lunedì 21 settembre 2020

I WANNA DANCE WITH SOMEBODY

 Storytelling Chronicles: settembre 2020




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di settembre con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!


Colgo l’occasione per ringraziarvi tutti della splendida accoglienza che avete riservato al racconto di luglio, “Lo sconosciuto” (che trovate a questo link). Era la prima volta che mi cimentavo con una storia di questo genere e sono stata felice di leggere i vostri commenti così positivi.


Questo mese il tema è musicale! La nostra amministratrice Lara, infatti, ci ha proposto di scegliere una canzone tra cinque e di lasciarci ispirare dalla musica e/o dai testi. I cinque brani selezionati sono: Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De André, In your eyes di The Weeknd, Snow angels di Two Step from Hell, I wanna dance with somebody di Whitney Houston e He won’t go di Adele.


Ci ho pensato un po’, ma il cuore mi ha portato dove desiderava lui: ho scelto di ispirarmi a Whitney Houston e di raccontare una storia ambientata nel mondo della danza. Vi lascio alla lettura, spero che apprezzerete!



I WANNA DANCE WITH SOMEBODY



marzo 2019


Seduta sul parquet, con la schiena appoggiata al muro, sotto la sbarra, Nora aspettava che le sue compagne di danza arrivassero. Era ormai abituata ad essere la più puntuale del gruppo, ma sapeva che da lì a poco anche le altre si sarebbero finalmente presentate e la lezione avrebbe avuto inizio.


Diede un’occhiata alle sue spalle. Attraverso le grandi vetrate, il buio stava lentamente invadendo la stanza. Marzo era l’ultimo mese di ora solare: dopo le vacanze di Pasqua, avrebbero fatto lezione con la luce naturale. Da sempre, questo era uno dei segni che scandiva l’avvicinarsi del momento clou, quello che aspettavano tutto l’anno: il periodo del saggio finale.


Nora si chiese ancora una volta come avesse potuto fare a meno di tutto questo nei due anni precedenti. Sapeva che non era il caso di ripensarci. Se lo era ripetuto tante volte negli ultimi sei mesi, ma questo non aveva impedito al suo pensiero ballerino di andare esattamente dove voleva lui.


L’aula continuava a restare stranamente vuota. Nora stava per chiedere alla sua insegnante Adele se per caso avesse avuto notizie delle sue compagne che sembravano disperse, quando quest’ultima risalì dal seminterrato con le mani piene di Cd.

Intanto che siamo qui ad aspettare” esordì con tono quasi casuale “hai più ripensato alla tua variazione?”

Nora scosse la testa sorridendo e si giustificò: “Ho ascoltato un po’ di musiche, ma ci sono così tante belle canzoni...”

Sapeva che questa era la risposta che Adele si aspettava. Anche gli anni precedenti, Nora era sempre stata l’ultima, nel gruppo delle veterane, a scegliere la canzone adatta per il piccolo assolo in cui ognuna di loro si esibiva al saggio. Alcune sue compagne, con una sicurezza che ella invidiava, entravano disinvolte a scuola già a gennaio con un disco che avevano ascoltato durante le vacanze di Natale e perfino con un’idea per il costume da abbinare. Nora, invece, era decisa a reinventarsi ogni anno con qualcosa di diverso, e la sua ricerca di novità la portava sempre a scegliere soltanto quando Adele le fissava le prove e le imponeva di decidere la musica.

Quell’anno, però, dopo averne passati due da tutt’altra parte, non sentiva nemmeno lo slancio creativo. Si sentiva grata di essere tornata lì, ma non sapeva da che parte ricominciare.

Beh, io ho una proposta” proseguì Adele, interrompendo il flusso di pensieri di Nora. “Ti piacerebbe l’idea di sfruttare quello che hai imparato in questi due anni?”

Domanda molto difficile, a cui poteva rispondere soltanto in modo cauto e diplomatico: “Potrebbe essere un’idea!”

Io ho trovato questa musica. Adesso te la faccio sentire” proseguì Adele, che aveva sicuramente percepito la sua incertezza ma non sembrava farsene un problema. “È un tango.”


Tango.

Cinque lettere che erano rimaste incastonate nel suo cuore per tutta l’estate precedente. Come cinque schegge che lo ferivano ogni volta che quell’ostinato muscolo involontario continuava a battere… soprattutto quando danzava.


