giovedì 9 aprile 2020

DELITTI A MILANO NEL SECONDO DOPOGUERRA

I gialli di Fulvio Capezzuoli



Cari lettori,
dopo avervi parlato più volte dei romanzi di Dario Crapanzano, per la nostra rubrica “Letture...per autori”, è il momento di presentarvi un altro nome del giallo milanese: quello di Fulvio Capezzuoli. 

I due libri di cui vi parlo oggi appartengono alla serie che ha per protagonista il commissario Maugeri, un ex partigiano che riprende il suo lavoro dopo la guerra. Inizialmente demansionato dai suoi superiori, che non condividono le sue scelte politiche, egli riesce, grazie al suo talento ed al suo intuito come poliziotto, a riconquistare il suo posto all’interno del commissariato. 

I suoi romanzi, come quelli del collega Crapanzano, ci riportano nella Milano dell’immediato Dopoguerra, una città che, con molta buona volontà ed una certa paura del passato, tenta di ricostruirsi e di guardare avanti.
Vediamoli meglio insieme!



Milano 1946, Delitti a Città Studi


L’estate del 1946 è al culmine ed il commissario Maugeri è costretto a restare nell’afa milanese. I soldi sono pochi, la moglie casalinga deve sopportare la difficile convivenza con i suoceri ed è costretta a contare ogni lira mentre fa la spesa, il figlio desidera disperatamente passare delle giornate in piscina ma i genitori non riescono ad accontentarlo tutte le domeniche. Inoltre, il commissario, che prima della guerra occupava un posto di rilievo, è costretto ad occuparsi di burocrazia e piccoli casi, perché alcuni suoi superiori, nostalgici del fascismo, non hanno visto di buon occhio l’aiuto che egli ha dato ai partigiani durante gli anni del conflitto. Tuttavia, la fine di anni da incubo lo spinge a guardare al futuro con ottimismo, e non è poi così dispiaciuto di restare a Milano proprio nelle settimane in cui i suoi antipatici superiori hanno preso le ferie.


Una mattina arriva in commissariato una donna oltre i quaranta, Rosalba Attanasio. Ella si presenta con un vestito color pastello, uno stravagante cappello a fiori ed un’aria piuttosto svampita, ed afferma di essere già stata in Questura pochi giorni prima per denunciare la scomparsa del suo cane, dal curioso nome di Odessa. Ella vive nella cosiddetta Città Studi, dove oggi si trovano le odierne fermate della metropolitana Lambrate e Piola (una zona, al tempo, considerata piuttosto periferica), e si dichiara certa che l’autore della sparizione sia il suo vicino di casa del piano di sopra, un altoatesino dal carattere irascibile.

Maugeri raccoglie con qualche perplessità la deposizione della donna, ma dubita che avrà tempo e modo di occuparsi di un cane. Due giorni dopo, tuttavia, egli si ritrova costretto ad andare proprio a casa di Rosalba Attanasio, perché la donna è stata trovata morta nel cortile interno della sua palazzina. Il primo pensiero degli inquirenti è il suicidio, ma ben presto il commissario comprende che sul corpo ci sono segni di colluttazione e che la donna è stata spinta. Sul luogo del delitto arriva subito la sorella più giovane di Rosalba, una ragazza trentenne curata ed affascinante, che rivela un particolare sconcertante: le due non hanno mai avuto alcun cane. Sentendo la parola “Odessa”, tuttavia, ella ha un sussulto piuttosto sospetto.


Maugeri prova a contattare i suoi superiori, ma essi sono sempre in ferie ed il questore autorizza il commissario ed i suoi a proseguire da soli. Essi riescono ad ottenere il permesso di perquisire l’appartamento del vicino di casa di cui Rosalba aveva parlato, ma lo trovano desolatamente vuoto. Una vecchia foto ed una breve indagine, però, rivelano loro che l’uomo non è un commerciante altoatesino, come ha detto di essere, bensì un’ex SS.

Poco tempo dopo, anche la sorella di Rosalba viene brutalmente uccisa con una serie di coltellate nell’appartamento che le due sorelle condividevano, e le indagini portano Maugeri alla scoperta del suo passato come prostituta. La chiave per la soluzione del delitto sembra risiedere nel passato di entrambe le donne…


La prima vera indagine del Dopoguerra del commissario Maugeri lo porta sulla strada dei ricordi del conflitto che si è appena concluso. Una storia appassionante, più complessa di quel che potrebbe sembrare, da vivere insieme ad un personaggio riservato, sensibile e tenace.



