martedì 23 settembre 2025

AUTUNNO E POESIE: LE MIE PREFERITE

 Dai "Preferiti del mese", una raccolta di componimenti per la stagione




Cari lettori, 

buon autunno! Questa settimana entriamo ufficialmente in una stagione che non è proprio la mia preferita, ma che ultimamente ho imparato ad apprezzare di più. 

Proprio come ho fatto in estate, per "L'angolo della poesia", ho pensato di proporvi una raccolta delle poesie autunnali che vi ho proposto in questi anni nella rubrica "Preferiti del mese". 

Ho cercato di andare un po' per ordine: prima il congedo all'estate ed i cieli limpidi di settembre, poi l'arrivo dell'autunno vero e proprio con foglie e frutti, infine le atmosfere novembrine ed il ricordo di chi non c'è più. 

Spero che le mie scelte vi piacciano!



Ricordo di Maria A., di Bertolt Brecht


Un giorno di settembre, il mese azzurro,

Tranquillo sotto un giovane susino

Io tenni l’amor mio pallido e quieto

Tra le mie braccia come un dolce sogno.

E su di noi nel bel cielo d’estate

C’era una nube ch’io mirai a lungo:

Bianchissima nell’alto si perdeva

e quando riguardai era sparita.


E da quel giorno molte molte lune

trascorsero nuotando per il cielo.

Forse i susini ormai sono abbattuti:

Tu chiedi che ne è di quell’amore?

Questo ti dico: più non lo ricordo.

E pure certo, so cosa intendi.

Pure il suo volto più non lo rammento,

Questo rammento: l’ho baciato un giorno.


Ed anche il bacio avrei dimenticato

Senza la nube apparsa su nel cielo.

Questa ricordo e non potrò scordare:

Era molto bianca e veniva giù dall’alto.

Forse i susini fioriscono ancora

E quella donna ha forse sette figli,

Ma quella nuvola fiorì solo un istante

E quando riguardai sparì nel vento.



Fotografia dell’11 settembre, di Wislawa Szymborska


Sono saltati giù dai piani in fiamme -

uno, due, ancora qualcuno

sopra, sotto.

La fotografia li ha fissati vivi,

e ora li conserva

sopra la terra verso la terra.

Ognuno è ancora un tutto

con il proprio viso

e il sangue ben nascosto.

C’è abbastanza tempo

perché si scompiglino i capelli

e dalle tasche cadano

gli spiccioli, le chiavi.

Restano ancora nella sfera dell’aria,

nell’ambito di luoghi

che si sono appena aperti.

Solo due cose posso fare per loro -

descrivere quel volo

senza aggiungere l’ultima frase.



In un tappeto d’acqua, di Thomas Bernhard


In un tappeto d’acqua

ricamo i miei giorni,

i miei dei e i miei malanni.

In un tappeto di verde

ricamo i miei dolori rossi,

i miei mattini azzurri,

i miei borghi in giallo e le mie fette di pane e miele.

In un tappeto di terra

ricamo la mia caducità.

Ci ricamo dentro la mia notte

e la mia fame,

il mio cordoglio

e la nave di guerra delle mie afflizioni

che scivola in mille acque,

nelle acque dell’inquietudine,

nelle acque dell’immortalità.



La bellezza di quando, di David Maria Turoldo


La bellezza di quando la pioggia

batte sul tetto del cascinale, e tu

in pace con l’universo:

a ricordare gli amici

e i tempi andati,

e le speranze e gli amori

che ornavano i davanzali!

Poi la gioia del tuono

a rischiarare i campi

e tutta la corona dei monti.



Foglie, di Giorgio Caproni


Quanti se ne sono andati…

Quanti.

Che cosa resta.

Nemmeno

il soffio.

Nemmeno

il graffio di rancore o il morso

della presenza.

Tutti

se ne sono andati senza

lasciare traccia.

Come

non lascia traccia il vento

sul marmo dove passa.

Come

non lascia orma l’ombra

sul marciapiede.

Tutti

scomparsi in un polverio

confuso d’occhi.

Un brusio

di voci afone, quasi

di foglie controfiato

dietro i vetri.

