Recensioni classiche 2024
Cari lettori,
bentornati all’appuntamento con “Il momento dei classici”!
Se ben ricordate, a febbraio vi avevo annunciato la mia intenzione di provare a leggere, nel corso del 2024, almeno un classico ogni due mesi, scegliendolo tra i tanti titoli di letteratura italiana che ho scaricato sul Kindle nei periodi di promozione.
Vi confesso che, come mio solito, non nutrivo troppa autostima. Pensavo che, dopo aver scelto "Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi per il primo bimestre, avrei finito per accantonare il proposito di leggere i classici, come già mi era accaduto altre volte. Un po’ di miei autori ed autrici del cuore stanno annunciando novità importanti (un paio usciranno proprio domani) e non è sempre facile far quadrare tutto… così tanti libri, così poco tempo, come si suol dire!
Invece questo marzo ed aprile hanno sorpreso anche me stessa: non solo ho letto la raccolta di racconti che oggi vi presenterò, ma anche un altro titolo che può essere valido per il prossimo bimestre.
Oggi è il turno di Fior di passione di Matilde Serao, una raccolta di racconti che, dopo le prime tre storie (che mi sono servite per entrare un po’ nel suo “mondo”), è scorsa via in un lampo. Vediamola meglio insieme!
Un insolito stile cronachistico
Matilde Serao è una di quelle autrici che secondo me andrebbe davvero studiata nelle scuole e che invece, ahinoi, ha pagato lo scotto di essere donna. Personalmente, pur avendo fatto il liceo classico, non ho sentito parlare di lei fino all’esame di letteratura italiana contemporanea del terzo anno, ed anche allora era solo un nome nel bel mezzo dello sterminato manuale della parte generale.
Eppure Matilde Serao è stata importantissima, soprattutto per la sua regione, la Campania. Non ha solo scritto romanzi e racconti, ma è stata anche una delle primissime giornaliste d’Italia, ha fondato dei quotidiani, ed è stata anche candidata più volte al premio Nobel per la letteratura, senza mai vincere (piuttosto ingiustamente, direi).
Ecco, io credo che la sua vocazione come giornalista traspaia anche leggendo i suoi racconti. Fior di passione è una raccolta di racconti che hanno come tema dominante il romanticismo, eppure non hanno niente di propriamente romance: né descrizioni dettagliate, né spazio per l’erotismo, né lunghe riflessioni sui sentimenti dei protagonisti. Questi racconti sono trattati come casi di cronaca, lasciando che dalla nuda descrizione dei fatti, o da un colloquio che fa emergere solo l’essenziale, il lettore possa comprendere il dramma sotteso.
Molto spesso queste storie hanno una fine infelice, oppure un “accontentarsi” del protagonista, che rinuncia al romanticismo con la R maiuscola per una felicità più pragmatica. L’idealismo e la passione si scontrano con la vita vera, e quasi sempre ne escono sconfitti, ma io ho avuto la sensazione che la maggior parte di questi protagonisti non rinunciasse comunque a sognare, fino all’ultimo respiro.
I tormenti dell’artista e del poeta
Alcuni di questi racconti hanno per protagonisti uomini e donne che svolgono mestieri o comunque attività propriamente creative.
C’è uno scrittore che non ha nessuno dei cliché che spesso e volentieri caratterizzano i suoi colleghi, eppure è il più valido di tutti quelli del suo giro.
C'è un pittore che sposa la donna sbagliata, una persona non in grado di comprendere la sua sensibilità, e si lascia consumare dalla sensazione di non essere accolto ed amato.
Ci sono due persone che stanno preparando una commedia teatrale con tanto di costumi, e sembra che essi stessi stiano recitando una parte quando si ritrovano a parlare dei loro sentimenti.
C’è persino un inventore di giocattoli che dovrebbe rientrare di diritto tra gli scienziati per le sue capacità ingegneristiche, e che invece Matilde Serao descrive come drammaticamente vicino ad artisti ed umanisti.
Questi soggetti sembrano essere particolarmente cari all’autrice, forse perché sono afflitti da una doppia passione: quella per il loro mestiere/vocazione, e quella che si ritrovano a vivere nella vita privata. Quando non si pensa alla prima, sopravviene l’altra, e viceversa.
Sembra non esserci scampo per queste persone, che forse non vivranno mai una vita serena come quella di altri che riescono a prendere tutto più alla leggera, eppure la loro natura è sempre in qualche modo benedetta dall’autrice. Sono uomini e donne che hanno vissuto molto intensamente e che proprio per questo hanno lasciato un segno, anzi, hanno proprio dedicato una parte della loro vita per lasciarlo.
