Cari lettori,
dopo qualche mese di pausa, ritorna su questi schermi la rubrica in collaborazione “L’angolo vintage”, tipica del 17 del mese!
È il primo appuntamento dell’anno e, come forse qualcuno di voi già saprà dal post relativo ai miei buoni propositi per il 2025, in questi due mesi e mezzo ho alternato le letture del periodo con gli arretrati da recensire appartenenti al 2024. Entro fine marzo dovrei aver concluso con quel che mi mancava dell’anno scorso; nel frattempo, oggi ho pensato di proporvi la recensione di due gialli un po’ insoliti, nati dalla penna di autori poco conosciuti.
Forse più che indagini vere e proprie potremmo considerarle dei mistery. Spero comunque che vi possano interessare!
C’è del marcio in zona Brera, di Cristina Alessandro
Milano, via Fiori Oscuri. In un ex quartier popolare milanese che prima è stato invaso dagli artisti e poi dai nuovi ricchi, c’è un palazzo che conserva ancora le sue caratteristiche tradizionali.
Gli inquilini dello stabile sono persone un po’ eccentriche, ma semplici, dalla quotidianità prevedibile. Non fa eccezione Mariuccia, la portiera. La donna ha vissuto facendo molti lavori; al termine di un matrimonio deludente, le è rimasta solo la sua posizione lavorativa, alla quale è affezionatissima, perché facendo la portiera ella non è mai sola ed ha la sensazione di occuparsi costantemente di qualcosa e/o qualcuno.
Negli anni è diventata particolarmente amica di Samantha, una donna di mezza età che nello stabile non solo vive, ma esercita anche la professione di escort.
Quando, da un giorno all’altro, Mariuccia scompare, e nessuno ha idea di che fine abbia fatto, c’è qualcuno che ha come primo impulso quello di accusare Samantha e i suoi clienti, che potrebbero aver fatto del male alla portiera.
Samantha, come tutti, non pensa che Mariuccia se ne sia andata di sua volontà, ma nemmeno ritiene delinquenti i suoi pochi ed affezionati clienti. Piuttosto è lo stabile che potrebbe nascondere in sé più segreti di quelli “di Pulcinella” che conoscono tutti.
Non nutrendo una particolare fiducia nelle forze dell’Ordine, Samantha cerca di ricostruire passato e presente dell’amica Mariuccia, alla ricerca di un perché di quella sparizione così insospettabile. Una sorta di indagine non autorizzata che rischia di portare alla luce qualche mistero troppo a lungo taciuto in zona Brera.
C’è del marcio in zona Brera è addirittura un acquisto di famiglia dell’estate scorsa, che per mille motivi sono riuscita a leggere e recensire solo adesso. Si sa come vanno certe cose, anzi, la rubrica è nata proprio per questo: alcuni romanzi vengono presi per curiosità o in seguito ad un’occasione (una presentazione, in questo caso) e poi… la TBR che si cerca di rispettare, le novità dei nostri autori preferiti, quei romanzi che dobbiamo tassativamente finire entro i 30 giorni indicati dalla biblioteca perché c’è una lista d’attesa lunghissima.
Tutto concorre nel rimandare la lettura di un libro che “tanto è nostro, lo abbiamo acquistato, c’è tempo”. Rubriche come questa aiutano a non farne passare troppo!
L’ambientazione di questo giallo/mistery è il multiforme quartiere di Brera, dove anche io sono passata più volte. Confermo quel che racconta l’autrice: studenti dell’Accademia si mescolano a lavoratori di classe popolare, mentre nel palazzo accanto, dopo una costosa ristrutturazione, si vendono appartamenti “vintage” a peso d’oro. Resta comunque un piccolo centro storico dentro all’immensa zona centrale milanese, sempre più in espansione.
Questa è la storia di una donna con cui la vita non è mai stata molto generosa, ma che non si è persa d’animo, accontentandole di quel che il destino le offriva. Proprio per questo Samantha, pensando che Mariuccia abbia molto di più da dire e dare di quel che ha sempre raccontato, cerca di far luce sulla sua scomparsa rendendole giustizia.
Anche lei, per via della sua professione ma non solo, si sente almeno in parte emarginata e vicina all’amica.
Diciamo che questo romanzo è un ibrido, a metà strada tra il giallo, il mistery, la commedia di costume. Non conoscevo questa autrice, ma il primo approccio mi è piaciuto. Magari leggerò altri suoi titoli!
Le scarpe di Giovanni, di Andrea Cito
Protagonista di questa storia è Maria, una ragazza che frequenta la scuola media e che, nonostante non sia più una bambina, non ha ancora visto il mare.
Ma per quell’estate i suoi genitori hanno pensato ad un lungo soggiorno in un paesino pugliese: il mare, per la prima volta, poco distante da case vecchie, rimesse a nuovo per i turisti, che tutte insieme costituiscono una sorta di paesello.
Maria resta affascinata da quei luoghi selvaggi, così diversi da quelli dove vive abitualmente, e, oltre alle spiagge, prende a bazzicare le zone selvatiche tutt’intorno, tra rocce e boschi. La bellezza incontaminata della zona la conquista, ma ancora di più gli incontri che fa.
Maria fa amicizia ben presto con un gruppo di ragazzi piuttosto popolari in zona, uno dei quali sembra anche avere un interesse per lei. Purtroppo, però, ella non comprende perché tutti sembrino avere motivo di astio – o perlomeno di esclusione – nei confronti di un altro ragazzino, Giovanni. Certo alcuni suoi comportamenti sono strani, ma Maria sospetta che si tratti solo di timidezza trasformatasi in autodifesa.
Con pazienza e gentilezza, la nostra protagonista cerca di avvicinare con calma Giovanni, ma non sa che il ragazzino, per quanto giovane, ha già nel suoi passato delle storie dolorose da raccontare.
Le scarpe di Giovanni è un libro che, se possibile, mi è arrivato in modo ancora più fortunoso dell’altro romanzo di cui vi ho parlato oggi. All’inizio dell’autunno mio fratello e mia cognata hanno fatto un cammino in Puglia partendo da una costa ed arrivando all’altra. Si tratta di un percorso molto noto – di cui ammetto che non sapevo niente – e lungo la via ci sono non soltanto molti punti per il relax e per il ristoro, ma anche negozietti di souvenir… compreso uno che vende “libri al buio”.
È così che mi sono ritrovata tra le mani questa storia, che è più che altro un racconto lungo, viste le dimensioni… e, credetemi, è comunque un vero pugno nello stomaco. All’inizio sembra la storia di un’adolescente che scopre il mare ed i primi amori, ma ben presto si trasfigura in qualcosa di ben più oscuro. Una storia davvero sorprendente per quanto strana, l’esordio di un autore giovanissimo con una casa editrice poco nota ma da conoscere meglio.
Sono contenta di aver ricevuto questa sorpresa!
Questo è il mio “Angolo vintage” marzolino! Spero di aver scelto due letture che vi possano interessare. Come al solito, vi ricordo di andare a leggere anche i post delle altre partecipanti alla rubrica di questo mese.
Fatemi sapere se conoscete questi romanzi e che ne pensate!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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