* * *



Aprile 2018


Attenzione con le figure...casqué...perfetto!”

La voce dei due insegnanti scandiva il ritmo e le coppie di ballerini volteggiavano nella sala, seguendo la musica di un appassionato tango.

Nora era lì da più tempo di quanto avrebbe voluto ed era esausta. La lezione sarebbe dovuta terminare mezz’ora prima, ma lei sapeva che quando Daniele seguiva il suo estro creativo non era il caso di fargli vedere l’orologio.


Per di più, era tutta sera che ballava con Fabio, un ragazzo del corso con il quale c’era una forte, reciproca antipatia. Lui non la guardava neanche in faccia, giusto in caso non si fosse capito che avrebbe preferito spalare letame piuttosto che danzare con lei, e Nora continuava a cedere alla tentazione di guidare lei. Dopo tredici anni di danza in solitaria, imparare ad affidarsi a qualcun altro era stata per lei una delle maggiori difficoltà del corso di tango. Ormai era il secondo anno che lo frequentava e pensava di aver fatto dei grossi miglioramenti, ma sapeva che non c’era niente da fare quando entravano in gioco le antipatie personali.


Con il ballo non si può mentire: se con una persona non c’è feeling al di fuori della pista, quando ci si trova a danzare insieme, è come se l’antipatia scorresse da mano a mano, da spalla a spalla, come una scossa elettrica. La repulsione fisica è immediata e la coreografia ne risente moltissimo.


Okay, basta così per oggi!” gridò Daniele mentre la musica sfumava. L’insegnante spense il registratore e si voltò verso Nora e gli altri che stavano già raccogliendo le loro cose. “Un attimo ancora, per favore. Prima che andiate via volevo dirvi che ho scelto le coppie per il brano che interpreterete al saggio finale.”


Nora trattenne il respiro nel sentire queste parole. Aveva accettato con una certa riluttanza di esibirsi allo spettacolo. L’anno precedente era principiante del corso di tango e non c’era stata alcuna esibizione, e salire sul palco in coppia con una scuola diversa dalla sua era un’assoluta novità per lei. All’improvviso, le sembrò di aver preso una decisione avventata. Se fosse finita in coppia con Fabio, che sarebbe successo?

Nora” la voce di Daniele la riportò alla realtà. “Tu sei con Marco!”

E per un attimo il tempo si fermò.


Marco. Davvero? Il bello del corso?

Il tanghéro dilettante più bravo che Nora avesse mai visto?

Il ragazzo per cui quasi tutte le ragazze iscritte – lei compresa – avevano una cotta?


Sconcertata, Nora si girò alla sua destra per incrociare lo sguardo con quello del suo cavaliere in carica. Lui le sorrise incoraggiante e le fece l’occhiolino: “Adesso non ti puoi più tirare indietro!”

No che non poteva. Soprattutto non avrebbe voluto, per nessun motivo al mondo.


* * *


Giugno 2018


L’orologio batte l’ora

ed il sole inizia a scomparire

c’è ancora abbastanza tempo per capire

come cacciare via la mia tristezza.

Mi sono comportata bene finora,

è la luce del giorno che mi mostra come fare,

e quando arriva la notte, la mia solitudine chiama


Oh, voglio ballare con qualcuno

voglio sentire il calore con qualcuno,

sì, voglio ballare con qualcuno,

con qualcuno che mi ami



La voce di Whitney Houston e della sua “I wanna dance with somebody” usciva dalle casse del computer. Questo e altri pezzi facevano parte della compilation che Nora ascoltava sempre prima di esibirsi. Il pomeriggio prima degli spettacoli era un momento che, al tempo stesso, temeva ed apprezzava: si rilassava con un po’ di musica, poi si pettinava e si truccava con calma, pronta ad interpretare la parte della ballerina per una notte.


Mentre si godeva gli ultimi minuti di divano ascoltando Whitney, Nora si concesse di ripensare con una certa soddisfazione alle lezioni degli ultimi due mesi. Ballare con Marco era stato anche meglio di quello che aveva immaginato. Era agile nell’interpretare le figure, sicuro di sé nel sostenerla nei casqués, attento al ritmo… e per la prima volta Nora non aveva sentito l’impulso di afferrare il suo cavaliere per le mani e tirarlo sulla pista, perché la disinvoltura e la decisione di lui le avevano finalmente consentito di affidarsi. Egli si era rivelato anche un ragazzo simpatico e autoironico: non era soltanto belloccio, ma anche una persona davvero piacevole. Quando la stringeva sulla pista non era certo l’antipatia a scorrere da una spalla all’altra, anche se comunque si sarebbe potuto parlare di elettricità. Le lezioni di tango erano diventate momenti magici che Nora attendeva con ansia per tutta la settimana: a volte si ritrovava a contare le ore che la dividevano da quei magnetici occhi neri.


