venerdì 17 marzo 2023

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - MARZO 2023

 


Cari lettori,

bentornati all’appuntamento del 17 del mese con “L’angolo vintage”!


Marzo è per me il mese dell’anno in cui l’approccio alla lettura, dopo un lungo autunno/inverno, inizia a cambiare. Dopo mesi (e mesi, per chi come me preferisce la bella stagione) di giornate gloomy e pomeriggi del weekend/serate libere in cui la cosa migliore da fare era stare in compagnia di un libro, marzo porta con sé un po’ di stanchezza da fine inverno e desiderio di evadere, di stare di più all’aria aperta, di fare qualcosa di diverso. Mi è capitato di parlare di questo con qualche collega blogger ed ho notato che non sono l’unica. La primavera è per me la stagione in cui si legge qualcosa di più leggero e/o si torna dai propri autori preferiti, finché l’arrivo dell’estate, delle letture in riva al mare e del maggior tempo libero non riporta una maggiore concentrazione sulla lettura.


Per questo motivo oggi parliamo di… racconti! Vi presento due raccolte che hanno per protagonisti due commissari che già conosco molto bene: uno è un classico italiano intramontabile, un altro è comparso ormai tante volte su questi schermi. Leggere un racconto alla volta mi ha concesso sia di re-immergermi in atmosfere che già ho apprezzato in tante altre occasioni, sia di dilatare un po’ più la lettura.

Vediamo meglio insieme queste raccolte!



La casa di tolleranza, di Marco Vichi


Il commissario Bordelli è ormai da circa cinque anni un “amico di carta” fedele (ve ne ho parlato qui per la prima volta). Funzionario a pochi anni dalla pensione, egli si muove nella Firenze degli anni ‘60, tra boom economico e momenti di crisi come la storica alluvione del ‘66, ma non dimentica gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando ha militato tra i partigiani ed è stato comandante del Battaglione San Marco.


La serie di romanzi che lo vede protagonista è inizialmente ambientata tra il ‘60 e il ‘61, poi prosegue lungo tutto il decennio, raggiunge la sospirata pensione del commissario nel ‘70 e secondo me non è affatto finita qui, perché un protagonista così non smette certo di indagare.


Bordelli, però, non assomiglia molto al prototipo del burbero commissario che è tanto comune all’interno del panorama del giallo italiano. Egli non ama soltanto il suo lavoro, ma ha anche tanti interessi: la vita in campagna, l’orto e l’uliveto di cui si occupa un fidato contadino, le lunghe camminate, le letture davanti al fuoco, e naturalmente le sue amicizie. Le cene che egli fa con gli amici sono un pretesto per l’autore per creare un piccolo Decameron interno ai romanzi, una serie di racconti, quasi sempre risalenti ai tempi della guerra, o alla movimentata infanzia del commissario.


Era naturale, dunque, che prima o poi uscisse un libro che non è un singolo romanzo, bensì, come recita il sottotitolo, Tre avventure del commissario Bordelli, ambientate in momenti diversi della sua vita.



La casa di tolleranza, che dà il titolo al libro, è un ritratto di un commissario giovane. È il ‘49, il nostro protagonista ha trentanove anni e da poco tempo è vice commissario. Egli ha scelto di entrare in polizia subito dopo la fine della guerra e sta assistendo al risollevamento, giorno dopo giorno, dell’Italia dopo il conflitto. La legge Merlin non è ancora entrata in vigore, così, su ordine dei suoi superiori, egli deve fare dei controlli periodici nelle case di tolleranza. Proprio in una di esse gli capita di conoscere Rosa, una donna che diventerà una delle sue più care amiche e confidenti, al tempo giovane e svagata prostituta sempre vestita di rosa e intenta a sferruzzare nei momenti liberi. Tra i due nasce subito una grande simpatia, e Rosa gli confida non solo di essere riuscita a permettersi un piccolo appartamento, ma anche di aver individuato un “tipo sospetto” nel palazzo di fronte, che indossa strani travestimenti. Bordelli, sul momento, pensa alle fantasticherie di una donna sola, ma sarà presto costretto a ricredersi…