So che questo è un commento personale, ma… chi ha fatto studi come i miei sa bene che ribadire l’importanza delle attività umanistiche ed artistiche, insistere affinché esse siano affrancate dall’etichetta di “ricreative” e siano considerate come veri e propri pezzi di vita di una persona, spesso fondamentali… insomma, è difficile anche per chi è di sesso maschile ed ha avuto, per certi versi, la strada più spianata. Per dirne uno su tutti, Leopardi è quasi morto per questo suo attaccamento, e comunque ha lasciato i suoi contemporanei troppo presto. Figurarsi cosa poteva significare insistere su questi concetti un secolo e mezzo fa da donna, e proveniente dal Sud, per di più. Matilde Serao è stata rivoluzionaria e ancora in pochi lo sanno… io sapevo ben poco fino a un paio di mesi fa, e credo che sia giunto il momento di recuperare.
Mille e più forme d’amore
L’amore clandestino di Fulvio e Paola, ostacolato dalla presenza del marito di lei e da un intero gruppo di amici in comune, in un contesto in cui anche i muri hanno orecchie.
L’attesa dell’amore di Cecilia, che sta per sposarsi, e prepara valigie e corredo sotto gli occhi amorevoli di sua zia Angiolina.
Il “tira e molla” di Alfonsina e Giovanni, che rimandano sempre la loro felicità attendendo un momento in cui il loro amore sarà perfetto, e non si rendono conto che la vita passa in fretta.
Il corteggiamento nobiliare d’altri tempi tra la contessa Laura ed il duca Sanseverino, spia d’un amore che ormai è morto nella forma ma forse non nella sostanza.
L’illusione e la delusione del protagonista che passa giornate intere aspettando, come dice il titolo, che una donna che per lui rappresenta l’amore lo raggiunga in una città lontana dalla casa di entrambi.
La duchessa Adriana che ha perduto l’amore ed è convinta che mai più lo ritroverà, e invece…
La raccolta si intitola Fior di passione, e viene da pensare che forse il fiore della passione sia proprio la purezza dei sentimenti. Questi personaggi sono umani, sbagliano, fanno sciocchezze e capricci e prendono decisioni d’impulso, ma le loro intenzioni sono, in fin dei conti, buone.
In un’epoca come la nostra, nella quale si scrivono e si pubblicano romance in cui è normalizzata non solo la presenza, ma spesso anche la giustificazione e la “redenzione” di personaggi (solitamente maschili) che sono avvezzi a prendere, usare e buttare le persone come più piace loro in nome di una non meglio identificata “passione”, leggere questa storia è come tornare alle origini.
Matilde Serao nobilita il concetto di passione: non è una parola da utilizzare per giustificare la cieca ricerca di una soddisfazione personale, o, peggio mi sento, un atteggiamento opportunista. È una spinta potente che rivela a ognuno di noi che cosa ci sta davvero a cuore, per che cosa, se proprio dovessimo, supereremmo i nostri limiti e saremmo disposti a dare una svolta alla nostra vita.
Racconti al femminile
Non si può non notare, infine, come alcune di queste storie indaghino soprattutto la psiche femminile.
La donna dall’abito nero e dal ramo di corallo rosso è forse la più rappresentativa, la storia di una spaccatura dell’Io femminile: la protagonista e voce narrante dice di essere tormentata da una misteriosa persecutrice, che poi si rivela essere l’immagine di se stessa allo specchio. Fuor di metafora, è evidente che questa giovane donna, pur di essere accettata dalla società e dai suoi stessi cari, si sforzi di adeguarsi a dei modelli femminili un po’ predefiniti, ma non riesce a scappare dal suo vero io, che continua a rincorrerla. Che dirvi, forse una coltellata avrebbe fatto meno male della lettura di questo racconto.
Anche Giuoco di pazienza ricostruisce pian piano la figura di una donna ricca nel suo salotto, con tanto di scimmia da compagnia (e qui, per l’unica volta in tutto il romanzo, sono in disaccordo con l’autrice: Tecla non è un nome duro e schioccante, è un bel nome della tradizione milanese ed a me piace molto), che sembra avere tutto, ed invece sta vivendo un dramma.
È infine molto particolare Sconosciuto: tre donne diverse tra loro dicono di aver trovato l’amore in tre uomini che le completano perfettamente. Ma sarà davvero così?
…come al solito, ho proprio poco da dire, eh?
Immagino che ormai sappiate che certi temi mi toccano e che finisco sempre per scrivere tanto. Così come ero stata soddisfatta della lettura di Federigo Tozzi, anche questa volta sono rimasta profondamente colpita. Sono piuttosto sicura di avere nel Kindle un altro titolo di Matilde Serao, se non due, e vorrei leggerli, anche se non so se a breve o più avanti.
Intanto fatemi sapere se avete letto qualcosa di questa autrice e che cosa ne pensate. Scrivetemi anche se avete dei suggerimenti per i prossimi “momenti dei classici”.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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