Organizzare lo spettacolo non era stato semplice come nella sua vecchia scuola, con Adele e con le altre ragazze: c’erano stati tanti disguidi, dai costumi alla scelta della musica, dalle decisioni prese last minute alle prove extra fissate con ben poco preavviso. In altre situazioni, ce ne sarebbe stato abbastanza per farla arrabbiare e desistere, ma la consapevolezza di affrontare questo percorso con Marco l’aveva spinta a vedere sempre il lato positivo della medaglia.

Sì”, si disse, alzandosi per iniziare la sua lunga preparazione “ho proprio voglia di ballare con qualcuno… qualcuno da poter amare.”



Qualche ora dopo, Nora era nello spogliatoio, pronta.

Non manca più molto, ormai” notò Federica, una delle sue compagne di corso, indicando con una mano il palco lì fuori. “Ancora un quarto d’ora. Per fortuna ci sono un po’ di pezzi prima del nostro. Non avrei mai voluto entrare per prima!”

Io sono un po’ impaziente, invece” replicò Nora, guardando nervosamente fuori dalla porta. Poco prima aveva notato alcuni dei suoi compagni di corso fuori dallo spogliatoio maschile, già vestiti di tutto punto con il completo elegante da tanghéri, ma tra loro non c’era Marco. Bello com’era, probabilmente era anche un po’ vanitoso. Ci avrebbe messo sicuramente il doppio degli altri a prepararsi, ma quando sarebbe uscito dallo spogliatoio, di sicuro ne sarebbe valsa la pena.

Ma guardala, la dama del belloccio! Non vedi l’ora di avvinghiarti con lui sulla pista, eh?” fece notare Federica, maliziosa.

Insomma” disse Nora divertita “è un duro lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare, no?” concluse con una risata.

Si guardò allo specchio compiaciuta. Il corsetto ricoperto di paillettes argento le fasciava il busto, e la gonna longuette nera era perfetta con il tulle increspato in frange sul fondo e lo spacco laterale. Proprio mentre Nora stava per prendere altre forcine dalla pochette per meglio fissare lo chignon, la porta dello spogliatoio si aprì e rientrò Martina, una compagna di corso che era uscita per recuperare qualche bottiglietta d’acqua per tutte.

Nora la guardò un po’ preoccupata: aveva la faccia scura. Brutte notizie in arrivo?


Martina la individuò nella folla di ragazze che si stavano ancora cambiando e le porse una bottiglietta d’acqua con uno sguardo che sembrava voler dire “Ambasciator non porta pena”. Nora si sentì stringere lo stomaco in una morsa fastidiosa, come un presentimento.

Nora, mi dispiace tanto, non so come dirtelo” disse cautamente Martina. “Marco non c’è.”

La frase colpì Nora come un pugno allo stomaco.

In che senso non c’è, scusa?” riuscì a domandare, rendendosi conto che la sua voce aveva perso parecchi decibel.

Ha detto a Daniele al telefono di aver avuto un problema di lavoro, ma ci crediamo poco. Io e Fede l’abbiamo sentito prendere accordi con un locale, l’altra sera. Forse lo pagheranno per esibirsi… sai che è sempre stato bravo, per essere un dilettante. Daniele ti aspetta nella saletta sul retro del palco. Ha detto che per stasera ballerai con lui. Potresti andare a provare con lui? Mi dispiace tanto, davvero.”


Per il resto della serata, Nora non aveva sentito niente. Aveva ascoltato le parole di Martina, ma non poteva crederci.

