bambine…



Rosa elettrica non è una lettura per stomaci deboli. Se preferite i gialli un pochino più leggeri, in cui si fa dell’ironia o ci sono delle parentesi rosa o di costume, vi consiglio di passare direttamente all’altro romanzo di cui vi parlo oggi.


La protagonista della storia è una giovane donna che forse non ha fatto pace del tutto con l’età adulta e si sente molto sola rispetto al passato. E forse proprio in virtù di questo sentimento di solitudine riesce a vedere non solo oltre le apparenze, ma anche oltre quel lato di Cocìss che tutti vedono.


Certo, questo romanzo è tutto tranne che sentimentale o pietistico, però l’autore è molto bravo a far capire che Cocìss è un colpevole (perché ha sbagliato, e anche tanto) ma è, in un certo senso, anche una vittima dell’ambiente che lo circonda, e, si vedrà più in là, anche delle persone che avrebbero dovuto proteggerlo fin da bambino. La prima che lo protegge per davvero, in senso umano, e non solo legale, è proprio Rosa.


Il che ci porta dritti all’altro tema importante del libro: la corruzione all’interno delle forze dell’ordine ed il fatto che, in alcuni reparti (come quello super delicato della protezione testimoni), una persona onesta e alle prime armi come Rosa non sappia davvero di chi potersi fidare.


È una lettura da pugno nello stomaco, ma se siete degli amanti di questo genere di giallo/thriller… sono sicura che non vi deluderà!



Allmen e le libellule, di Martin Suter


Nel cuore della Svizzera, tra palazzi antichi e distese di campi che d’inverno si coprono di neve, i nobili vivono proprio come ai vecchi tempi.


Johann Friedrich von Allmen, da tutti chiamato per cognome, è uno di essi, anche se ha un segreto, quello che probabilmente nascondono molti altri suoi colleghi nobili: è al verde.


Non è stato facile dilapidare l’eredità paterna, ma Allmen, prima con costosissimi studi all’estero – per il puro gusto di vivere un’esperienza altrove, visto che egli non pensava di certo al lavoro – e poi con uno stile di vita molto opulento, ci è riuscito.


Anche ora che egli ha quarant’anni ed i soldi rimasti sono pochissimi, Allmen continua a vivere al di sopra delle sue possibilità… con qualche accortezza. 

Per esempio, tutte le mattine passa delle ore al solito bar dei nobili del luogo, scroccando il giornale, e ordinando solo una tazza di caffelatte, sulla quale il barista gli fa un prezzo di favore. Oppure, per permettersi una costosa vita notturna, egli si fa mantenere da donne ricche ed annoiate. 

Persino il castello è suo solo formalmente: ormai gli è rimasta solo la dépendance, che condivide con Carlos, il suo maggiordomo e amico. Ma di lasciare la casa paterna… ovviamente non se ne parla.


Allmen, ovviamente, non vuole farsi vedere dagli altri nobili mentre lavora e si guadagna il pane. Ma da tempo ha trovato un escamotage per niente legale: furti d’arte in giro per l’Europa, con la complicità di un ricettatore/antiquario. Ne ha bisogno, perché non è soltanto al limite dell’indigenza: egli deve pure molti soldi ad un usuraio.


Una sera, Allmen incontra Joëlle, la figlia di un ricchissimo finanziere. Ella solitamente vive in America, dov’è cresciuta con la madre, ma per un periodo ha deciso di sfruttare la casa paterna e di visitare la Svizzera. 

Allmen passa la notte a casa della donna e ne approfitta per vagare indisturbato mentre lei dorme. Si imbatte subito in un’opera d’arte straordinaria: cinque coppe di vetro soffiato di Émile Gallé, impreziosite da delicate libellule.


Allmen non resiste e si impadronisce di una delle coppe, ripromettendosi di completare il furto in una notte successiva. Infatti Joëlle, piuttosto dimentica anche di se stessa, non si occupa certo di andare in quelle sale marginali del suo palazzo dove il padre custodisce le opere d’arte.


Nei giorni successivi, però, accadono due avvenimenti sconvolgenti. Il primo è che, durante la seconda notte trascorsa dalla donna, Allmen va a controllare nella sala delle coppe e… trova quella che aveva rubato perfettamente a posto. Come è possibile? Si tratta di una copia identica o l’antiquario suo complice ha restituito la coppa al padre di Joëlle?


Il secondo è un triste ritrovamento. Entrando nel negozio dell’antiquario per chiedere spiegazioni in proposito, Allmen trova il suo corpo ormai senza vita sulla poltrona. Temendo di essere incriminato non solo per i furti d’arte, ma anche per l’omicidio, Allmen fugge di nascosto, e, insieme a Carlos, che è clandestino ed ha avuto una vita difficile, elabora un piano non solo per trovare l’assassino del suo complice, ma anche per riuscire a uscirne pulito…



Come dicevo prima, se invece di un thriller senza fiato sulla malavita organizzata preferite un giallo più leggero e brillante, Allmen e le libellule è quello che fa per voi.


Questo dandy quarantenne che vive tra i castelli in Svizzera è quanto di più lontano da un commissario di polizia – e infatti commette anche dei reati , ma è comunque un personaggio molto acuto e, anche se a modo suo, sta comunque dalla parte dei buoni. È un furbo che vuole, come dice egli stesso, “marinare la vita” e guadagnarsi qualche soldo beffando chi è ancora ricco per davvero (e magari lo deride perché lui invece è ricco per finta…), ma non farebbe del male a nessuno.


Sua saggia controparte è Carlos, che ha vissuto una vita davvero amara in gioventù, sa cosa vuol dire lottare per sopravvivere, ed è un ottimo amico per il suo ex datore di lavoro, che, per quanto si creda chissà chi come tanti nobili, dentro di sé non si stima affatto, perché sa che avrebbe potuto fare una vita dorata senza esagerare e invece non è stato in grado di fermarsi.


Il giallo coglie di sorpresa il lettore, che è a già a metà libro, ma è comunque un intreccio interessante.


Ho visto che ci sono altri “casi” con Allmen protagonista (ormai questo primo volume è di circa 15 anni fa). Non escludo di leggerne qualcun altro in futuro!




Queste sono le due letture a cui ho pensato per questo periodo novembrino!

Che ne dite? Conoscete gli autori? Avete letto i romanzi?

Cosa ne pensate? Fatemi sapere!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)