Lo spettacolo di Silvio Orlando in scena al Teatro Parenti
Cari lettori,
torniamo a teatro con i nostri “Consigli teatrali” dopo la pausa estiva!
Archiviati Halloween e la festività del 1 novembre, che spero siano stati momenti piacevoli per tutti voi, oggi… non è un giorno molto allegro. Oggi, infatti, ricordiamo tutti i defunti.
Lo spettacolo che vi racconto oggi non è esattamente in linea con questa ricorrenza, ma in qualche modo, secondo me, può essere adeguato. La vita davanti a sé è stato per me una bella sorpresa, un regalo di un amico che purtroppo aveva avuto un impedimento. Non ero mai stata al Teatro Parenti (sapete che spesso ho approfittato delle proposte per i docenti in teatri convenzionati) e mi è piaciuto moltissimo: in legno, con le poltroncine su gradinate sempre più alte, mi ha fatto venire in mente i vecchi teatri di epoca shakespeariana. Anche il programma della stagione sembra super interessante, quindi spero di poterci tornare presto!
Nel frattempo vi racconto la delicata storia portata in scena da Silvio Orlando…
Un romanzo ed un mistero
Lo spettacolo teatrale è tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, scritto però sotto lo pseudonimo di Émile Ajar,
Per tutti Romain Gary era un romanziere che aveva avuto successo in gioventù e poi caduto in progressivo declino. Quando all’insuccesso si era aggiunta la morte della sua amante, egli si era suicidato.
Peccato che dopo la sua morte ci sia stata una clamorosa scoperta: Romain Gary ed Émile Ajar, autore di alcuni recenti e premiatissimi romanzi, erano la stessa persona.
Sui motivi per cui Romain Gary abbia scelto di scrivere questa storia con un nome diverso, e per cui in generale abbia deciso di ritirarsi a “vita privata” continuando a scrivere ed a ritirare premi in silenzio, c’è ancora parecchio mistero. Dopo aver visto lo spettacolo, io sinceramente non posso che pensare che ci sia molto di autobiografico.
Non ho letto il romanzo, ma questo spettacolo teatrale mi ha molto incuriosito e credo che prima o poi lo leggerò… sapete che la mia TBR è sempre piuttosto ricca!
Un allestimento semplice
La scenografia è piuttosto essenziale: al centro del palcoscenico è stato costruito un allestimento, una sorta di palazzo, composto da tante piccole scatole di cartone foderate di tela e tessuto grigio e decorate con elementi di altri colori. È la casa dove vivono Mohammed detto Momo, il protagonista, e Madame Rosa, la donna che gli fa da madre.
Siamo a Parigi nel 1970, ma della Ville Lumière ci sono soltanto le lucine, molto simili a quelle natalizie, che partono dalla casa e si diramano verso i quattro angoli del palco.
Di fronte all’inusuale palazzo ci sono sedie, poltroncine, tavoli, tutto piuttosto essenziale, ma sufficiente a dare l’idea di casa e di intimità.
Silvio Orlando non è solo sulla scena: con lui ci sono quattro bravi musicisti, uno alla fisarmonica, uno ancora alle percussioni, e poi uno specialista in strumenti a fiato tra clarinetto e sax ed un suonatore di kora e djembe (strumenti insoliti che io stessa non conoscevo). La musica riveste un ruolo importante in questo spettacolo: accompagna la storia, cresce nei momenti di cesura tra una scena chiave e l’altra, dà a Silvio Orlando la possibilità di fare una breve pausa e prepararsi per il momento dello spettacolo successivo.
Già, perché, nonostante l’accompagnamento musicale, qui siamo comunque molto vicini all’One man show: l’attore protagonista interpreta tutti i personaggi, dalle donne anziane ai bambini piccoli, dai parigini DOC agli stranieri che rendono la Francia così multiculturale. Si resta affascinati nell’osservare la trasformazione che avviene da un personaggio all’altro, perché di trasformazioni si tratta, eppure bastano pochi accessori ed una capacità di recitazione incredibile.
Una storia di amore materno
Come già detto, il piccolo protagonista della storia, forse un alter ego dello stesso Romain Gary quando era giovane, è Mohammed, per tutti Momo, un bimbo di origini arabe che è stato affidato alle cure di Madame Rosa, un’anziana ex prostituta che ha trasformato il suo palazzo in una sorta di asilo per i bambini delle colleghe più giovani.
Mohammed cresce all’interno di un vivacissimo gruppo di bambini, ma non può fare a meno di notare che gli altri piccoli alloggiano lì solo fino ad un certo punto della giornata, o della settimana, e poi le altre madri tornano, mentre lui non ha altre mamme che Madame Rosa.
Interpellata la signora, ella è piuttosto vaga, ma Momo la sente confidarsi con il medico a proposito di “problemi mentali ereditari”.
Gli anni passano, gli altri bambini diventano ragazzi e se ne vanno, mentre Momo e Madame Rosa diventano a tutti gli effetti madre e figlio. Lei è sempre più anziana e debole, è tormentata dai ricordi di quello che hanno dovuto affrontare lei e gli altri ebrei ai tempi dell’occupazione nazista, è terrorizzata all’idea di avere il cancro ma non si rende conto che è l’Alzheimer a divorarla ogni giorno. Lui è un adolescente che si sente ancora bambino, che vaga inquieto per la città e che cerca di restituire a Madame tutto l’amore che lei gli ha donato. C’è ancora tanta strada da fare per scoprire la verità sul suo passato, ed andare incontro più serenamente al futuro…
Un messaggio potente
Senza scendere troppo nel dettaglio e rovinare “il sugo della storia” a chi non ha ancora visto lo spettacolo, mi permetto di confessarvi che il messaggio finale mi ha lasciato molto su cui riflettere.
Il monologo che conclude la storia pone l’accento sulla differenza tra un gesto di generosità ed il reale voler bene.
Sappiamo tutti che un piccolo gesto di gentilezza o di altruismo, anche verso gli sconosciuti, è una goccia nell’oceano che comunque fa la differenza, che fa bene a noi stessi ed agli altri. Però a volte purtroppo resta lì dov’è, è un piccolo aiuto momentaneo che presto si esaurisce, soprattutto se dall’altra parte c’è un bambino che non è stato voluto dalla famiglia d’origine e cerca amore ovunque.
Il voler bene, invece, è ben più complicato. Si vuole bene con tutti se stessi, difetti compresi, e si finisce per sbagliare, anche spesso. Come Madame Rosa, che ha i suoi difetti ed i suoi limiti. Ma ci si mette in gioco per davvero, ed in certi casi si cambia la propria vita e quella dell’altra persona.
Può sembrare un pensiero semplice, banale, ma davvero non lo è. E credo che ci ripenserò spesso.
Purtroppo ci sono solo pochi giorni ancora per vedere lo spettacolo al Teatro Franco Parenti… il 4 novembre è l’ultimo giorno!
Ho visto però che è prevista una tournée anche in altre città d’Italia.
Credo che ripeterlo sia inutile, però io sono stata veramente entusiasta della bella occasione che mi è capitata e sono contenta di aver visto qualcosa a cui valeva davvero la pena di assistere.
Fatemi sapere se avete visto questo spettacolo, se vi ho incuriosito, se per caso avete letto il romanzo.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ascoltai (letto da Marco d'amore) tempo fa il romanzo, mi piacque molto il personaggio di Momo e il suo profondo legame con madame rosa. Sarebbe interessante vederne lo spettacolo teatrale!
RispondiEliminaUn caro saluto
Ciao Angela! Immagino che sia bello anche il romanzo :-) Prima o poi lo recupererò!
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