Era andata nella saletta sul retro del palco, con sguardo assente, e col senno di poi si meravigliava di non essere inciampata in nulla. Forse sarebbe stato meglio. Si sarebbe fatta male e si sarebbe risparmiata quello strazio. Aveva provato il suo numero con Daniele, che l’aveva rimproverata più volte, ripetendole: “Ascolta il mio ritmo!” Ma che senso aveva, ormai? Era salita sul palcoscenico come se fosse stata un’altra a farlo, e fortunatamente la sua esperienza l’aveva salvata. Genitori ed amici le avevano fatto i complimenti per l’esibizione, dicendole che l’avevano vista bene anche in un contesto, come il tango, più “adulto” della danza moderna. Lei era riuscita a pensare soltanto: meglio perdere che trovare una situazione così. E quando, finalmente, era riuscita a tornare a casa, aveva seppellito corsetto e gonna in un angolo della parte dell’armadio che riservava ai costumi da scena. Si era buttata sul letto ripetendosi: mai più tango. Mai più sogni d’amore a danza.


* * *



Maggio 2019


Ancora una volta quel sogno ricorrente. Di nuovo i ricordi dello scorso giugno che lo inseguivano. Nora, come sempre un po’ stanca in quel periodo dell’anno, si era messa sul divano appena tornata dal lavoro ed aveva pensato di rilassarsi un’oretta prima di andare a danza, ma inevitabilmente aveva chiuso gli occhi e si era addormentata. Controllò l’orologio: fortunatamente aveva il tempo di prepararsi con calma.


Mentre si vestiva e metteva il necessario in borsa, pensò che quella serata era stata per lei come un brusco risveglio da un sogno dolce che all’improvviso aveva smesso di sembrare vero. Nei giorni successivi allo spettacolo, aveva dovuto resistere alla tentazione di chiamare Marco. Voleva chiedergli spiegazioni per la sua inspiegabile defezione, ma era consapevole che avrebbe finito per urlargli dietro tutta la sua rabbia e la sua delusione. Dopo alcuni (tanti) respiri profondi ed esercizi di auto convincimento, era arrivata alla conclusione che Marco l’aveva trattata come se non esistesse e che non si meritava nulla, nemmeno uno sfoggio della sua dirompente emotività.


Con il passare dell’estate, aveva iniziato a rivalutare il corso che aveva frequentato negli ultimi due anni ed aveva sentito sempre più nostalgia della sua vecchia scuola di danza, quella dove aveva praticato danza moderna fin da quando era una dodicenne che non riusciva a stare ferma ascoltando la musica. Tornare lì in settembre era stato naturale, come riaprire la porta di casa. Tutti i motivi che l’avevano spinta ad abbandonarla (il compimento dei suoi venticinque anni, la sensazione di essere troppo grande rispetto alle altre ragazze del gruppo, il suo improvviso desiderio di cambiare routine) parevano non esistere più.


In due anni, il gruppo delle veterane era leggermente cambiato, ma il clima era lo stesso di sempre: allegro, rilassato, pieno di affetto. Inoltre, ritornare in una struttura ben organizzata era stato un sollievo.



La luce entrava dai grandi finestroni colorati. Un paio di essi erano spalancati sul cortile interno, perché era stata una giornata di sole ed il caldo iniziava a farsi sentire. Nora e le sue compagne erano sedute a terra dopo aver provato tutti i pezzi di gruppo per lo spettacolo. Come ogni anno, il programma era fitto ed ogni lezione sembrava sempre più lunga ed intensa. Mancavano da provare solo le variazioni.

Nora, provi la tua?”


Lei e Adele si erano trovate in scuola un paio di volte per impostare il tango, e, come lei sperava, l’idea della sua insegnante di mixare gli elementi dei due diversi stili (moderno e latino), in modo che l’esecuzione potesse essere singola, si era rivelata buona. Rimettere le scarpe che aveva indossato per il corso con Daniele era stata un’emozione difficile da spiegare, ma dopo pochi passi si era resa conto che, anche se era passato un po’ di tempo, le padroneggiava ancora con sicurezza.



Nora si mise in posizione, consapevole che quella sua prova davanti al gruppo era, in un certo senso, la prima esibizione di tango dopo tanto tempo e con una sorta di pubblico. “Ma sì, le prime volte non viene mai bene” si disse per incoraggiarsi. Spense la razionalità e si lasciò trasportare dalla musica.


Non più di due minuti dopo, con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro e gli applausi delle sue compagne nelle orecchie, si ritrovò a pensare: “Forse questo tango sarà la mia rivincita”.


* * *



Giugno 2019


Se c’era qualcosa che le era mancato quasi quanto la sua vecchia scuola, era il teatro dove aveva fatto tanti saggi negli anni precedenti. Nel corso di quella settimana, però, si era rapidamente riappropriata di tutti gli spazi: il palcoscenico, la platea, la zona trucco, gli spogliatoi.

