lunedì 22 maggio 2023

SONO IL NUMERO NOVE

 Spazio Scrittura Creativa: maggio 2023




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di maggio con la rubrica “Spazio Scrittura Creativa”!

Questo mese è da sempre particolarmente intenso per me, considerando che ho lavorato principalmente nelle scuole. Quest’anno non fa eccezione: burocrazia, ultimi giorni di scuola con qualche attività extra, e quasi ogni sera impegni a scuola di danza perché lo spettacolo è ormai imminente.


Proprio per questo motivo ho pensato di rilassarmi e risollevare gli animi (almeno il mio, spero anche il vostro) con un esperimento: un racconto umoristico!


Mi piace ridere con le persone, non delle persone, così, non sapendo bene su cosa orientarmi, ho puntato su quello che mi fa stare bene: la letteratura, ed in particolare la Commedia dantesca.


Beatrice e le altre donne raccontate da Dante sono già state protagoniste di un progetto letterario l’anno scorso (a questo link il post che ne riepiloga le varie tappe); un mio omaggio creativo alla Commedia, poi, c’è già stato due anni fa con questo racconto.


Evidentemente però non riesco a smettere di pensare al Sommo Poeta, al suo mondo ed alle meraviglie che ha creato: come scrivevo qualche settimana fa in un post di Instagram, ripensare all’amore puro di Dante per Beatrice mi ridona coraggio ogni volta che le cose non vanno come desidero dal punto di vista affettivo.


Oggi l’ho preso un po’ in giro… speriamo che non se la prenda troppo!



Sono il numero nove


Su, coraggio! È l'ora della nostra passeggiata!” Mi affaccio alla finestra, dall'ultimo piano del palazzo, giusto in tempo per vedere Maria, una delle mie due inseparabili compagne, che mi chiama e mi fa qualche cenno. Lo so, devo sbrigarmi!


Di solito non sono una ritardataria, ma questa mattina ho perso proprio la cognizione del tempo. Immagino che siano cose che capitano, quando si hanno diciott'anni. Il motivo che mi ha tenuto chiusa nella mia stanza per più tempo del previsto è semplice: come al solito, tutti i miei vestiti migliori sono stati sottratti dalla mia domestica di fiducia, Monna Gianna.


Non fraintendetemi, è una donna davvero deliziosa, mi ha cresciuto e non avrei potuto desiderare di meglio; ma ha solo una piccola, piccolissima fissa: la pulizia! Ogni volta che vede una microscopica macchiolina su uno dei miei abiti migliori, pensa che anche i vestiti appesi di fianco si siano sporcati, e porta a lavare tutto, lasciando il mio armadio disperatamente vuoto.


È un tale strazio aprire le ante e non trovare dentro quasi nulla! Soprattutto se, come oggi, mio padre mi ha permesso di fare un giro per Firenze con le mie due amiche. Per le ragazze della nostra età non ci sono tanti altri divertimenti, ed oggi mi serviva assolutamente quel nuovo vestito verde...ma pazienza, chissà che fine ha fatto. Ora ho solo cinque minuti, o Maria e Lisa se ne andranno da sole.

Impaziente, apro il cassettone al di sotto dell'armadio, sperando che non abbia subito anch'esso le razzie di Monna Gianna. Fortunatamente, dovrebbe esserci ancora qualcosa... sotto quell'enorme strato di biancheria intima. Sì, certo. Ottimismo!

Sudando e sbuffando (non è possibile che faccia già così caldo, non siamo nemmeno in estate!) estraggo dal cassettone quasi tutta la biancheria, che forma un mucchio disordinato ai piedi del mio letto. Ho quasi perso la speranza quando scorgo, sul fondo, un mio vecchio abito che non indosso da un bel po'. In realtà, è un po' corto, perché è dell'anno scorso, e mi arriva alle caviglie, e, ahimé, è completamente bianco, colore che, sinceramente, non è il mio preferito, ma...può andare. Lo provo e decido che sì, non sembra una camicia da notte indossata di giorno, come temevo. Ma forse ci vuole qualcosa per vivacizzarla un po'. Magari... la mia vecchia collana di pietre di fiume! Perché no? La trovo subito e provo a vedere che effetto fa con il vestito. Amo quella collana! Dieci bellissime pietre di fiume grigio chiaro, che sembrano quasi argento alla luce del sole, legate con uno spago bianco...


