Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
non solo marzo è agli sgoccioli, ma oggi, per me, è anche il primo giorno delle vacanze di Pasqua!
Questo mese è partito con un po’ troppo maltempo e freddo, ma il meteo si è aggiustato presto. Quanto a me, come accaduto in febbraio, qualche imprevisto non proprio gradito c’è stato, però mi piace come ho reagito: a dispetto dello stress e della stanchezza primaverile, sono riuscita a ritagliarmi il giusto spazio non solo per rigenerarmi, ma anche per dedicarmi a ciò che mi piace, che per me, in un certo senso, è il vero riposo.
Oggi vi racconto meglio queste ultime settimane!
Il libro del mese
Estate del 2001, Toscana. A Piombino, tra il porto e le acciaierie, la vita è molto dura. In una ampia e disagiata periferia vivono moltissime persone in condizioni a malapena sufficienti per andare avanti dignitosamente.
L’esistenza si consuma tra squallidi palazzoni ed in cortili dove bambini lasciati a loro stessi giocano accanto a giovani spacciatori. Non una vacanza, non un weekend fuori, non un’attrazione per la cittadinanza, non un luogo di cultura o di aggregazione: solo qualche negozio che vende l’essenziale e poche spiagge sporche dal mare inquinato.
I padri di famiglia ed i ragazzi che hanno finito la scuola dell’obbligo lavorano tutti alle acciaierie dell’Ilva, da poco rinominata Lucchini: un luogo dove la quotidianità è così dura ed alienante da costringere molti di loro a bere ed a drogarsi per andare avanti. Le madri sono perlopiù casalinghe chiuse tra quattro mura, arrabbiate con la vita, costrette ad arrotondare con mille mestieri in nero. Per le ragazze del luogo l’unica speranza è essere davvero belle e popolari, in modo da essere notate da un uomo ricco o, meglio ancora, da qualcuno che lavora nello spettacolo ed ha bisogno di modelle o attrici.
È il sogno inseguito, anche se non proprio dichiarato, da Francesca ed Anna, le protagoniste del romanzo, due tredicenni che hanno appena sostenuto gli esami di terza media e si godono l’estate come possono, facendosi forza con la loro grande amicizia.
Anna è in una situazione socio-economica leggermente migliore: il padre Arturo è un autentico truffatore che sparisce e torna a sorpresa, però, in un modo o nell’altro, i soldi non mancano mai a casa. Inoltre, la madre è più emancipata di altre donne del paese ed impegnata in politica, il fratello maggiore Alessio è considerato il piccolo re della compagnia e lei stessa è brava a scuola, tanto che a settembre farà il liceo classico.
Più difficile è la situazione di Francesca: il padre Enrico è un operaio violento e geloso sia della moglie che della figlia, la madre Rosa è una donna rassegnata che ha lasciato un paesino dell’Aspromonte e pensa di non avere alternative, la scuola resta uno scoglio per lei.
Anna e Francesca sono le più belle, le più popolari: tutte vogliono essere loro, la vicina Lisa e le altre considerate “sfigate” le invidiano, i ragazzi vorrebbero avvicinarsi a loro. Se però Anna inizia a cedere alla corte di qualche compagno di classe e poi si innamora di Mattia, vecchio amico di Alessio tornato in paese dopo dei brutti trascorsi, per Francesca non esiste nessun uomo, perché per lei è sempre esistita solo l’amica. L’amore di Francesca per Anna si mette di traverso nella loro amicizia, guastandola forse per sempre. E nel momento in cui le due ragazze prendono due strade diverse, gli eventi, come delle sfere su un piano inclinato, si mettono a correre. E poi precipitano.
Ho trovato in biblioteca Acciaio spinta più che altro dalla curiosità, perché di recente Silvia Avallone è tornata a far parlare di sé con il suo nuovo romanzo, Cuore nero. Era stato un caso letterario del periodo in cui avevo iniziato da poco l’Università, ma non l’avevo letto a quel tempo, e me n’ero quasi dimenticata.