Le giornate di prove generali erano volate in un soffio, come al solito, e in un attimo era arrivata l’attesissima serata dello spettacolo.


Di fronte allo specchio, nel suo amato e un po’ sgangherato spogliatoio, Nora stava indossando gli abiti per la variazione. Il primo tempo stava procedendo bene: tutte avevano già affrontato il palco con un paio di pezzi di gruppo, ed era giunto il turno delle variazioni. Dopo attenta riflessione, Nora aveva deciso di tirare fuori nuovamente la gonna dell’anno precedente: era davvero troppo bella, e le avrebbe spezzato il cuore sceglierne un’altra. Aveva sdrammatizzato l’outfit con un top rosa meno sgargiante delle tenute di paillettes che spesso richiedeva il ballo di coppia, e l’effetto finale le piaceva molto. Sapendo che non mancava poi molto al suo turno, uscì e si sistemò dietro le quinte laterali, in mezzo alle sue compagne.



Tra tutti i piccoli rituali che aveva ripreso con piacere in quei giorni, ce n’era uno che amava particolarmente. Durante le prove generali, quando tutte chiacchieravano in platea facendo uno spuntino o ripassavano i loro passi, lei guardava le variazioni delle altre. Le piaceva restare sul parquet a sentire il legno sotto la stoffa leggera dei costumi di scena, veder passare sopra di sé le luci che i ragazzi della regia facevano roteare, osservare la platea già buia come la sera dello spettacolo, ascoltare a tutto volume i brani che le sue amiche avevano scelto, osservare con attenzione le loro coreografie. Erano pochi minuti che la riempivano di felicità, che le davano la sicurezza che poi sarebbe toccato a lei, che quel mondo le sarebbe di nuovo appartenuto, che sarebbe andato tutto come sognava.


Anche in quel momento una sua compagna si stava esibendo sul palcoscenico, e come musica per la sua variazione aveva scelto proprio I wanna dance with somebody. Guardando l’esibizione, Nora sentì un senso di serenità.

L’anno scorso voleva danzare con qualcuno, ma aveva finito col perdersi dietro ad un’illusione. Ora, invece, danzava, sentiva il calore, e capiva di avere tutto ciò che desiderava: un nuovo spettacolo in cui cimentarsi, una seconda opportunità con il suo adorato tango, la stima della sua insegnante, l’amicizia delle sue compagne.

Più di tutto, aveva la sua passione per la danza. Più volte, nel corso degli anni, le era capitato di chiedersi che cosa si potesse definire amore, e non era certa di averlo compreso appieno.

Era certa, però, che amare significasse anche vivere tante difficoltà, ma continuare a credere nella forza dei propri sentimenti.

Affrontare momenti di crisi ed incertezza interiore, ma riuscire ad andare oltre perché il solo pensiero di mettere la parola “fine” a quella passione era inconcepibile.

Reinventarsi continuamente e crescere insieme all’oggetto del proprio affetto.

Stentare a credere alla bellezza ed alla magia di quello che si sta vivendo, e piangere per la felicità.

Tirare fuori, con il tempo, il meglio di se stessi.

Tutto quello che Nora sapeva sull’amore, l’aveva imparato dalla danza.


Con questa consapevolezza, Nora ascoltò gli applausi che segnavano la fine dell’esibizione della sua amica, si alzò e si preparò per entrare in scena. Sapeva che, comunque fosse andata, sarebbe stata una vittoria.



FINE



Io ho scritto parecchio, perciò ora lascio spazio ai vostri pareri.

Come avrete notato, questa volta ho messo in “pausa” gli approfondimenti storico-culturali che tanto mi piacciono ed ho sentito l’esigenza di raccontarvi in modo un po’ romanzato quelle emozioni che animano me e tanti altri appassionati di ballo, e delle quali purtroppo abbiamo dovuto fare a meno nella scorsa primavera-estate.

Spero che questa incursione nel mondo della danza vi sia piaciuta, e vi ricordo che a questo link potete trovare tante recensioni di balletti, alcuni dei quali recuperabili anche da casa con Rai 5 e Rai Play.