Beatrice!” La voce di Monna Gianna mi fa trasalire. Oh no, mi è caduta la collana! “Le tue amiche ti stanno aspettando, dai!” “...Sì, arrivo!” mi affretto a gridare, appiattita sul pavimento a recuperare la collana che, come prevedibile, è caduta sotto il letto. Nel momento in cui, trionfalmente, la recupero, ho però una brutta sorpresa: una delle pietre si è spaccata e non può più essere re-infilata sullo spago. Metto da parte la pietra rotta ed indosso ugualmente la collana. In fondo va bene così: per fortuna, era quella all'estremità sinistra. Anche con nove pietre, è bella lo stesso.



Finalmente mi decido ad uscire da camera mia, fuggo da Monna Gianna prima che noti l'ombra di un po' di polvere sul vestito immacolato e me lo strappi di dosso, e raggiungo le mie amiche, che, vista la giornata calda ed afosa, si sono rifugiate sotto il porticato. Decidiamo comunque di sfruttare la nostra mezza giornata di libertà, e, sfidando il sole cocente, ci dirigiamo nel centro di Firenze.


* * *


Mentre passeggio ed ascolto le mie amiche, che, una alla mia destra ed una alla mia sinistra, chiacchierano a ruota libera, non posso fare a meno di notare quanto sia bella la mia città.

Ah, il caos del Ponte Vecchio, con i carri che portano le merci più disparate e le botteghe sempre aperte!

Le piccole vie, con gli angoli più caratteristici, e i grandi viali, con la loro imponenza e magnificenza!

L'allegria delle persone vocianti lungo le strade, il rumore dell'acciottolato sconnesso sotto i piedi!

Quello storico monumento del centro, di fianco al quale è appollaiato un ragazzo minuto, con un naso enorme e vestito di rosso!

...Un momento, ma quello chi è?



Non ne ho idea, ad essere sincera. Però continua a guardarci. Anzi, no, guarda proprio me. E, al mio passaggio, l'ho visto chiaramente illuminarsi, come se gli si fosse acceso un lume sopra la testa. È evidente che mi conosce...ma io lo conosco? Magari l'ho già visto da qualche parte e non ricordo...è probabile. Sono una pessima fisionomista.

Decido di salutarlo, in fondo è educazione, giusto?


Alla vista del mio gesto, il ragazzo cambia espressione di nuovo. Adesso sembra come... scosso da una rivelazione, ecco. Un po' inquietante, in realtà.

Con mia sorpresa, vedo che viene verso di me. Forse mi vuole ricordare dove e quando ci siamo conosciuti. Speriamo, altrimenti finisco per fare una pessima figura.


Prima, però, che possa dire soltanto: “Salve, ma tu...?” lui inizia a parlare: “Miracolo! Ancora una volta, a nove anni di distanza!”

Sono un po' confusa: nove anni da che? Ma il tizio sembra non volermi dare retta, e continua imperterrito. “A nove anni, con il vestito rosso fuoco; ed ora, dopo nove anni, con un abito candido! Sublime simbologia!”

...Sublime simbologia? Come parla costui? E di che vestito rosso fuoco sta cianciando? Non starà mica parlando di... oh no.



Ora ricordo. Avrei preferito non farlo, però. Quando avevo nove anni, Monna Gianna aveva attraversato un periodo “colori accesi”. Andava in giro con un lungo abito a strisce gialle e viola e lo abbinava sempre ad un cappello color lavanda alto e con volant che, vi assicuro...va beh, lasciamo perdere. Comunque, quell'anno mi aveva comprato un vestito davvero tremendo. In teoria era rosso; in realtà era color “vomito di ubriaco” ed era tutto decorato con pesantissimi merletti che impedivano ogni movimento. Però a nove anni, si sa, non si hanno molti modi di opporsi ai propri genitori o tutori.

Comunque, mi pare di ricordare, in una passeggiata per Firenze, un ragazzino smunto e tutto naso che mi fissava...sì, con ogni probabilità era lui. Ma come fa a ricordarsi! Ci siamo visti una volta appena! Non pretenderà mica che me lo ricordi anche io...!
Ed ora chi lo ferma, questo?? Continua a blaterare!



...è evidente! È evidente! Il numero nove è ovunque! Anche le pietre della tua collana, quante sono? Nove!”

Questo è decisamente troppo. “Ma no” cerco bonariamente di zittirlo “le pietre erano dieci, solo che una è caduta...”

Ma certo! Chiara manifestazione della Trinità! Le pietre ora sono nove!” mi dice con un sorriso così ingenuo ed entusiasta che non so proprio più che cosa rispondergli.

Andiamocene.” sussurro in fretta alle mie amiche.


Quelle, più sorprese di me e sul punto di scoppiare a ridere, mi prendono a braccetto e mi portano via. Il ragazzo sconosciuto rimane lì a guardarmi mentre mi allontano, con un'espressione vagamente ebete e fin troppo esaltata per i miei gusti.

