Il racconto di Lella Costa e Marco Baliani al Carcano
Cari
lettori,
per
la nostra rubrica “Consigli teatrali”, oggi ci soffermiamo su uno
spettacolo che ho visto di recente al Teatro Carcano di Milano, dal
titolo Human.
Il
tema di questa originale rappresentazione è quello
dell’immigrazione. Se ben ricordate, il Teatro Carcano aveva già
dedicato a questa importante problematica un altro spettacolo, dal
titolo "Il viaggio di Enea".
Human
torna a raccontare le storie di
chi va, di chi resta, di chi spera, ma lo fa discostandosi dalla
narrazione tradizionale, in modo molto originale ed interessante.
Storie,
persone, punti di vista
Human
può essere di fatto considerata
come una raccolta di racconti. Sul
palcoscenico si alternano, infatti, Lella Costa e Marco Baliani, da
soli o in compagnia di quattro giovani e bravissimi attori, ed ogni
volta è un diverso personaggio a presentare il suo punto di vista.
Non
manca nessuno: ci sono i ragazzi che osservano la tv e commentano il
fenomeno dell’immigrazione mentre si preparano la cena; c’è
l’anziana signora che ripete le opinioni che ha sentito dalle sue
amiche o dai talk show e tenta invano di immedesimarsi in chi fugge;
ci sono i pescatori che sono usciti di notte e non possono fare a
meno di notare tanti disperati sui barconi, alcuni dei quali stanno
rischiando di annegare; ci sono gli italiani all’estero di ieri e
di oggi.
Ognuno
racconta la sua storia in prima persona, attraverso un dialogo o un
monologo, con grande semplicità e, allo stesso tempo, una
straordinaria espressività.
In ognuno di questi piccoli episodi, un
gesto, un oggetto, una parola diventano il simbolo di un ricordo
personale o di un problema sociale.
I
riferimenti alla letteratura e all’arte
Una
delle caratteristiche che colpisce subito lo spettatore è il fatto
che Human sia uno spettacolo veramente colto.
Il
primo dei racconti presentati sul palcoscenico, infatti, è un
dialogo tra i due attori principali, Lella Costa e Marco Baliani, che
raccontano la storia di Ero e Leandro, due fanciulli le cui
disavventure sono narrate nelle Eroidi del poeta latino
Ovidio.
I due ragazzi sono paragonabili a Romeo e Giulietta: essi,
infatti, abitano in due città poste l’una di fronte all’altra,
ma rivali e divise dall’Ellesponto.
Questo
primo racconto fa comprendere subito allo spettatore come in questa
rappresentazione il mare sia considerato come un elemento dalla
duplice natura: esso è sicuramente un elemento di speranza, ma
rappresenta anche un grande pericolo.
Oltre
alla letteratura, anche all’arte viene riservato un momento
particolare nel corso della narrazione: la storia di due giovani
sposi che camminano nel deserto e rischiano di perdere il loro
bambino per disidratazione viene infatti accostata al Riposo
durante la fuga in Egitto di Caravaggio.
I migranti, che
non hanno nulla ma sono sostenuti dal loro carico di fede e di
speranza, vengono dunque accostati, in un certo senso, ai santi ed ai
martiri della tradizione biblica.
La
migrazione vista come problema universale
Oltre
ai classici racconti ambientati nei deserti, sui barconi, presso gli
odierni centri d’accoglienza, ci sono due storie che riguardano
molto più da vicino noi italiani.
Una è interpretata da Lella Costa, che racconta in prima persona
la storia di Ottavia, una donna italiana ormai anziana che ricorda
quando, da giovane, ha seguito la sua famiglia, andata in America per
far fortuna.
Nella
sua storia c’è tutta l’ingenuità e la spontaneità di chi non
sa ancora nulla sulla nazione che l’ospiterà: persino la Statua
della Libertà viene confusa con l’immagine di una regina.
Ottavia
cerca di essere positiva e di conoscere meglio il nuovo mondo nel
quale vivrà, ma non può fare a meno di provare un’acuta nostalgia
di casa sua quando nota alcune parole scritte in italiano scorretto
su un manifesto.
L'altra, invece, è ambientata ai nostri giorni ed è narrata da una
giovane attrice, che fa la parte di una ragazza che non ha trovato
lavoro in Italia ed ha deciso di trasferirsi a Londra, dove da tre
anni fa la commessa in un negozio di fiori. Un terribile incidente,
tuttavia, porta alla chiusura del chiosco ed alla ragazza non resta
che chiedersi se riuscirà a trovare un altro impiego a Londra in
breve tempo o se dovrà tornare in Italia e ricominciare a cercare.
Questi
due racconti, a mio parere, mettono in luce più di altri il
messaggio dello spettacolo: proprio perché siamo tutti umani,
tutti, prima o poi, siamo stati o saremo migranti.
Teatro
civile ed attualità
Se
tanti di questi racconti hanno carattere personale, altri
rappresentano una decisa denuncia sociale.
L’episodio
dei pescatori, per esempio, richiama chiaramente la storia dei
“fantasmi di Portopalo”: nel 1996 una nave piena di migranti era
naufragata vicino alla costa siciliana e per molti giorni i pescatori
avevano trovato dei cadaveri nelle reti. Nonostante il dolore ed
il rimorso, però, essi erano stati costretti dalle circostanze a
ributtarli in mare ed a far finta di niente. L’interruzione della
pesca, infatti, avrebbe significato mettere in seria difficoltà il
sostentamento delle loro famiglie.
Solo
nel 2001 tutta la storia è venuta finalmente alla luce.
Oltre
alla critica sociale, non manca quella politica: uno dei tanti
racconti mette in luce la diffidenza dell’Europa nei confronti dei
migranti e la tendenza a costruire barriere sempre più alte.
Come
hanno affermato gli stessi Lella Costa e Marco Baliani, lo spettacolo
vuole essere qualcosa di più di un’opera di teatro civile, ma
vuole colpire lo spettatore e far sì che egli si ponga delle
domande.
Come suggerisce l’epilogo, non basta mandare un sms
solidale ogni tanto o condividere qualche post “indignato” su
Facebook per conoscere davvero a fondo la problematica
dell’immigrazione.
Sicuramente,
però, ascoltare tutte queste storie in un unico spettacolo dà la
possibilità di riflettere e di sentirsi, in qualche modo, chiamati
in causa.
Lo
spettacolo è rimasto al Teatro Carcano per pochi giorni, dall’8
all’11 marzo.
So però che questa è solo l’ultima tappa di una lunga tournée che, con le dovute pause, va avanti da ormai più di due anni.
So però che questa è solo l’ultima tappa di una lunga tournée che, con le dovute pause, va avanti da ormai più di due anni.
Siete
riusciti ad assistere allo spettacolo in qualche altra città
d’Italia?
Se
sì, che cosa ne pensate?
Vi
lascio comunque il link al sito dedicato allo spettacolo, in modo che
siate aggiornati sulle prossime tappe.
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Una tematica attualissima, sarebbe interessante vedere questo spettacolo :)
RispondiEliminaCiao Angela, sono contenta che questo spettacolo ti incuriosisca!! :-)
EliminaCiao Silvia, molto particolare lo spettacolo che hai recensito! Ti scrivo per dirti anche che ti ho nominata qui https://langolodiariel.blogspot.it/2018/03/premio-il-meme-per-blog-fantasiosi.html?showComment=1521057189363#c6926401220223915874
RispondiEliminaCiao!! Grazie mille per la nomination, vado a vedere! :-)
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