Grazie ancora di cuore per la lettura, e al prossimo post :-)

19 commenti :

  1. Un racconto davvero ben scritto e incalzante, come un giro di tango, appunto.
    Galeotta danza che fa comprendere, amare, sperare, soffrire e vibrare il cuore di forti emozioni.
    Brava Silvia. Buona serata.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sinforosa! Mi piace che il mio racconto sembri proprio un giro di tango :-) Io l'ho immaginato così, come un piccolo turbinio di passioni! Contenta che ti sia piaciuto :-)

      Elimina
  2. Ciao Silvia! Anche questo mese hai scritto un ottimo racconto :) È sempre un piacere fare un salto nei mondi di cui ci parli, e penso che anche con questo pezzo tu sia riuscita perfettamente non solo a farci entrare nel tema, ma anche a raccontare con semplicità e linearità un mondo che - si vede - ti sta a cuore. Mi piace come hai inserito la canzone nello scritto, questo "c'è ma non c'è" che crea un filo conduttore lungo tutto lo scritto. Ti faccio i miei complimenti! Anche stavolta, sfida superata a pieni voti ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Stephi! Sono contenta che il mio amore per la danza si sia percepito. Negli ultimi mesi, in particolare, io e mie compagne ne abbiamo avuto una certa nostalgia, per ovvi motivi :-( Mi fa piacere anche sapere che la storia ti è piaciuta, così come l'inserimento della canzone. Grazie di essere passata :-)

      Elimina
  3. Ciao Silvia! E' stato davvero molto bello entrare nel mondo della danza (a me del tutto sconosciuto!). Si nota benissimo la tua "sapienza" in merito, ma molto di più traspare la tua infinita passione. A un certo punto, mi è parso di intuire che stessi proprio parlando di esperienze personali... e con la tua postfazione me ne hai dato conferma. La canzone della Houston è stata perfettamente ripresa e interiorizzata, con il tuo stile scorrevole e senza fronzoli.
    Il messaggio che dai è molto profondo e di certo lascia molti spunti di riflessione.
    Bravissima e al prossimo racconto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Anne Louise! Grazie mille, sono contenta che la passione che nutro per la danza sia venuta alla luce. In effetti hai ragione a proposito delle questioni autobiografiche: diciamo che le parti relative alla storica scuola di danza moderna e ai saggi sono molto più "mie"... quanto al tango ed alla love story sulla pista, ho fatto volare maggiormente la fantasia. La canzone della Houston mi ha ispirato subito, sono felice che tu la trovi adeguata. Grazie mille ancora!!!

      Elimina
  4. Questo racconto ha davvero un bel ritmo. Approvo assolutamente la scelta della canzone visto che amo la Houston, le hai reso giustizia e hai trasmesso in ogni singola parola il tuo amore per la danza. Il tango, poi, è uno dei balli che più apprezzo. Davvero brava, Silvia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Tany, grazie mille!
      Sono contenta che tu abbia apprezzato il ritmo, ci tengo a non essere lenta o ripetitiva! Anche a me piace molto il tango... diciamo che, come Nora, anche io ho portato in scena una versione "rielaborata". Grazie mille per i complimenti :-)

      Elimina
  5. Sembra che il racconto segua il ritmo del tango.
    Molto bella anche la maniera in cui hai inserito le citazioni del brano proposto.
    Una storia di passione per la danza e anche di rivincita, in un certo senso.
    L'ho molto apprezzata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Simona! Eh sì, un po' di rivincita c'è... dopo aver fatto qualche metaforico giro esplorativo, Nora è tornata alle origini e si è trovata ancora meglio di prima! Grazie mille per le belle parole :-)

      Elimina
  6. Ciao Silvia!
    Fantastico il modo in cui la canzone entra a far parte della vita della protagonista, ne scandisce la passione e alla fine la aiuta a scrivere una nuova pagina, un nuovo momento fatto di gioia e realizzazione!
    Mi è piaciuto tanto
    Federica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Federica! Eh sì, ho cercato di rendere la canzone "parte attiva" della vita di Nora... una sorta di mantra in cui ha sempre creduto, ma che cambia significato col passare del tempo! Grazie mille per le belle parole 🤗