So che questa non sarà una recensione molto tecnica, ma leggere questo romanzo è stato per me come riaprire un mondo. Credo di averlo letto con la piccola me, quella Silvia che era anche lei tra le scuole medie e l’inizio delle superiori, ed in qualche modo è tornata a vivere. Anche se io sono stata molto più fortunata di queste due protagoniste (e tecnicamente ho due anni in meno), anche se sono cresciuta in una cittadina agiata, anche se tante cose le ho viste da “spettatrice”… mi sono ricordata tutto quello che era essere adolescente nei primi anni 2000. Le grandi compagnie in riva al mare che perdevano tempo ai tavoli o sotto il gazebo. Quelle feste in cui non c’era niente o quasi, eppure essere lì era il meglio. I pomeriggi in cui si stava a casa a fare “cose da ragazze”. Le ore a prepararsi, a fare sfilate coi vestiti, a provare a truccarsi. Le uscite a piedi in centro solo per sperare di incontrare qualcuno. Lo shock delle Torri Gemelle. La musica disco. Le giostre del Luna Park.
Niente come leggere tutto questo vent’anni dopo ti fa capire che pure quest’epoca per te vicina, quasi contemporanea, è invece un mondo perduto: che ormai sei una 34enne nostalgica e gli adolescenti di oggi, molto più forniti di qualunque altro mezzo, ti riderebbero in faccia.
Certo il romanzo non si ferma a questa rievocazione, ma tocca altri temi: le condizioni lavorative precarie e pericolose, l’ignoranza, la droga, la violenza domestica, l’omosessualità ed altro ancora. Credo però che analizzare nel dettaglio questi temi significhi fare troppi spoiler, perché questo non è un romanzo didascalico, racconta molto con i fatti.
Se non avete ancora letto Acciaio e vi ho interessato, vi consiglio di farlo. A volte i casi letterari non resistono alla prova del tempo, ma non in questo caso.
Il film del mese
Emma è una bambina matura e coraggiosa, che vive nella foresta amazzonica insieme al padre medico, alla madre ambientalista e ad una tribù di Indios sempre più vessata dall’avanzamento della civiltà occidentale e dalla distruzione dell’ambiente circostante. Un giorno ella trova e salva una cucciola di giaguaro rimasta tragicamente orfana: decide di chiamarla Hope e di crescerla con l’aiuto dei suoi genitori. Qualche tempo dopo, però, la madre di Emma viene uccisa dai bracconieri mentre tenta di difendere degli animali.
Il padre, sotto shock e terrorizzato all’idea che possa succedere qualcosa alla figlia, porta con sé Emma a New York, dove apre un ambulatorio.
Qualche anno dopo, niente va bene né in Amazzonia né nella grande città. Da una parte i bracconieri sono sempre più senza vergogna e guidati da un’imprenditrice senza scrupoli che si è auto proclamata benefattrice: gli Indios si sono rifugiati in una piccola porzione di foresta e la povera Hope, sola ed incattivita, è l’unico giaguaro della zona, ovviamente cacciato più dell’oro. Dall’altra, Emma e suo padre non vanno d’accordo: la ragazza odia la scuola, si è fatta espellere più volte ed ora è in un istituto privato sotto l’occhio amorevole della prof di biologia, che però ella detesta perché pratica esperimenti sulle rane.
Una sera Emma trova una lettera del capo tribù indirizzata a suo padre, un disperato grido d’aiuto, e decide d’impulso di partire per l’Amazzonia, così da stare vicino alla sua famiglia d’elezione e tentare di salvare Hope. Non sa che Anja, la professoressa di biologia, è sulle sue tracce. E che una grande avventura attende le due.
