Un tour virtuale della mostra a Palazzo Reale
Cari lettori,
inauguriamo aprile (e, ahinoi, archiviamo le vacanze di Pasqua) tornando con i nostri “Consigli artistici”!
Come vi dicevo, nel mese di marzo sono riuscita a vedere ben tre esposizioni. Di Rodin vi ho parlato prima di Pasqua; oggi ci spostiamo dal Mudec a Palazzo Reale per la mostra di Giuseppe De Nittis, un artista italiano che ha avuto grande successo in Francia (specie a Parigi) e che è stato il cantore dell’epoca ottocentesca, in tutte le sue vesti e con le sue mille trasformazioni.
È una mostra ampia e ricca che dà la possibilità al visitatore di imparare a conoscere profondamente un artista che magari è meno conosciuto di altri nella cultura popolare, ma ha avuto un grandissimo successo tra gli altri artisti della sua epoca ed anche in ambienti e circoli molto importanti per il tempo.
Vediamola meglio insieme!
Il periodo italiano
Giuseppe de Nittis nasce in Campania e, nonostante tutte le sue peregrinazioni e la scelta di vita che lo porterà a scegliere Parigi come luogo d’elezione, sarà sempre, in qualche modo, legato alle sue origini. La primissima parte della mostra è tutta dedicata al suo amore per l’Italia, all’attenzione che egli dedica nell’osservare e riprodurre il paesaggio, alla precisione con cui fotografa un determinato momento.
C’è molto verismo in queste prime opere, che ritraggono una vita semplice ed agreste con abbondanza di particolari.
Il Vesuvio, in particolare, è molto studiato dal pittore, che – con un certo sprezzo del pericolo, in effetti – si inerpica più e più volte sulla montagna per studiarne il territorio e la flora, e riesce anche a fotografare il drammatico momento di un’eruzione, compresa la fuga di tanti disperati.
In alcune di queste opere, però, è già evidente il suo interesse per il materiale umano, più che per il semplice dipinto paesaggistico. De Nittis è, per sua stessa ammissione, innamorato della natura, ma l’impressione che ho avuto io visitando l’esposizione – che credo coincida con quella di altri visitatori – è che egli abbia sempre puntato a ritrarre il rapporto tra l’uomo ed il mondo che lo circonda, la persona calata di volta in volta in un determinato paesaggio o contesto.
Parigi e la vita moderna
Il cuore dell’esposizione sono sicuramente le sale dedicate alle opere che De Nittis ha realizzato nei suoi tanti anni parigini. Lì si è trasferito insieme alla sua famiglia, composta dalla moglie Léontine, una donna colta che per tutta la vita sostiene e coadiuva l’arte del marito, e dall’unico figlio Jacques.
Fin da quando arriva nella capitale francese, De Nittis, pur non rinunciando al suo primo amore – la natura ed il paesaggio – inizia a dedicarsi con grande entusiasmo alla figura umana. Come dicevamo, egli non sarà mai un pittore del ritratto in vecchio stile: le persone, nei suoi quadri, non sono gli unici soggetti protagonisti, ma sono sempre calate all’interno o di un ambiente o di una determinata società. Una delle sue prime opere francesi, che ritrae un’elegante donna parigina, pone l’attenzione sulla moda del tempo, ma a fare da contraltare c’è un albero dai toni autunnali sullo sfondo.
A Parigi, De Nittis attira subito l’attenzione delle personalità di spicco, viene introdotto nei salotti che al tempo contavano… ed ovviamente non può fare a meno di riprodurli nelle sue opere. Alcuni dei suoi quadri ti trasportano in un attimo in pieno Ottocento, tra abiti eleganti e feste dell’alta società.
De Nittis è attento alla Parigi che cambia: il XIX secolo è pur sempre quello dei rinnovamenti operati dall’architetto Haussmann – anche se a me, ogni volta che lo nominano, viene in mente il povero Baudelaire, innamorato della Parigi ancora medioevale e disperato all’idea della modernizzazione – ed egli immortala questi cambiamenti, inserendo addirittura impalcature e lavori pubblici in alcuni dei suoi dipinti.
Una serie di sue opere hanno come grande protagonista un ippodromo di recente costruzione, dove la società benestante parigina si recava non solo per assistere alle corse dei cavalli, ma anche per far passeggiare i cani, fare nuove amicizie, passare il tempo libero.
Dall’Inghilterra al Giappone
De Nittis è un curioso di natura – o almeno, così mi è parso di percepirlo – e quando Parigi sembra non dargli più le emozioni che gli ha sempre donato, decide di viaggiare e di provare a staccare dalla sua città del cuore per ritrovare l’ispirazione.
Una città che lui definisce “fin da subito propizia” è Londra. In effetti, la società londinese e quella parigina non erano poi troppo diverse, al tempo: i due mondi culturali erano attraversati da correnti artistiche simili, dal verismo all’impressionismo. In più, l’arrivo in una nuova città dona a De Nittis nuovi soggetti da fotografare, sia dal punto di vista della natura che da quello umano.
Anche la campagna inglese, con i suoi colori primaverili, risveglia in De Nittis il suo lato impressionista.
Pur continuando a vivere e ad operare in Europa, per un periodo l’artista si fa contagiare dalla passione per l’Oriente, che ad un certo punto del XIX secolo esercita un grande fascino sulla società occidentale. Ventagli dipinti, donne con kimoni o vestaglie di seta, paesaggi essenziali che richiamano gli artisti giapponesi… questa è sicuramente la parte più esotica dell’esposizione.
L’uomo al di là dell’artista
Una piccola sala della mostra raccoglie le opere che De Nittis ha realizzato quando Parigi è stata investita da una nevicata straordinaria. Per lui, uomo del Sud, dev’essere stato uno spettacolo incredibile, del tutto inedito. Lo stupore e la meraviglia, percepibili anche nel suo dipinto, secondo me dicono molto di com’era De Nittis di persona.
L’impressione che ne ho avuto è quella di un uomo che si è ritagliato il suo angolino di felicità. Pur essendo innamorato della natura, non si è mai isolato, anzi, è fieramente rimasto nel mondo. Anche se affascinato dall’alta società, non si è fatto tentare dalle sue lusinghe e dai suoi vizi. È rimasto un osservatore scrupoloso, un artista che poi si spogliava dei suoi panni di scrittore e tornava in famiglia.
Proprio la moglie e il figlio sono soggetti di molti ritratti in tutto il corso della loro vita, e protagonisti assoluti degli ultimi tempi, quando la salute di De Nittis era già peggiorata – precocemente persino per l’epoca – ed i tre si erano ritirati nelle campagne francesi. La sedia vuota in Colazione in giardino fa pensare che forse l’artista aveva già intuito che avrebbe lasciato i suoi cari troppo presto. È un testamento spirituale molto malinconico, ma arriva alla fine di una vita che a me è parsa piena e gioiosa, anche nella sua brevità, e forse è questo quello che conta davvero.
Ecco completato il nostro tour virtuale!
La mostra resterà a Palazzo Reale fino al 30 giugno, quindi avete ancora un po’ di tempo per visitarla, se siete di Milano o comunque avete in mente di andarci.
Per me ne vale veramente la pena: credo che anche a voi si schiuderà un mondo, visto attraverso gli occhi di un artista che davvero amava la vita.
Fatemi sapere se l’avete già vista, se vi è piaciuta, se ci andrete prossimamente!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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