      Elimina
  7. Ciao.
    Sono una che capisce poco di musica e di ballo, ammetto la mia ignoranza. Ho fatto per un po' di tempo un corso di Salsa Cubana, ma per me era già tanto rimanere in piedi e non calpestare qualcuno. Detto ciò, ho apprezzato molto il tuo racconto.
    Mi è piaciuto come hai descritto la danza, il ballo, non come bisogno di ballare con qualcuno quanto un modo di amare la musica, la vita e se stessi. Mi è piaciuto molto anche come la protagonista sia cresciuta, prima voleva ballare con qualcuno con cui ci fosse una chimica per poi arrivare a ballare solo per il ballo e basta.
    Complimenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao! In verità anche io, tra le varie tipologie di danza che ho affrontato, ho fatto un paio di anni di salsa cubana... esperienza interessante, ma preferisco "ballare da sola" come Nora! "Un modo di amare la musica, la vita e se stessi"... questa è la danza per me! Sono contenta che sia arrivato chiaramente il messaggio! 😍

      Elimina
  8. Ok, fermi tutti, un racconto sul ballo *-* Sai quanti ricordi hai fatto riemergere nella mia testolina matta? <3 A malincuore ho smesso di fare danza classica quando ho iniziato l'università (parliamo di ere geologiche fa, sì ahah) perché gli impegni dell'una e della seconda andavano inevitabilmente a cozzare (tendevano a coprire gli stessi giorni e i medesimi orari, mannaggia alla mia solita sfortuna di cui sono baciata un giorno sì e l'altro pure T_T) :( Oltre al nuoto, è stata la disciplina sportiva a cui mi sono coniugata, con grande entusiasmo, fin dalle elementari :) Quindi, già solo per questo, ho provato un piacere immenso nel leggerti :3

    Vogliamo poi parlare del richiamo alla canzone di Whitney Houston? È una melodia a me tanto cara perché mi ha accompagnata nella creazione di un personaggio per cui vorrei scrivere la storia, prima o poi (diciamo che nella testa ci sta... Devo solo trovare le parole corrette per esprimerla ahah)... Perciò non posso fare a meno di ringraziarti per averla trattata in maniera così perfetta, con estremo riguardo <3 La morale del tuo racconto, dopotutto, si basa su quanto non sia necessario danzare con qualcuno, nel senso letterale del termine, ma più che altro bisogna impuntarsi sul voler ballare per se stessi e per la propria soddisfazione finale ;) Non l'hai fatto in maniera egoistica, come si potrebbe presupporre leggendo queste mie parole, ma con il giusto retrogusto di amore per la persona che si è <3 Non è scontato, te lo dice un individuo che ancora sta cercando di capirsi e apprezzare per quello che è ;)

    Come hai ben detto tu, sei uscita dai soliti approfondimenti storico-culturali che ti e ci concedi sempre, ma, nonostante ne abbia sentito la mancanza -in fin dei conti, sei bravissima con quel genere letterario, te l'avrò ripetuto tantissime volte, ormai :3-, hai saputo comunque conquistarmi con la vittoria presente di Nora che, sebbene l'ombra della sconfitta passata continuava ad aleggiare nel suo cuore, è riuscita a cancellarne il brutto ricordo creandosene uno migliore, in barba a ipotetici e scomodi déjà vu <3 Viva il girl power :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Lara! Grazie mille per questo lungo commento, sono veramente felice di ricevere feedback come il tuo! Non sapevo della tua passione per la danza... sono sempre così contenta di incontrare altre ballerine part-time come me! Immaginavo, invece, il tuo legame con la canzone, visto che l'hai scelta insieme alle altre quattro :-)
      Hai ragione riguardo al discorso dell'autostima e del credere in se stessi... la danza ha aiutato moltissimo anche me (oltre a Nora, ovviamente)! Grazie mille ancora per le belle parole :-)

      Elimina
  9. Hai espresso in modo meraviglioso l'amore per la danza, la forza delle donne. Nora ha vinto, ha affrontato il demone legato al tango e si è rimessa in pista per se stessa, per l'amore per la danza, per portare avanti la sua grande passione. Complimenti. Hai scelto una canzone che è un capolavoro e hai scritto una storia straordinaria. Silvia di Silvia tra le righe.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Silvia! Eh sì, Nora si è rimessa in gioco "reinventando" una realtà che le faceva paura... e ritornando alle origini, nella sua vecchia scuola, con le sue amiche storiche. Grazie mille per i complimenti :-)

      Elimina
  10. Buongiorno
    Mi chiedevo se fosse possibile collaborare con il suo blog. Vorrei informarla che sono una semplice studentessa minorenne ma con il sogno di diventare giornalista.
    Mi contatti.

    RispondiElimina