Foglie

che solo il cuore vede

e cui la mente non crede.



Autunno, di Corrado Govoni


Io canto te, o grave autunno:

con la tua frutta squisita,

che pende dai rami brulla

come una felicità compita;

le monotone piogge

che rigano le gote dei pallidi vetri

e intirizziscono l’anime;

le implacabili nebbie

che sfuman come un inodoro incenso

e restringono attorno a noi il mondo,

ed i nobili corvi

sempre vestiti a lutto stretto;

i poveri campo santi,

pieni di corone variopinte,

tristi girandole di fiori sulle tombe.

Senza rimpianti cadono le foglie.

Sonnecchia il sole

sulle deserte soglie.

Ma perché il cuore si duole?

Perché l’anima si rattrista?



Veder cadere le foglie, di Nazim Hikmet


Veder cadere le foglie mi lacera dentro

soprattutto le foglie dei viali

soprattutto se sono ippocastani

soprattutto se passano dei bimbi

soprattutto se il cielo è sereno

soprattutto se ho avuto, quel giorno,

una buona notizia

soprattutto se il cuore, quel giorno,

non mi fa male

soprattutto se credo, quel giorno,

che quella che amo mi ami

soprattutto se quel giorno

mi sento d’accordo

con gli uomini e con me stesso.

Veder cadere le foglie mi lacera dentro

soprattutto le foglie dei viali

dei viali d’ippocastani.



Ci sono sere che vorrei guardare, di Giovanni Raboni


Ci sono sere che vorrei guardare

da tutte le finestre delle strade

per cui passo, essere tutte le rade

ombre che vedo o immagino vegliare


nei loro fiochi santuari. Abbiamo,

sussurro passando, lo stesso sogno,

cancellare fino a domani il sogno

opaco, cruento del giorno, li amo


anch’io i vostri muri pallidamente

fioriti, i vostri sonnolenti acquari

televisivi dove i lampadari

nuotano come polpi, non c’è niente


che mi escluda tranne la serratura

chiusa che esclude voi dalla paura.



Adesso che il tempo, di Patrizia Cavalli


Adesso che il tempo sembra tutto mio

e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,

adesso che posso rimanere a guardare

come si scioglie una nuvola e come si scolora,

come cammina un gatto per il tetto

nel lusso immenso di una esplorazione, adesso

che ogni giorno mi aspetta

la sconfinata lunghezza di una notte

dove non c’è richiamo e non c’è più ragione

di spogliarsi in fretta per riposare dentro

l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta,

adesso che il mattino non ha mai principio

e silenzioso mi lascia ai miei progetti

a tutte le cadenze della voce, adesso

vorrei improvvisamente la prigione.



Portami lungo viali vuoti…, di Boris Ryžij


Portami lungo viali vuoti,

parlami di qualche sciocchezza,

pronuncia vagamente un nome.

I lampioni piangono l’estate.

Cespugli di sorbo. Una panchina umida.

Amore mio, resta con me fino all’alba,

poi lasciami.

Rimasto come un’ombra offuscata,

vagherò qui ancora un po’, ricorderò tutto,

la luce accecante, il buio infernale,

io stesso fra cinque minuti sparirò.



Quel che mi duole non è, di Fernando Pessoa


Quel che mi duole non è

Quello che c’è nel cuore

Ma quelle cose belle

Che mai esisteranno.


Sono le forme senza forma

Che passano senza che il dolore

Le possa conoscere,

O sognarle l’amore.


Come se la tristezza

Fosse albero e, una ad una,

Le sue foglie cadessero

Tra il sentiero e la bruma.



Voci, di Costantino Kavafis


Ideali amate voci

di coloro che sono morti o come i morti

sono per noi perduti.


A volte ci parlano in sogno

a volte esse vibrano dentro.


E con il suono, per un istante l’eco fa ritorno

della prima poesia di nostra vita -

come lontana nella notte una musica che dilegua.




Queste sono le mie scelte poetiche per l'autunno appena cominciato! 

Fatemi sapere quali di questi componimenti vi sono piaciuti di più... 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-) 



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