Milano 1947, Misteri a Porta Venezia


In un club per l’alta società in zona Porta Venezia, il conte Alessandro Ranieri sta ultimando una partita di tennis contro l’avversario di turno, e, come suo solito, lo sta umiliando con la sua consueta arroganza. Il rivale è un giovanotto con il quale egli, pur essendo sposato, ha intrattenuto una relazione, ma con cui ora i rapporti si sono raffreddati. Una volta finito di giocare a tennis, il conte si avvia verso gli spogliatoi, ma un improvviso blackout lo mette in agitazione. Egli, tuttavia, non può in alcun modo prevedere quello che lo aspetta: nel momento in cui torna la luce, si trova a faccia a faccia con il suo assassino, che, dopo aver tracciato delle misteriose lettere sul suo armadietto, lo uccide con pochi colpi di arma da taglio.

Maugeri e la sua squadra vengono convocati in via Mozart, nella lussuosa villa dove vivono ancora la giovane vedova del conte, ex commessa di profumeria molto più giovane della vittima e sposata in seconde nozze, il segretario, braccio destro dell’uomo ucciso, e la servitù, numerosa, controllata dalla severa governante e costretta a vivere in piccole camere senza alcuna comodità.


Non si può certo dire che il conte fosse un buon marito, né tantomeno un datore di lavoro esemplare. Tuttavia, il commissario sente che nessuna delle piste vagliate finora è quella giusta per risalire al mistero della sua morte. Ciò che più lo lascia perplesso è l’arma del delitto: una spada da guerra giapponese, molto simile a quelle che il conte aveva collezionato durante i suoi anni come ambasciatore in Oriente e che conservava in uno dei salotti della villa. E proprio con una di queste armi da collezione vengono uccisi, pochi giorni dopo, sia il segretario (che inizialmente stentava a collaborare con Maugeri) che uno dei giardinieri, di origine nipponica.

In seguito a questi drammatici eventi, il commissario comprende che deve essere successo qualcosa di terribile in Giappone durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale… e ben presto scoprirà una storia che lascerà senza fiato sia lui che i lettori.


Anche in questo secondo caso, Fulvio Capezzuoli racconta una storia ambientata nel Dopoguerra, che però affonda le sue radici negli anni drammatici del secondo conflitto mondiale. Se però, nel caso del delitto di Città Studi, i protagonisti erano dei poveri ma furbi opportunisti che cercavano di mettersi al servizio dei potenti, in questo romanzo sono proprio le classi più agiate ad essere al centro della scena, con la loro tendenza al trasformismo ed alla corruzione.
La risoluzione dell’intreccio è, a mio parere, decisamente inaspettata. Una lettura da non perdere, se avete già apprezzato il primo romanzo del commissario Maugeri!




Come al solito, tocca a voi!
Avete sentito parlare di questo autore? Conoscete questi romanzi?
Che cosa ne pensate? Vi piace il genere del “giallo milanese”?
Fatemi sapere! 





Colgo l'occasione di questo ultimo post prima del weekend di festa per farvi i miei migliori auguri di Buona Pasqua! Queste saranno festività un po' particolari per tutti noi, più solitarie e forzatamente tranquille… ma non perdiamoci d'animo ed abbracciamoci da lontano!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

4 commenti :

  1. Cara Silvia, prima di tutto grazie dei graditi auguri che contraccambio col cuore.
    Poi ai libri credo siano molto,interessanti per approfondire quei momenti difficili.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso! Tanti auguri di Buona Pasqua anche a te :-)
      Vero, i libri sono interessanti, ed anche coinvolgenti! Sono ambientati in un momento, come hai detto tu, un po' difficile, con l'Italia che tentava di ricostruirsi. In questo periodo potrebbero insegnarci qualcosa!

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  2. Sicuramente Milano si presta bene a questo genere di storie: per me i gialli/noir/polizieschi milanesi resteranno sempre quelli di Scerbanenco (e quindi, per estensione, dei film del sommo Di Leo) ma non dobbiamo dimenticare che Milano ha dato i natali a Diabolik quindi vive evidentemente di queste influenze :)

    Moz-

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    1. Ciao Moz! Scerbanenco è un classico milanese… ma io per ora ho letto solo qualche suo racconto! Ed anche Diabolik è un personaggio coerente con il clima meneghino, dai :-)

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