In fondo, potrei anche considerarlo un mio ammiratore. Ma non sono sicura di volerlo rivedere. Naso a parte, è troppo strano, e poi sembra che abbia la testa perennemente... non so... tra le nuvole, in Cielo, ecco.


* * *


Molti anni dopo, ed a moltissimi km di distanza…


Non ci posso credere. Perfino qui! Lo sconosciuto, che ormai tale non è più, perché so che si chiama Dante Alighieri, è arrivato perfino qui! Me lo ritrovo ovunque!



Sono passati moltissimi anni dal nostro primo incontro; sono uscita di casa, mi sono sposata – non con lui, non temete – , ho avuto molti anni di vita, più o meno felici, e poi purtroppo mi sono ammalata e sono finita qui... in Paradiso. Eh già. Detto così sembra forte, vero?

In realtà noi anime beate siamo sempre un po' affaccendate. Qualcuno di noi, a turno, deve occuparsi di scortare un'anima appena arrivata; a me, però, non era ancora giunto nessuno, fino ad adesso.


Così, quando Matelda, la ragazza che abita nel Paradiso Terrestre, mi ha contattato dicendomi: “Ti mando qualcuno di speciale, un giovane uomo! Pensa, è ancora vivo, è in visita! Ed ha chiesto proprio te! Una personcina davvero deliziosa, credimi!” io che cosa dovevo fare? Ho accettato!

Questa è l'ultima volta che mi fido di Matelda. In fondo, si sa, che cosa ci si può aspettare da un'allegra fanciulla che passa le giornate a cantare e cogliere fiori? Dopo un po', è ovvio che tenda a vedere la vita in rosa.


E così, eccomi qui, di spalle rispetto a Dante, il quale, incurante del carro fiorito, della festa tutt'intorno a lui e delle belle fanciulle che danzano al suo fianco, che fa? Piange. Ditemi voi. Ammetto di richiamarlo piuttosto bruscamente, ma, accidenti, un po' di vita! Quando si volta e mi vede, preso dall'estasi, grida: “Beatrice! La Teologia! Sublime miracolo!”

Cominciamo bene…



Dopo aver lasciato il Paradiso Terrestre, è arrivato il momento di salire al Paradiso vero e proprio. C'è solo un piccolo problema: io, anima beata, posso volare; Dante, con il suo corpo, no. È per questo che stanno per scendere due angeli, che lo terranno in braccio per portarlo su.

Prima ancora che possano arrivare, però, Dante chiude improvvisamente gli occhi e comincia a dire ossessivamente:

Oh no, non sono degno di guardare, non posso vedermi volare, è una cosa che va oltre le mie possibilità...”

Ma no, Dante...stanno arrivando gli angeli...”

Volare è una cosa che va oltre l'umano, non posso, non se ne può parlare, vado oltre a quello che posso anche solo pensare...”

Certo che, per non poterne parlare, sta blaterando parecchio!



I due angeli, da tempo fermi a guardarlo sbigottiti, mi lanciano un'occhiata interrogativa. Alzo le spalle, rassegnata, e loro iniziano a portarlo su. Certo che in molti anni non è cambiato di una virgola!

Durante tutto il volo cerco di convincere Dante a godersi il panorama, tento di persuaderlo a guardare almeno gli angeli (i quali, dispettosi, gli pizzicano anche il nasone) ma niente, lui continua a tenere gli occhi sbarrati ed a dire che si sente transumanare.

Pazienza, ci vuole pazienza.

In fondo, quanto ci vorrà per girare questi...oh no!, nove Cieli del Paradiso?


FINE




Che dite, ho spupazzato troppo il povero Dante?

Ogni tanto non posso fare a meno di immaginarmi una Beatrice un po’ esasperata dai voli pindarici del Sommo, che decisamente aveva una mente ed un cuore al di fuori dalla portata di tutti noi. Mi sono ispirata sia alla Vita Nova che alla Commedia, ed ho inserito nel racconto anche le illustrazioni di Gustavo Doré che impreziosiscono l'edizione che ho a casa.

Se siete arrivati fin qui, grazie di cuore per esservi prestati a questo – spero simpatico – esperimento! Fatemi sapere che cosa ne pensate, se vi va…

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


2 commenti :

  1. Carinissimo questo racconto, Silvia, complimenti! In effetti tutti a pensare a Dante e mai nessuno che si sia chiesto cosa pensasse la "povera" Beatrice ;-)

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    1. Ciao! Sono contenta che ti sia piaciuto :-) Eh sì, non tutti pensano alla povera Beatrice!

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