Morto due volte risale al ‘58, poco prima che la serie dei libri abbia inizio. Il commissario Bordelli è impelagato nell’ennesima storia con una donna troppo giovane ed estroversa per lui (detto tra noi: ma non impara proprio mai? Almeno il suo “amico di carta”, il colonnello Arcieri creato dalla penna di Leonardo Gori, dopo un primo amore molto tormentato inizia una relazione tranquilla con una signora perbene. Lui invece si sente un po’ Leonardo Di Caprio evidentemente… ) e si sente un po’ irrequieto. Così, per la serie “luoghi ameni dove passare un pomeriggio di primavera”, se ne va a spasso per i cimiteri di Firenze, e scopre un insolito mistero: un uomo, Antonio Samsa, risulta sepolto in due luoghi diversi, con la medesima data di nascita, ma due date di morte differenti. Uno dei due anni di morte è il ‘43 e Bordelli, sentendo i ricordi di guerra che lo chiamano, decide di fare luce su questa stranezza.



Un Natale di guerra, l’ultima breve storia, è una sorta di racconto matrioska. È il ‘66, l’anno dell’alluvione di Firenze, e Bordelli sta per addormentarsi in poltrona, ma gli viene in mente una vigilia di Natale anomala, passata in un capanno per ripararsi dalla neve, in attesa di unirsi al Battaglione San Marco. Con lui c’erano un ragazzo di nome Franco, come lui, ed il famoso scrittore Curzio Malaparte. Ognuno di loro aveva raccontato una storia… e così era nata la tradizione dei racconti dopo cena!



La coscienza di Montalbano, di Andrea Camilleri


La morte di Andrea Camilleri, “papà” di Montalbano, per tutti Il Maestro, ha lasciato un vuoto nel cuore di tantissimi appassionati. Per fortuna la sua produzione narrativa è stata sterminata, e così non solo c’è moltissimo materiale da rileggere, ma qualche opera, come il celeberrimo Riccardino, è stata tirata fuori postuma dal suo cassetto.



La coscienza di Montalbano è – al momento – l’ultima raccolta di racconti che hanno per protagonista il commissario, quasi tutti già editi altrove e probabilmente già letti da tanti fan, ma raccolti in un unico volume.


Personalmente l’unica storia che non conoscevo è La finestra di fronte, il racconto di una trasferta a Roma del nostro commissario, che era stata edita non nelle raccolte Sellerio, bensì su una rivista.


Le altre cinque sono state di volta in volta inserite in raccolte come Ferragosto in giallo, o simili. Un paio di esse sono finite addirittura sul piccolo schermo, all’interno delle due serie che aveva interpretato Michele Riondino come Giovane Montalbano.


In sei racconti si ritrova tutta l’essenza del commissario Montalbano: le sue indagini non sempre autorizzate, la sua naturale curiosità, la sensibilità che gli permette di accostarsi alle persone senza pregiudizi, il suo gusto per il “teatro” (primo amore dell’autore), i suoi bluff per cogliere in castagna un colpevole che altrimenti sarebbe stato intoccabile. E poi, fuori servizio, la sua relazione altalenante con Livia (che, nonostante tutti gli ostacoli, amerà sempre), le sue amicizie cameratesche con il vice Mimì Augello e con l’ispettore Fazio, la sua amatissima casa con tanto di terrazza sul mare, la sue nuotate all’alba, la cucina impareggiabile della sua governante Adelina.


Tutte le avventure finiscono, anche le più belle, ed il commissario Montalbano, a suo modo, ci ha già salutato insieme al suo autore. Però ogni tanto è bello tornare a salutarlo, anche con qualche “operazione nostalgia” preparata ad hoc dalla Sellerio :-)


Non so se siano previsti altri episodi della fiction: l’ultimo, se non erro, era Il metodo Catalanotti, che si era pure concluso con un gran colpo di scena. Per ora c’è silenzio in proposito, ma io credo che almeno Riccardino, il gran finale, meriti una sua trasposizione… o sbaglio?




Ecco il mio “Angolo vintage” di questo mese, che, come vedete, oggi è proprio un ritorno alle serie di conforto!

Come al solito vi ricordo di dare un’occhiata anche ai post delle altre partecipanti alla rubrica. Trovate i nomi nel solito banner di inizio post. Questa volta siamo solo in due!

Fatemi sapere se siete anche voi fan di queste serie gialle!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)



2 commenti :

  1. a volte ho proprio voglia di racconti! Grazie per il primo, non conoscevo e mi hai incuriosita

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    1. Ciao Chiara! Eh sì, a volte ci vogliono proprio, per staccare un po'!

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