lunedì 12 marzo 2018

HUMAN

Il racconto di Lella Costa e Marco Baliani al Carcano




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Consigli teatrali”, oggi ci soffermiamo su uno spettacolo che ho visto di recente al Teatro Carcano di Milano, dal titolo Human.

Il tema di questa originale rappresentazione è quello dell’immigrazione. Se ben ricordate, il Teatro Carcano aveva già dedicato a questa importante problematica un altro spettacolo, dal titolo "Il viaggio di Enea".


Human torna a raccontare le storie di chi va, di chi resta, di chi spera, ma lo fa discostandosi dalla narrazione tradizionale, in modo molto originale ed interessante.



Storie, persone, punti di vista



Human può essere di fatto considerata come una raccolta di racconti. Sul palcoscenico si alternano, infatti, Lella Costa e Marco Baliani, da soli o in compagnia di quattro giovani e bravissimi attori, ed ogni volta è un diverso personaggio a presentare il suo punto di vista.
Non manca nessuno: ci sono i ragazzi che osservano la tv e commentano il fenomeno dell’immigrazione mentre si preparano la cena; c’è l’anziana signora che ripete le opinioni che ha sentito dalle sue amiche o dai talk show e tenta invano di immedesimarsi in chi fugge; ci sono i pescatori che sono usciti di notte e non possono fare a meno di notare tanti disperati sui barconi, alcuni dei quali stanno rischiando di annegare; ci sono gli italiani all’estero di ieri e di oggi.


Ognuno racconta la sua storia in prima persona, attraverso un dialogo o un monologo, con grande semplicità e, allo stesso tempo, una straordinaria espressività.

In ognuno di questi piccoli episodi, un gesto, un oggetto, una parola diventano il simbolo di un ricordo personale o di un problema sociale.



I riferimenti alla letteratura e all’arte



Una delle caratteristiche che colpisce subito lo spettatore è il fatto che Human sia uno spettacolo veramente colto.


Il primo dei racconti presentati sul palcoscenico, infatti, è un dialogo tra i due attori principali, Lella Costa e Marco Baliani, che raccontano la storia di Ero e Leandro, due fanciulli le cui disavventure sono narrate nelle Eroidi del poeta latino Ovidio.
I due ragazzi sono paragonabili a Romeo e Giulietta: essi, infatti, abitano in due città poste l’una di fronte all’altra, ma rivali e divise dall’Ellesponto.

Questo primo racconto fa comprendere subito allo spettatore come in questa rappresentazione il mare sia considerato come un elemento dalla duplice natura: esso è sicuramente un elemento di speranza, ma rappresenta anche un grande pericolo.


Oltre alla letteratura, anche all’arte viene riservato un momento particolare nel corso della narrazione: la storia di due giovani sposi che camminano nel deserto e rischiano di perdere il loro bambino per disidratazione viene infatti accostata al Riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio.

I migranti, che non hanno nulla ma sono sostenuti dal loro carico di fede e di speranza, vengono dunque accostati, in un certo senso, ai santi ed ai martiri della tradizione biblica.



La migrazione vista come problema universale



Oltre ai classici racconti ambientati nei deserti, sui barconi, presso gli odierni centri d’accoglienza, ci sono due storie che riguardano molto più da vicino noi italiani.


Una è interpretata da Lella Costa, che racconta in prima persona la storia di Ottavia, una donna italiana ormai anziana che ricorda quando, da giovane, ha seguito la sua famiglia, andata in America per far fortuna.
Nella sua storia c’è tutta l’ingenuità e la spontaneità di chi non sa ancora nulla sulla nazione che l’ospiterà: persino la Statua della Libertà viene confusa con l’immagine di una regina.
Ottavia cerca di essere positiva e di conoscere meglio il nuovo mondo nel quale vivrà, ma non può fare a meno di provare un’acuta nostalgia di casa sua quando nota alcune parole scritte in italiano scorretto su un manifesto.


L'altra, invece, è ambientata ai nostri giorni ed è narrata da una giovane attrice, che fa la parte di una ragazza che non ha trovato lavoro in Italia ed ha deciso di trasferirsi a Londra, dove da tre anni fa la commessa in un negozio di fiori. Un terribile incidente, tuttavia, porta alla chiusura del chiosco ed alla ragazza non resta che chiedersi se riuscirà a trovare un altro impiego a Londra in breve tempo o se dovrà tornare in Italia e ricominciare a cercare.


Questi due racconti, a mio parere, mettono in luce più di altri il messaggio dello spettacolo: proprio perché siamo tutti umani, tutti, prima o poi, siamo stati o saremo migranti.



Teatro civile ed attualità



Se tanti di questi racconti hanno carattere personale, altri rappresentano una decisa denuncia sociale.


L’episodio dei pescatori, per esempio, richiama chiaramente la storia dei “fantasmi di Portopalo”: nel 1996 una nave piena di migranti era naufragata vicino alla costa siciliana e per molti giorni i pescatori avevano trovato dei cadaveri nelle reti. Nonostante il dolore ed il rimorso, però, essi erano stati costretti dalle circostanze a ributtarli in mare ed a far finta di niente. L’interruzione della pesca, infatti, avrebbe significato mettere in seria difficoltà il sostentamento delle loro famiglie.
Solo nel 2001 tutta la storia è venuta finalmente alla luce.


Oltre alla critica sociale, non manca quella politica: uno dei tanti racconti mette in luce la diffidenza dell’Europa nei confronti dei migranti e la tendenza a costruire barriere sempre più alte.


Come hanno affermato gli stessi Lella Costa e Marco Baliani, lo spettacolo vuole essere qualcosa di più di un’opera di teatro civile, ma vuole colpire lo spettatore e far sì che egli si ponga delle domande.

Come suggerisce l’epilogo, non basta mandare un sms solidale ogni tanto o condividere qualche post “indignato” su Facebook per conoscere davvero a fondo la problematica dell’immigrazione.
Sicuramente, però, ascoltare tutte queste storie in un unico spettacolo dà la possibilità di riflettere e di sentirsi, in qualche modo, chiamati in causa.




Lo spettacolo è rimasto al Teatro Carcano per pochi giorni, dall’8 all’11 marzo.
So però che questa è solo l’ultima tappa di una lunga tournée che, con le dovute pause, va avanti da ormai più di due anni.
Siete riusciti ad assistere allo spettacolo in qualche altra città d’Italia?
Se sì, che cosa ne pensate?
Vi lascio comunque il link al sito dedicato allo spettacolo, in modo che siate aggiornati sulle prossime tappe.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

4 commenti :

  1. Una tematica attualissima, sarebbe interessante vedere questo spettacolo :)

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    1. Ciao Angela, sono contenta che questo spettacolo ti incuriosisca!! :-)

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  2. Ciao Silvia, molto particolare lo spettacolo che hai recensito! Ti scrivo per dirti anche che ti ho nominata qui https://langolodiariel.blogspot.it/2018/03/premio-il-meme-per-blog-fantasiosi.html?showComment=1521057189363#c6926401220223915874

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    1. Ciao!! Grazie mille per la nomination, vado a vedere! :-)

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