Emma e il giaguaro nero è l’ultimo film di Gilles De Maistre, regista di cui avevo già visto "Mia e il leone bianco" e "Il lupo e il leone". Le sue pellicole si rivelano quasi sempre delle coraggiose storie al femminile, tra amore per la natura e gusto per l’avventura, rivolte a bambini e ragazzi ma più che godibili anche per gli adulti. Per me, i suoi film sono ormai una garanzia, e corro al cinema con piacere.
Dopo l’assolato Sudafrica e la meravigliosa regione dei laghi in Canada, è il turno della verde e sconfinata Amazzonia. Questo è un film che vale la pena di vedere al cinema per la prima volta: è un peccato vedere in streaming questi paesaggi incredibili, senza immergersi nella natura!
Le due protagoniste di questa storia hanno bisogno l’una dell’altra: la prima è una ragazza ribelle ma buona e generosa che necessita di una nuova figura materna; la seconda è una donna piena di paure che ha superato uno stato depressivo grazie all’insegnamento ed alla cura per il prossimo. Ed entrambe, incredibile ma vero, hanno bisogno di Hope, che si rivela un animale dotato di qualità quasi umane.
È una storia emozionante, piena di colpi di scena e di buoni sentimenti. A volte questa tipologia di film per famiglie viene un po’ sottovalutata: per me è un errore da non fare.
La musica del mese
Continuiamo il nostro percorso alla (ri)scoperta dei brani che ho portato sul palcoscenico insieme alle mie compagne di danza.
Marzo porta con sé una nuova stagione e quindi non posso non ricordare Primavera di Ludovico Einaudi (a questo link), che abbiamo proposto nel 2019 con un costume che sembrava una nuvola verde.
Più di recente, nel 2022, dopo due annullamenti di spettacolo dovuti al Covid, siamo tornate sul palco con vari brani, tra cui Di sole e d’azzurro di Giorgia (a questo link). Anche questa canzone secondo me ricorda un po’ la primavera, il ritorno del bel tempo dopo un lungo inverno.
La poesia del mese
Durante questo mese di marzo mi sono interessata alla figura di Alda Merini e sto anche leggendo una biografia di cui penso vi parlerò presto. Oggi condivido con voi una sua poesia, Non ho bisogno di denaro.
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.
Di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori, detti pensieri,
di rose, dette presenze,
di sogni, che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzar le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti…
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
Le foto del mese
La prima decade del mese è stata decisamente piovosa, ma tra un acquazzone ed un altro sono riuscita a tornare a Milano per dedicarmi ad un po’ di attività culturali, cosa che mi ripromettevo da dopo le feste di Natale ma che non ero ancora riuscita a fare. Ho visto alcune mostre; di quella di Rodin vi ho parlato lunedì, di altre spero di parlarvi presto!
Verso metà mese il clima è diventato finalmente primaverile e, tra giardino e centro paese, ci sono state delle bellissime fioriture!
Non è marzo senza il dolcetto per la Festa del Papà: la zeppola di San Giuseppe! Al mio papà è piaciuta particolarmente, così come la maglietta dei Pink Floyd che gli abbiamo regalato…
Per Cernusco, marzo significa Fiera di San Giuseppe! Quest’anno, oltre alle bancarelle ed ai quadri lungo il Naviglio, nel giardino della biblioteca è stato allestito un carinissimo villaggio medioevale…
...e sulla piazza delle scuole medie è stata allestita una mostra molto significativa di sculture di legno: i tronchi sono quelli degli alberi abbattuti dal nubifragio dello scorso luglio.
Questo è stato il mio marzo!
Colgo l'occasione per fare tanti tanti auguri di Buona Pasqua a voi ed ai vostri cari. Il blog si prende una mini pausa il lunedì di Pasquetta e spero che sia un weekend lungo e piacevole per tutti noi!
Intanto, se vi va, raccontatemi il vostro marzo...
Grazie per la lettura, ci rileggiamo in aprile :-)
Beh sì, a marzo le zeppole non sono certamente mancati ;)
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