Verità e menzogne sono "di scena" al Teatro Menotti
Cari lettori,
devo fare una premessa a questo post: amo moltissimo le serate teatrali a Milano. Mi piace arrivare dalla provincia quando le luci delle città iniziano ad accendersi, prendere posto in sala con altri spettatori curiosi e chiedermi come sarà lo spettacolo.
devo fare una premessa a questo post: amo moltissimo le serate teatrali a Milano. Mi piace arrivare dalla provincia quando le luci delle città iniziano ad accendersi, prendere posto in sala con altri spettatori curiosi e chiedermi come sarà lo spettacolo.
La
mia eccitazione raddoppia nel momento in cui mi trovo, per la prima
volta, ad assistere ad una rappresentazione in una struttura a me
nuova. Per questo motivo, lo scorso venerdì, ho scoperto con gioia
il Teatro Menotti, sorto in via Ciro Menotti, dove, in tempi
precedenti, c'era la vecchia sede del Teatro dell'Elfo.
Quello
che colpisce subito è la conformazione del teatro, la quale tende a
dare un'impressione di intimità, quasi di informalità: lo
spettatore scende in un seminterrato, viene condotto in una sala
piuttosto raccolta e fatto entrare da un unico ingresso laterale. Le
luci sono soffuse e lo spettacolo ha inizio con il minor margine
possibile di ritardo.
Personalmente,
mi sento in dovere di consigliare il Teatro Menotti a tutti i più
accaniti fan del teatro, in particolare a quelli che desiderano
ritrovare l'essenzialità originaria della drammaturgia.
Lo
spettacolo a cui ho assistito, Chi ha paura di Virginia Woolf?,
è in perfetta linea con quella che sembra essere la filosofia di
questo teatro.
La
scenografia non va al di là di qualche divano, un quadro ed un
mobile bar (che domina la scena, per motivi che presto spiegherò).
La cornice di questo dramma, infatti, è un semplice salotto di casa,
un luogo che, nell'immaginario comune, dovrebbe essere accogliente.
Si tratta del cuore della casa di Martha e George, una coppia di
mezza età che non ha più (quasi) niente da dirsi. Sono entrambi
molto annoiati dalla reciproca compagnia (lei in modo particolare),
e, nel cuore della notte, invitano a casa loro una coppia di giovani
sposi appena conosciuti, Honey e Nick.
Chi
conosce un po' il dramma novecentesco forse sa già cosa aspettarsi,
ma, in questo caso, devo ammettere che lo sviluppo degli eventi ha
sorpreso anche un'appassionata come me. I quattro protagonisti,
infatti, con la complicità dell'alcool, danno inizio ad un confronto
senza esclusione di colpi, dai quali nessuno (nemmeno il personaggio
che sembra più irreprensibile) viene risparmiato.
L'autorevole
professore George finisce per ammettere la sua incapacità, le sue
speranze deluse, il suo ruolo marginale all'interno dell'Università.
La
ricca signora Martha si rivela profondamente insoddisfatta e più
dipendente dal marito di quanto lei stessa vorrebbe ammettere.
L'impeccabile
Nick, nel suo tentativo di essere discreto e di allontanare da sé le
difficoltà dell'altra coppia, finirà per trovarsi in mezzo tra i
due coniugi, nella maniera più spiacevole.
La
fragile Honey, invece, abbandonerà la sua maschera di giovane moglie
borghese per isolarsi in un mondo tutto suo.
Le
debolezze, le dipendenze, i rimpianti sono il cuore di questo dramma.
Quello
che però più colpisce è la ricerca della verità operata dai
personaggi, che si rivela infinita e spesso vana. Nel momento in cui
lo spettatore crede che la realtà dei fatti stia finalmente venendo
alla luce, ecco che essa si rivela un'ennesima menzogna, lasciando il
posto ad ulteriori dubbi.
Si
tratta, in definitiva, di un'indagine, volta non tanto a trovare,
quanto a rifuggire la propria Virginia Woolf interiore, ovvero
quella parte irrazionale, folle e tesa all'autodistruzione che c'è
in ognuno di noi. Più la paura di essere Virginia Woolf cresce,
più i personaggi arricchiscono il loro mondo immaginario, nel quale
hanno creato, con la fantasia, tutto quello che non sono riusciti ad
avere o hanno avuto troppa paura di affrontare.
Chi
ha paura di Virginia Woolf? è uno spettacolo amaro ed impietoso;
moltissime volte lo spettatore è spinto a ridere del sarcasmo dei
personaggi per evitare di compiangere la loro disperazione.
Tuttavia,
la recitazione impeccabile, la fedeltà a quelli che erano gli
intenti dell'autore e la suspense che caratterizza la narrazione
hanno finito per conquistarmi.
Mi
piacerebbe molto sapere se tra le persone che stanno leggendo il mio
blog ci siano altri appassionati di teatro. In tal caso, avete visto
lo spettacolo? Che ne pensate? Personalmente, ho sentito i pareri più
diversi!
Come
sempre, grazie a chi mi legge, e sentitevi liberi di commentare!
Al prossimo post :-)
Al prossimo post :-)
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