giovedì 5 dicembre 2024

PICASSO: LO STRANIERO

 Un tour della mostra a Palazzo Reale




Cari lettori,

eccoci pronti per quelli che credo saranno gli ultimi “Consigli artistici” del 2024!


Questo che sta per concludersi è stato un anno di bellissime mostre ed ho pensato di chiudere con un artista che non ha bisogno di presentazioni.


Non è la prima volta che Picasso è protagonista di uno dei miei post! Qualche anno fa ero andata sempre a Palazzo Reale per un percorso dedicato al rapporto tra l’artista e la mitologia (ve lo racconto qui); in primavera sono andata al Mudec per un’esposizione sugli influssi che l’arte africana ha avuto sull’artista (recensione a questo link).


La mostra che in questo autunno/inverno ha luogo tra le sale di Palazzo Reale racconta invece un Picasso ospite in terra straniera: la Francia. Tra alti e bassi, questa nazione sarà per l’artista una seconda casa. La mostra indaga tutte le complesse sfaccettature del rapporto tra Picasso e la sua nuova nazione, dalla concezione dello straniero in Francia ad una nuova unità dopo le guerre mondiali.


Facciamo insieme una passeggiata virtuale tra le sale della mostra!



L’arrivo dello “straniero”


All’inizio del XX secolo Montmartre si sta riempiendo di artisti: dall’esposizione universale del 1900 in avanti, la città diventa nota come luogo in cui chiunque voglia occuparsi di arte è ben accolto. In mostra ci sono alcune fotografie, risalenti agli anni ‘50, che illustrano quel che è rimasto dei primi studi di Picasso a Montmartre. Uno di essi è condiviso con Braques.



I locali di Montmartre diventano ben presto dei preziosissimi luoghi di ritrovo e di scambio di idee: chiunque non sia ancora conosciuto ma abbia aspirazioni artistiche può avere un’occasione semplicemente entrando nel giro degli artisti cittadini. Anche se purtroppo ci sarà di mezzo la prima delle due guerre mondiali, si sta preparando il terreno per quello che sarà il fiorente circolo parigino di artisti e letterati degli anni ‘20.



Nonostante la fama meritata che si fa Parigi, non tutto è rose e fiori per Picasso. Gli spagnoli sono visti da tanti francesi come una popolazione in qualche modo “inferiore” e meno evoluta. Pregiudizi a parte, senz’altro egli e tanti suoi connazionali non hanno le possibilità economiche dei francesi, ed il loro tenore di vita non è sempre quello che ci si aspetterebbe da persone che frequentano i circoli colti. In più ci sono delle amarezze personali: un suo amico, uno dei primi che era arrivato con lui in Francia, si toglie la vita dopo una delusione d’amore. Alla sua morte egli dedica uno dei suoi primi quadri parigini.



La sua simpatia va spesso in direzione degli ultimi, o di chi, per qualche motivo, è emarginato come lui ed altri spagnoli in trasferta: per esempio i saltimbanchi, che non hanno una vera e propria casa.



La guerra


Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale scuote profondamente Picasso, che ritrae il turbamento di quei tempi difficili negli occhi dei soggetti che dipinge. È proprio in quel periodo che studia la sua “versione personalizzata” del corpo umano e diventa a tutti gli effetti il padre del cubismo.



Durante la guerra egli milita tra i francesi, come testimoniano sue lettere ad altri artisti, ed in particolare ad Apollinaire. Sono anni molto duri, per lui come per tutti; restano dei segni profondi, e la sua arte ne è testimone.



Sappiamo quanto Picasso fu sconvolto anche dai fatti che riguardarono il suo paese natale. Una delle sale più grandi dell’esposizione è dedicata agli studi che Picasso ha compiuto prima di realizzare la versione definitiva di Guernica. Tra l’altro, durante la Seconda Guerra Mondiale, egli tentò ripetutamente di ottenere la naturalizzazione francese, ma la sua richiesta fu rinviata al mittente da un ministro francese decisamente troppo vicino a posizioni filonaziste. Una brutta macchia sulla storia della Francia; i leader di oggi di sicuro sarebbero stati fieri di sbandierare questa acquisizione…



Picasso non dimenticherà mai la guerra, infatti, pur non essendo proprio un pittore che ritrae animali, la colomba della pace rientrerà comunque tra i suoi soggetti.



La vita in Francia


Finora abbiamo visto insieme i lati più difficili che ha dovuto affrontare “lo straniero” Picasso: ristrettezze economiche, pregiudizi, conflitti. La mostra, però, fatta eccezione per le prime sale, è ricchissima di opere che testimoniano tutto ciò che l’artista ha vissuto di positivo. C’è la confidenza acquisita con alcuni cari amici, con i quali egli legge anche la corrispondenza.



C’è del tempo da passare con la propria amante (sappiamo che l’artista non fu proprio un marito fedele…) in riva al mare, con lei che legge un libro sulla spiaggia.



C’è la bellezza di tanti paesini del Sud della Francia, anche sotto la pioggia.



Picasso preferisce sempre ritrarre la figura umana, non solo tramite dipinti, ma anche realizzando sculture…



ma non disdegna altri soggetti, come i paesaggi e le nature morte.



Gli anni a Vallauris



L’ultima parte della mostra è per me è stata una sorta di tuffo nel passato. Nell’ormai lontano 2013 (la vecchiaia incombe…) sono stata in Costa Azzurra con la mia famiglia e lì ho scoperto che Picasso ha soggiornato a lungo, ed in particolare a Vallauris, dove egli ha messo su un vero e proprio studio per dedicarsi soprattutto alla scultura. 

Ancora oggi la cittadina ha un vero e proprio culto per le ceramiche!



La Costa Azzurra sembra essere stato davvero un luogo felice per Picasso: i dipinti che ritraggono i paesaggi sulla costa comunicano grande serenità.



L’opera più curiosa di questa sezione è probabilmente questa serie di statue in metallo che ritraggono “I bagnanti”… già in passato, sulla spiaggia c’era una bella varietà!





Avete tempo fino al 2 febbraio per visitare la mostra!

Amici, io come al solito cerco di essere il più possibile chiara con voi ed aggiungo un’altra informazione che forse può aiutarvi a valutare meglio se vi interessa. 

Questa è una delle mostre un po’ “discusse” tra noi di Milano e dintorni perché ogni volta che Picasso arriva in città c’è sempre la speranza di una mega mostra didascalica che esplori ogni suo periodo artistico (se non erro ce n’era stata una ormai 20 anni fa, ci ero andata io con le scuole medie) ed invece negli ultimi anni ci sono sempre stati dei percorsi dedicati ad una sola delle varie sfaccettature dell’artista. Può essere una questione di budget come di altre motivazioni, fatto sta che ultimamente è stato così.


Io vi consiglio comunque la mostra perché a me è proprio piaciuta, ma vi avviso che, esattamente come l’esposizione primaverile al Mudec, si tratta di “uno dei tanti percorsi possibili su Picasso”, non di “una imperdibile mostra gigante su tutto Picasso”. Se posso spezzare una lancia a favore, mi verrebbe da dire che il contatto con la cultura africana (al Mudec) e la concezione dello straniero (qui a Palazzo Reale) sono comunque due percorsi di grande attualità. Sicuramente più della mitologia, e lo dico contro i miei stessi gusti, ma temo che sei anni fa quel tipo di percorso abbia fatto realmente felici i nerd della letteratura come me e poi pochi altri.


Comunque fatemi sapere se riuscite a fare un giretto!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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